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00:00Buonasera, buon venerdì e ben ritrovati con l'approfondimento del telegiornale preview
00:16di Teletutto, dove parliamo di tanti temi, approfondiamo non solo la cronaca, ma anche
00:23come faremo stasera la cultura, perché nella giornata mondiale della lingua madre parleremo
00:29di una lingua viva come lo è il dialetto e con chi lo facciamo? Lo facciamo con Massimo
00:34Lanzini, giornalista, firma storica del giornale di Brescia, buonasera Massimo, buonasera a
00:40voi, buonasera Fabio. Dunque papà della rubrica dialettica e poi ne parleremo. Sì, ne parleremo
00:46volentieri, il papà è contento che la rubrica abbia delle sue gambe, oggi abbia un nuovo
00:52papà. E possa camminare ancora e poi collegato dalla redazione web Gianluca Gallinari, buonasera
00:59Gianluca. Buonasera a voi, buonasera ai tutti i telespettatori. E parliamo di dialetto questa
01:05sera partendo appunto dalla giornata della lingua madre, si pensa sempre che il dialetto
01:11sia in qualche modo una lingua morta o che sta andando incontro a una lenta agonia, invece
01:19Massimo Lanzini vediamo che c'è un affetto, c'è sempre più comunque un'attenzione alle
01:27proprie lingue madri. Sicuramente, sicuramente. Allora innanzitutto la giornata della lingua
01:33madre nasce su un fatto tragico perché nel 52 degli studenti del Bangladesh protestavano
01:41perché in quel momento il Bangladesh pensate era territorio pakistano, era separato da
01:46duemila chilometri ma era territorio pakistano e quindi il governo pakistano imponeva di
01:51parlare pakistano e i ragazzi del Bangladesh dicevano giustamente questa è la nostra cultura,
01:55è la nostra lingua, manifestavano, sono state una manifestazione repressa nel sangue
02:01perché spesso i regimi autoritari impongono delle lingue e non rispettano le culture territoriali.
02:08È vero che il dialetto bresciano è molto vivo, è molto vivo, è chiaro che non ha
02:14più la funzione da prima lingua come ha avuto per secoli, per generazioni, fino ai nostri
02:19nonni, fino ai nostri genitori, oggi il dialetto non serve più per lavorare, per andare al
02:23mercato, per vivere, per andare in campagna, non ha più quella funzione, ma è molto vivo
02:28nel senso che serve per rafforzare i legami di comunità, quello sì, da questo punto
02:33di vista ha una vivacità e vive di un affetto assoluto.
02:37Il dialetto bresciano è una lingua che spesso viene descritta come una lingua dura, come
02:43una lingua ostica e questo lo diciamo perché abbiamo due documenti questa sera e partiamo
02:48appunto da una poesia, quella di Elena Alberti Nulli, Du Bressat, che racconta a modo suo
02:55in verità le due facce del dialetto bresciano, sentiamola.
02:58Du Bressat, un uomo, è una fonna, parla e mi sei per passare il tempo, lui è un uomo
03:27su di chei, ma è un fulmine di niente, e lui, e lo diceva, è un tutto il mondo, che
03:40mi parla più brutto, più paesa, più spucaccio del dialetto bresciano.
03:58Olfa, ascolta un po', cara la messiura, che belle paroline delicate, Nabasio, il Bigavole,
04:15l'amasero, Ciappon Bernas, l'amoio, l'asgarnero dell'amodori, quando in Bressat,
04:27il dice le sue questioni, la bocca, le piene a bocca, l'enfuren de carbu, la che pesa dai
04:43pule cattredo, la più grassa, e le parenfine sguerse, le forme, per l'uomo invene, le
04:59niente che piace, per Dio, e me allora, condena us de ciel, condena us un tadon de la miel,
05:16le scittine de Bressat, i bumbunzi, coi pesuli postaci sulle sibrine, e i fasuli de sedo
05:38al cusuli, e il sistili tacati al brasso, e il sedentolo portato in zona al vento, le
05:53come nigoi de Bombas, e quanche il fiocco, il fiocco ben Bressat, so io dunque, le pergoli,
06:12le insomme de Butta, la neve, la sespipiolo sulle brolette, la quarcia giornalosa, e i
06:26matuchi, per lì la fedreghetto, per lù i camisi, e zo' falie, zo' stelle a bidolù,
06:43steve lì sull'appalado, candele in processiù, e il fiocco, e il fiocco, ma guarda c'è anche
07:00balladino del capulli del vento, per lì mi sapevano, ma in piedi tirava sui sipilli,
07:13che dai Appelasi, un amico di Bassi, e lì tutta smorta, piegata in due, e me disio,
07:27non c'è parola, io adatto steu cosiù, che mai attuto, a forza de sgagliù.
07:43Non a caso Massimo Lanzini è una poesia, una poesia che parla di due Bresciani, che
07:59non sono solo un uomo e una donna, ma sono appunto due tratti di questa lingua, una poesia
08:04perché la poesia da una parte, il teatro dall'altra, aiutano a portare avanti questa
08:11tradizione e riscuotono grande successo. Sicuramente, allora innanzitutto mi va di
08:16ricordare che Elena Alberti Nulli, che a noi piace definire la dea protettrice, la sorridente
08:23dea protettrice della poesia delle Bresciane, è quest'anno, nell'anno dei 99, e trovare
08:31delle persone che con questo spirito ti condividono con te le loro emozioni è straordinario.
08:38L'abbiamo incontrata poche settimane fa a casa sua, il video è curato dal nostro Massimo
08:44Grandi, che ha una sensibilità straordinaria da questo punto di vista, e questa poesia
08:49in qualche modo è una risposta che arriva secoli dopo a un'osservazione di Dante, pensate,
08:54Dante conosceva bene il dialetto Bresciano quando rifletteva nelle vulgari eloquenze
08:58su quale fosse la forma di vulgare più adatta per il nostro paese, per l'Italia, passa
09:04a raccogliere alcuni dialetti, quello Bresciano lo conosceva e diceva che lo trovava barbarissimus
09:11perché è pieno di accenti finali, parole tronche, e addirittura diceva delle donne
09:17che è un linguaggio talmente greve che quando lo parlano le donne ti interrogeresti o lettore
09:25se si tratti di una donna o di un uomo, tanto era interpretato come vulgare. Io credo che
09:31con secoli di ritardo ma Elena Alberti Nulli sia riuscita a rispondere a Dante facendo
09:36cogliere il fatto che il Bresciano può servire per dire cose grevi, impersonificate in questo
09:41caso nell'uomo, ma anche cose delicatissime, ma è un funnide niente, è assolutamente
09:48lì perché una lingua è una tavolozza, dipende come la usi, dipende chi sei, come usi il pennello,
09:55i fiocchi di neve come fa Liedersent, questa è poesia di ricchezza anche, di parole che suonano
10:04e danno esattamente l'idea di quello che è. E sui ronchi sotto la neve i pampini e le viti
10:13che l'insommio debba ottare, che sognano già la primavera di esplodere in primavera, è straordinario.
10:19Il Bresciano che è fatto da tanti Bresciani e poi capiremo anche questa diversità linguistica
10:23della nostra provincia, diversità linguistica Gianluca Gallinari che travalica spesso anche
10:29i confini geografici e la lingua, i dialetti, tanti dialetti d'Italia si compenetrano anche spesso
10:37in qualche modo. Assolutamente, è interessante quello che stavate dicendo anche rispetto
10:44a come spesso ci si interroghi sul dialetto come lingua viva o lingua morta. A me in prossimità
10:52di questa giornata è tornata in mente una riflessione di un autore, in questo caso Ligure,
10:58Francesco Biamonti, uno per capirci scoperto da Italo Calvino, che con la lingua rifletteva
11:07parecchio al punto da recuperare nei suoi romanzi persino il provenzale, convinto che al pari
11:13del mare, della luce, del paesaggio, fosse un tradugnon che collegava tutte le genti
11:20che vanno dalla Liguria fino quasi a Barcellona. Ecco, lui sul dialetto si interrogava questo proposito
11:29e c'è una frase secondo me che è molto significativa, diceva
11:34«Ho col dialetto un rapporto ambiguo, a volte mi pare di un'acreverdezza, a volte morto, stucchevole,
11:41specie se ostentato». Ecco, quest'acreverdezza è, insomma, percepire il dialetto come una cosa
11:49viva che unisce le genti, fa comunità, come diceva Massimo poco prima. E c'è poi invece questa ostentazione
11:58che è forse quella sensazione di qualcosa di inappropriato, di innaturale che percepiamo tutti
12:07quando tentiamo, ad esempio, di parlare un dialetto che non è il nostro o che viceversa cerchiamo di riportare
12:15a una dialettalità parole che non hanno nulla a che fare con la concretezza che è appunto la matrice prima
12:24che ci deriva dal dialetto. Il dialetto è straordinario perché aderisce alle cose, come dire, prima di qualunque
12:30interpretazione razionale è stata concepita e mappata la realtà, come sono stati dati i nomi a delle cose
12:38per la funzione che avevano. Ecco, penso che in queste parole ci sia una riflessione che è davvero autentica.
12:49Nell'autenticità stessa del parlare il dialetto sta anche la sua forza e la sua vitalità.
12:56Per quanto riguarda il dare nome alle cose, possiamo dire anche per quanto riguarda la toponomastica,
13:03ci siamo portati due documenti, due fonti straordinarie per quanto riguarda la lingua bresciana,
13:11chi la studia e chi ha il piacere anche di approfondirla, che sono il vocabolario topografico dell'Ugnaga
13:18e poi sono il vocabolario bresciano-italiano del Melchiori. Negli anni questi sono stati editi dal Giornale di Brescia,
13:26sono stati ripubblicati, sono stati anche legati al nostro quotidiano. Dicevamo, il bresciano è tanti bresciani,
13:35noi sappiamo che ci sono delle inflessioni particolarissime, il bagosso, il lumezzanese,
13:41che è molto diverso anche da quello che si parla in Val Trompe, la città, la bassa, la vicinanza alla Bergamasca.
13:49Il bresciano è fatto da tanti dialetti bresciani.
13:52Sì, spesso quando anche molti lettori, quando ero coinvolto direttamente in dialettica, oggi è condotto splendidamente da Fabrizio Galvani,
14:02ma so che anche lui affronta lo stesso problema. Ogni tanto c'è un lettore che chiede, ma in dialetto bresciano è esattamente come si dice?
14:10Allora il problema è che in dialetto bresciano non c'è un esattamente come si dice, perché il dialetto è una tavolozza che è stesa sul territorio.
14:18E quindi ci sono aree in cui alcuni termini possono variare lievemente di accento,
14:26con le due N o con le M e N, ci sono pronunce più arcaiche, rurali, più urbane, questo lo vedevano già i ricercatori più di un secolo fa.
14:41E quindi il dialetto non è una cosa accademica, lo diceva Gianluca Gallinari, lo sappiamo tutti, è una cosa viva e vive con la gente che lo parla.
14:50Quindi se dentro una comunità c'è l'uso di un termine con una dicitura particolare, quello funziona.
14:57In un'altra comunità ci sarà una piccola variazione, non c'è alcun problema da questo punto di vista.
15:01E quello che posso notare è che è una lingua talmente comunque viva che anche oggi subisce delle mutazioni, delle evoluzioni che sono dovute
15:13anche solo al fatto che in qualche modo c'è più circolazione, più contatto e in quel poco che si riesce ancora a parlare il dialetto c'è comunque ancora un'evoluzione.
15:24Allora sì, ci sono dei fenomeni, storicamente è sempre stato così, pensate, che il dialetto non è mai rimasto sotto una cappa di vetro,
15:32è sempre assorbito da civiltà e culture anche lontanissime tra di noi, pensate ad alcuni termini come la chichera, che è la tazzina del caffè.
15:41Chichera noi lo sentiamo come un termine assolutamente bresciano, ce l'hanno portato gli spagnoli, le soldataglie spagnole nel Seicento
15:50quando sono arrivate qui nel nord Italia a guerreggiare e a governare, ma a loro volta gli spagnoli li avevano portati nel Cinquecento
15:57dalla cultura precolombiana perché la chichera era il mezzo seme simile alla noce di cocco in cui i maia bevevano le loro bevande.
16:10Quindi la chichera è nostra, ma è spagnola, ma è precolombiana, o addirittura la baita, voi pensate che baita, che in molti vocabolari viene detto dietimo incerto,
16:23in realtà bait in arabo è la tenda del nomade, addirittura in etiopia bet vuol dire casa, in ebraico bet vuol dire casa, quindi siamo aperti al mondo
16:36e sul nostro territorio abbiamo mille piccole variazioni.
16:39Gianluca Gallinari da punto di vista storico questo territorio è stato aperto alle dominazioni, quindi anche nel dialetto bresciano si ritrova un po' di francese,
16:52si ritrova un po' di spagnolo, si ritrovano un po' di quelle lingue, anche un po' di tedesco, di quelle che in qualche modo hanno anche dominato queste terre.
17:02Sicuramente penso che il Leuph sia in lampante la sua matrice francese, lo menzionavi tu appunto, la magia delle contaminazioni veramente trova nel dialetto uno specchio incredibile,
17:24ma riprova ancora una volta della vivacità nel momento in cui appunto è lingua parlata e lingua vissuta verrebbe quasi da dire, pensiamo poi anche a quelli che sono gli adattamenti rispetto a novità che si presentano nella quotidianità di chi lo parla.
17:43Un amico, anche in questo caso dalla Spagna, amico bresciano ma che vive in Spagna, mi ricordava un aneddoto qualche tempo fa che l'ha portato a riscoprire come la fotografia sia detta, menzionata nel dialetto in particolare della Valtrompia, la someanza.
18:05Quindi nel momento in cui si è presentato un primo come dire fotografo in valle, qualcuno ha trovato come dire assolutamente calzante il definire la fotografia, la riproduzione meccanica di un soggetto con il termine come dire che ne esplicitava la natura, la someanza, qualcosa che non è identità ma che è fortemente simile.
18:35E questo come dire ci dice anche davvero come la forza del dialetto sia la capacità anche di restare aderente a una realtà che è di per sé mutevole e attraverso questa declinazione rinnovarsi sempre.
18:54Ovviamente quando non ci spingiamo nel fare del dialetto in sé per sé una bandiera slegata dal contesto in cui è parlato lo lasciamo libero in qualche modo di essere quello che è.
19:14Adesso ascoltiamo un altro documento veramente importante, una registrazione del 1942 di Angelo Canossi che recita una sua poesia Non Possibus, sentiamolo.
19:45Il bel e il brutto, le piazze e i vicoletti della mia presa sgresa ma onorata, lasciamo il mio castello e i suoi boschetti per pago tutti i dèni spazzesati e tutti i dèni quasi carabucciati sulle glorie di presa e sui difetti.
20:05Lasciamo sbarcarci a presa ormai l'unare, che a me ne basta stessa soddisfazione senza cruz, senza cariche e salare. Lasciamo fa'n santa pazza il mio mestiere, lasciamo chi mi presa e la mia ambizione di essere il mio cognome e il mio cavaliere.
20:27E questo è uno straordinario documento, è proprio una scarabossada di Canossi che è riconosciuto come il poeta bresciano del Novecento e proprio la poesia oggi si ritaglia anche nel dialetto a Brescia un ruolo importante, lo fate Massimo anche come Fondazione Civiltà Bresciana con il concorso dei Santi Faustino e Giovita che ha anche e non a caso una nuova sezione dell'anno scorso dedicata ai giovani.
20:54Sì, proprio anche per le cose che ricordava anche Gianluca Gallinari prima, tenere il dialetto sotto una cappa di vetro e affrontarlo solo con strumenti linguistico-accademici, cosa che va fatta e che si può fare ed è utilissima, ma forse non basta, nel senso che il dialetto ha una vivacità che continua a emergere e che è la sua vera spinta.
21:19Oggi quindi è interessante, Fondazione Civiltà Bresciana ci crede molto in questo, provare a vedere anche come i ragazzi parlano dialetto, è un dialetto che ha un vocabolario meno ricco rispetto a quello dei loro nonni, ha più contaminazioni contemporanee, forse più gergale, più giovanile, ma funziona, è vivo.
21:36E un'altra sezione che da un paio di anni abbiamo aperto è quella della musica, perché anche la canzone in dialetto, la balla tradizionale, ma anche il rock in dialetto, ma anche il rap in dialetto, hanno sul territorio bresciano molti esempi tutt'altro che banali, tutt'altro che sciocchi e dimostrano una vitalità assoluta, quindi vale la pena di coltivarli, di promuoverli.
22:02Chiediamo a Gianluca Gallinari qual è il successo di una rubrica che ancora va avanti, che è iniziata il 2 febbraio del 2018 come Dialectica e che è ormai appuntamento fisso della domenica e che riscuote tanto successo anche perché sono proprio i lettori a scrivere sulle loro curiosità rispetto alla nostra lingua.
22:23Penso che Dialectica sia uno spazio straordinario, lo hai ricordato tu prima proprio all'intuizione di Massimo che ha intercettato quella che è un'istanza di tutti noi parlanti bresciani che ci interroghiamo rispetto anche a forme, espressioni, parole che affidate a un'esclusiva oralità,
22:53che a volte non ci consentono di risalire se non attraverso una ricostruzione filologica strutturata a quella che è l'origine, il senso profondo di queste parole.
23:09Quindi c'è una grande curiosità e anche questo è indice di una forte vitalità del dialetto ma al contempo ci documenta e ci attesta anche come attorno a questo dialetto ci sentiamo tutti noi comunità.
23:21Penso che sia veramente questo il segreto del successo, cosa c'è più del dialetto di una matrice culturale autentica e datata ma sempre nuova attorno alla quale ritrovarci e ritrovarsi tutti.
23:43Forse solamente la tavola riesce a essere più potente da questo punto di vista della lingua o forse se la contendono, non so come la vede Massimo.
23:54Sicuramente la tavola e spesso a tavola si parla dialetto quindi lì sacca tutti, ci troviamo.
24:02E con questo chiudiamo il nostro premio di questa sera che fa vivere ancora un po' di più il nostro dialetto. Ringrazio Massimo Lanzini.
24:11A voi tutti.
24:12Grazie per essere tornato con noi. Ringrazio Gianluca Gallinari dalla redazione web del giornale di Brescia. Ringrazio voi tutti ma come sempre ci vediamo tra poco nel nostro TG. Vi aspettiamo lì.