Blu Notte Misteri italiani - St 9 Ep 6. Messina, un enigma da decifrare 2a parte (Carlo Lucarelli)

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Trascrizione
00:00La prima pista che viene eseguita è quella appassionale, poi viene eseguita la pista
00:06relativa ai presunti debiti di gioco, alle sue presunte numerevoli relazioni extraconiugali
00:15e solo dopo cominciano a prendere in considerazione la pista che poteva portare alle sue inchieste,
00:23ai suoi articoli giornalistici.
00:25Invece no, non c'entrano niente, né le donne né i debiti, non era così Beppe Alfano.
00:30Ma perché lo hanno ucciso?
00:35Era un cronista locale in una cittadina di provincia, una provincia babba in cui la mafia
00:40non esiste.
00:44Eppure lui lo diceva che sarebbe morto, mi uccideranno entro dicembre aveva detto ai
00:49suoi familiari, lo avevano minacciato, lo aveva raccontato un giorno a Sonia che aveva
00:55cercato di sdramatizzare, ma no, ma dai, non è possibile e invece lui era serio.
01:00Lui non lo sapeva, non poteva saperlo, ma aveva detto la stessa cosa Peppe Iannello,
01:07un esponente importante della criminalità di Barcellona ad un altro pregiudicato.
01:11Beppe Alfano, aveva detto Iannello, è un uomo morto, ma perché?
01:16Di solito quando viene ucciso un giornalista è perché sta facendo il suo mestiere troppo
01:20bene e con troppa libertà.
01:22Di cosa si stava occupando Beppe Alfano?
01:25Le piste che lui ha seguito sono state veramente tante, anche se in realtà poi le indagini
01:32relative all'omicidio si sono soffermate, sembra quasi disclusivamente, sullo scandalo
01:36dell'Aias.
01:37Ma in realtà poi dalle indagini sono emerse tante altre situazioni, cioè la truffa al
01:44Laima, lo scandalo a Grumicolo, due truffe a Laima, una che riguardava appunto il scandalo
01:51delle arance, le truffe delle arance che vede comunque anche il coinvolgimento di Initto
01:57Santa Paola e poi l'altra truffa appunto all'Unione Europea, questo traffico internazionale
02:03di armi, un traffico di sostanze stupefacenti e oltre all'Aias c'è una cosa, due cose
02:11che molte persone hanno sempre sottovalutato, lui nei suoi appunti sul suo computer aveva
02:18tracciato più che il sospetto ormai la certezza che proprio nei pressi di casa nostra ogni
02:25venerdì sera dopo le 22 si riunivano delle persone che appartenevano ad una loggia massonica
02:31coperta da rito scozzese, questo è quello proprio che c'è scritto nel suo computer.
02:36Denuncia molti scandali, sia sul giornale su cui scrive che su un'emittente privata
02:40Telenews, assieme al suo direttore Antonio Mazza, con cui conduce un filo diretto con
02:46gli spettatori, a cui seguono interviste ai politici locali, interviste pressanti, senza
02:51domande concordate e senza guardare in faccia a nessuno, opposizione o amministrazione.
02:56Un giornalista è un uomo politico tutto d'un pezzo, un uomo di destra, di una certa
03:07destra che ha idee precise su legge, ordine e Stato e con quelle non scende a compromessi.
03:12Va bene, ma sono scandali amministrativi, un malaffare politico locale, che cosa c'entra
03:23la mafia? La mafia non c'è in provincia di Messina, e invece la mafia c'è e come?
03:29C'è anche stata una guerra di mafia, è proprio con quello che ha cominciato Beppe
03:33Alfano a fare il giornalista per il quotidiano La Sicilia, con un omicidio di mafia.
03:37E' il 27 luglio 1991, è stato ammazzato un uomo quel giorno e lui è uno dei primi,
03:58come al solito, a correre sul luogo del delitto ed è anche uno dei primi a farsi un'idea
04:03di come sono andate le cose. Chiama la redazione di Messina e gli dice che ha una notizia,
04:14loro gli dicono di fare il pezzo e così comincia la collaborazione. La persona che è stata
04:20uccisa è un ragazzo che stava con un amico quando gli si è avvicinato qualcuno che gli
04:24ha sparato. Un agguato, è un agguato mafioso, perché quel ragazzo che è stato ucciso si
04:32chiama Lorenzo Chiofalo ed è il figlio di un boss di Cosa Nostra. La situazione criminale
04:38a Messina è piuttosto complessa, complessa perché diverse sono le dinamiche che lo contraddistinguono.
04:44Si possono fare diversi discorsi per la città, le cui dinamiche sono in parte assimilabili
04:52forse anche alla camorra napolitana, dove ci sono dei clan contrapposti e una fluidità
04:59di passaggio di criminali da un clan all'altro. C'è una guerra in provincia di Messina che
05:04oppone alcune famiglie legate a Cosa Nostra. Il capo di una di queste, Pino Chiofalo, detto
05:10Secu, è appena uscito di prigione e vuole la sua parte. C'è un vero e proprio bagno
05:14di sangue interrotto dall'intervento delle forze dell'ordine che arrestano Pino Chiofalo
05:19e tutto il suo stato maggiore impegnati in un summit in provincia di Reggio Calabria.
05:23Tolto di mezzo Chiofalo la situazione si normalizza, molti dei suoi passano con lo
05:33schieramento vincente e arrivano gli appoggi delle cosche catanesi del boss Nitto Santa Paola.
05:38C'è un uomo di Barcellona conosciuto da tutti in città, membro della Corda Fratres,
05:47uno dei circoli culturali più in vista di Barcellona, che riunisce magistrati,
05:51politici e imprenditori della città. Si chiama Giuseppe Gullotti e gli amici lo
06:00chiamano l'Avvocaticchio. Giuseppe Gullotti diventa il capo dell'ala militare, l'uomo
06:05forte di Barcellona. La famiglia mafiosa di Barcellona è una realtà criminale ancora
06:13più sottovalutata. La famiglia mafiosa di Barcellona quindi intanto risente di questa
06:19sottovalutazione e di questo silenzio attorno alla propria esistenza. E questo silenzio
06:26e questa sottovalutazione si spiega anche con il potere. Noi abbiamo una famiglia mafiosa
06:32che immediatamente non si percepisce solo con la manovalanza, ma si percepisce sotto
06:42il profilo delle imprese. L'uomo d'onore è imprenditore, non è il disoccupato che
06:52compie crimine e quindi è un soggetto organico, ancora più organico alla società. Sarà
07:02che non c'è la mafia in provincia di Messina, ma in 15 anni ci sono stati 97 omicidi e 29
07:08casi di lupara bianca. Forse non c'è la mafia a Barcellona, ma è proprio da lì che
07:20viene il telecomando che brusca preme per far saltare l'autostrada a Capaci, al passaggio
07:25delle auto del giudice Falcone. La mafia c'è a Barcellona, c'è il malaffare sia che abbia
07:32o non abbia a che fare con Cosa Nostra, però c'è anche un'altra cosa e lo abbiamo già
07:37visto per Villafranca con Graziella Campagna, ci sono i lati tanti. L'altro elemento importante
07:43che ormai è un dato di fatto, però sembra che ci sia tutto l'interesse a offuscare quest'altra
07:49situazione, è che lui aveva tra virgolette scovato Nitto Santa Paola, il quale dire che
07:57si nascondeva a Barcellona secondo me è sbagliato, perché lui non si nascondeva assolutamente.
08:04Lui villeggiava tra virgolette a Barcellona Pozzo di Gotto e villeggiava proprio nella
08:09stessa strada nella quale abitavamo noi, a 30 metri da casa nostra e lo sapevano tutti,
08:17lo sapevano le forze dell'ordine, lo sapevano le istituzioni, lo sapevano veramente tutti.
08:22Nitto Santa Paola, latitante dal 1982, quando viene accusato della strage di Carini in cui
08:28vengono uccisi il prefetto di Palermo Carlo Alberto Dallachiesa, sua moglie Emanuela
08:32Setti Carraro e l'agente di scorta Domenico Russo, è il capo indiscusso di Cosa Nostra
08:37a Catania, alleato dei Corleonesi di Totorina.
08:40Nitto Santa Paola è stato condannato tra l'altro per la strage di Capaci, per quella
08:50di Via D'Amelio, per l'omicidio del sindaco di Castelvetrano Vito Lipari e per l'omicidio
08:55del giornalista e scrittore Giuseppe Faba, che per primo sulla rivista I Siciliani aveva
08:59denunciato i rapporti tra il boss di Cosa Nostra e importanti esponenti dell'imprenditoria
09:04catanese.
09:05Nitto Santa Paola viene arrestato nel 1993 nelle campagne di Mazzarone, in provincia
09:15di Catania, dopo che gli investigatori hanno intercettato alcune telefonate tra i figli.
09:19Solo nel 2003 il computer di Alfano fu sottoposto a una consulenza tecnica e furono reperiti
09:38degli appunti presi dal giornalista assassinato e ci sono appunti sulla presenza di Santa
09:48Paola nel Barcellonese, peraltro su quel computer c'è un'altra cosa che fa addrizzare
09:59i capelli.
10:00Il perito accertò una cosa che desta inquietudine, il computer era stato avviato, utilizzato
10:13anche dopo l'omicidio Alfano, nel periodo in cui il computer era sotto sequestro, fu
10:20trattato da qualcuno.
10:21Rimane naturalmente insopprimibile il timore che qualcuno abbia anche provveduto a cancellare
10:31qualcosa o aveva interesse a verificare qualcos'altro, il fatto è che nel fascicolo del procedimento
10:42per l'omicidio Alfano non c'è traccia di questa attività condotta su quel computer.
10:47Gran parte della sua latitanza, Nitto Santa Paola, l'ha trascorsa proprio a Barcellona,
10:53Pozzo di Gotto.
10:54E' una strana latitanza perché gli investigatori sono sempre sul punto di arrestarlo, ma non
11:01ci riescono mai, lo seguono i carabinieri del ROS di Messina, la squadra del Capitano
11:05Ultimo e lo SCO, il Servizio Centrale Operativo della Polizia.
11:09Viene anche intercettato Santa Paola, Zio Filippo si fa chiamare, e vengono anche intercettati
11:17due mafiosi che ne rivelano l'indirizzo del covo, ma Santa Paola non lo prendono, resta
11:27tranquillo a Barcellona fino alla fine dell'aprile del 1993, quando un camion arriva a prenderlo
11:32e se lo porta via.
11:33Dove stava Nitto Santa Paola a Barcellona?
11:41Aveva tanti covi naturalmente, uno era in via Trento al numero 75, la casa di Beppe Alfano
11:47è al numero 42, appena 30 metri più in lato.
11:49E' un giornalista Beppe Alfano, un cronista, e come tale ha rapporti molto stretti con
12:07un giovane sostituto procuratore appena arrivato a Barcellona, il dottor Olindo Canali.
12:12Queste sue confidenze le aveva fatte direttamente al pubblico ministero, al sostituto procuratore
12:18Olindo Canali, e poi al pubblico ministero che coordinò le indagini sulla sua morte.
12:23Lui lo disse, chiaramente senza mezzi termini, io ero presente a quella discussione e glielo
12:28disse a casa di Olindo Canali, e Canali gli dispose che ormai lui non poteva più occuparsi
12:37di questa situazione perché andava oltre le sue competenze, e lo indirizzò, anzi gli
12:46consigliò di scrivere, di mettere nero su bianco e di imbucare, di mettere tutto all'interno
12:53di un plico giallo, di una busta gialla, e gli consigliò di imbucarlo e di mandarlo
12:58a Catania.
12:59Nel corso di quella discussione lui gli disse, guarda ho già parlato di questo, di tutta
13:05questa situazione, Catania è un mio caro amico, e la cosa che mi stupì, mi restò
13:09in mente di quella conversazione fu che lui, Canali, disse a mio padre, tutto questo arriverà
13:16nelle mani di questo mio amico che è un super poliziotto a Catania, questa cosa mi colpì
13:23tantissimo perché questo appellativo di super poliziotto mi è rimasto impresso per tanto
13:30tempo.
13:31E mio padre gli disse, ma io a chi devo indirizzare tutto questo, e lui gli disse, mandalo alla
13:35dia di Catania, e gli disse anche, sono già tutti avvertiti, sanno che quando arriverà
13:42questo plico deve essere consegnato a questa persona, lui non gli diede un nome, gli diede
13:47questo tipo di informazioni, gli disse anche, evita di imbucarlo da Barcellona perché ti
13:55conoscono tutti, potrebbero insospettirsi, magari imbucalo da Milazzo.
13:59Mettere tutto nero su bianco e spedirlo a un super poliziotto della direzione distruttuale
14:05antimafia di Catania, ma laggiù, dicono, non è mai arrivato niente.
14:09Nel corso di questi interrogatori abbiamo ricevuto diversi consigli molto amichevoli,
14:15soprattutto da parte del dottore Canali, i quali lui ci consigliava di andare via da
14:21Barcellona perché non c'era un'atmosfera gradevole nei nostri confronti.
14:28A me disse che forse era meglio dimenticare tutto perché era una storia più grande di
14:33me.
14:34Poi nel maggio del 1993 qualcuno parla.
14:37C'è un pregiudicato, Maurizio Bonaceto, che diventa un collaboratore di giustizia
14:46e dice di essere passato per via a Marconi la sera dell'omicidio e di aver visto Antonino
14:51Merlino, considerato uno dei killer del boss Giuseppe Gullotti, che parlava con Alfano.
14:56Dice che Merlino ha alzato gli occhi e l'ha visto.
14:59E' per questo che Bonaceto si è deciso a parlare, per paura di essere ucciso.
15:03Giuseppe Gullotti viene accusato di essere il mandante dell'omicidio, ma qualcuno lo
15:10avverte prima dell'arresto e riesce a scappare.
15:12Resta latitante per un anno e tre mesi e proprio in via Trento al numero 75 finché non viene
15:18scoperto e arrestato nel febbraio del 1995.
15:23A arrestare Giuseppe Gullotti, dopo un anno e mezzo di latitanza, fu il fratello di Graciella Campagna.
15:31Per l'omicidio di Beppe Alfano vengono condannati in via definitiva Giuseppe Chiofalo e Antonino Merlino.
15:37Le sentenze arrivano nel 1999 e nel 2006, alla fine di un iter giudiziario piuttosto
15:43lungo e complesso, che ha visto anche la scarcerazione, dopo appena un mese, dei due arrestati perché
15:48sono scaduti i soliti termini di custodia cautelare.
15:52Durante il processo si sente di tutto, che Beppe Alfano era stato ucciso per una storia
16:03di donne, per una questione di debiti, perché aveva visto per errore uno scambio di droga
16:08tra piccoli spacciatori.
16:09Parte il processo e io vengo interrogata a giugno, tra la fine di giugno e prima di luglio
16:17del 1995.
16:18Nel corso di quell'interrogatorio l'avvocato della difesa comincia a chiedere che tipo di
16:26padre avessi io, che tipo di padre fosse Beppe Alfano, chi era in famiglia Beppe Alfano.
16:32Dopo a un certo punto mi chiede se secondo lei suo padre, nei suoi confronti, aveva un
16:39atteggiamento morboso.
16:41E sì, cosa vuol dire, cosa vuole insinuare?
16:45Perché sa, alcune sue alunne pare che abbiano ricevuto delle attenzioni morbose da parte
16:51di suo padre, quindi magari anche nei suoi confronti.
16:54E io sconvolta anche perché il Presidente della sezione non aveva fatto nulla per interrompere
17:04una domanda vigliaca e squallida.
17:08E quindi ho risposto, gli ho chiesto ma lei ha figli?
17:13Lui mi disse questo cosa vuol dire?
17:16Perché se lei ha figli a me dispiace per loro, perché avere un padre del genere, mi
17:20dispiace però mi fanno veramente pena, avrei augurato a loro di avere un padre come quello
17:24che ho avuto io.
17:25Quindi un processo che parte veramente all'insegna del folclore più basso.
17:29E invece no, Beppe Alfano è stato ucciso dalla mafia.
17:32Ma perché?
17:33Perché era troppo bravo e troppo onesto e stava dando troppo fastidio con quello che
17:38stava scoprendo sugli affari di Cosa Nostra a Barcellona.
17:41E allora bisognava toglierlo di mezzo perché tutti stessero zitti e abbassassero la testa.
17:46È per questo che è stato ucciso Beppe Alfano.
17:49Una voce poteva essere un fattore versivo in quella città.
17:58E siccome era voce isolata, tu colpisci Alfano e spegni il pericolo.
18:04E in pasta questo obiettivo si è ottenuto.
18:07Oppure Beppe Alfano aveva visto quell'uomo dei modi gentili, lo zio Filippo, Nito Santa
18:12Paola, uscire dal numero 75 di via Trento e andare verso via Marconi, magari accompagnato
18:18da qualcuno che doveva portarlo a quella loggia massonica deviata che Beppe Alfano sosteneva
18:23di avere scoperto.
18:24Io reputo l'ultima sentenza che è arrivata ad aprile 2006, la reputo soltanto un ulteriore step.
18:32Adesso bisogna cominciare a lavorare seriamente.
18:36Adesso bisogna cominciare a dare un nome e un volto, anzi a dare dei nomi e dei volti
18:42a quelle persone che hanno voluto quell'omicidio, a quelle persone che l'hanno ordinato.
18:46E bisogna anche dare i nomi e i volti a quelle persone che tuttora forniscono copertura
18:52a queste stesse persone.
18:54Quello non è soltanto un delitto di mafia.
18:58Anche se nel 99 c'è questa sentenza della Cassazione che dice è un delitto di mafia,
19:03la matrice è mafiosa, non è solo mafia, è molto di più.
19:09Restiamo ancora un momento a Barcellona e torniamo indietro a quando è stato ucciso
19:13Beppe Alfano, 1993.
19:16Beppe Alfano lavorava anche per una televisione privata, Telenews,
19:20dove conduceva quelle sue interviste senza domande concordate
19:23e senza guardare in faccia a nessuno, assieme al suo editore, Antonio Mazza.
19:31Nel luglio del 93, qualche mese dopo la morte di Beppe Alfano,
19:34Antonio Mazza è nel giardino della sua casa al mare a Giammoro
19:38a giocare a carte con alcuni amici.
19:41All'improvviso, due persone col volto coperto entrano nel giardino della villetta
19:45e gli sparano, uccidendolo.
19:47Colpiscono solo lui, risparmiano gli altri, che restano illesi.
19:59Perché lo uccidono? Non si sa.
20:01L'omicidio di Antonio Mazza rimane un mistero.
20:05Abbiamo detto che le nostre storie erano tre.
20:08Ne abbiamo già viste due e ne manca ancora una, una storia molto importante.
20:12C'è quell'uomo, quel professore che abbiamo lasciato a Messina,
20:15tra le villette di un quartiere residenziale del centro-nord della città.
20:19Il professore fu un uomo molto bene,
20:21ha avuto un'attitudine di allestimento e ha un lavoro molto buono.
20:24E' stato l'uomo che ha lasciato per la sua famiglia,
20:27e ha ammesso in tutta la sua famiglia,
20:30la loro famiglia e i suoi amici.
20:32Non ha mai avuto un uomo che ha avuto un'attitudine di allestimento
20:36e ha ammesso in tutta la sua famiglia,
20:39residenziale del centro nord della città. Il professor Bottari fermo dentro la sua
20:43Audi 100 nera all'incrocio alle nove e mezzo di sera del 15 gennaio 1998.
20:55Il professore sta parlando al cellulare con sua moglie quando all'improvviso lei
21:00sente un rumore strano, un crepetio intenso che interrompe la comunicazione.
21:04Che cosa è successo?
21:08E' successo che qualcuno si è avvicinato al lato destro della macchina e ha sparato
21:12due colpi in faccia al professore.
21:19Due colpi di fucile calibro 12, pallettoni di rame, di quelli che si usano
21:24per la caccia grossa.
21:30Il professore fa appena in tempo a ripartire e ad attraversare l'incrocio
21:34poi si ferma. Muore durante il trasporto all'ospedale.
21:47L'omicidio del professor Bottari scuote tutta la città. Il professore è una
21:52persona molto in vista sia dal punto di vista familiare che da quello
21:55professionale. Sua moglie è la figlia del vecchio direttore dell'università di
21:59Messina e lui, il professore, è il braccio destro di quello nuovo, Diego Cuzzocrea.
22:10Ma non è soltanto la personalità della vittima a colpire, sono anche le modalità
22:14dell'omicidio.
22:21Due killer che sono stati avvertiti dei movimenti del professore e gli hanno
22:25sparato con un'arma tipica della mafia, soprattutto delle indrine calabresi.
22:30No, c'è qualcosa che non torna. Questo è un omicidio che non può passare
22:34inosservato. Ci fu il fatto gravissimo e l'inadeguatezza, l'omicidio Bottari
22:43fatto gravissimo, che segna la rottura di equilibrio e di contro l'assoluta
22:52inadeguatezza dell'istituzione a confrontarsi con questo tipo di fenomeno.
22:59Il Verminaio è l'insieme di ciò che avviene, dei fatti che avvengono e delle
23:05incapacità e dell'assenza di una risposta adeguata, complessivamente,
23:11dentro quella città.
23:13Arriva la commissione antimafia, allora preseduta da Ottaviano del Turco,
23:17che con le sue audizioni accende per la prima volta da questo punto di vista i
23:21riflettori su Messina. L'omicidio del professor Bottari e le indagini che ne
23:25seguono, soprattutto dopo che a capo della procura è arrivato un altro
23:29magistrato, il dottor Luigi Croce, assumono una rilevanza nazionale.
23:33Le notizie, da locali, passano i confini dello stretto e arrivano alla stampa
23:38nazionale.
23:45La allora vicepresidente della commissione antimafia, Nicchi Vendola, usa
23:48un termine che diventerà famoso, verminaio, un incredibile verminaio.
23:53Scoppia il caso Messina.
24:00Messina per tanti anni è stata considerata una provincia scema, in siciliano
24:04provincia babba e questo ha causato dei danni incalcolabili, perché invece a
24:09Messina la mafia c'è sempre stata, è stata potente e ben collegata con
24:15settori dell'economia, della politica. Lo abbiamo scoperto dopo l'omicidio
24:21Bottari, con molto ritardo, la commissione parlamentare antimafia di
24:25allora sollevò una grande questione, addirittura si usò un'espressione molto
24:31forte, il verminaio di Messina, perché poche famiglie della provincia di
24:37Messina e molti collegamenti attraverso o loro familiari o loro amici o loro
24:42sodali dentro i grandi palazzi del potere, financo dentro anche la stessa
24:47magistratura. All'inizio come al solito le indagini avevano battuto la pista
24:52passionale, ma ormai lo abbiamo visto che in genere in questi casi è soltanto una
24:56perdita di tempo. Quando prendono una piega più efficace le indagini puntano
25:00sull'ambiente di lavoro del professor Bottari, l'università, il policlinico
25:04universitario, anche perché le audizioni della commissione antimafia stanno
25:08portando alla luce strane cose all'università.
25:12Messa a qualcosa il professor Giancarlo Devero che insegna alla facoltà di
25:21giurisprudenza. Il 15 novembre del 1995 il professore sta tornando a casa dal
25:27lavoro. È l'una e mezzo del pomeriggio, ora di pranzo, e il professore è quasi
25:32arrivato al portoncino di casa. Poco prima appunto di aprire il portone così
25:37istintivamente mi voltai come se avvertissi una presenza alle spalle e
25:42in effetti alle mie spalle vidi un soggetto, un individuo travisato,
25:48indossava con il capo coperto da una calzamaglia. Quando io lo vidi era a
25:55distanza di tre metri e mi colpì il fatto che con un balzo veramente felino
26:00coprì in una frazione di secondo quella distanza residua e si avvicinò a me e
26:08mi appoggiò, ma nel senso di appoggiare alla mia gamba destra qualcosa che non
26:15riconobbi subito perché mi apparve come un tubo metallico luccicante. Poi capì
26:22dopo che si trattava del silenziatore di una pistola, cioè non vidi neanche la
26:26pistola, vidi mi attrasse la mia attenzione questo arnese. Esplose un solo
26:31colpo di pistola col silenziatore e si dileguò. Non è grave la ferita alla
26:36gamba del professore, si siede su un gradino, si tampona la ferita e chiama
26:40la moglie che lo porta all'ospedale. Non c'è neanche bisogno di un intervento, il
26:45proiettile è piccolo calibro 22 e gli ha procurato soltanto una lieve frattura.
26:50La ferita non è grave però gli hanno sparato al professor De Vero e con un
26:54silenziatore. L'unica ragione che mi sono fatto è che anche collegandomi un po'
26:59al clima, all'insorgente clima molto pesante che si stava profilando nella
27:05città e anche nell'ambiente universitario e che si fosse trattato di
27:10di ciò che si chiama volgarmente lo sparare nel bucchio, cioè una sorta di
27:14intimidazione rivolta verso una persona che fa parte di un ceto, che fa parte di
27:21un ambiente perché si realizzi un effetto di allarme diffuso.
27:26Ma perché? Cosa succede all'università di Messina? Si studia naturalmente, si
27:32insegna, si fa ricerca, si fa cultura. L'università di Messina è sempre stata
27:36un ateneo prestigioso. Sì però è successo anche qualcos'altro.
27:46Le audizioni della commissione antimafia e le indagini della magistratura portano
27:51alla luce concorsi truccati, esami comprati, false lauree stampate da una
27:56tipografia apposita e poi c'è anche qualcosa di più grave.
28:00All'università si spara. Si comincia nel 1984 quando Luciano Sansalone, il capo
28:07degli studenti dell'università, il Grifo si chiama, viene ucciso davanti a casa
28:11sua con un fucile caricato a pallettoni. Poi in dieci anni, dall'88 al 98, vengono
28:18feriti due professori, un metronote e uno studente. Un altro, Raffaele Sciarrone,
28:23viene ucciso nel dicembre del 95, ferito a colpi di pistola e poi finito con un
28:27coltello da cucina. E ci sono le bombe. Una esplode in una
28:33piazza all'interno del complesso universitario, un'altra in un'aula, una
28:37nella segreteria della facoltà di giurisprudenza. Prendono fuoco l'istituto
28:41di diritto privato, le auto di alcuni professori, a uno tre volte, e sparano
28:46contro le auto di alcuni studenti. E poi ci sono le minacce e le intimidazioni.
28:52L'università non è e non deve essere, guai se fosse una torre d'avorio,
28:58un corpo estraneo al contesto territoriale in cui è inserita.
29:04È evidente, non è una scoperta, non è un segreto affermare che il contesto
29:12territoriale in cui è inserita l'università di Messina, che riguarda la
29:16provincia di Messina, anche la provincia di Reggio Calabria, è un contesto
29:21esposto all'azione della criminalità organizzata.
29:24Le indagini della procura evidenziano la presenza all'università delle
29:28Endrine Calabresi, in cui soldati arrivano mescolati agli studenti per bene che
29:33vengono dall'altra parte dello stretto. E non ci sono soltanto loro. Con i suoi
29:381.500 dipendenti, i suoi 50.000 studenti e i suoi 500 miliardi di lire di bilancio,
29:44l'università è un buon affare.
29:52Ci sono gli appalti miliardari per le forniture farmaceutiche al Policlinico,
29:56ci sono quelli delle pulizie, ci sono finanziamenti e ristrutturazioni e ci
30:00sono anche indagini, che dal Policlinico e l'università si estendono fino al
30:04comune e alla provincia e investono politici.
30:10E il professor Bottari, ammazzato in quel modo, con due colpi di lupare in faccia,
30:14chi l'ha ucciso e perché?
30:16L'omicidio Bottari è immaturato e non è una scoperta.
30:20È immaturato all'interno della gestione degli appalti al Policlinico universitario.
30:25Bottari potrebbe non aver voltato le spalle di fronte, magari, ad un particolare
30:31evento che si è registrato nella gestione di appalti.
30:35Ricordiamoci che stiamo parlando di appalti che in media, in un anno,
30:38raggiungono i 150 milioni di euro.
30:41C'è un altro professore che viene accusato di essere il mandante dell'omicidio
30:45del professor Bottari.
30:47Si chiama Giuseppe Longo, è professore di gastroenterologia al Policlinico universitario
30:52e gli inquirenti lo considerano vicino all'andrina di Africo di Giuseppe Morabito,
30:56detto utira dritto, con la quale, secondo loro, sarebbe entrato in contatto dopo un
31:01sequestro conclusosi con la sua liberazione.
31:06Il caso Messina coinvolge l'università e si estende, provocando conseguenze politiche,
31:12come le dimissioni del rettore dell'università Diego Cuzzocrea e del sottosegretario agli
31:17interni Angelo Giorgiani.
31:23Le indagini sulle infiltrazioni mafiose all'università di Messina portano ad un processo che si
31:28chiama Pantarei e che arriva al primo grado di giudizio nel giugno del 2005.
31:32Ci sono 33 condanne, soprattutto a carico di ex studenti calabresi dell'università,
31:38accusati di compravendita di esami, di intimidazione ai professori, di spaccio di droga e di associazione mafiosa.
31:49Altrettante le assoluzioni, tra cui quella del professor Longo, assolto dall'accusa di
31:53omicidio, associazione mafiosa e spaccio di droga, ma condannato ad un anno e otto mesi
31:57per aver minacciato il rettore Diego Cuzzocrea.
32:01Ma il caso Messina non riguarda soltanto il policlinico e università.
32:05Le audizioni della commissione antimafia accendono i riflettori anche sulla gestione della giustizia
32:10a Messina e in provincia.
32:12Dopo la commissione antimafia, sulla base delle denunce e delle richieste di aiuto del procuratore
32:17Croce, arrivano anche gli ispettori del CSM, il consiglio superiore della magistratura.
32:22Era una situazione che era già stata denunciata anche qualche anno prima.
32:31I rapporti tra alcuni magistrati ed esponenti delle famiglie mafiose, la gestione dei collaboratori
32:37di giustizia, le lungaggini e i ritardi nella gestione dei processi, i termini di custodia
32:42che scadono continuamente, tutto finisce al baglio degli ispettori dell'allora ministro
32:47della giustizia Olivero Diliberto.
32:49Una delle peculiarità dell'azione penale messinese, negli ultimi anni, è stata la
32:57che lo Stato sostanzialmente non è riuscito a processare i mafiosi a gabbie piene, così
33:09come avviene nelle città di Palermo, Catania, Reggio Calabria, in altri territori in cui
33:16il problema mafioso costituisce una priorità.
33:22A Messina tutti i processi che si sono svolti in una certa consistenza, gli indagati, gli
33:29imputati, sono stati tutti scarcerati per decorrenza termini e alla sentenza di primo
33:35grado di condanna li ha raggiunti praticamente tutti a piede libero.
33:40La procura di Catania, competente perché si tratta di magistrati di Messina, chiede
33:45l'arresto per un giudice per le indagini preliminari e due sostituti procuratori antimafia.
33:51Sotto processo, assieme a loro, c'è anche il cosiddetto rito peloritano.
33:56E' lì che nasce il rito peloritano, al momento in cui il giudice, il pubblico ministero,
34:01l'avvocato e perfino l'imputato sono amici fra di loro, è chiaro che il processo diventa
34:06una farsa.
34:07Il 10 gennaio 2008 la prima sezione penale del Tribunale di Catania condanna a 7 anni
34:12di reclusione il giudice Marcello Mondello per concorso esterno in associazione mafiosa.
34:18Il dottor Mondello era il giudice struttore che aveva prosciolto Gerlando Alberti Junior
34:23e Giovanni Sutera la prima volta per l'omicidio di Graziella Campagna.
34:27Il Tribunale di Catania condanna anche il magistrato Giovanni Lembo, già sostituto
34:32procuratore antimafia, a 5 anni per favoreggiamento aggravato.
34:35Attenzione però, sono tutte condanne di primo grado e mancano ancora due gradi di giudizio
34:40per stabilire definitivamente quale sia la verità.
34:44Abbiamo dei bravi magistrati con in testa il procuratore Croce, abbiamo anche lì delle
34:50persone che non si meritano qualifica seria di amministratore o operatore della giustizia
34:56e abbiamo le mille capacità di settori della politica, di settori dell'economia, di settori
35:02della massoneria di infiltrare l'attività giudiziaria, rallentarla quando è necessario
35:09rallentarla, depistare quando ci si riesce, bloccarne la sua stessa forza e potenza.
35:15Sono tanti i processi che da un certo punto in poi si tengono nella provincia di Messina,
35:19sono tanti e complicati, hanno nomi suggestivi, Mare Nostrum, Peloritana 1, 2 e 3, sono maxi
35:26processi, però a Messina ci vogliono anche tre mesi per ottenere un provvedimento di
35:31custodia e ci vogliono anche due anni, lo abbiamo visto nel caso di Graziella Campagna,
35:36per ottenere il deposito di una sentenza.
35:38Ci sono stati finora a Messina 12 magistrati che sono in un modo o nell'altro finiti
35:45davanti ai loro colleghi, ci sarà anche un motivo.
35:48È importante anche la stampa nel caso Messina, perché finché le notizie erano rimaste
35:53a livello locale, anche se puntualmente e coraggiosamente denunciate, finché erano
35:57rimaste al di qua dello stretto, da un certo punto di vista non era successo molto, è
36:02solo quando arriva la stampa nazionale che scoppia il caso Messina.
36:06C'è soprattutto il fatto che la commissione antimafia decide di avviare una indagine
36:13conoscitiva sulla città, quindi si offre un'occasione straordinaria a tutte, tu avvii
36:22un percorso, fai emergere un marcio diffuso, dai questa palude grigia fai uscire fuori
36:33alcune cose e soprattutto offre un'occasione alla società civile di reazione, all'intellettualità.
36:43Nell'insieme a mio giudizio questa occasione non è stata accolta, cioè tu hai una società
36:49civile che non ha mai conosciuto un segnale, uno scatto di reazione.
36:59Verminaio, caso Messina, inchiesta all'università, gli ispettori del CSM e delle istituzioni
37:05giudiziarie, le relazioni della commissione antimafia e le inchieste degli investigatori
37:10che parlano della presenza forte e inquietante della mafia sia in provincia che in città
37:15e non soltanto dell'Andrangheta calabrese o di Cosa Nostra palermitana o catanese, ma
37:21anche delle famiglie mafiose di Milazzo, Messina città e Barcellona.
37:28C'è la mafia a Messina, sia in città che in provincia, una strana mafia molto particolare,
37:39per esempio fino al 2005 il boss di Messina città era un imprenditore che si chiama Michelangelo
37:44Alfano, già condannato al maxiprocesso di Palermo, presidente della locale squadra di
37:49calcio e ben introdotto nei salotti bene della città, amico di magistrati e di politici.
37:59Nel novembre del 2005 Michelangelo Alfano si suicide in un giardino pubblico di Messina
38:05dopo che la Cassazione ha deciso di farlo ritornare in caccia.
38:16A Barcellona lo abbiamo visto, il boss era Giuseppe Gullotti incensurato e ben introdotto
38:21anche lui, a Mistretta sulla fascia tirrenica della provincia di Messina il boss è Sebastiano
38:27Rampulla, fratello di Pietro Rampulla, condannato come l'artificere della strage di Capaci e
38:32vicino ai Corleonesi e da Tortolici viene il gruppo di fuoco che dà forza alle famiglie
38:37di Barcellona.
38:43E dall'altra parte della costa, quella ionica, c'è il boss Antonio Cinturino, boss di Catalabiano
38:49che dal carcere in cui era rinchiuso, sottoposto a regime speciale dai 41 bis, dava ordini
38:54al suo braccio destro, a sua volta rinchiuso in carcere a Bologna che li faceva eseguire.
39:03E' strana la mafia di Messina, a volte si confonde con la buona società, altre volte
39:08sembra un clan camorristico e altre una cosca di tipo corleonese, ma non è babba proprio
39:13per niente.
39:15Le cosche mafiose le definirei senza ombra di dubbio messinesi della città e della provincia
39:21hanno gli stessi interessi della mafia dappertutto, istorsioni, appalti, droga, usura, quindi
39:27infiltrazioni delle amministrazioni, degli enti locali, queste sono le modalità tipiche
39:34dell'azione mafiosa messinese e come la mafia in generale anche quella messinese negli ultimi
39:40anni si è inabbissata, oggettivamente ha seguito quella che era la linea tendenziale
39:46generale, ha fatto i suoi affari cercando di renderli il meno clamorosi possibili per
39:52non attirare l'attenzione dell'opinione pubblica.
39:55Messina, Barcellona, Milazzo, la Costa Ionica, non c'è soltanto la mafia naturalmente,
40:00c'è anche la Sicilia, ci sono anche i siciliani, quelli veri, quelli per bene, in provincia
40:04di Messina per esempio c'è Capodorlando.
40:17L'hanno chiamata la rivolta di Capodorlando.
40:24Capodorlando è un paese di 12 mila abitanti sulla costa tirrenica, all'estrema periferia
40:29della provincia di Messina, è un paese in via di sviluppo, ci sono tante attività commerciali
40:34e un giorno all'inizio degli anni 90 arriva qualcuno a visitare imprenditori e commercianti.
40:40Ha una richiesta da fare, soldi in cambio di protezione, si chiama Pizzo.
40:47Lì sperimentammo un modello, ci interrogammo su cosa fare, la prima riunione in sette
40:56nella parrocchia cristalleri di Capodorlando con un prete, Parle Lottino di Cata, ci interrogammo
41:03cosa fare, era successo l'ennesimo attentato a un nostro collega e decidemmo di denunziare.
41:12Senza mettere in conto che stavamo costruendo un modello, perché? Perché non denunciò
41:19uno solo, ma si denunciarono in diverse e in diverse determinarono gli arresti in origine
41:29di 21 mafiose e poi attorno a queste che denunziarono si costruì la solidarietà degli altri commercianti.
41:39C'è la mafia in Sicilia, a Messina e a Barcellona, ma ci sono anche i siciliani e alcuni di loro
41:44sono molto coraggiosi.
41:46Quello che io faccio è quello di andare in giro per le scuole che mi chiamano e che mi
41:51contattano, con le associazioni, con la Fondazione Caponnetto, con Libera, proprio quella di
41:56far conoscere non solo la storia di mio padre, ma di far conoscere Barcellona all'interno
42:02di questo tassello, far capire come la mafia si muove, come la mafia uccide con il piombo,
42:08come la mafia uccide con le parole e come le istituzioni spesso seppelliscono con il
42:13silenzio. Cerco di far conoscere ai ragazzi chi era Beppe Alfano, un uomo semplice, non
42:19un eroe, un uomo come loro.
42:21Politici, magistrati, poliziotti, bravi giornalisti come Beppe Alfano e professori universitari
42:27molto in vista come Giuseppe Bottari, ma la mafia non uccide soltanto loro, la mafia
42:32colpisce tutti, anche una tranquilla, brava e ingenua ragazzina di 17 anni come Graziella Campagna.
42:39Io avevo una bambina di appena tre mesi, lei era la prima nipotina si può dire, Graziella
42:52tutte le sere passava da casa mia e teneva in braccio mia figlia. Era una ragazzina che
42:58difficilmente da dimenticare, non si potrà mai dimenticare. Di solito si dice che quando
43:03una va via è sempre la migliore, invece no, Graziella era pure quando era in vita così.
43:07Io la cosa più bella che ricordo di mio padre è la sua coerenza, cioè lui ha capito
43:14di andare incontro alla morte, ha capito che nelle sue indagini avrebbe toccato anche persone
43:19a lui molto vicine, come i suoi colleghi di partito, i suoi amici di partito, eppure è
43:23andato avanti, si è ritrovato alle minacce, gli hanno dato meno di due mesi di tempo eppure
43:28lui poteva tornare indietro, per amore dei suoi figli, per amore della sua famiglia,
43:33invece no, lui ha deciso di andare avanti.
43:36Qui finiscono le nostre storie, le storie di tre persone che sembrano così diverse
43:40tra di loro, una ragazzina di 17 anni, un giornalista, un professore universitario,
43:45e invece non è vero, e non solo perché sono state ammazzate tutte e tre dalla mafia ed
43:50è successo laggiù, in Sicilia, a Messina, ma perché di storie come queste, di storie
43:55di omertà e di silenzi, di brutte frequentazioni tra politica, società civile, istituzioni
44:00e criminalità, di storie come queste ne abbiamo già viste tante, e non soltanto in Sicilia,
44:04e non solo a Messina, queste sono storie italiane che ci riguardano tutti.
44:34Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org

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