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TVTrascrizione
00:00Daniele, tra le tante cose che hai scritto, ce n'è una, c'è una canzone, che parla
00:09di carcere, o meglio di più, parla di una morte in carcere. Come nasce quella canzone?
00:14Eh, quello è il tentativo di raccontare qualcosa che avevo soltanto sfiorato, sfiorato non
00:21solo, non tanto col ragionamento, quanto proprio con la presenza fisica e quindi poi col cuore,
00:25con la pancia, con lo stomaco. Facendo questo mestiere, a me come a tanti altri colleghi,
00:30succede di fare delle cose all'interno di strutture carcerarie, sono quasi sempre esperienze
00:36abbastanza forti, in particolare quando ho finito il nostro concerto, il mio e della
00:40mia band, andando via dalla corte all'interno di questo carcere sentiamo delle voci in lontananza
00:46che ci chiamavano e guardando alla fine in alto, per cercare di capire, dalle feritoie
00:52di alcune di queste celle, uscivano, neanche le mani, le unghie, la punta delle dita delle
00:59ragazze che ci avevamo visto prima in concerto, erano corse da dentro per darci un saluto.
01:04Quelle dita, quelle poche dita di cui usciva un pezzettino, erano forse la cosa più forte
01:11da vivere per capire cosa voleva dire per loro essere dentro, in che modo si poteva
01:18essere appagati di un rapporto con l'esterno, perfino solo da quelle dita che sporgevano.
01:23Ho cercato di raccontare quell'emozione, non di raccontare una storia vera, ma quell'emozione.
01:47Ferrara è una città tranquilla, una bella città dove non succede
02:17quasi mai niente di brutto, ma quella mattina presto, sono passate da poco le 6, è una
02:22domenica di settembre del 2005, in una via dalle parti dell'ippodromo ci sono le luci
02:27accese delle volanti della polizia. Sono due e alle luci blu delle volanti si aggiungono
02:36anche quelle intermittenti di un'ambulanza, nella strada ci sono alcuni agenti di polizia,
02:41ci sono gli infermieri dell'ambulanza e c'è anche un ragazzo, è steso sulla strada, faccia
02:46a terra, con i polsi ammanettati dietro la schiena. Da qualche parte c'è il suo cellulare
03:01che verso le 8 comincia a squillare, sul display associato al numero compare un nome. Il nome
03:10che appare sul display è mamma. Cambiamo scena, c'è un'altra persona, un'altra mamma
03:25che si chiama Rita. All'ospedale Sandro Pertini di Roma c'è una sezione penitenziaria, così
03:35si chiama, dove mettono i detenuti del carcere che hanno bisogno di cure. La signora Rita
03:43è andata lì assieme al marito una sera di ottobre 2009, perché le hanno detto che il
03:47suo figlio, che è stato arrestato e processato per direttissima quel giorno stesso, si è
03:52sentito male. La signora Rita e il suo marito vorrebbero vederlo, vorrebbero sapere come
03:56sta, ma non si può, perché quello non è soltanto un ospedale, quella parte del Sandro
04:01Pertini è un carcere e ci vuole l'autorizzazione. I genitori del ragazzo sono preoccupati, perché
04:12l'hanno visto quella mattina al processo e gli sembrava che ci fosse qualcosa che non
04:16andava, gli occhi gonfi per esempio. Infatti appena era stato trasferito dal tribunale
04:24al carcere, i medici del penitenziario l'avevano visitato e gli avevano trovato ecchimosi agli
04:29occhi, aveva anche detto di avere male alla schiena e alle gambe e quando gli avevano
04:33chiesto perché, aveva detto che era caduto dalle scale.
04:36Altra scena, altra mamma. La signora Antonietta ha un figlio in carcere a Velletri, in attesa
04:44di giudizio per un'accusa di traffico di stupefacenti. Un giorno di autunno del 2006 la signora Antonietta
04:51va a trovare suo figlio in carcere. Vado al colloquio e io passo dritta, non riconosco
04:56mio figlio e aspettavo che lui venisse al colloquio. Poi mi chiama mamma, mi giro, è
05:04mio figlio che io non riconoscevo. Lì veramente è stato un dramma perché a parte che mi
05:09sono messa a piangere, anche non volendo perché comunque non volevo dare a mio figlio un ulteriore
05:18problema. Uscita poi dal colloquio sono andata agli assistenti sociali perché io volevo
05:25parlare con i medici e mi hanno detto no, con i medici non si può parlare. Ho detto
05:35guarda che mio figlio comunque sta male, è dimagrito 30-40 kg, non lo so, non sarà
05:39gempiero, non lo riconosco. Altra scena, ancora una donna ma in questo caso una moglie. La
05:45signora Roberta infatti è stata arrestata assieme al marito.
05:48Alle 7.30 di una mattina di ottobre del 2007 la polizia ha fatto irruzione nel loro casolare
05:59a Pietralunga che sta sull'apennino sopra Perugia. Ha trovato alcune piantine di marioana
06:04piantate nell'orto di casa e li ha arrestati. Finiscono tutti e due nel carcere di Capanne
06:17a Perugia, lui in isolamento, lei nel braccio femminile. Dopo un paio di giorni la signora
06:34Roberta è in attesa di uscire dal carcere in libertà provvisoria, ma non è tranquilla.
06:39Non per la droga, quella è poca cosa, ma perché un ispettore le ha appena detto che
06:44suo marito si è sentito male, è svenuto e le ha anche chiesto se avesse particolari
06:49problemi, se soffrisse di cuore. No, nessun problema, perfetta salute, ma perché? Cos'è
06:56successo? L'ispettore non lo dice e non lo dice neanche il direttore del carcere. L'hanno
07:03portato in ospedale, devono aspettare che chiamino i medici. La signora Roberta sta
07:11per uscire, sta finendo di firmare le carte, però pensa sempre a suo marito, a come sta,
07:16e lo chiede, come sta, quando può vederlo? Martedì, le rispondono, dopo l'autopsia.
07:25Ancora un'altra scena, questa volta non si tratta di una donna, ma di un uomo che si
07:34chiama Alberto. Alberto viene arrestato alle tre di una notte di giugno del 2008, a Varese,
07:41assieme ad un amico. Ha bevuto un po', fa molto chiasso, stanno spostando le transenne sulla
07:47strada, quando arrivano i carabinieri e poi la polizia e finiscono tutti nella caserma di Via
07:52Saffi. Alberto è nella sala d'attesa, il suo amico è di là, con i poliziotti e i carabinieri.
08:05Alberto ha ancora con sé il cellulare e con quello chiama il 118, il servizio d'emergenza
08:10dell'ospedale. La chiamata è anomala, al 118 non si fidano, così richiamano la caserma per
08:34sapere cosa devono fare.
09:04L'ultima scena ha ancora una donna come protagonista, si chiama Nabruka Mimuni,
09:16ha 44 anni ed è tunisina. Da qualche settimana Nabruka è rinchiusa in un CIE,
09:22un centro di identificazione ed espulsione, quello di Ponte Galleria, a Roma.
09:26Nabruka sta in Italia da 20 anni, ha qui anche un marito ed un figlio,
09:36ma ha perso il lavoro e non le è stato rinnovato il permesso di soggiorno. E' proprio in questura
09:40che l'hanno fermata, mentre in fila per cercare di rinnovarlo, ma non c'è niente da fare e un
09:45giorno di maggio del 2009 le dicono che quella mattina sarà espulsa.
09:49Su questa scena non c'è molto da dire, non c'è molto da descrivere. E' il bagno del CIE,
09:59Nabruka è lì dentro, si è impiccata.
10:02Cosa sono tutte queste brutte scene, scene drammatiche, scene di morte? Sono tutte storie
10:13che avvengono a uomini e donne che si trovano in una condizione molto particolare, con le manette
10:18ai polsi o dietro le sbarre, insomma nelle mani dello Stato, perché questa è la storia della
10:23morte nelle mani dello Stato.
10:49Sono tanti i momenti in cui a torto o a ragione un cittadino può ritrovarsi nelle mani dello
10:54Stato, anche in una democrazia. Sono tanti i luoghi, in caserma o in questura perché arrestato o
11:04fermato, detenuto in carcere perché in attesa di giudizio o condannato, in infermeria, nei reparti
11:09penitenziari degli ospedali o negli OPG, gli ospedali psichiatrici giudiziari, perché deve
11:14essere curato, oppure nei CIE, nei centri di identificazione ed espulsione perché straniero
11:19e non in regola con leggi e documenti. A torto o a ragione, innocente o colpevole, il cittadino
11:29finisce nelle mani dello Stato. Ci sono leggi, regolamenti e procedure, uffici, controlli,
11:35persone che regolano questa tutela e molto spesso le cose funzionano, qualche volta però no.
11:41Restando il carcere il luogo centrale del controllo e della repressione, accanto ad esso
11:50vediamo attivi altri luoghi, altri sedi dello Stato, altri apparati. Pensiamo alla funzione
12:00che hanno i CIE, centri di identificazione ed espulsione per immigrati irregolari,
12:08pensiamo al numero incredibile di caserme della Polizia di Stato e dei Carabinieri dove
12:18passano persone fermate e dove lamentano di aver subito maltrattamenti, pensiamo ancora
12:27al ruolo degli ospedali psichiatrici giudiziari e pensiamo a una serie di vicende tragiche che
12:36hanno visto collegato al momento del controllo, in caso di fermo e di arresto, il ricorso al
12:46trattamento sanitario obbligatorio. Sono tanti i luoghi del sorvegliare e del punire, il primo
12:52che viene in mente quando si pensa a questo concetto è sicuramente il carcere.
12:56Se si guarda su un dizionario sotto la voce carcere si trova una definizione molto chiara,
13:07luogo in cui vengono rinchiuse per ordine della magistratura o di altre autorità le persone
13:13private della libertà personale in seguito ad una condanna penale, detto così è molto semplice e
13:20sembra anche molto facile, ma in realtà non è né semplice né facile e quando le cose vanno male
13:26diventa di più, diventa drammatico. C'è un uomo che si chiama Stefano Cucchi. Stefano era un ragazzo
13:37normalissimo che aveva un carattere meraviglioso, era buono altruista, era però anche tanto fragile
13:46e le sue fragilità l'avano portato all'inizio ad unirsi a compagnie sbagliate e poi ad avvicinarsi
13:52al mondo della droga. Quando lui è uscito dalla comunità e ha ricominciato a vivere è stato un
13:59periodo molto difficile perché si trattava di dimostrare a se stesso e agli altri che
14:05poteva farcela e si tratta di ricominciare da zero quindi innanzitutto le compagnie che
14:14frequentava prima non potevano essere più adatte e il lavoro magari penso al fatto che
14:25Stefano volesse avere una ragazza ma magari non si sentisse abbastanza sicuro di sé in quel momento
14:30e di fronte a tante difficoltà Stefano ce la stava mettendo tutta per ricostruirsi una vita,
14:36purtroppo però la droga è maledetta. 15 ottobre del 2009, 11 e mezzo di sera, è un giovedì.
14:45Stefano è in giro con un amico dalle parti del parco degli acquedotti a Roma quando viene
14:53fermato da una pattuglia dei carabinieri, lo fermano, lo perquisiscono e gli trovano
14:57addosso 20 grammi di hashish e alcune pillole che sono medicinali ma in quel momento i carabinieri
15:02non lo sanno. 20 grammi sono sufficienti per l'arresto ma prima lo portano a casa sua,
15:11Stefano vive con i genitori per una perquisizione. A casa non era stato trovato nulla, i miei genitori
15:16ovviamente preoccupati erano stati rassicurati dai carabinieri che lo accompagnavano dicendo
15:23che tanto per così poco domani il ragazzo sarà a casa ai domiciliari. 16 ottobre, venerdì,
15:28Stefano viene processato per direttissima. Il giudice dispone una nuova udienza per il
15:3313 novembre e dispone che Stefano attenda l'udienza in carcere a Regina Celi.
15:41Stefano è sconvolto, prende a calcio un tavolo e lo portano via. I genitori sono molto preoccupati ma
15:49non tanto per la droga quanto perché l'hanno visto molto strano con gli occhi che sembrano gonfi come
15:54tumefatti. In effetti la notte prima Stefano era stato male tanto che verso le 4 del mattino
16:04dalla caserma di via degli Armenti dove era stato portato subito dopo il suo arresto avevano
16:09chiamato un'ambulanza. Avrebbero voluto portarlo in ospedale ma Stefano, secondo un referto che
16:15porta la sua firma, avrebbe rifiutato e allora lo lasciano lì.
16:24Come disposto dal magistrato Stefano viene trasferito a Regina Celi in attesa di giudizio.
16:28Gli fanno una nuova visita, ha gli occhi gonfi, fa fatica a camminare, lamenta dolori alla schiena,
16:35alla regione sacrale e alle gambe e quando gli chiedono perché dice che è caduto per le scale.
16:40Lo mandano al Fatebene Fratelli dove gli fanno una radiografia che mostra due vertebre fratturate.
16:48Gli fanno una prognosi di 25 giorni e vorrebbero ricoverarlo lì ma sempre secondo un referto che
16:54porta la sua firma Stefano non vuole e così lo riportano in carcere.
16:58Il giorno dopo Stefano viene nuovamente visitato dal medico di Regina Celi che gli riscontra gli
17:08stessi problemi, dolore alla schiena, difficoltà a camminare, occhi tumefatti e lo rimanda al
17:13Fatebene Fratelli dove viene nuovamente visitato. Stefano non sta bene, deve rimanere in un
17:22ospedale e così viene trasferito al Sandro Pertini dove c'è un reparto di medicina protetta.
17:27Gli aggendori furono avvisati il sabato successivo, poco più di 24 ore dopo l'udienza, che Stefano
17:37era stato ricoverato d'urgenza presso la struttura protetta del Sandro Pertini. Ovviamente si
17:42regarono lì all'istante con un borzone contenente i suoi cambi in quanto la mattina in carcere
17:48non gli avevano consentito di lasciarli e però non ebbero nessuna notizia di lui. Gli venne
17:54semplicemente detto che quella non era una clinica. I miei genitori erano preoccupati,
17:59non tanto per vederlo perché si rendevano conto che c'era una prassi da seguire ma almeno
18:03per sapere il motivo per il quale il proprio figlio che poche ore prima stava benissimo
18:07improvvisamente veniva ricoverato d'urgenza. Ma nessuno gli disse niente, gli dissero di
18:11tornare il lunedì successivo, avrebbero potuto parlare con i medici. Lunedì mattina presto
18:16e il 19 ottobre i genitori di Stefano vanno all'ospedale per vederlo ma non possono perché
18:21manca l'autorizzazione. Così gli consigliano di tornare il giorno dopo e gli dicono che
18:26Stefano è tranquillo. Il giorno dopo, martedì 20, i signori Cucchi vanno in ospedale ma
18:36l'autorizzazione non c'è perché sono loro che devono chiederla al tribunale. Così i
18:40signori Cucchi vanno in tribunale il giorno dopo, mercoledì e gli danno un'autorizzazione
18:44per il giorno dopo ancora, giovedì 22. Ma è troppo tardi, quel giorno stesso si presenta
18:57a casa dei signori Cucchi un carabiniere con la notifica della richiesta di autopsia sul
19:01corpo di Stefano. In quel modo mia mamma che era in casa da sola con la mia bambina di
19:05un anno sapeva che Stefano che sei giorni prima stava benissimo era morto. Morte naturale,
19:11Stefano era caduto dalle scale, le sue fratture erano vecchie e non hanno niente a che fare
19:15con il suo stato. Ha rifiutato di farsi curare, di farsi nutrire e di farsi idratare e praticamente
19:21si è spento da solo, senza voler vedere nessuno. Stefano Cucchi l'ha di casa perché spacciava,
19:26era uno spacciatore abituale, poveretto è morto e la verità verrà fuori come? Soprattutto
19:31perché era 42 kg, lui l'airdrop ha devastato la sua vita. Ma c'è qualcuno che non la
19:37pensa così, la famiglia di Stefano per esempio. L'hanno visto all'obitorio, all'ingresso
19:41in carcere pesava 57 kg e adesso ne pesa 37, ma soprattutto a non convincerli sono i segni
19:48che ha sul corpo. Così chiedono l'autorizzazione al Tribunale a poterlo fotografare e poi dopo
19:54una lunga riflessione pubblicano quelle fotografie.
19:57In quel momento mi sembrava una cosa orribile, significava esporre il corpo di Stefano martoriato
20:12agli occhi di tutti. Oggi so con certezza che se non avessimo agito in quel modo sicuramente
20:20se sarebbe continuato a parlare di morte naturale probabilmente il caso sarebbe stato archiviato
20:24perché con la pubblicazione di quelle foto c'è stata la vera e propria presa di coscienza,
20:29che le persone, tutte le persone, dal politico all'uomo comune hanno capito che è una cosa
20:36che poteva succedere a chiunque di noi. Si mobilita l'opinione pubblica, c'è un'interrogazione
20:40parlamentare e il Ministro della Giustizia Angelino Alfano dichiara che sarà svolta
20:45un'inchiesta ma che dai primi documenti emerge che Stefano Cucchi ha rifiutato le cure e
20:50si è lasciato morire da solo. Anche se, premette il Ministro al suo intervento, Stefano Cucchi
20:55non doveva morire, si doveva evitare che morisse. Uno Stato democratico assicura alla giustizia
21:02e può privare della libertà chi delinque ma non può privare nessuno della propria
21:08dignità, della propria salute e della propria vita. Stefano Cucchi non doveva morire e si
21:14doveva evitare che morisse. Intanto l'inchiesta procede, vengono sequestrate le cartelle
21:19cliniche, vengono fatte una serie di perizie e un'altra autopsia e salta fuori anche un
21:24testimone. Samura Iaia viene dal Gana ed è in una cella del Tribunale a Piazzale Clodio
21:32in attesa di comparire davanti al magistrato. Ai magistrati racconta di aver sentito dei
21:38rumori fuori in corridoio mentre era chiuso nella sua cella. Qualcuno stava discutendo
21:46con Stefano che stava facendo storie, non voleva entrare in cella, voleva vedere il
21:49giudice, voleva andare in bagno. Poi all'improvviso il rumore di un pestaggio, un corpo che cade
21:57per terra, calci, qualcuno che piange. Allora lui si affaccia allo spioncino della sua cella
22:04e vede che alcune guardie stanno chiudendo una porta. Poi quando rientra dalla sua audienza
22:11in Tribunale, Samura Iaia viene messo nella stessa cella di Stefano che gli dice che l'hanno
22:15picchiato, che gli fa male e che non riesce neanche a sedersi.
22:19Ero io il comandante di reparto di quel settore. Quegli uomini li conosco, sono personali di
22:25polizia penitenziaria scelte e selezionato e mai e poi mai hanno torto un capello a
22:32nessuno. Certo a noi dispiace la morte di questo giovane, però devo dire che probabilmente
22:41è arrivato a piazzale Clodio, alle camere sicurezza probabilmente, è arrivato già
22:47malcongio. Il 17 giugno del 2010 la procura della Repubblica di Roma chiede il rinvio
22:52a giudizio per 5 medici, 3 infermieri e un dirigente del reparto di medicina protetta
22:57de Sandro Pertini. Allo stesso tempo chiede rinvio a giudizio per 3 agenti della polizia
23:02penitenziaria e un dirigente dell'ufficio detenuti del Tribunale. L'accusa è quella
23:07di aver picchiato Stefano Cucchi in una cella di sicurezza del Tribunale e poi praticamente
23:12di averlo lasciato morire. Quello che è successo a Stefano chiama in causa un numero talmente
23:17elevato di ufficiali, pubblici ufficiali, medici, non medici, paramedici, agenti di
23:24polizia penitenziaria e quant'altro, che denota che è proprio stato un sistema che
23:32l'ha condotto alla morte. Sostenere che Stefano Cucchi sia andato all'ospedale,
23:38sia morto in ospedale per motivi assolutamente indipendenti, giuridicamente indipendenti
23:42dalle traume per cose subite, credo che sia una forzatura della logica oltre ogni possibile
23:49umana comprensione. Una forzatura della verità, perché Stefano non è andato a Pertini perché
23:57aveva prenotato una visita medica o aveva prenotato un intervento di chirurgia plastica.
24:02Stefano è andato a Pertini perché aveva la colonna vertebrale fatturata, il corpo
24:07di Stefano è un atto d'accusa. La versione degli imputati è diversa, Stefano non è
24:12stato toccato da nessuno ed è morto, come dicono le perizie della difesa, di morte
24:17improvvisa per il suo protratto stato di tossicodipendenza e per le sue precarie condizioni di salute.
24:23Stefano insomma era già molto ammalato e stava già male prima di arrivare in tribunale.
24:34Quelle fratture che gli hanno rilevato al Fatebene Fratelli sono vecchie, sono antecedenti
24:38al suo arrivo al tribunale e non hanno niente a che fare con questa vicenda.
24:41Anche il fatto che questa frattura fosse vecchia, Stefano ha due fratture, una al coccige e
24:48una alla colonna vertebrale, quella frattura alla colonna vertebrale ha provocato una paralisi
24:52della vescica, prova ne sia che gli è stato sottomesso il catetere. Stefano non è che
24:59vivesse col catetere da prima, Stefano prima correva, andava in palestra, faceva pugilato,
25:07fino a poche ore prima di essere arrestato noi abbiamo ricostruito la sua vita, ma voi
25:11immaginate che potesse avere la colonna vertebrale rotta? Se fosse rotta prima, ma quando? In
25:18un incidente, dove? Se qualcuno si frattura la colonna vertebrale, vi da addio, vi attraccia,
25:25finisce in ospedale, sono state acquisite tutte le cartelle cliniche, tutti gli ospedali,
25:28infatti sono stati accertati numerosi ricoveri, o perché per le attività fisiche, o perché
25:36magari come cocainomane negli anni precedenti, non nei mesi, negli anni precedenti, perché
25:42Stefano era uscito dalla Comunità del Recupero e purtroppo ci stava ricadendo, negli anni
25:47precedenti aveva avuto svenimenti, cose di questo genere, ma non c'è traccia di nessun
25:52trauma alla colonna vertebrale, non c'è traccia di una frattura. Stefano Cucchi ha
25:56rifiutato di farsi curare, ha interposto ogni difficoltà all'azione dei medici, ha rifiutato
26:02più volte di farsi ricoverare, come dimostrano i documenti degli ospedali dove c'è la
26:06sua firma sotto al rifiuto del ricovero. In carcere ha rifiutato l'assistenza, si è
26:13anche coperto il volto con un lenzuolo e non ha voluto più essere aiutato. Non solo,
26:29aveva anche espressamente rifiutato di vedere i suoi familiari, impedendo che gli fossero
26:33comunicate notizie sulla sua salute, che allora per legge, adesso le leggi sono cambiate,
26:39necessitavano della sua autorizzazione anche per essere comunicati ai familiari.
26:43Tra le tante cose che sono state dette dopo la morte di Stefano, dette nei confronti di
26:50una persona che non poteva più difendersi, è stato detto che Stefano non voleva più
26:55contatti con l'esterno, in particolare con la sua famiglia. E' stato fatto riferimento
26:59a un foglio di Diniego, dove effettivamente c'è una firma che sembra quella di Stefano,
27:04ma ci sono due grandi no che potrei dire con certezza che non sono di suo polso. Ma comunque
27:09al di là di quello, io non escludo che Stefano potesse in quel momento aver espresso il desiderio
27:15di non vederci. Stefano sapeva di aver tradito la nostra fiducia, probabilmente si sentiva
27:20in colpa, forse si vergognava e allora magari voleva evitare il confronto con noi, magari
27:26anche semplicemente per non darci un'altra sofferenza. Però Stefano voleva vivere, voleva
27:31un contatto con l'esterno, chiese di incontrare mio marito e purtroppo non ce ne fu il tempo
27:36perché dopo poche ore morì, chiese di incontrare l'avvocato, era un suo diritto e gli fu negato,
27:41chiese di entrare in contatto con la comunità Chase di Tompicchi che in passato l'aveva
27:47aiutato ad uscire dal problema della droga. Tutte queste sue richieste sono cadute nel
27:53vuoto, sono state ignorate e oggi mi domando perché. Mi chiedo come deve essersi sentito
28:00mio fratello abbandonato, credo che nessuno gli abbia detto in quei giorni che i miei
28:09genitori erano lì fuori a chiedere di lui, Stefano probabilmente è morto pensando che
28:14noi l'avessimo abbandonato, quando invece non era così. Il 15 luglio 2010 c'è stata
28:19l'udienza preliminare per la richiesta di rinvio a giudizio delle 13 persone accusate
28:24a vario titolo dei fatti che hanno portato alla morte di Stefano Cucchi. I suoi familiari
28:28si sono costituiti parte civile e ne ha fatto richiesta anche il Comune di Roma. Il caso
28:36Cucchi è ancora aperto e dal punto di vista giudiziario non si può ancora affermare con
28:41certezza come siano andate le cose, ma comunque siano andate, se ci siano o di chi siano responsabilità
28:48e colpe, qualcosa non ha funzionato, qualcosa è andato male e una persona nelle mani dello
28:54Stato, affidata alla sua custodia, è morta. Stefano Cucchi è soltanto uno dei circa 68.000
29:16detenuti ristretti nelle carceri italiane, un detenuto di un tipo particolare, è uno
29:23degli oltre 30.000 detenuti in carcere in attesa di giudizio, attenzione non condannati,
29:28in attesa di essere giudicati e in buona parte assolti nella misura del 40%. Perché quando
29:36si pensa al carcere si pensa a un posto in cui stanno i criminali, i mafiosi, gli assassini,
29:41i rapinatori, gli stupratori, i pedofili, i narcotrafficanti, persone che staranno in
29:45carcere un sacco di tempo, ma anche qui le cose non sono così semplici, c'è un sacco
29:50di gente in carcere, gente diversa. Il sistema penitenziario è uno strumento di definizione
29:58del carattere classista della nostra società, dove le fasce marginali crescono per numero
30:07e il loro destino, una volta usciti dalla tutela del sistema dei diritti di cittadinanza,
30:14è appunto destinato a diventare quello sostanzialmente di classi pericolose, come venivano definite
30:29negli ultimi decenni dell'Ottocento. In quanto classi pericolose come i vagabondi o i sovversivi
30:37di un secolo e mezzo fa, la loro sorte può essere quella della detenzione. Oggi questo
30:46insieme di gruppi sociali rappresenta la stragrande maggioranza della popolazione detenuta.
30:53C'è un uomo che si chiama Aldo Bianzino. Aldo ha 44 anni, fa le baniere e è un uomo
31:07di famiglia, ha una famiglia di 8 anni e si è ritirato insieme alla famiglia in una casa
31:09sull'Appennino Umbro Marchigiano, dove continua a lavorare nella sua bottega. È un artista
31:13del legno, Aldo si è fatto da solo tutti i mobili di casa. Una mattina di ottobre 2007,
31:21Aldo viene arrestato assieme alla moglie. Avevo appena compiuto 14 anni, era mattina
31:29presto, ero a casa un venerdì mattina, mi stavo preparando per andare a scuola e mi
31:37chiamavano. Bussano la porta, erano 4 o 5 poliziotti, uno era un finanziere e iniziano a fare questa
31:47perquisizione, in casa non trovano niente, trovano 20 Euro, poi cercano anche fuori e
31:57trovano 6, 7, 8 piante di marijuana che erano di mio padre.
32:07Mio padre dice che se ne assume la responsabilità, nonostante ciò viene portata via anche mia
32:17madre e io rimango da solo a casa, ho appena compiuto 14 anni e rimango da solo a casa
32:24con mia nonna che ne aveva 92. Dopo l'arresto Aldo è stato portato nella
32:29casa circondariale di Capanne, in provincia di Perugia, lì viene visitato dal medico
32:34come da prassi e poi viene rinchiuso in cella di isolamento.
32:41Il giorno dopo lo vede l'avvocato, Aldo è abbastanza tranquillo, gli dispiace che ci
32:46abbia preso di mezzo la moglie che non c'entra niente, ma in fondo si tratta di poche piantine
32:51coltivate in casa da lui per suo uso personale e non è particolarmente preoccupato, poi
32:56però succede qualcosa. Nelle celle degli istituti più vecchi c'è
33:02un campanello, in quelle più recenti c'è un citofono per comunicare col corpo di guardia,
33:07durante la notte i detenuti che stanno nella cella accanto dicono di averlo sentito chiamare
33:11due volte per chiedere un medico. La mattina dopo alle 7 lo spazzino, il detenuto
33:18incaricato della pulizia di quel settore del carcere, vede Aldo nella sua cella, è
33:22seduto sulla branda, quasi nudo, solo con la maglietta di cotone addosso, anche se è
33:27freddo perché c'è anche la finestra aperta. Alle 8 passano gli agenti per il controllo
33:36di routine e vedono che Aldo è steso con gli occhi sbarrati e non si muove, allora
33:41lo tirano fuori dalla cella, lo stendono sul pavimento del corridoio e lì la dottoressa
33:46del carcere tenta un massaggio cardiaco per rianimarlo, ma non c'è niente da fare.
33:58Intanto sua moglie Roberta sta uscendo dal carcere perché è stata rilasciata in libertà
34:03provvisoria, ha saputo che suo marito sta male e chiede di vederlo.
34:07Mentre mi facevano firmare io chiedevo ancora per favore ditemi qualcosa, su su su facciamo
34:15presto, sai come si dice ai bambini, facciamo presto così poi dopo ti do la caramella,
34:19così dopo ti porto lì e invece a un certo momento ho detto bene, quando ho finito di
34:23firmare queste cose quando è che posso vedere Aldo? Martedì dopo l'autopsia, questo è
34:27stato il modo di come mi hanno detto che lui era morto, che non c'era più.
34:33Aldo Bianzino è già morto, alle 8 e 30 di quella mattina il medico del 118 ne ha già
34:38riscontrato il decesso.
34:40In poche parole io e mio padre da quando l'ho visto partire quella mattina non l'ho mai più
34:48rivisto, non è che abbiamo pensato subito ecco l'hanno ucciso, non è che è la prima
34:54cosa che una persona va a pensare, poi dopo sono immerse dall'autopsia, dai vari controlli,
35:09sono emersi tanti punti bui come la frattura delle costole, il distacco del fegato, sono
35:19tutte cose che non avvengono naturalmente, non si rompe una costola da sola e il fegato
35:27non si distacca da solo.
35:29La procura apre un'inchiesta e sulla base della prima autopsia che parla di lesioni
35:34al cervello e al fegato di indubbia natura traumatica, apre un procedimento contro Ignotti
35:39per omicidio volontario e contro l'agente di servizio quella notte per omissione di
35:43soccorso.
35:44In sostanza, secondo la procura e secondo i periti di parte della famiglia Bianzino,
35:49Aldo è stato picchiato e poi lasciato morire.
35:55Intanto si forma un comitato, Verità per Aldo, che organizza manifestazioni per far
36:00conoscere questa vicenda e portarla all'attenzione della stampa.
36:08Una vicenda che viene vissuta con grande passione dalla famiglia di Aldo e da sua moglie Roberta,
36:13che purtroppo non ne vedrà la fine, perché nel frattempo si ammala e muore.
36:17Ovviamente questa cosa ha fatto anche molto stress a mia mamma che già non stava bene
36:24e dovendo seguire tutte queste cose che comunque erano stressanti, pesanti.
36:36Due anni fa, l'anno scorso, si è andata via anche mia mamma e due anni fa mia nonna.
36:42Mio papà era una persona proprio tranquilla, pacifica e poi non posso ricordare solo mio
36:51padre o solo mia madre, perché io fino a che sono stato qua sono stato con mia madre,
36:56con mio padre e con mia nonna, non sono stato solo con uno di tre.
36:59Per me quello che mi manca non è mio padre o mia madre o mia nonna, mi manca il nucleo
37:06familiare che avevo prima, la famiglia che si era prima.
37:13Com'è morto Aldo Bianzino?
37:16Perché è morta una persona pacifica e tranquilla, non un attaccabrighe, non un violento,
37:22un mite personaggio dalla folta barba, come lo definisce il giudice.
37:30Sulla base di una nuova autopsia, che attribuisce la morte di Aldo ad un aneurisma
37:35e le lesioni al fegato al massaggio cardiaco della dottoressa,
37:38e sulla base delle immagini delle telecamere di sorveglianza,
37:41che registrando ad intervalli di 5 secondi ogni 2 minuti non mostrano niente di sospetto,
37:46il pubblico ministero chiede l'archiviazione delle indagini.
37:55Il giudice per le indagini preliminari la rigetta per approfondire le obiezioni
37:59delegali della famiglia Bianzino, per esempio che la dottoressa sarebbe stata
38:03troppo gracile per procurargli quelle lesioni al fegato.
38:06Il giudice scrive che se la morte in carcere di un detenuto rappresenta un evento sempre possibile,
38:11la morte di carcere è uno di quegli eventi che danno la misura
38:15se siano più o meno rispettati i diritti dell'uomo.
38:18E quindi bisogna vederci chiaro.
38:24La procura approfondisce le indagini.
38:26Resta convinta che Aldo sia morto per un aneurisma,
38:29e cioè di morte naturale, e l'inchiesta viene archiviata.
38:37L'agente della polizia penitenziaria, accusato di omissione di soccorso,
38:41invece viene rinviato a giudizio.
38:43Il processo è ancora in corso.
38:45Cosa vorrei?
38:49Di sicuro lo Stato o il giudizio che si arriverà alla fine,
38:57qualsiasi associa, non mi ridarà indietro né mio padre né mia madre.
39:03Però credo che sarebbe giusto, anche perché è un diritto,
39:11la verità, l'informazione, è un diritto.
39:14Anche Aldo Bianzino era uno dei 30.000 detenuti
39:17che stanno in carcere in attesa di giudizio.
39:20Ma non solo, è anche uno dei 90 detenuti
39:23in attesa di sentenza definitiva che ogni anno muoiono nelle carceri italiane.
39:33Come Riccardo Boccaletti?
39:35Sono la mamma di Boccaletti Riccardo,
39:38un ragazzo pieno di vita, con due bambini,
39:43avuti da una compagna,
39:48praticava lo sport,
39:52lavorava al negozio, perché il negozio e due fratelli,
39:58tutte e due lavoravano insieme.
40:01Ha avuto poi, a un certo punto della sua vita,
40:05una storia non molto gradevole,
40:10ed è stato arrestato a giugno del 2006.
40:16Il ragazzo stava bene, pesava 86 kg,
40:20e al test che gli hanno fatto quando è entrato al carcere,
40:24perché lui assumeva droga,
40:27per cui questo test è risultato positivo.
40:31Riccardo ha 36 anni ed è stato coinvolto in una indagine
40:34sul traffico di stupefacenti.
40:36Arrestato assieme ad altre persone,
40:38viene rinchiuso nel carcere di Velletri.
40:41Sua madre lo va a trovare e un giorno,
40:44un paio di mesi dopo l'arresto,
40:46gli passa davanti in sala colloquio senza riconoscerlo.
40:49Riccardo sembra un altro,
40:51è dimagrito di almeno una trentina di chili
40:54e si vede benissimo che sta male.
40:57Perché comunque lui sveniva continuamente,
41:00comunque lui stava male,
41:03e mi chiedeva sempre comunque di andare,
41:06chiedevo a qualche medico, a qualcuno,
41:09che lui voleva andare in una comunità
41:12o in un posto dove poteva essere curato.
41:15Secondo i medici che lo esaminano,
41:19Riccardo soffre di uno stato ansioso-depressivo
41:22associato all'abuso di droga.
41:24Non riesce a dormire, è già svenuto tre volte
41:27e sta diventando anoressico.
41:29Gli fanno anche una visita cardiologica,
41:31ma non rilevano niente di particolare.
41:33Lo curano con gli psicofarmaci,
41:35lo tengono sotto osservazione
41:37e ritengono che sia idoneo al carcere,
41:39a meno che le sue condizioni non peggiorino.
41:49Così Riccardo resta dentro
41:51e le sue condizioni peggiorano.
41:53Dopo quattordici giorni,
41:55da questa visita che è stata fatta,
41:59mi arriva una telefonata
42:02che era successa una disgrazia
42:05che mio figlio è morto.
42:08È morto in carcere senza essere giudicato.
42:12Pena di morte, anche se in Italia non c'è,
42:16come nei campi di concentramento,
42:19morte naturale perché si è fermato il cuore.
42:22Certo non l'ha ammazzato nessuno col coltello,
42:25non gli ha sparato nessuno,
42:27non l'hanno ammazzato di botte
42:29come hanno fatto con tanti altri.
42:31Riccardo muore nella notte
42:33tra il 23 e il 24 luglio del 2007
42:36per un improvviso arresto cardiocircolatorio.
42:39Aveva perso 30 degli 86 chili
42:41che pesava al momento dell'ingresso in carcere.
42:44Al momento della morte ne pesa 56.
42:53Lo Stato me l'ha portato via.
42:55Lo Stato me l'ha preso,
42:57che era bello, forte, pieno di vita,
43:01me l'ha ridato dentro una bara.
43:04La signora Antonietta parla con l'amore
43:06il dolore di una madre che ha perso un figlio,
43:08ma ha ragione.
43:09Innocente o colpevole che fosse,
43:11che sia colpa di qualcuno o soltanto del caso,
43:13Riccardo è entrato in carcere,
43:15era nelle mani dello Stato ed è morto.
43:20E non è l'unico, naturalmente.
43:22Sono tanti, sono in tanti a morire in carcere
43:24in un modo o nell'altro.
43:26L'anno scorso, nel 2009,
43:27i decessi in carcere sono stati 175.
43:30Quest'anno, soltanto fino a luglio,
43:32sono già 109.
43:38Sono in tanti a morire in carcere,
43:40forse perché in carcere sono troppi.
43:42Detenuti che dormono per terra,
43:44in un paese civile come il nostro,
43:46questo non deve essere consentito.
43:48Ci hanno il materasso,
43:51posto sotto la branda dell'altro detenuto,
43:55la sera viene tirato fuori,
43:57dormono la notte,
43:59dopodiché la mattina viene rimesso sotto la branda.
44:02Ma parliamo di poggio reale,
44:04ma potremmo citare Torino-Le Vallette,
44:07potremmo citare Milano-San Vittore,
44:10potremmo citare Palermo-Ciardone,
44:13Palermo-Pagliarelli,
44:15possiamo citare Bari,
44:17ma tantissimi istituti
44:19dove purtroppo bisogna litigare
44:22per avere lo spazio per stare in piedi.
44:25Anche se la realtà carceraria è molto complessa,
44:27i conti in realtà sono molto semplici,
44:30basta fare una sottrazione.
44:35I posti disponibili nelle carceri italiane
44:37sono 43.000,
44:39che al massimo della capienza,
44:40riempiendo le celle al limite,
44:42arrivano a 63.000.
44:44I detenuti ristretti nelle carceri italiane
44:46alla metà del 2010 sono quasi 68.000.
44:53Vuol dire che ci sono quasi 25.000 detenuti in più
44:56e comunque almeno 5.000 oltre la capacità massima.
44:59Il sovraffollamento è questo secondo me,
45:01come tornano le persone nella società
45:04dopo aver fatto una carcerazione di questo genere,
45:07accatastate senza far niente.
45:10Credo che sia questa la cosa più drammatica,
45:13non tanto di quanto stanno male,
45:16anche se certo è importante,
45:18penso che uno Stato dovrebbe trattare
45:21le persone in modo umano,
45:23perché anche il tuo cane,
45:25se tu vuoi punirlo e lo tratti male,
45:27e lo bastoni così,
45:29poi non diventerà migliore,
45:31ti azzannerà alla fine,
45:33quindi siccome siamo anche noi esseri umani,
45:35siamo come gli animali,
45:37credo che trattati da bestie
45:39finiamo per diventare delle bestie.
45:41Però a parte questo,
45:43è proprio il senso di inutilità del carcere sovraffollato,
45:46un carcere che è un parcheggio.
45:50Molti detenuti restano in carcere per pochi giorni,
45:53ma quando escono ne arrivano altri
45:55che si aggiungono a quelli che già ci sono,
45:57soprattutto tossicodipendenti
45:59o persone fermate per le nuove leggi sulla droga
46:01in attesa di essere processati
46:03con i documenti in attesa di essere espulsi.
46:08Viste le leggi, visti i reati
46:10e vista la velocità della giustizia,
46:12non è un numero destinato a scendere,
46:14anzi, c'è un aumento,
46:16curva di crescita si chiama,
46:18più o meno costante,
46:20di 800 nuovi detenuti ogni mese.
46:22Significa che nel 2012
46:24si raggiungerà probabilmente
46:26il picco record di 100.000 detenuti.
46:28Una discarica sociale.
46:30Più volte questo termine è stato abusato,
46:32è stato più volte ripetuto,
46:34ma la realtà è che purtroppo
46:36questa è oggi la definizione
46:38più logica del carcere.
46:40Una discarica,
46:42dove ci troviamo dentro l'indagato,
46:44ci troviamo dentro
46:46l'imputato,
46:48il ricorrente,
46:50ci troviamo dentro
46:52colui che ha commesso un reato lieve
46:54che vive nella stessa cella
46:56a contatto con il gastolano.
46:58In teoria, per essere in linea
47:00con i regolamenti italiani internazionali
47:02e non incappare in un'accusa di tortura,
47:04secondo l'articolo 3
47:06della Convenzione europea dei diritti umani,
47:08lo spazio minimo auspicabile
47:10per ogni detenuto, dicono gli studi,
47:12dovrebbe essere di 7 metri quadrati.
47:14In Italia si è arrivati a 4,
47:16in alcuni casi anche a 3.
47:21Ci sono fino a 4 livelli di letti a castello,
47:23una bella altezza,
47:25per cui a cadere dal letto ci si rompe le ossa,
47:27oppure, come è già accaduto, si muore.
47:29E a volte lo spazio è così stretto
47:31che bisogna fare a turno per stare in piedi.
47:35C'è tanta gente in carcere,
47:3765.000 uomini, 3.000 donne,
47:3925.000 sono stranieri.
47:43Ci sono anche i bambini in carcere,
47:4570 bambini.
47:52Sono i bambini piccoli, sotto i 3 anni di età,
47:54che non possono essere dati in affidamento
47:56e devono rimanere con la mamma.
47:59Il problema dei bambini è molto grave,
48:01perché il bambino viene lasciato con la mamma
48:03fino al compimento del terzo anno di età.
48:05Dopo il compimento del terzo anno di età,
48:07se la mamma non ha finito di scontare la pena,
48:09viene barbaramente strappato dalla madre
48:11e dato in affidamento ai servizi sociali
48:13o a qualche famiglia che se ne farà carico.
48:19Il problema è che alcune madri
48:21purtroppo non possono accedere
48:23né alle misure alternative per via del reato
48:25che hanno commesso,
48:27né agli arresti domiciliari,
48:29oppure in alcuni casi,
48:31essendo molte mamme straniere o di popolazione rom,
48:33non hanno il domicilio dove poter scontare
48:35la pena con il proprio bambino.
48:37Per queste ragioni,
48:39già nella passata legislatura,
48:41ma anche in questa legislatura,
48:43sono stati presentati dei disegni di legge
48:45che prevedono la creazione
48:47di case famiglie protette.
48:49Tutto questo che apparentemente
48:51sembrerebbe una questione molto semplice
48:53da risolvere, perché 70 bambini
48:55non sono tanti,
48:57quindi basterebbe trovare 3-4 strutture
48:59per poterli accogliere
49:01e il problema si risolverebbe tranquillamente.
49:03Invece anche su questo aspetto
49:05non si riesce a trovare un punto d'accordo.
49:07Le carceri italiane scoppiano.
49:11Sono piene e sono vecchie,
49:13con l'80% delle carceri italiane
49:15costruite a primi dell'Ottocento,
49:17come l'Uccerdone di Palermo,
49:19progettato all'inizio dell'Ottocento
49:21e funzionante dal 1842.
49:25Oppure Regina Celi,
49:27un convento settecentesco
49:29convertito in carcere dal 1881.
49:35Oppure San Vittore, di Milano,
49:37costruito nel 1872.
49:41Oppoggio Reale, a Napoli, 1908.
49:47Il principale rimedio,
49:49proposto dai vari governi
49:51che si sono succeduti,
49:53è molto semplice.
49:55Al posto di una sottrazione
49:57bisogna fare un'addizione.
49:59Le carceri in Italia sono 207.
50:01Bisogna costruirne di più.
50:05È pronto un piano di investimenti
50:07di quasi un miliardo e mezzo di euro
50:09per 24 nuovi istituti
50:11più l'ampliamento di quelli già esistenti.
50:13Sono 21.000 nuovi posti in carcere.
50:15Ma basteranno?
50:17Il carcere è un luogo
50:19nel quale devono essere contenute
50:21persone pari al doppio
50:23di quelle che potrebbero esservi recluse,
50:25che deve contare su risorse
50:27che sono pari alla metà
50:29di quelle che sarebbero necessarie
50:31a fronteggiare questa realtà
50:33e che si misura con una situazione
50:35nella quale ogni anno
50:37entrano in carcere circa 100.000 persone
50:39e altrettante ne fuoriescono.
50:41La media dei permanenza
50:43delle persone che vanno in carcere
50:45è veramente bassa.
50:47Quando hai un soggetto
50:49della sua tutela fisica
50:51devi impedire che si suicidi,
50:53devi fare in modo che non venga contaminato
50:55dall'altra realtà,
50:57devi garantire la sua integrità
50:59personale, fisica e morale.
51:01Nelle mani dello Stato
51:03si muore per cause sospette
51:05che sono al vaglio della magistratura.
51:07Si muore perché si è uccisi,
51:09si muore per overdose,
51:11si muore per cause naturali,
51:13perché si sta male
51:15e non si può essere curati adeguatamente.
51:17Il signor Giovanni Lorusso
51:19è stato arrestato per aver rubato
51:21uno zainetto su una spiaggia di Rimini.
51:25Dal momento che era incidivo
51:27e ha parecchi precedenti per furto
51:29e per droga,
51:31gli danno una pena molto pesante,
51:334 anni e 5 mesi.
51:35Giovanni prima viene rinchiuso a Rimini,
51:37poi trasferito a Riano Irpino
51:39e poi in Calabria,
51:41al carcere di Palmi.
51:43La sua famiglia, però,
51:45sua sorella, sta a Milano
51:47e Giovanni vorrebbe essere trasferito lassù,
51:49in una comunità terapeutica.
51:51Che tipo era suo fratello?
51:53Era molto buono come ragazzo,
51:55era molto disponibile
51:57ad aiutare sempre i ragazzi deboli.
51:59Infatti,
52:01ogni volta,
52:03visto che era un tossicodipendente,
52:05ogni volta che veniva
52:07al carcere di Palmi
52:09lo aiutava.
52:11Ogni volta che veniva preso,
52:13arrestato o cosa,
52:15lui difendeva sempre i ragazzi
52:17che venivano maltrattati
52:19da altri ritenuti o dalle guardie in particolare.
52:21Giovanni è in isolamento
52:23da una quindicina di giorni.
52:25Sa che la sua domanda è stata accettata.
52:27Ci dovrebbe anche essere un fax
52:29che la conferma,
52:31ma lui, per un ritardo burocratico,
52:33ancora non è stato comunicato niente.
52:35Così Giovanni
52:37non ce la fa più
52:39e nel novembre del 2009
52:41infila la testa in un sacchetto di plastica
52:43che ha riempito col gas di una bomboletta
52:45e si uccide.
52:47C'è, e sembra definire
52:49la gran parte delle relazioni
52:51all'interno del carcere,
52:53una sorta di
52:55barbarie burocratica.
52:59Una
53:01spesso
53:03incredibile
53:05cecità
53:07amministrativa.
53:09Una
53:11irresponsabile
53:13ottusità
53:15nel gestire
53:17un'istituzione
53:19così delicata
53:21e soprattutto nel governare
53:23una comunità
53:25di uomini e di donne
53:27sottoposte
53:29e sottoposti
53:31a pressioni
53:33tanto
53:35irresistibili.
53:37Anche Katyusha Favero sta per uscire, ma non da un carcere,
53:39la sua pena l'ha già scontata,
53:41da un OPG, un ospedale psichiatrico
53:43giudiziario, dove viene trattenuto in osservazione.
53:45Sono tanti i luoghi della giustizia,
53:47ci sono le carceri,
53:49ci sono i reparti protetti degli ospedali
53:51e per chi si ritiene abbia
53:53problemi di cure psichiatriche ci sono anche
53:55gli OPG.
54:03In Italia ce ne sono sei sopravvissuti
54:05alla legge Basaglia che ha abolito i manicomi,
54:07tra cui anche quelli criminali.
54:09Aversa, in provincia di Caserta,
54:11Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina,
54:13Monterupo Fiorentino, Napoli,
54:15Reggio Emilia e Castiglione delle Stiviere
54:17in provincia di Mantua,
54:19noto perché ci finiscono di solito le madri
54:21che hanno ucciso i figli.
54:25Spesso
54:27chi viene mandato nei manicomi criminali
54:29non ha una diagnosi
54:31psichiatrica.
54:33Due anni fa uno dei direttori
54:35di uno dei manicomi criminali
54:37scriveva
54:39che il 5%
54:41delle persone accolte negli ospedali
54:43psichiatrici italiani,
54:45che sono circa 1.500,
54:47siamo sulle 70 persone,
54:49non hanno nessuna
54:51diagnosi psichiatrica.
54:53Non sono inquadrabili all'interno
54:55di una diagnosi.
54:57Chi sono queste persone?
54:59Non dico che nessuno vuole.
55:01Sono quelle che un po'
55:03delinquono, piccoli furti,
55:05picchiano,
55:07nelle carceri non si sopportano.
55:09E questo bisogna anche sapere
55:11che molto spesso si viene
55:13mandato nei manicomi criminali
55:15anche in attesa di perizia.
55:17Cioè ancora prima che venga posta
55:19una diagnosi la persona va
55:21al manicomio criminale.
55:23Dopo qualcuno
55:25o la psichiatra
55:27di turno deciderà se
55:29nel frattempo subisce
55:31una tale situazione
55:33di disperazione, di espropriazione
55:35di diritti, di cose,
55:37di possibilità di vita
55:39che se non era matto prima
55:41forse lo diverrebbe.