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Trascrizione
00:00Buonasera, buon lunedì e ben ritrovati con il Tgprv di Teletutto ad approfondire temi
00:17che interessano la vita di tutti i giorni, dei bresciani, non solo.
00:21Oggi parliamo di qualcosa che ha cambiato notevolmente le nostre vite.
00:26Il 9 marzo del 2020, quando l'Italia entrava in lockdown e quando era ormai chiaro a tutti
00:33che il Covid era diventata un'emergenza.
00:37E così oggi, 10 marzo, ci avviciniamo al 18 marzo, la giornata per le vittime del Covid-19
00:47che celebreremo e ricorderemo le tante persone che hanno perso la battaglia contro questa
00:53malattia.
00:54Ma con chi lo facciamo?
00:55Lo facciamo con Anna Della Moretta, giornalista, collega.
00:58Buonasera.
00:59Buonasera.
01:00Buonasera, Fabio.
01:01Grazie per essere con noi.
01:02E lo facciamo con Francesco Castelli, rettore dell'Università degli Studi di Brescia.
01:05Buonasera, rettore.
01:06Buonasera.
01:07Spero che mi sentiate.
01:08La sentiamo forte e chiaro e prima di passare e capire qual è stata e qual è l'eredità
01:16del Covid-19, della pandemia, vediamo la copertina di Matteo Berta che ripercorre quei giorni.
01:25Buonasera.
01:26Buonasera.
01:27Buonasera.
01:28Buonasera.
01:55Buonasera.
01:56Buonasera.
02:25Buonasera.
02:55Anna Della Moretta, c'è una delle immagini impresse.
03:24Non solo il vuoto che abbiamo visto in tutte le città del mondo, vorrei dire, ma anche
03:35Papa Francesco in piazza San Pietro che pregava nella solitudine per il mondo e poi abbiamo
03:44dei suoni come quelli delle ambulanze che ancora oggi ci fanno ricordare quegli unici
03:51suoni che sentivamo in quelle giornate.
03:53Vorrei partire chiedendoti come sono stati quei giorni, quando tutto è iniziato.
04:00Buonasera, quando tutto è iniziato in realtà non credevamo che potesse iniziare.
04:10All'epoca, cinque anni fa, ero nella redazione del giornale di Brescia e vivevamo i primi
04:21giorni così con incredulità e poi ci siamo immersi nel lavoro senza sosta, non conoscevamo
04:34giorno o notte, eravamo sempre a disposizione e la cosa bella nella tragedia di quei giorni
04:42è stato sentirci di nuovo, aver riscoperto il ruolo di persone che potevano essere al
04:53servizio della comunità, una comunità smarrita, una comunità attonita, una comunità che
05:00non era in grado di decifrare quello che veniva loro ufficialmente comunicato, posso uscire,
05:09cosa devo fare, io ricordo le centinaia di telefonate in quei giorni di persone smarrite,
05:18cosa dobbiamo fare, possiamo andare a fare la spesa, possiamo portare fuori il cane,
05:24ecco una parentesi anche un po' simpatica, c'è stato un aumento esponenziale del numero
05:32di animali domestici in quella fase ed è stato proprio perché era possibile portare
05:38fuori il cane e quindi c'era questo senso di non sentirsi reclusi perché c'è stato
05:43un momento in cui veramente soprattutto le persone più fragili hanno sentito un peso
05:52enorme, c'è questa pandemia che ci è accapitata tra capo e collo e che non riuscivamo a interpretare
06:01e c'è stato questo smarrimento da un lato e dal nostro punto di vista di giornalisti,
06:08di operatori dell'informazione, c'è stata anche in qualche modo la presunzione di essere utili,
06:15di svolgere un servizio alla comunità e questo è stato sicuramente molto bello perché ha cementato
06:24comunque un rapporto importante che è quello che dà significato al nostro lavoro. Sicuramente ha
06:31svolto un ruolo fondamentale, sono stati medici, paramedici, infermieri, professor Castelli io
06:38vorrei chiedere da un punto di vista sanitario per voi come era iniziata la pandemia? Mi faccio
06:47prima fare un commento, io non ho visto la cosiddetta copertina perché sono collegato
06:52solo telefonicamente, però ho sentito le ambulanze e quel suono delle ambulanze è uno
07:01dei ricordi più struggenti che ho io proprio lo studio vicino alla periferia, al confine del
07:08civile da lì passano tutto e questo suono di ambulanze è uno ogni minuto, ogni 30 secondi,
07:14me lo sono portato dietro per mesi, tutte le notti perché è stato davvero un qualcosa che
07:20metteva a dura prova a tutti noi. Come l'abbiamo vissuto noi in ospedale? Si può immaginare ci
07:29rendevamo conto di essere in una situazione assolutamente eccezionale che è iniziata
07:35dalle malattie infettive che io dirigo ma che ben presto si è diffusa a tutto l'ospedale. Io
07:43confermo quello che dicevano della Moretta, ci sentivamo però con questo lavoro assolutamente
07:50non so come dirlo, si incominciava e non sapeva quando si finiva, giorno dopo giorno, si andava
07:55a casa ad ore impossibili, si veniva a lavorare, ecco sto passando un'ambulanza adesso, si veniva a
08:02lavorare prestissimo quindi con uno sfinimento fisico e psichico enormi, però quello che ha
08:09detto Anna del sentirsi parte di una comunità è proprio vero, nel senso che ci rendevamo conto
08:14tutti di avere gli occhi della nostra comunità addosso e avere la fiducia della nostra comunità
08:21e noi sentivamo la responsabilità enorme di essere di fronte a qualcosa che ai tempi era
08:29sconosciuto e noi eravamo responsabili delle cose più care che la comunità può avere,
08:35cioè la salute dei propri cari, della propria moglie, del proprio babbo, della propria mamma,
08:39ecco e questo noi lo sentivamo anche dei messaggi che venivano da un esterno che per noi era
08:45diventato lontano, il nostro mondo sono state le corsie, i suoni, gli olori dell'ospedale per
08:52lunghe settimane che sono sembrate infinite, su di me personalmente che tutto sommato già a una
08:59certa età e una certa esperienza di vita di ospedale infettivologica è stato qualcosa che
09:05davveramente ha cambiato in modo significativo la percezione del mio lavoro e del mio ruolo.
09:13Posso anche dirvi un'altra cosa se non abuso del vostro tempo, che in quei momenti un'altra cosa
09:20tra le tante, quasi tutte negative, una cosa bella però c'è stata che anche al nostro interno,
09:27nella nostra comunità ospedaliera si sono abbattute le barriere tra le discipline,
09:33si sono abbattute le barriere tra i ruoli, per specializzare era importante tanto quanto
09:38il primario, quanto l'infermiere, quanto il barriere, perché ognuno aveva un ruolo,
09:44ognuno aveva un ruolo e sapevamo che dovevamo lavorare in modo sincrono, con grandissimo
09:50rispetto e questo anche cementato al nostro interno delle squadre, mi auguro che questo
09:58continui il tempo, tutto il resto invece spero che no.
10:01Rimango da lei e le faccio una domanda perché siamo a cinque anni e abbiamo detto che stiamo
10:05parlando di eredità della pandemia e voglio chiederle in ambito sanitario appunto,
10:13quello che lei vive anche tutti i giorni, le chiederei anche in ambito universitario,
10:18oggi qual è a cinque anni l'eredità che il Covid ci ha lasciato?
10:23Allora, forse una maggior consapevolezza che le malattie infettive sono ben lungi dall'essere
10:35sconfitta, ci ha lasciato però anche un'eredità di stanchezza e visto con gli occhi di chi
10:43adesso è responsabile di un'istituzione di formazione, anche il numero delle vocazioni
10:50per le professioni sanitarie in genere certamente ne ha risentito, quello che è stato vissuto
10:58negli ospedali, non dico allontanato, ma ha reso un po' fa paura oggi alle giovani generazioni
11:07nonostante il lavoro delle professioni sanitarie, nessuna esclusa, è straordinariamente bello
11:14per l'aspetto di relazione umana che questo ha. Abbiamo ereditato una generazione di giovani
11:22un po' più, adesso spero di usare le parole giuste, un po' più fragile e insicura, proprio
11:30perché ha vissuto i momenti essenziali per la formazione della cittadinanza, delle relazioni
11:38umane, dei momenti che sono invece stati immediati da telefono, da social, da solitudine e da
11:45isolamento. Questo richiede a tutti noi una grande attenzione nell'ambito della formazione
11:52per riuscire a superare questo, a ridare entusiasmo e a ricostituire una comunità come deve essere
12:00una comunità universitaria, solidale, in presenza, con rapporto docente e disciente,
12:07con rapporto tra gli studenti e questo è un'eredità brutta. L'eredità bella è forse una maggior
12:15consapevolezza, sperando però che a questo segua un ritorno di fiducia nella scienza,
12:24noi abbiamo battuto, siamo usciti anche perché la scienza ci ha dato una mano, non vorrei
12:30che ci fosse adesso dei ritorni di antiscienza che sarebbero assolutamente deleteri nel caso
12:38non improbabile, adesso non voglio fare il gufo, ma l'ipotesi che ci possa essere altri
12:46microorganismi che tornino in maniera significativa nelle nostre comunità può esserci, quindi
12:52noi dobbiamo essere pronti, dobbiamo educare la nostra popolazione, dobbiamo educarla alla
12:57fiducia di chi fa ricerche e di chi fa scienza perché solo in questo modo si riescono a
13:02vincere le sfide sanitarie, soprattutto con un'attenzione sempre maggiore all'interfaccia
13:10uomo-animale. Torno da Anna Della Moretta, il professor Castelli ha parlato di parole
13:16giuste e il tema delle parole, lo siamo detti diverse volte, è stato importantissimo anche
13:22nei giorni della pandemia e anche nei momenti seguenti, ha parlato di giovani, di fragilità,
13:29di insicurezza, sono tutte cose che abbiamo misurato in questi anni e io chiedo a te qual
13:37è l'eredità che lascia il Covid, il professor Castelli ha parlato di un'eredità scientifica
13:44e della speranza di ritornare a una fiducia nella scienza, in verità ci sono tante questioni
13:50anche per quanto riguarda la comunità e il senso di comunità. Innanzitutto grazie ancora
13:57Fabio e quello che mi auguro dopo i mesi, gli anni trascorsi, dopo le testimonianze,
14:10il dolore che abbiamo condiviso con le persone decedute, ricordiamo che ufficialmente nella
14:20nostro territorio, in provincia di Brescia, i morti per Covid o con Covid sono stati
14:275600 e sono calcolati sulle morti in eccesso rispetto alle morti attese nell'arco del
14:34periodo, quindi io credo che per rispetto nei confronti di queste migliaia di persone
14:39decedute, spesso sepolte senza il conforto dell'ultimo saluto dei loro cari, noi non
14:48dobbiamo e non possiamo rimuovere la pandemia, cioè non la possiamo rimuovere, questo significa
14:55che sicuramente dobbiamo avere un ricordo e cercare di metterlo a frutto, cioè non
15:03è un ricordo che deve essere una parola morta, non è un ricordo che deve essere così messo
15:09in un cassetto, anche se noi tendenzialmente cerchiamo, è anche un comportamento sano,
15:15un comportamento adattivo, cerchiamo di sbilanciarsi di più verso l'oblio, però non è un
15:25ricordo, questo non significa che come eredità, tu mi chiedevi che cosa ha lasciato in eredità
15:305 anni, credo che la pandemia sia stata la più profonda frattura sociale che noi abbiamo
15:41vissuto come società dal 45 in poi, quindi una frattura molto profonda, una crepa che
15:49si è in qualche modo allargata, approfondita e che cosa ha lasciato? E questo è un po'
15:58di amarezza, io lo dico con amarezza dopo aver vissuto quei giorni, aver condiviso il
16:03dolore, aver sofferto con le persone nell'RSA, nelle scuole, nelle redazioni, negli ospedali,
16:11nelle terapie intensive, negli obitori, quindi che cosa ha lasciato? Ha lasciato una sostanziale
16:21sfiducia nelle istituzioni, anche in quelle scientifiche, il professor Castelli ha fatto
16:27un cenno a questo e io credo che questo sia molto preoccupante, ha lasciato un minor spirito
16:35di comunità, mentre durante il periodo della pandemia eravamo tutti insieme, ricorderete,
16:43gli striscioni, ce la faremo, siete tutti eroi, è bastato voltare pagina che sono diventati
16:48tutte delle persone da aggredire e da lapidare in senso ovviamente metaforico e si è allargata
16:53e acquita quella frattura del patto sociale che in qualche modo aveva tenuto fino al periodo
16:59della pandemia e quindi credo che sia proprio necessario adesso innescare un processo di
17:05elaborazione, è giunto il tempo, è come se fosse un lutto enorme che dobbiamo elaborare
17:11per recuperare questa fiducia nelle istituzioni, questo spirito di comunità e per sfuggire
17:17fuori da questa situazione.
17:19Dall'individualismo e dal nicchilismo che in qualche modo vedo in modo preoccupante
17:25e imperante.
17:27Prof. Castelli sul tema della coscienza, ovvero questa pandemia, quanta coscienziosità ha
17:33lasciato nel cittadino? Perché da una parte è un'esperienza di sicurezza, ma da un'altra
17:39parte è un'esperienza di pazienza.
17:43Questa pandemia, quanta coscienziosità ha lasciato nel cittadino? Perché da una parte
17:49si tende ora, tutte le volte in cui arriva un malanno di stagione, quasi a sottovalutarlo,
17:57sottostimarlo rispetto a quanto è stato il Covid. Dall'altra tutta una serie di best
18:05practice, di buone pratiche che sono state messe in atto durante gli anni della pandemia
18:10sono anche esse quasi dimenticate?
18:14Purtroppo sì, adesso io non so dire quale sia il meccanismo per cui ci si tende a difendere
18:21dimenticando i dolori passati, però un po' questo è avvenuto. Io, più che commentare,
18:29torno alle parole di Anna della Moretta e sue anche prima. Insieme comunità scientifica,
18:35istituzioni, io qui in qualche modo ne rappresento due, l'aspetto sanitario, l'aspetto della
18:42formazione, dobbiamo lavorare con chi fa comunicazione, e cioè con voi, per riuscire a ristabilire
18:50un patto e un'alleanza che poi può far ritornare le best practice a cui lei faceva riferimento.
18:57Io credo davvero che insieme possiamo essere dei veicoli e di fiducia per la nostra comunità
19:05di riferimento, quindi da parte mia sarò sempre disponibile a fare qualsiasi cosa venga proposta
19:12che riesca in qualche modo a entrare nella mente e nel cuore delle persone per far capire che
19:18tutti noi facciamo del nostro meglio, tutto ciò che è stato fatto allora è stato fatto nel nostro meglio.
19:24Errori sicuramente si possono fare e anche la scienza procede per passi, ma procede in una direzione
19:31ben precisa che è quella della verità e del servizio alla popolazione.
19:35La scienza è stata fondamentale, l'arrivo del vaccino ha sostanzialmente poi portato a diminuire
19:42drasticamente il numero di casi, ma soprattutto a renderli meno aggressivi, così come tante cure
19:49anche lì che sono state sperimentate durante il percorso del Covid sono state fondamentali
19:56per salvare tante persone.
19:58Le chiedo, lei ha detto, errori se ne sono stati fatti, possono essere stati fatti, questo è chiaro.
20:05Cinque anni fa forse non si era pronti per una pandemia.
20:10Io le chiedo, oggi potremmo essere pronti per un'altra pandemia?
20:15Dunque, adesso c'è ovviamente molta maggiore attenzione di preparazione e anche di piani
20:23di reazione immediata, quindi certamente sì.
20:28Quando parlo di errori, parlo di quello che si era possibile fare a mani nude di fronte
20:36a una malattia assolutamente sconosciuta e i primi casi sono verificati dall'altra parte del mondo.
20:42In questo senso parlo di errori.
20:45Io spero che oggi, soprattutto nel nostro territorio e nella nostra regione, il livello di attenzione
20:53da parte delle autorità sanitarie a tutti i livelli sia molto maggiore.
20:57Però non possiamo fare niente da soli se non c'è l'aiuto della comunità nostra di riferimento,
21:03quindi la preparazione delle istituzioni deve andare di pari passo con una consapevolezza,
21:08come lei giustamente ha ricordato, anche di chi vive e che è l'oggetto della nostra attenzione sanitaria.
21:16E in questo una comunicazione corretta, scientifica, semplice, ma assolutamente lineare, trasparente e centrale.
21:24Una comunicazione anche scientifica, lineare e corretta ha fatto, oltre che una professione e una vocazione,
21:33chiaramente se dovesse arrivare un'altra pandemia saremmo pronti.
21:39Come potremmo gestirla? La comunità come potrebbe rispondere?
21:43È una domanda non facile.
21:49Io credo che innanzitutto per chi fa comunicazione, come i giornalisti, come noi giornalisti,
21:58la parola principale da riconoscere è la lealtà e la correttezza dell'informazione.
22:13Lealtà e correttezza da sole non servono e non sono sufficienti se non ci si affida,
22:21sentiamo il professor Castelli, sentiamo le persone che sono preparate e conoscono la scienza meglio di noi
22:32e quindi ci si deve affidare a chissà e si deve sostanzialmente essere onesti nel comunicare
22:40utilizzando ovviamente parole semplici ma con grandissima onestà intellettuale.
22:44Credo che sia nel caso della pandemia ma in tutti i casi sia la mossa vincente,
22:52quella di non seguire le sirene, visto che le abbiamo evocate prima, ma mantenere la barra dritta.
23:03E fare memoria e imperializzare le sirene per poter mantenere la barra dritta.
23:10Grazie a Anna Della Moretta, collega e giornalista che negli anni ha seguito anche i fatti legati al Covid
23:19e grazie anche al professor Francesco Castelli, rettore dell'Università degli Studi di Brescia.
23:24Per essere stato con noi, grazie magnifico rettore.
23:27Grazie, grazie a lei. Ciao Anna, ciao ciao.
23:30Il nostro preview si ferma qui, non l'informazione di Teletutto.
23:34Fra pochi minuti vi aspettiamo, come sempre, nel nostro telegiornale.
23:39Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org