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Trascrizione
00:00La linea della palma è il titolo di un'intervista che ha fatto col giornalista Saverio Lodato
00:11ed è un'espressione inventata da Sciascia per indicare una metafora della mafia che
00:16come la pianta ogni anno sale sempre più al nord, dove è arrivata adesso la linea
00:19della palma?
00:20Mi pare che le ultime notizie la danno a Milano, ma era facile prevedere che arrivasse
00:30a Milano. Il problema è questo, che la palma si sposta verso nord ma continua a tenere
00:38sempre salde le sue radici nel sud. Se si potesse quantificare il danno prodotto dalla
00:46mafia credo che sarebbe una cifra con un'enorme quantità di zeri, perché la mafia non incide
00:53solo sulla vita individuale delle persone, non è una limitazione della libertà individuale,
01:03è una limitazione dello sviluppo economico e industriale, è un danno gigantesco. Sradicare
01:10la mentalità mafiosa che è la protezione a tutti i costi dell'amico, la protezione
01:21a tutti i costi di un beneficio raggiunto, il far raggiungere illegalmente certe posizioni
01:28a persone che non lo meritano, tutto questo è mafioso, come posso dire il male è così,
01:38e uno non sa neanche di averlo, si è portatori sani di mafia.
01:42Indagini, processi, inchieste hanno dimostrato e sembrano continuare a dimostrare che ci
01:47sia stato un avvicinamento tra Stato e mafia. Il vecchio mafioso prima di ricorrere all'uso
01:54delle armi trattava, erano abilissimi e bravi diplomatici in questo senso e trattavano con
02:03tutti. Se una trattativa c'è stata tra Stato e mafia, bisogna vedere chi si è seduto
02:11al tavolo delle trattative e che cosa aveva, quali erano le commentatizie di chi si sedeva
02:19al tavolo delle trattative.
02:49C'è una spiaggia davanti al borgo marinaro dell'Addaura, vicino a Palermo, è poco lontano
03:12da Mondello e anche lì ci va un sacco di gente, c'è il sole, c'è il mare e a giugno
03:17in Sicilia è già estate piena. Quel giorno di giugno del 1989, anche se è presto, sono
03:26le sette e mezzo di mattina, sugli scogli che portano la spiaggia dell'Addaura c'è
03:30già una gran confusione, ci sono poliziotti e carabinieri, uomini in divisa e anche uomini
03:36che portano la giacca e la cravatta, ma che portata così è come se fosse una divisa,
03:40perché cosa è successo? È successo che hanno trovato una borsa su una scogliera,
03:46una borsa da sub che sembrava così normale, così innocua, da dentro sporgevano un paio
03:51di pinne, è naturale siamo al mare, e invece sotto le pinne c'erano 58 candelotti di dinamite
03:57collegati ad un innesco a distanza. È una scoperta molto inquietante, perché sta proprio
04:03vicino ad una villetta, di quelle che si affittano d'estate, che è stata affittata da un personaggio
04:08molto particolare, il giudice istruttore Giovanni Falcone, uno dei magistrati di punta
04:13nella lotta alla mafia, che quel pomeriggio ha come ospiti due magistrati svizzeri impegnati
04:18in un'indagine sul riciclaggio di denaro sporco.
04:21Tra le tante persone che se ne stanno in vacanza all'Addaura quel giorno c'è anche una donna,
04:32la signora è al mare, vede tutta quella confusione, sente le sirene della polizia e tra le persone
04:37borghese che sembrano indivisa vede un uomo con una faccia molto particolare e tutta butterata
04:43da una forma d'acne che lo rende quasi mostruoso.
04:46Chi è quell'uomo e cosa ci fa di? Cambiamo scena, rimaniamo in Sicilia, sempre nel 1989,
04:58ma un mese dopo, in luglio, c'è un uomo che si chiama Vincenzo Agostino e ha un figlio
05:02che fa il poliziotto. Il figlio del signor Agostino si è sposato da poco ed è in viaggio
05:07di nozze con la moglie quando due persone vanno a casa del signor Agostino a chiedere
05:12di suo figlio. Chi è lei e perché cerca mio figlio? Collega, siamo polizia, ma quando
05:19si è girato lui che mi ha dato la guancia sinistra che era a cavalluccio sul motore
05:25l'ho visto come terribile, una faccia da mostro, completamente una faccia da mostro.
05:33Il signor Agostino si ricorda di quell'uomo dalla faccia così strana e si ricorda di
05:37quella visita, soprattutto per quello che succede un mese dopo, in agosto. Suo figlio,
05:43il poliziotto, è rientrato dal viaggio di nozze, ha terminato il resto delle ferie e
05:47ha ripreso servizio. Poi, una domenica, assieme alla moglie, sta entrando nella casa al mare
05:53dei suoi genitori, a Villa Grazia di Carini. Il signor Agostino è dentro, in casa, quando
06:01sente dei rumori che vengono da fuori, dall'ingresso. Sento una voce femminile, la voce femminile
06:07era quella di mia nora. Mi stanno ammazzando mio marito e quindi io mi precipito per andare
06:16fuori. In questo frattempo mio figlio apre il cancello con tutta la furia e corre per
06:23venire dentro. Corre e io vedo che ancora quelle maledette, che mio figlio era disarmato,
06:31inerme, che sparano in continuazione. Sparare queste in continuazione, io abbraccio mio
06:37figlio e mia nora si gira e gli fa, dice, so chi siete e vi conosco. E hanno sparato
06:47anche a mia nora. Cambiamo scena. Siamo nel 1992, a Roma, in un ristorante del quartiere
06:54Prati che si chiama Il Matriciano. Il Matriciano fa cucina tipica romana e da un po' di tempo
06:59un signore che si chiama Gaspare va a mangiare lì con un gruppo di amici, sempre gli stessi,
07:04tutti i giorni. Hanno saputo che in quel ristorante va a pranzare spesso un magistrato che ricopre
07:15un alto incarico nel ministero di grazia e giustizia. Perché non sono buongustai particolarmente
07:21affezionati ai piatti della cucina romana quegli uomini, sono un gruppo di fuoco di
07:25cosa nostra e il signor Gaspare è Gaspare Spatuzza, uno dei killer più abili e fidati
07:30della mafia di Corleone. Il magistrato che aspettano è Giovanni Falcone e lo aspettano
07:35per ucciderlo, naturalmente. Ma al Matriciano Giovanni Falcone non si fa mai vedere, allora
07:44Gaspare Spatuzza prende contatto con i suoi capi e scopre che hanno sbagliato il ristorante,
07:49non si tratta del Matriciano a Prati, ma si tratta del ristorante La Carbonara a Campo
07:54dei Fiori. Evidentemente la talpa che le ha informate sulle abitudini di Giovanni Falcone
07:59si è confusa. Sembra una battuta, una gag da commedia italiana come I soliti ignoti
08:06di Mario Monicelli, però attenzione perché questa è una storia di mafia e cosa nostra,
08:11anche quando sbaglia, fa paura lo stesso. Perché quando Gaspare Spatuzza contatta
08:15i suoi capi e gli chiede se deve continuare l'appostamento nel ristorante giusto, loro
08:20gli dicono che non ce n'è più bisogno. Hanno cambiato programma, Giovanni Falcone
08:38e i suoi capi hanno deciso di ucciderlo in un altro modo.
08:58Ancora un'altra scena e anche questa è la scena di una strage, 19 luglio 1992, Palermo, via D'Amedio.
09:08Tra i primi ad arrivare sul luogo in cui un'autobomba parcheggiata sotto la casa della
09:23madre del giudice Paolo Borsellino esplosa, uccidendo lui e 5 agenti della sua scorta,
09:28c'è un altro magistrato che si chiama Giuseppe Aiala.
09:32Io ho avuto la grande sfortuna di essere, per una pura casualità, proprio il primo,
09:39nel senso proprio il primo, ad arrivare in via D'Amedio, subito dopo la strage, perché
09:44abitavo a 200 metri di distanza, ho sentito questo botto terribile, ho visto questa enorme
09:50nube nera che si alzava e assieme ai ragazzi della scorta siamo corsi subito, non pensavo
09:56mai a Paolo Borsellino perché non sapevo che sua madre abitasse lì, quindi non avevo
09:59nessun collegamento, ma lasciamolo per lì. Non descrivo la scena, io addirittura sono
10:04inciampato, a un certo punto stavo cadendo per terra e sono inciampato su quello che
10:08restava del tronco di Paolo Borsellino bruciato, in un momento in cui ovviamente la sola parola
10:14lucidità non c'entra niente, a un certo punto mi allontano e noto che la macchina
10:22blindata di Paolo, che era bruciacchiata ma integra, c'era lo sportello di dietro
10:28aperto e che probabilmente da lì è sceso Paolo per raggiungere il portone di sua madre
10:33e mi accorgo che c'è una borsa, la tipica borsa da lavoro del magistrato.
10:37Il giudice Aiala consegna la borsa a un ufficiale dei Carabinieri e sì, quella è la borsa
10:42di Paolo Borsellino, ancora intatta perché protetta dall'auto blindata, dentro quella
10:47borsa c'è una cosa, una cosa molto importante, un'agenda di pelle rossa con sopra il simbolo
10:56dei Carabinieri, che l'arma ha regalato al magistrato e da cui Borsellino non si separa
11:01mai perché, soprattutto da quando è morto Giovanni Falcone, ha cominciato a scriverci
11:05sopra tutte le sue idee, le sue ipotesi, i suoi progetti di indagine, ma di quell'agenda
11:13quando la si va a cercare non c'è più traccia, né nella borsa né altrove, sparita.
11:17Altra scena, meno drammatica ma non meno importante, siamo sempre in Sicilia, a Palermo,
11:29ma molto prima, in una torrida estate dell'inizio degli anni Ottanta. C'è un uomo che tutti
11:38chiamano Don Vito, Don Vito è dal barbiere per una specie di rito quotidiano, la barba
11:42e una giustatina ai capelli e soprattutto ai baffi, sempre quel barbiere. Ha un modo
11:51di dire Don Vito, a me le mani in faccia le mette solo il signor Lo Piccolo, che è il
11:56barbiere appunto. Quel giorno, ad accompagnarlo dal barbiere, c'è anche il figlio di Don
12:02Vito, Massimo, che è ancora un ragazzo e che sta leggendo un settimanale quando vede
12:06una cosa strana. C'è la foto ricostruita al computer di un amico di famiglia, l'ingegner
12:14Lo Verde, uno che frequenta la casa di Don Vito da sempre, per ragioni di amicizia e
12:19di lavoro, solo che nell'articolo l'ingegner Lo Verde non si chiama così, si chiama Bernardo
12:24Provenzano ed è già allora uno dei latitanti più ricercati dalle polizie di tutto il mondo.
12:32Il giovane Massimo mostra la foto a suo padre, ma non è il nostro amico questo e dall'improvviso
12:38indurisce del suo sguardo capisce che ha fatto una domanda che non si doveva fare, soprattutto
12:43a suo padre, perché suo padre è Don Vito Ciancimino e di amici strani come l'ingegner
12:50Lo Verde ne ha altri. Per esempio, ce n'è uno che frequenta fino
12:58dalla fine degli anni Sessanta. Un signore molto distinto, molto elegante,
13:06che porta un paio di occhiali da vista. Massimo Ciancimino li vede spesso insieme, suo padre
13:11e quel signore, che arriva con un auto blu e si mette a chiacchierare a lungo con Don
13:19Vito. Franco lo chiamano, il signor Franco.
13:28Cosa stiamo raccontando? Perché mettiamo insieme tante storie che abbiamo già raccontato altre
13:33volte? Perché forse è il caso di raccontarle di nuovo, di rivederne alcune e di legarle
13:49ad altre che conosciamo meno, per fare un piccolo salto in avanti, aggiungere elementi
13:53ad un quadro, ad un mosaico che potrebbe in questo modo apparire più chiaro, più compatto.
14:06Perché questa è la storia di un'ipotesi investigativa, l'ipotesi di un filo che ha
14:10legato e lega insieme Cosa Nostra non solo alla politica e all'economia, ma anche a
14:14parte dello Stato. In effetti la storia di queste ultime risultanze
14:20investigative a proposito delle stragi del 1992-1993, le stragi di mafia, consegna all'opinione
14:28pubblica un quadro diverso da quello che nel corso degli anni era stato dato sui rapporti
14:35istituzionali di Cosa Nostra. Anche noi giornalisti abbiamo più volte
14:41descritto la geometrica potenza di Cosa Nostra, un'organizzazione criminale addirittura
14:48a volte al di sopra del potere politico stesso, del potere istituzionale. In effetti forse
14:53le cose non sono andate esattamente in questo modo. Viene fuori, semmai, un'organizzazione
15:00criminale, una Cosa Nostra, quasi che si sia prestata nel corso degli anni a fare da service
15:08a interessi superiori, che fossero anche politici, economici o istituzionali, una sorta di service
15:16del malaffare a cui rivolgersi per fare il cosiddetto lavoro sporco.
15:22Attenzione, si tratta soltanto di un'ipotesi investigativa, ma bisogna prenderla molto sul
15:27serio, anche solo per rifiutarla. Per raccontarla ci baseremo sulle risultanze dei processi
15:32e sulle affermazioni di testimoni e collaboratori di giustizia, alcune molto recenti. Se sia
15:38soltanto un'ipotesi concreta, oppure una probabile verità, o anche un eccesso di dietrologia,
15:44lo vedremo alla fine. Per raccontarla dobbiamo tornare alla scena con cui abbiamo iniziato,
15:51Spiaggia della Daura, giugno 1989. Non è un bel anno quello per Giovanni Falcone. Dopo
16:01lo scioglimento del pool antimafia che aveva portato al maxiprocesso a Cosa Nostra e dopo
16:05la sua mancata nomina a capo della superprocura antimafia, è iniziata la stagione dei veleni
16:10nei suoi confronti. Ci sono le lettere scritte da un anonimo, il Corvo è stato chiamato,
16:17che difamano Falcone e altri colleghi, ci sono voci su una sua scorretta gestione dei
16:22collaboratori di giustizia, Tommaso Buscetta e Totuccio Contorno. Non è vero, non è così,
16:31sembra un tentativo di delegittimazione e quando si parla di mafia, di solito tutto
16:36questo prelude ad una cosa, un omicidio. Spiaggia della Daura, giugno 1989, c'è una
16:45borsa con 58 candelotti di dinamite sugli scogli, a pochi metri dalla villetta del giudice
16:50Falcone. Quel giorno il giudice ha invitato due colleghi della procura svizzera, Carlo
16:57Dalponte e Claudio Lehmann, che indagano con lui su un giro di riciclaggio di denaro sporco.
17:03Un cambiamento di programma improvviso fatto soltanto il giorno prima, che pochi dovrebbero
17:07conoscere. Dovevamo svolgere una commissione rogatoria
17:14internazionale per conto dei colleghi svizzeri, era previsto, l'avevo detto loro la sera precedente,
17:24che ci saremmo recati a mare nell'intervallo del pranzo, fra la mattina e il pomeriggio.
17:33Là, sul mare, si parla meglio e sicuramente ad un certo punto Falcone e i colleghi andranno
17:39a fare il bagno, scendendo al mare in un passaggio obbligato che attraversa gli scogli. Ecco,
17:45è allora che quella borsa così innocua da cui spuntano un paio di pinne dovrebbe esplodere,
17:50uccidendoli tutti. Secondo le sentenze che condannano in via
17:56definitiva Tottorina e i boss responsabili del mandamento in cui si trova la Daura, la
18:02borsa sarebbe arrivata via mare, ma gli uomini della scorta l'avrebbero notata, facendo
18:06fallire l'attentato. Secondo le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia invece le cose
18:12sarebbero andate diversamente, ad un certo punto arriva un gommone con a bordo due uomini
18:17che chiamano gli agenti della scorta, si qualificano come colleghi mostrando un tesserino e li
18:22avvertono della borsa con l'esplosivo. E' strano l'attentato della Daura e non
18:30perché, come ha detto qualcuno subito dopo, sia stato lo stesso Falcone ad organizzarlo
18:34per farsi eleggere procuratore giunto della Repubblica di Palermo dal CSM, anche questo
18:39non è vero, è dell'egittimazione. L'attentato della Daura è particolare perché
18:49succedono alcune cose che abbiamo già visto in altri momenti dei cosiddetti misteri italiani,
18:55soprattutto quando si tratta di bombe, stragi come quella di Piazza Fontana a Milano nel
19:021969 o quella di Piazza della Loggia a Brescia nel 1974. Spariscono le cose, in questo caso
19:15proprio la bomba, perché la borsa è stata ritrovata intatta e il tipo di esplosivo e
19:21soprattutto il tipo di innesco potrebbero raccontare molte cose, ma a disinnescarla
19:26arriva un maresciallo dei Carabinieri che ci mette una microcarica e la fa saltare.
19:41Il maresciallo è molto bravo come artificere e non si capisce come abbia potuto compiere
19:45un errore simile. Inoltre non riesce a spiegare bene la sparizione di altri elementi della
19:50bomba. Così viene processato e patteggia una condanna.
19:53Quando avvengono questi fatti, e più clamorosi sono e più questo si manifesta, sulla zona
20:00del reato o comunque del rinvenimento c'è sempre una preta alla visione che più delle
20:08volte non ha nulla a che fare, ma però sta lì per curiosità, per sapere, per conoscere.
20:14Ora io mi rendo conto che il povero Tumino dopo aver fatto brillare quel pezzo lì, avrà
20:20cercato di raccogliere un po' più, ma c'era quello che trovava un pezzo e glielo portava
20:27e quello che magari aveva trovato, non lo so, si crea una confusione tale.
20:33La sua azione, dice la sentenza del Tribunale di Caltanissetta, si inserisce in un contesto
20:38di sviamento delle indagini. Sviamento delle indagini, perché? Non si tratta soltanto
20:44di mafia, di Cosa Nostra che vuole eliminare un nemico come Giudice Falcone?
20:48Quando c'è stato quell'attentato a lei, l'attentato, quel tentativo di attentato,
20:55dicono che non c'è stato un attentato. E chi lo dice? C'è qualcuno. Ma lei non lo
21:01pensa? Io so come si sono svolti fatti. C'è qualcuno che pensa di no e uno di questi
21:08è proprio Giovanni Falcone. Lui fece un'intervista alla stampa pochi giorni dopo essere scampato
21:14all'attentato, in cui espressamente parlò di menti raffinatissime e di centri occulti
21:21di potere capaci anche di orientare le scelte di Cosa Nostra. Al giornalista Saverio Lodato
21:27con l'intervista per l'unità sull'attentato dell'Addaura, Giovanni Falcone dice ci troviamo
21:32di fronte a menti raffinatissime che cercano di orientare certe azioni della mafia. Esistono
21:38forse punti di collegamento tra i vertici di Cosa Nostra e centri occulti di potere
21:43che hanno altri interessi. Però lei sa chi sono queste menti finissime? Ma io la sono
21:50convinta, sì. Un'altra stranezza di questa ingarbugliatissima storia dell'attentato
21:56dell'Addaura mi fu consegnata direttamente personalmente da Giovanni Falcone in un incontro
22:02che io avevi con lui immediatamente dopo la scoperta dell'esplosivo sulla scogliera dell'Addaura.
22:08Lui mi disse in sostanza di avere commesso un errore essendo andato a un ricevimento
22:17all'ambasciata americana qualche settimana prima di quel giugno, organizzato dal presidente
22:25di allora degli Stati Uniti che era Bush padre. Mi disse che era stato l'unico magistrato
22:36in servizio presente a quel ricevimento ed era stato anche l'unico ad avere un colloquio
22:42privato, anche se di pochi minuti, col presidente Bush. Con questo volendo forse far intendere
22:51che il suo atteggiamento dal momento dell'incontro in poi, il suo atteggiamento è chiaro giudiziario,
22:58poteva essere interpretato come una sorta di accordo che aveva stretto con le autorità
23:04americane. Perché in effetti di cose strane ne succedono e succedono anche alcune cose
23:09che abbiamo già visto accadere in altre occasioni, per esempio spariscono molti possibili testimoni.
23:14C'è un piccolo spacciatore palermitano che si chiama Francesco Paolo Gaeta, che proprio
23:19quel giorno si trova a fare il bagno all'Addaura. Qualche mese dopo Francesco Gaeta viene ucciso
23:24a colpi di pistola da Angelo Fontana, un killer legato alla mafia. Per un regolamento di conti
23:30su uno sgarro di droga, dice la sentenza che condanna l'ergastolo Fontana. No, dice Fontana,
23:36che recentemente si è messo a collaborare con la giustizia, perché Gaeta aveva visto
23:40gli attentatori e questi non si fidavano del silenzio di un tossicodipendente.
23:50E poi vengono uccisi gli agenti Antonino Agostino ed Emanuele Piazza.
23:54E torniamo al caso centrale di questa sera a Emanuele Piazza, scomparso da casa sua,
24:00che è a Sferracavallo, a 12 km da Palermo, il 15 marzo di quest'anno.
24:05Emanuele Piazza è un collaboratore del SIS, del Servizio Segreto Civile. Prima era in polizia,
24:11ai reparti e poi al servizio scorte del Quirinale.
24:18Nel marzo del 1990 Emanuele Piazza scompare dalla sua casa a Sferracavallo, vicino a Palermo.
24:28Lascia la casa aperta, con il cane che dorme e la pasta ancora nello scolino, pronta per essere servita.
24:34Cos'è successo? Lo racconta un collaboratore di giustizia, Francesco Onorato, detto Ciccio,
24:40reggente del mandamento di Partana Mondello. L'hanno attirato in una trappola,
24:44gli sono saltati addosso, lo hanno strangolato e poi lo hanno sciolto nell'acido.
24:55Perché l'hanno ucciso Emanuele Piazza, collaboratore del SIS e in attesa di essere assunto?
24:59Avrà visto qualcosa che non doveva? O forse la spiegazione è più banale.
25:03In fondo, quando è scomparso, all'inizio, si diceva che era scappato con una donna.
25:10L'anno prima, invece, nell'agosto del 1989, era stato ucciso Antonino Agostino,
25:15agente di pubblica sicurezza in forza presso il commissariato del quartiere San Lorenzo, a Palermo.
25:23Quella domenica d'agosto, l'agente Agostino d'Agostino,
25:26dovrebbe essere in servizio, ma si è fatto cambiare di turno perché è il compleanno di sua sorella,
25:31compie 18 anni. Così, l'agente Agostino e sua moglie, si sono sposati da poco,
25:35vanno a Villa Grazia di Carini, dove i genitori hanno una casa al mare.
25:41L'agente Agostino, però, non è tranquillo. Anzi, è un po' di tempo che sembra preoccupato da qualcosa,
25:46fin da quando è tornato dal viaggio di nozze, qualche settimana prima.
25:50Quando lui scende dall'aereo, che ci siamo abbracciati, mi fa dire, papà, ti ha seguito qualcuno?
25:57Io ho detto, scusa Nino, ma chi vuoi che mi segua a me? Fammi capire.
26:03No, niente, papà, niente, non ti preoccupare, niente.
26:05Ma lui sempre aveva quella testa che guardava dietro.
26:09Però lui non si sblanciava più di tanto.
26:11L'agente Agostino è preoccupato, ma non dice perché.
26:14Però, deve essere successo qualcosa.
26:16Due uomini. Hanno detto che erano poliziotti e uno aveva una faccia particolare, tutta butterata dall'acne.
26:22Una faccia da mostro, ha pensato il signor Vincenzo.
26:29Abbiamo già visto anche noi quella faccia.
26:31Era alla Daura, sul luogo dell'attenzione.
26:34L'agente Agostino, però, non è tranquillo.
26:36Anche lui non si sblanciava più di tanto.
26:38L'agente Agostino è preoccupato, ma non dice perché.
26:42Abbiamo già visto anche noi quella faccia.
26:44Era alla Daura, sul luogo dell'attentato a Giovanni Falcone.
26:49L'agente Agostino è preoccupato, ma quella è una domenica di festa.
26:53Il pomeriggio, lui e la moglie tornano a casa dei genitori dopo aver fatto un giro.
26:57Sulla strada, però, c'è una moto di grossa cilindrata, con due uomini a bordo, che sembra aspettarli.
27:02Ed è così, infatti.
27:04Perché appena arrivano al cancello di casa, la moto si avvicina e i due uomini si mettono a sparare.
27:09L'agente Agostino non ha la pistola, è fuori servizio.
27:12Così non può fare altro che gridare, corri, alla moglie.
27:15E correrà anche lui, dentro casa.
27:17Mentre lei grida, mi stanno ammazzando a mio marito.
27:24Ma non c'è niente da fare.
27:26I killer li seguono, continuano a sparare e li ammazzano tutti e due.
27:30Praticamente sotto gli occhi del padre di Agostino, che dalla porta di casa ha visto tutto.
27:40Ai funerali ci sono anche Giovanni Falcone e Paolo Borsellino,
27:44allora i magistrati di punta nella lotta alla mafia.
27:50Giovanni Falcone si chiama a Desparte, il commissariato allora,
27:56che era Saverio Montalbano,
27:59e gli fa, dice, io a quei due bar li debbo la vita.
28:04Questo Giovanni Falcone, perché doveva la vita a mio figlio?
28:09Perché è venuto ai funerali di mio figlio?
28:13E la camera ardente?
28:15Perché sono stati uccisi Emanuele Piazza e Antonino Agostino?
28:19Perché il giudice Falcone dice che deve la vita all'agente Agostino?
28:23Le ipotesi sulla morte dei due agenti, quelle più serie, sono due.
28:28Secondo una ipotesi, Emanuele Piazza e Antonino Agostino
28:32avrebbero fatto parte di una struttura coperta che dava la caccia ai latitanti
28:36e sarebbero stati uccisi per questo dalla mafia.
28:41L'altra ipotesi dice che su quel gommone che arriva sulla spiaggia dell'Addaura
28:46ad avvertire la scorta del giudice Falcone impedendo l'attentato
28:49ci fossero proprio loro due, Emanuele Piazza e Antonino Agostino.
28:55Le nuove risultanze di alcune indagini portate avanti negli ultimi tempi
28:59hanno consegnato la ricostruzione dell'attentato dell'Addaura
29:04in modo abbastanza diverso da come era stato codificato nei processi
29:10che pure sono stati celebrati e sono già stati codificati persino in sede di Cassazione.
29:18Secondo questa nuova ricostruzione, che non è ancora una ricostruzione giudiziaria
29:23suffragata da prove ma che si basa ancora su ipotesi e suggestioni non provate,
29:31all'Addaura si sarebbe verificato, come nella migliore trama di un film di spionaggio,
29:39l'incontro, incontro, trattino, scontro, fra una parte di Servizi
29:45che voleva in qualche modo intimidare Giovanni Falcone
29:49e quindi che aveva depositato il borsone con l'esplosivo
29:53e un'altra parte, che come da me per comodità vengono chiamati Servizi Buoni,
29:58che avrebbe sventato quell'attentato.
30:021989-1993. Succedono un sacco di cose in quel breve arco di tempo,
30:08in Italia e nel mondo, lo abbiamo già raccontato molte volte.
30:15Cade il muro di Berlino, cade l'Unione Sovietica
30:17e con lei viene meno quella divisione del mondo in due blocchi,
30:20che fino a quel momento, nel bene e nel male,
30:22aveva determinato le relazioni internazionali e il posto di ogni nazione nel mondo.
30:32La politica va in crisi, arriva l'inchiesta a mani pulite,
30:35arriva Tangentopoli e spariscono rapidamente dalla scena politica
30:38quasi tutti i partiti della cosiddetta Prima Repubblica.
30:41Cambia il mondo, cambia l'Italia e deve cambiare anche cosa nostra.
30:45Le cose come si facevano una volta non vanno più bene.
30:48Ecco, c'è un uomo, la cui storia fa capire come si facevano le cose una volta.
30:53Si chiama Vito Ciancimino.
30:57Vito Ciancimino non è soltanto un uomo che arriva a Palermo da Corleone
31:00nell'immediato dopoguerra, con solo il diploma da ragioniere in tasca
31:04e dopo essersi iscritto alla democrazia cristiana diventa il re degli appalti pubblici.
31:08Diventa protagonista, prima come assessore ai lavori pubblici
31:11e poi come sindaco di Palermo, della città, di quello che è stato definito
31:15il Sacco di Palermo.
31:16Ville storiche abbattute, migliaia di licenze edilizie concesse in un giorno
31:20a prestanome e cemento nuovo dappertutto.
31:26E non è soltanto un politico democristiano condannato a otto anni
31:30per associazione mafiosa.
31:32E non è neppure soltanto un mafioso o un uomo
31:35E non è neppure soltanto un mafioso organico alla mafia di Corleone
31:40e amico di infanzia di Bernardo Provenzano.
31:42Vito Ciancimino, Don Vito, è il simbolo stesso di un sistema di potere.
31:47La corte di mio padre era quello che oggi in altre situazioni rappresenta
31:53il famoso salotto buono.
31:55Era il salotto buono di Palermo.
31:57Era costituita da quelli che erano i più grossi esponenti politici
32:01del mondo, della sua età palermitana e non solo.
32:08Per cui erano quei personaggi che avevano nomi come Salvo Lima.
32:12Erano personaggi come il ministro Gioia.
32:14Questo per fare capire meglio cosa era questo sistema.
32:18Questo sistema che di fatto viggeva e girava costantemente all'interno di casa mia.
32:25Un sistema fatto non soltanto di imprenditori, di uomini politici, di ministri
32:30di grandi esponenti del mondo della chiesa, ma fatto anche di grandi esponenti
32:35del mondo giudiziario, di grandi esponenti delle forze dell'ordine.
32:40Attenzione però, queste affermazioni, come molte altre che sentiremo
32:44nel corso della nostra storia, sono dichiarazioni di Massimo Ciancimino,
32:48alcune delle quali sono ancora al vaglio della magistratura.
32:51Sono ipotesi che a noi servono appunto per raccontare l'ipotesi che stiamo illustrando.
32:58Ci sono due episodi che raccontano bene Don Vito. Uno ha a che fare con la politica.
33:03Siamo agli inizi degli anni Ottanta.
33:05I giochi di potere e anche la voglia di rinnovamento nella democrazia cristiana
33:09vorrebbero cambiare un po' le cose in Sicilia.
33:12E allora Don Vito tiene un discorso durante una riunione del partito in un hotel.
33:17Prende la parola e comincia a dire cose strane.
33:20Che se le brigate rosse avessero l'intenzione di andare a colpire in Sicilia
33:24troverebbero gente armata pronta a rispondere.
33:27Chi ci chiama a combattere con le armi troverà armi.
33:30Chi semina morte troverà morte.
33:36Ma che c'entrano le brigate rosse?
33:38Non hanno mai colpito in Sicilia e praticamente mai lo faranno.
33:41Ma quello non è un messaggio rivolto ai terroristi.
33:44Quello è un messaggio mafioso rivolto a chi vuole cambiare.
33:47L'altro episodio invece avviene in camera da letto.
33:50Mio padre viveva in camera da letto.
33:52La maggior parte del tempo mio padre lo passava in camera da letto.
33:56E con le persone con le quali aveva più confidenza
34:03non si preoccupava di riceverle in camera da letto.
34:07Le persone con le quali aveva meno confidenza
34:10inventava che aveva un raffreddore, stava poco bene.
34:15Insomma dava una scusa plausibile per ricevere queste persone in camera da letto.
34:21E la camera da letto era attrezzata con un piccolo salotto.
34:25C'era un divano e due poltroni.
34:28E la cosa strana è che lui non si metteva seduto nel divano e nelle poltroni
34:33ma rimaneva a letto.
34:35Il più delle volte in una posizione semisupina.
34:40Si metteva una vestaglia e interloquiva in camera da letto.
34:43Pranzava e cenava anche in camera da letto.
34:46C'era una donna di servizio che si chiamava Ciccina.
34:50Mi ricordo.
34:52Che preparava il vassoio.
34:54Vassoio a due piedi.
34:57Abbastanza resistente.
35:01Con questo vassoio entrava in camera da letto mio padre.
35:05Posizionava il vassoio.
35:08Mio padre assaggiava la pasta.
35:10Diceva che poteva andare perché doveva avere un grado di cottura particolare.
35:15Ciccina esaurito il suo compito se ne andava e aspettava la scampanellata.
35:21Perché noi figli avevamo un numero di suoni.
35:26Esempio.
35:28Io che ero il più grande avevo un solo suono.
35:31Sergio che per la verità veniva chiamato pochissimo aveva due suoni.
35:35Massimo aveva quattro suoni.
35:38Sembra un personaggio da romanzo Don Vito.
35:40Un personaggio da film.
35:42Uno di quelli che gli sceneggiatori della Piovra neanche riuscirebbero ad immaginare.
35:46Però attenzione perché questo non è un romanzo e non è un film.
35:49Questa è una storia vera ed è anche una storia seria perché è una storia di mafia.
35:58Così Don Vito un giorno deve incontrare un signore col quale deve mettersi d'accordo.
36:02Cioè spartirsi le quote e le tangenti per l'appalto del Palazzo dei Congressi a Palermo.
36:08Don Vito riceve naturalmente in camera da letto.
36:10E all'incontro è presente anche suo figlio Massimo che lo racconta assieme ad altre cose
36:15in un libro scritto assieme al giornalista Francesco Lalicata e che si chiama appunto Don Vito.
36:31Sono le due e mezzo del pomeriggio quando l'opportuneria è opportunamente chiusa.
36:35Il signore è salito e aspetta in anticamera.
36:38Don Vito dice al figlio di farlo aspettare ancora e intanto si va a portare il pranzo.
36:42Pranza con calma. Aspetta nonostante il figlio gli dica che il signore di là sta perdendo la pazienza.
36:51E questa non è una bella cosa dato che il signore che aspetta di là è Totò Riina.
36:55Dopo 40 minuti mio padre studiati guardando l'orologio faccio entrare Riina nella stanza di mio padre.
37:01Mio padre neanche aveva pensato di doversi vestire.
37:06Lo ricevette così in pigiama, questo pigiama bordeaux, seduto nel letto.
37:10Chiese a me e allo stesso Riina di spostare le carte, aiutare Riina a spostare le carte.
37:16E mi ricordo che mio padre disse a Riina di passare perché non lo vedeva bene davanti al letto.
37:22Disse vieni qua, vieni qua, mettiti di qua.
37:24Se lo fece avvicinare proprio nel suo letto dove aveva la visuale completa del soggetto.
37:29Lo guardò in questa sua giacca blu.
37:31Disse bella, disse bella.
37:34Poi gli prese il polso.
37:36Vedi Riina rigidirsi proprio perché sicuramente non era un soggetto che era facile mettergli le mani e bloccargli il polso.
37:43Gli guardò l'orologio che era un Rolex di questi tutti d'oro con la cosa.
37:48Con un fare sbeffeggiante gli disse sei carico di soldi.
37:52Da noi si dice il pirocchio arrivi in scio.
37:55Proprio così a poterlo infastidire.
37:58Dopodiché iniziò questa riunione che devo dire che non durò tanto.
38:03Esattamente dopo neanche 15 minuti mi chiamò dicendo di accompagnare Riina.
38:09Devo dire che Riina lo salutò.
38:11Dice allora ognuno rimane nella sua posizione.
38:13Mi ricordo che si dissero.
38:17Mio padre mi ricordo che usò l'espressione
38:19Tot chi nasce tondo non muore quadrato.
38:21Una cosa di queste si lasciarono sicuramente non in maniera simpatica e poi andarono via.
38:26E di fatto oggi al 2010 dall'incontro scontro,
38:30da quel amaro incontro tra mio padre e Riina
38:35a oggi il palazzo dei congressi non si è mai fatto.
38:41Di affari Don Vito ne fa comunque tanti e diventa molto ricco
38:45con interessi che arrivano fino in Canada
38:47e che in Italia naturalmente non si limitano alla Sicilia
38:50ma vanno anche più in su, fino al nord.
38:52Soprattutto nel campo edilizio.
38:54Mio padre decide di investire circa 4 miliardi in quella che è la Futura Milano 2
38:58un investimento che poi risulta essere anche produttivo.
39:02Un investimento che viene anche sollecitato a mio padre
39:05dai costruttori Bontade e Teresi
39:08costruttori che vengono garantiti dall'amico Marcello Dell'Utri
39:13un soggetto che mio padre conosce
39:15cui garantiti anche da questa forte amicizia
39:18e anche dal forte legame che c'era tra
39:20il Dell'Utri e l'imprenditore che faceva capo di questa speculazione edilizia
39:24mio padre prende visione di quelle che sono tutte le aree
39:27e anche tutto il tipo di operazione
39:31che comportava la costruzione di migliaia di appartamenti.
39:34La storia di Don Vito copre un arco di tempo di almeno 30 anni
39:38poi alla metà degli anni 80 il suo potere diminuisce
39:41il suo ruolo all'interno della democrazia cristiana viene circoscritto
39:45e la sua mafiosità diventa una certezza
39:47con la condanna a otto anni per associazione mafiosa.
39:50Vi ritiene così pericolosi i giornalisti?
39:55No, soprattutto ci mette nelle condizioni di fantasticare
39:58di dire qualcosa in più di quello che vorremmo dire
40:00se parla lei noi stiamo zitto e facciamo parlare lei, no?
40:03Allo Stato sono stati rinvenuti elementi di valutazione
40:08elementi di prova per il 416
40:13non per altro tipo di reame
40:16Io ho detto, io non ho detto niente
40:19Alcune società che risultano gestire alcuni affalti
40:25sono società che in realtà fanno capo a Ciancimino
40:29questa è l'accusa
40:31Era facilmente e difficilmente individuabile questa società
40:34Noi ci abbiamo impiegato due anni
40:36vuol dire che o erano difficilmente individuabili
40:39o forse non sappiamo fare bene il nostro lavoro
40:42E' vero che ha fatto un memoriale che presenterà oggi ai giudici?
40:51Questo è Don Vito e questo è il suo sistema
40:53e non soltanto il suo naturalmente
40:55un sistema che mette assieme mafia, politica ed economia
40:58che gestisce soldi pubblici, voti, influenze politiche
41:02e che controlla il territorio
41:04gestendone le risorse e i bisogni
41:06Questa espressione di potere
41:08ovviamente aveva le mani
41:11come spesso anche cinematograficamente è stata descritta
41:14come una piogra
41:16aveva i tentacoli che arrivavano
41:18in quelle che erano le grandi decisioni
41:20quindi, come ho detto, le decisioni delle nomine
41:22dei presidenti di corte d'appello
41:24le decisioni dei questori, le decisioni dei sindaci
41:27degli assessori
41:29le decisioni che costituivano poi un po'
41:31la linfa di quello che era
41:33un sistema di approvvigionamento mafioso
41:37cioè tutto quello che girava intorno al mondo economico
41:40al mondo dei grandi appalti, delle grandi assegnazioni
41:42passava per questo sistema
41:44passava per questo sistema e a questo sistema pagava tassa
41:47ovviamente questa tassa
41:49che veniva distribuita in ugual misura
41:51in due versanti
41:54uno, quello che era il versante politico-economico
41:56per cui serviva da motore
41:59a tutte quelle che erano le spese della politica
42:01a 360 gradi
42:03perché mio padre, devo dire che a differenza di tanti
42:06svolgeva questa sua funzione, come diceva sempre
42:08nella massima democrazia
42:10e in altrettanta misura
42:12andava distribuita quello che era il sistema criminale
42:14con la partecipazione
42:16non secondo correnti
42:18ma secondo quelle famiglie che gestivano
42:20e che partecipavano
42:22al potere politico-mafioso
42:25della Sicilia
42:27Tra gli amici di Don Vito però
42:29c'erano politici, imprenditori e mafiosi
42:31come quell'ingegnere Lo Verde
42:33che non è ingegnere e non si chiama neanche Lo Verde
42:35ma Bernardo Provenzano
42:50Ci sono anche altre persone
42:52per le quali è difficile dire che mestiere facciano
42:54e come si chiamino veramente
42:56ancora più difficile che per Bernardo Provenzano
43:00Per esempio
43:02per Massimo Ciancimino, il figlio di Don Vito
43:04ci sarebbe un signore elegante
43:06e distinto
43:08che frequenterebbe casa di Don Vito fino alla fine degli anni 60
43:10nel 1969
43:12infatti in Sicilia
43:14è successo qualcosa di grosso
43:26C'è stata la strage di Biale Lazio
43:28quando un gruppo di fuoco
43:30comandato da Bernardo Provenzano
43:32fa eruzione negli uffici della ditta di Michele Cavataio
43:34capo di una famiglia rivale
43:36e nasce un conflitto a fuoco
43:38che fa cinque morti, una strage
43:48E' una cosa che preoccupa
43:50la mafia ha sempre ucciso
43:52ma in modo diverso, meno terroristico
43:54a parte la strage di Ciaculli
43:56c'è una bomba in una macchina
43:58che uccide sette uomini tra carabinieri
44:00e artificieri dell'esercito
44:02e che infatti provoca una durissima reazione
44:04da parte dello Stato
44:06Cosa sta succedendo laggiù in Sicilia?
44:08Cosa stanno facendo questi nuovi corleonesi?
44:10Nel momento in cui
44:12la mafia di Cosa Nostra
44:14incominciava a farsi spazio
44:16con
44:18all'interno di quella che era la mafia palermitana
44:20ammazzando tutti gli esponenti
44:22e le famiglie palermitane
44:24nel momento in cui
44:26i vecchi referenti
44:28di queste famiglie palermitane
44:30venivano meno
44:32agganci con quelli che erano gli esponenti
44:34della politica di allora
44:36ovviamente i grandi politici di allora
44:38avevano i loro bei contatti con la mafia palermitana
44:40e nel momento in cui questi corleonesi
44:42stavano spotestando con le armi
44:44a colpi di lupare, a colpi di pistola
44:46la mafia
44:48a loro legata
44:50nasce l'esigenza di un nuovo referente
44:52che può tenere
44:54e può badare
44:56può
44:58soprattutto riferire
45:00e collaborare con quello che è
45:02il sistema di potere
45:04e chi meglio? Ovviamente di Vito Ciancimino
45:06di quel Vito Ciancimino che
45:08della mafia corleonese c'è il DNA
45:10quel Vito Ciancimino che è nato in quella Corleone
45:12quel Vito Ciancimino
45:14che abitava nello stesso palazzo dove abitava
45:16Provenzano, quel Vito Ciancimino che
45:18poi di fatto non era altro che
45:20un'ennesima espressione di quella politica
45:22di quegli anni
45:24per cui in quegli anni mio padre nel 1970
45:26viene chiamato a Roma e gli viene chiesto
45:28di tenere un rapporto costante
45:30con questi nuovi
45:34boss mafiosi corleonesi
45:36che di fatto oggi rappresentavano
45:38in quegli anni il nuovo potere
45:40emergente
45:42e a tal proposito
45:44gli viene presentato questa figura
45:46inizialmente questo signor Franco che gli viene presentato
45:48non mi ricordo ora il nome
45:50questo signor Franco, dice Don Vito
45:52suo figlio Massimo, è una persona fortunata
45:54la sua fortuna professionale
45:56infatti è legata a un incidente aereo
46:04nel 1972
46:06un aereo di linea che sta atterrando all'aeroporto
46:08palermitano di Punta Raisi si schianta
46:10contro le montagne, in quella che è stata
46:12chiamata la strage di Montagna Longa
46:14muoiono 108 passeggeri e 7 membri
46:16dell'equipaggio
46:22su quell'aereo c'era il capo
46:24del signor Franco, un alto funzionario
46:26dei servizi segreti specializzato
46:28nelle vicende siciliane, che muore
46:30nel disastro, così
46:32il signor Franco succede al suo capo e diventa
46:34il capo di se stesso, nei servizi
46:36segreti naturalmente
46:38un contatto che è stato sempre costante
46:40nella vita di mio padre, infatti dicevo
46:42sempre che c'era un perfetto equilibrio
46:44tra il sistema che mio padre gestiva
46:46e i contatti con le istituzioni
46:48e col potere criminale, infatti
46:50dicevo che era una specie di bilancia
46:52laddove stava Provenzano, laddove stava Franco
46:54mio padre è sempre riuscito
46:56negli anni a cercare di mantenere
46:58questo equilibrio, mi diceva sempre come
47:00i due non dovevano interferire l'uno con l'altro
47:02poi le cose cambiano, cambia l'Italia
47:04cambia il mondo e cambia anche cosa nostra
47:06che nel frattempo è caduta nelle mani
47:08dei Corleonesi di Totorina
47:10dopo una guerra che è costata migliaia di morti
47:14E' cambiata l'Italia ed è cambiata la politica
47:16e c'è bisogno, per fare le cose come una volta
47:18di nuovi riferimenti che non siano
47:20la vecchia DC di Don Vito
47:22e i suoi amici a Roma
47:24che non sono più in grado di assicurare
47:26a cosa nostra l'impunità
47:28e l'appoggio di cui ha bisogno
47:44Adesso ci sono le nuove leggi antimafia
47:46che comportano il sequestro dei beni
47:48il regime di carcere duro del 41bis
47:50l'istituzione della DIA e della DDA
47:52investigatori e magistrati
47:54che si occupano solo di mafia
48:00Ma soprattutto sono diventati definitivi
48:02gli ergastoli del maxiprocesso
48:04e questa è una vera rivoluzione
48:06perché fino ad allora i magistrati
48:08non erano più i magistrati
48:10ma erano i magistrati
48:12e questa è una vera rivoluzione
48:14perché fino ad allora i mafiosi in galera
48:16ci andavano di rado
48:18perché di solito le indagini e i processi
48:20in qualche modo si impantanavano
48:22oppure venivano tutti assolti
48:24Quando quella sentenza che sancisce
48:26gli ergastoli definitivi
48:28per tutta la struttura di vertice
48:30di cosa nostra
48:32segna uno spartiacque
48:34da quel momento si certifica
48:36definitivamente l'esistenza
48:38di cosa nostra
48:40e per la prima volta ci sono i capi
48:42condannati al carcere a vita
48:44e quello è un momento essenziale
48:46e tutto questo
48:48naturalmente
48:50non può restare
48:52così per il popolo
48:54di cosa nostra
48:56senza nessuna reazione
49:00Totò Riina ha idee precise
49:02su come reimpostare il rapporto con la politica
49:04perché se Don Vito ha il suo metodo
49:06i corleonesi hanno il loro
49:08l'idea di fare, ammazzare, fare la guerra
49:10per fare la pace
49:12Il primo segnale
49:14lo danno uccidendo l'onorevole Salvo Lima
49:16esponente della corrente di Giulio Andreotti
49:18definito anche in atti giudiziari
49:20come uno dei principali riferimenti
49:22di cosa nostra nella DC siciliana
49:24Ricordo che Falcone
49:26fu molto turbato da quell'omicidio
49:28mi disse
49:30adesso è saltato un sistema
49:32adesso può succedere di tutto
49:34E più avanti
49:36verrà ucciso anche Ignazio Salvo
49:38altro importante esponente
49:40della DC siciliana
49:42ritenuto assieme al cugino Nino
49:44uno dei principali riferimenti politici
49:46di cosa nostra
49:48Il secondo segnale lo danno
49:50uccidendo un magistrato Giovanni Falcone
49:52e lo danno soprattutto col modo
49:54in cui viene ucciso
49:56perché all'inizio cosa nostra
49:58manda a Roma Gaspare Spatuzza
50:00uno dei suoi killer più abili
50:02ad appostarsi in un ristorante
50:04in cui hanno saputo che Giovanni Falcone
50:06va a mangiare spesso
50:20E quello infatti sarebbe il modo più semplice
50:22di liberarsi di un nemico
50:24in un certo senso anche più silenzioso
50:26quattro colpi di pistola
50:28lontano dalla Sicilia
50:30Ma in questa situazione cambia un'idea
50:32si fa in un altro modo
50:34L'altro modo è quello di mettere
50:36una carica di 500 kg di esplosivo
50:38in un tunnel scavato sotto all'autostrada
50:40che dall'aeroporto va a Palermo
50:42e farla saltare quando il giudice Falcone
50:44ci passa sopra con la macchina
50:46e con quelle della sua scorta
50:50E' la strage di Capaci
50:52che costa la vita a Giovanni Falcone
50:54a sua moglie Francesca Morvillo
50:56e agli agenti Antonio Montinaro
50:58Per la strage di Capaci
51:00sono stati condannati in via definitiva
51:02Totò Riina, Bernardo Provenzano
51:04Leo Luca Bagarella
51:06e molti mafiosi appartenenti
51:08alla cupola di Cosa Nostra
51:22Ma anche quello non è finito
51:24il giudice Falcone
51:26Ma anche quello è uno strano episodio
51:28una strana bomba
51:30Innanzitutto per le sue dimensioni
51:32L'hanno chiamato l'attentatumi
51:34l'attentato grosso
51:36Ecco, perché fare tutto quel chiasso?
51:38E' ovvio che
51:40cambia la prospettiva
51:42e la valutazione
51:44dell'intera operazione
51:46perché se ammazzi un giudice a Roma
51:48fai una normale operazione
51:50di vendetta
51:52di Cosa Nostra, della mafia
51:54E' una cosa déjà vu
51:56già vista
51:58Se decidi di uccidere Giovanni Falcone
52:00con 500 kg di tritolo a Palermo
52:02intendi intimidire
52:04un'intera classe politica
52:06intendi intimidire
52:08uno Stato
52:10intendi fare un'operazione politica
52:12Su questo non mi pare che vi siano dubbi
52:14L'uccisione di un magistrato
52:16insieme alla sua sposa
52:18con il massacro
52:20della scorta
52:22questa spaventosa situazione
52:26diede la sensazione che lo Stato
52:28si trovasse se non in ginocchio
52:30certamente in una condizione
52:32terribilmente difficile
52:34perché l'aggressione
52:36alle istituzioni
52:38è sempre il fatto più pesante
52:40che fa pensare
52:42che le istituzioni stiano passando
52:44un momento non facile e non forte
52:46Perché ci sono altri strani elementi
52:48Per esempio
52:50poco prima dell'esplosione
52:52attorno alle 17.58 appunto
52:54quel tratto di autostrada
52:56viene sorvolato da un aereo
52:58Chi lo guida? Non si sa
53:00Di quel volo non c'è traccia da nessuna parte
53:02Per esempio
53:04uno dei cellulari clonati
53:06usati da uno dei mafiosi
53:08che stanno con Giovanni Brusca
53:10quando fa saltare la bomba
53:12chiama un'utenza negli Stati Uniti
53:14A chi appartiene quel numero?
53:16Non si sa
53:24Per esempio
53:26sul luogo della strage
53:28viene trovato un bigliettino
53:30parla di un cellulare guasto
53:32che deve essere portato a Roma
53:34al GUS, gestione unificata servizi
53:36che è una società di copertura
53:38dei servizi segreti
53:40Il numero del cellulare
53:42poi corrisponde ad un funzionario
53:44del SISDE, ricordiamocelo
53:50E poi c'è il computer
53:52di Giovanni Falcone
53:54Durante l'ultimo periodo di Giovanni
53:56alla procura di Palermo
53:58quando veniva messo in condizione
54:00di non poter lavorare
54:02soffriva molto la situazione
54:04in cui si trovava
54:06lui annotava
54:08gli episodi più significativi
54:10che comprovavano questo stato di accerchiamento
54:12lo chiamava
54:14e lui mi lesse diverse pagine
54:165, 6
54:18apriva il computer
54:20oggi ho scritto questo
54:22poi un'altra volta oggi ho scritto questo
54:24Bene, di queste annotazioni
54:26nel computer di Giovanni non ne fu trovata neanche una
54:28cioè quel computer
54:30è stato ripudito
54:32Scompaiono alcuni file
54:34da uno dei due computer portatili di Giovanni Falcone
54:36mentre nell'altro ci sono file
54:38che sembrano modificati
54:40scompare l'unità di memoria
54:42del computer fisso che Falcone
54:44teneva a casa e anche
54:46quella del computer che teneva in ufficio
54:48scompare il diario personale di Giovanni Falcone
54:50restano solo due pagine
54:52stampate dal computer
54:54e affidate alla giornalista del Sole 24 Ore
54:56Liana Milano

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