Blu Notte Misteri italiani - St 9 Ep 5. Racket e antiracket 2a parte (Carlo Lucarelli)

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00:00Cosa nostra.
00:02Anche a Gela c'è chi non vuole pagare, oppure chi smette e denuncia,
00:06come il signore Italiano e tanti altri.
00:08Ma non è una cosa facile.
00:24Il signor Gaetano Giordano è il titolare di una profumeria
00:27che ha appena finito di ristrutturare.
00:29Un giorno gli si presenta un ragazzo che gli dice
00:32che deve mettersi a posto con 5 milioni se vuole stare tranquillo.
00:35Il signor Giordano infila le mani nelle tasche,
00:38tira fuori le fodere e gli dice che ha soltanto debiti e che non gli dà niente.
00:42Insomma, non lo paga.
00:44E con lui molti altri.
00:46In quel periodo diversi commercianti si erano rifiutati di pagare,
00:52parlo del 92,
00:54per cui i malavitosi avevano pensato di dare una lezione al paese
00:59affinché si rendessero conto che dovevano assolutamente continuare a pagare
01:03perché sennò ci sarebbero scappati dei morti.
01:06Il primo di questi è stato mio marito.
01:10Da un'estrazione a sorte è venuto fuori il suo nome.
01:15L'hanno aspettato sotto casa e l'hanno colpito.
01:19Il signor Giordano viene ucciso il 10 novembre del 1992.
01:25Cinque colpi di pistola alla schiena
01:27e un sesto colpisce il figlio Massimo che lo accompagna.
01:30Passa pochi millimetri dall'arteria femorale e per poco non lo uccide.
01:36Il signor Giordano è un altro dei piccoli grandi eroi sconosciuti della nostra guerra,
01:40come anche un'altra persona dalla storia molto particolare,
01:43anche se molto comune, molto siciliana.
01:46Si potrebbe dire molto pirandelliana se questa fosse letteratura e non vita reale.
01:51Io sono Nino Miceli, anzi, io sono il Fu Nino Miceli.
01:57Nino Miceli è il nome e cognome della mia prima vita
02:03ed è solo la mia prima vita che io vi posso raccontare.
02:09Chi sono adesso non dobbiamo saperlo.
02:14Il signor Nino Miceli, il Fu Nino Miceli,
02:18come racconta lui stesso in un libro autobiografico,
02:21è il titolare di una concessionaria della Lancia che vende auto nella zona di Gela.
02:25Il signor Miceli è bravo, la concessionaria va bene
02:28e tutto fila liscio fino al 1990 quando succede una cosa.
02:38Arriva un signore che dice che vuole acquistare un'auto usata.
02:41In cambio, in permuta, dà un'altra auto che però è tutta scassata,
02:46una vecchia Alfetta da Rotamare in cambio di una Lancia Tema quasi nuova.
02:50Il signor Miceli non ci sta e gli dice di no.
02:53Allora il signore lo guarda negli occhi e gli dice una cosa.
02:57Gli dice, ma tu lo sai chi sono io?
02:59Non lo so, non lo voglio sapere.
03:0210 milioni sul tavolo e ti porti la macchina?
03:05Non mi dai i soldi?
03:07Tu ti tieni i tuoi, io mi tengo la mia macchina?
03:10Si alza educatamente, mi saluta e se ne va.
03:17Quello che è successo secondo me è semplicemente un diverbio
03:22che ho avuto con un maleducato.
03:25Per me è nulla di più, ma non sarà così.
03:29L'alba del primo maggio del 1990 a casa del signor Miceli arriva una telefonata.
03:39Sono i carabinieri che gli dicono di correre subito alla concessionaria perché c'è un incendio.
03:46Il signor Miceli ci va e trova una scena apocalittica.
03:49Auto dei carabinieri, auto dei vigili del fuoco, lampeggianti e fumo
03:53che esce da sotto la sala cinesca della concessionaria.
03:58Bisognerebbe guardare i muri di un locale incendiato.
04:02Bisognerebbe odorare un locale incendiato.
04:07Questo odore che ti entra nelle narici e te lo porti dietro per anni.
04:16La desolazione più totale.
04:19Anni di lavoro in fumo.
04:21Noi continuiamo regolarmente a lavorare tra fili, muratori, scalpelli e quant'altro.
04:28Impalcature, perché anche il tetto ha avuto dei danni.
04:36A fine giugno noi siamo di nuovo pienamente operativi.
04:40Mentre sto per uscire dalla concessionaria per tornare a casa
04:46vedo arrivare una macchina, una Fiat 127 bianca.
04:51Vedo i due soggetti all'interno e capisco immediatamente che quello è il contatto.
04:58Vogliono soldi.
04:59La mafia di Gela, quella di Cosa Nostra, vuole soldi per le vedove dei picciotti uccisi.
05:04Per asciugare le lacrime dei bambini orfani, così gli dicono.
05:07Insomma vuole una tassa per finanziare la guerra.
05:10Il signor Miceli deve fare una cosa molto semplice.
05:12Deve assumere una persona e deve pagarla naturalmente.
05:15Anche se sa che non lavorerà.
05:17Anche se la concessionaria dopo l'incendio è in grande difficoltà.
05:20E noi sappiamo, e lo sa benissimo anche il signor Miceli,
05:23che questa non sarà l'unica richiesta e che comunque non è una questione di soldi.
05:28Un commerciante che paga è un commerciante asservito.
05:34Un commerciante che paga non andrà a dire mai agli inquirenti che cosa sta succedendo
05:40nelle vicinanze del negozio.
05:43Un commerciante che paga salvaguarda il territorio per i delinquenti e non per lo Stato.
05:50Il signor Miceli però fa una cosa.
05:52Paga, va bene, 500 mila lire al mese più una tantum di 10 milioni rateizzata proprio come le tasse.
05:59Però intanto si porta dietro un registratore e registra tutto.
06:03Perché è molto arrabbiato il signor Miceli.
06:05Gli hanno dato fuoco alla concessionaria per la seconda volta.
06:08E questa volta sono stati gli altri, gli stiddari, che vogliono i soldi anche loro.
06:12Il secondo incendio mi convince di una cosa.
06:19Che così come mi hanno messo sulla strada,
06:23Nino Miceli da buono deve tendere una rete.
06:31Perché a questo punto è importante pigliarne non uno, due o tre, ma il più possibile.
06:39Il 7 ottobre del 1992, sulla base delle denunce del signor Miceli
06:44e anche di quelle di altri imprenditori e commercianti che si sono decisi a parlare,
06:49soprattutto alcuni dopo essersi ritrovati nei libri mastri sequestrati dalla mafia di Gela,
06:54i carabinieri arrestano 49 persone.
06:57Nel dicembre del 1996 ottengo le nuove generalità,
07:02ottengo anche la capitalizzazione e ricomincio a vivere,
07:08ricomincio a lavorare con tutti i problemi di tutti voi, di tutti noi,
07:13che abbiamo sempre avuto prima e che abbiamo dopo.
07:16Certo, è chiaro che le nuove generalità portano...
07:21è come se ti cambiassero vita.
07:24Quindi c'è questa personalità che si sdoppia, che non è mai in pera.
07:30O sono un pezzo che va da 1 a 50 anni,
07:35o sono l'altro pezzo che va dai 50 in poi.
07:40Attenzione però, perché dopo le denunce del signor Miceli a Gela succede qualcosa.
07:45Così come succede dopo la morte del signor Giordano.
07:48A seguire l'esequio del signor Giordano in chiesa, per esempio, c'è un sacco di gente.
08:00Questo poteva essere sicuramente la manifestazione che i gelesi erano con me e non con i delinquenti.
08:08Tanti gelesi... è stato un po' un boomerang questo modo di fare.
08:12Tant'è vero che il soggetto che aveva ordinato l'uccisione di mio marito
08:16è stato preso per merito anche dei primi collaboratori di giustizia.
08:22Fermiamoci qui però, non è ancora il momento di parlare di successi e di battaglie vinte in questa guerra.
08:27Dobbiamo ancora renderci bene conto di tutta la situazione,
08:30che naturalmente, anche se fin qui abbiamo fatto esempi soprattutto siciliani,
08:34non è una situazione che riguarda solo la Sicilia.
08:43A Napoli funziona in questo modo con la camurra.
08:47Durante l'anno, o mensilmente, o tre volte all'anno, viene pagato il cosiddetto pizzo a porta.
08:54Cioè, ogni porta si paga 500 euro.
08:58Se ho tre porte, pago 1.500 euro tre volte all'anno.
09:02Poi la camurra ha anche delle aziende proprie.
09:05In questo caso, nel settore alimentare, di cui mi occupo io, c'è l'azienda delle mozzarelle.
09:12Te la propone, te la impone praticamente, e devi comprare le mozzarelle a prezzo stabilito.
09:18La camurra ha anche delle aziende proprie.
09:21In questo caso, nel settore alimentare, di cui mi occupo io, c'è l'azienda delle mozzarelle.
09:27Te la propone, te la impone praticamente, e devi comprare le mozzarelle a prezzo stabilito da loro.
09:33Poi c'è l'azienda delle buste, è la stessa cosa, il pane è la stessa cosa, e tanti altri prodotti.
09:39Noi la chiamiamo camurra, ma in realtà i cosiddetti camurristi,
09:42quando parlano di quello che fanno a Napoli e in campagna, non dicono così.
09:46Quando parlano del sistema criminale a cui appartengono, loro lo definiscono il sistema o sistema.
09:53Perché è un sistema, un modo di fare crimine organizzato.
09:57236 gruppi, tra Napoli e provincia, che si alleano tra loro, si fanno la guerra,
10:02sfruttano il territorio, anche chiedendo il pizzo.
10:07Siccome non c'è una cupola, ma c'è un sistema,
10:10spesso i confini delle zone di appartenenza non sono così chiari e i metodi non sono concordati.
10:15Se c'è da sparare, da mettere bombe, da uccidere, si fa.
10:19Anche se una maggiore prudenza consiglierebbe metodi meno eclatanti
10:23e una strategia più prudente, da mafia invisibile.
10:31Nel 2007 la camurra, a Napoli e in campagna, ha fatto 121 morti,
10:35il che significa una media di un morto ogni tre giorni.
10:50E con la stessa violenza selvaggia, naturalmente,
10:53va da imprenditori e commercianti a obbligarli a mettersi a posto.
10:57La mia storia comincia nella notte fra il 13 e il 14 novembre del 2003,
11:02quando ho ricevuto una telefonata in cui mi hanno detto che il mio deposito di legnami era in fiamme.
11:10L'azienda mi ha portato sul posto e praticamente dopo dieci minuti
11:14i vigili del fuoco sono venuti vicini e mi hanno detto che ormai non c'era più niente da fare.
11:18Io mi sono trovato in una notte improvvisamente a non avere più niente.
11:24Il radicamento della camurra sul territorio è diverso da quello di Cosa Nostra.
11:28È capillare naturalmente, è un sistema, ma è diverso.
11:32L'attività estorsiva viene svolta unicamente ed esclusivamente da affiliati all'organizzazione criminale,
11:37perché in quel momento l'organizzazione criminale si identifica
11:41e dimostra appunto che lei ha controllare e ha comandare in quel territorio.
11:46Il bosto Maso Buscetta diceva che un mafioso, per intimidire, deve bastare una tagliata, un'occhiata.
12:08A Napoli il sistema ha metodi più plateali.
12:10I camorristi si presentano sui cantieri con le moto e le pistole,
12:14fanno chiudere i lavori, convocano gli imprenditori.
12:20Ci sono commercianti e imprenditori che pagano subito e altri che non sanno a chi pagare,
12:24perché magari la loro attività si trova in una zona di confine tra gruppi rivali, in contrasto tra loro,
12:29e a chiedere di mettersi a posto arrivano più volte esattori di famiglie diverse.
12:34Si è presentato una persona di Don Franco Panico,
12:38un po' vestito un po' malandato, con cannottiera, pantaloncini,
12:44e mi ha detto che aveva un'industria, una fabbrica, giù a Pomigliano.
12:50Ho visto che aveva già un bel po' di lavoro e mi deve dare qualcosa di soldo,
12:57perché noi dobbiamo mantenere i carcerati, dobbiamo pagare gli avvocati.
13:02Gli ho chiesto qual è la somma che volevo, mi dai 20 mila Euro l'anno, divisa in 30 anni.
13:09Natale, Palqua e Ferragosto.
13:13Ma anche qui, anche a Napoli, anche davanti agli esattori della Camorra,
13:16c'è qualcuno che dice no, mi dispiace, ma non ti pago, perché non si può.
13:21Perché non è giusto, perché non va bene, perché comunque non è soltanto una questione di soldi.
13:26Io lavoro dietro una banca di salomeria dalla mattina alla sera.
13:29Non è gente che mi piace né praticare né vedere.
13:33Qualcuno che dovrebbe dare i soldi a qualcun altro vorrebbe cambiare sulle mie spalle.
13:39C'è una signora che si chiama Silvana, Silvana Fucito.
13:42La signora Silvana è un'imprenditrice,
13:45che si trova a San Giovanni Teduccio, alla periferia orientale di Napoli.
13:48Per un po' di tempo la signora Silvana e il suo marito stanno tranquilli,
13:52lavorano e la loro attività si consolida.
13:55Solo che invece di fare quello che fanno le attività produttive quando funzionano,
13:59e cioè produrre sicurezza, ricchezza e benessere per tutti,
14:03qui, dove c'è la criminità organizzata,
14:06la signora Silvana è un'imprenditrice,
14:09che gestisce un grande negozio di vernici che si trova a San Giovanni Teduccio,
14:13qui, dove c'è la criminità organizzata, dove c'è il sistema, produce guai.
14:24Comincia dal 1998, arriva qualcuno a chiedere favori, piccole cose,
14:29un chilo di vernice, gratis.
14:32Va bene, non è il caso di litigare con certa gente, è brutta gente,
14:35e poi cosa sarà mai per un chilo di vernice?
14:37Solo che poi diventano due, tre,
14:39e alla fine arriva qualcuno a chiedere di mettersi a posto.
14:48Hanno cominciato a venire nel negozio a chiedere delle piccole cose,
14:53a chiedere di mettersi a posto,
14:56Hanno cominciato a venire nel negozio a chiedere delle piccole cose,
15:01un chilo di pittura, perché dovevano fare un rappezzo alla macchina,
15:05oppure della pittura per pitturarsi l'appartamento.
15:11Chiaramente, quando ti viene chiesto una cosa così piccola,
15:15neanche ti viene l'idea di ribellarti e dirti, no, mi devi pagare.
15:20Quindi si fa un po' il bilancio,
15:22vale la pena denunciare oppure litigare con questa gente.
15:26Quindi abbiamo dato il primo chilo di pittura,
15:29poi chiaramente sono diventati due chili, tre chili,
15:33e poi le prime richieste di danaro.
15:38La signora Silvana e il suo marito non ci stanno.
15:41Si rifiutano di cambiare assegni, di dare soldi.
15:44Gli altri si arrabbiano.
15:46Prendono il marito della signora e se lo portano a casa
15:49e lo minacciano con le pistole.
15:51Quando ho cominciato a vedere che loro portavano via mio marito
15:55e con lui usavano delle maniere un po' violente,
15:58abbiamo deciso insieme e concordato con mio marito
16:01che da quel momento in poi non andava più lui a discutere con questa gente,
16:06ma ci sarei andata io.
16:08E' chiaro che li ho messi un po' con le spalle al muro,
16:11perché una cosa era parlare con mio marito
16:13e quindi poter sfogare, poter incutere paura al mio marito.
16:17Una cosa era con me, che ero una donna,
16:20non mi facevo prendere dal panico,
16:22ma chiaramente non è che io non avevo paura,
16:25la mia era incoscienza prima di tutto.
16:27E poi chiaramente sapevo fingere, ma dentro di me ero terrorizzata.
16:33La signora Silvana è un'imprenditrice, è una commerciante.
16:36Sa trattare, ma con clienti e fornitori.
16:38Con questa gente, con la gente della Camorra, è diverso.
16:41Loro come riferimento non hanno le regole del mercato,
16:44ma le regole del sistema.
16:46La loro forza si basa molto sulla nostra paura
16:50e chiaramente la loro forza si basa anche sul terrore,
16:54sulla prepotenza, sulla pistola.
16:56Non vanno oltre, sono solo persone che senza la pistola
17:00sanno dialogare o sanno farsi forti.
17:04Loro hanno solo quella, la pistola
17:06e quell'arroganza che chiaramente ti comporta avere in mano una pistola.
17:17La sera del 12 settembre del 2002
17:19il negozio di vernici della signora Silvana prende fuoco.
17:24È una catastrofe, un rogo enorme, con fiamme altissime.
17:27L'incendio dura tre giorni e sconvolge un intero quartiere.
17:33Una strage è sfiorata perché il negozio è a piano terra,
17:36ma sopra c'è un palazzo di sette piani,
17:38un palazzo di appartamenti con la gente che ci abita.
17:41Ci sono persone intossicate dal fumo
17:43e per i primi tre piani il palazzo resta inagibile per oltre due anni.
17:48Quando la gente ha visto la scena apocalittica che c'era
17:52perché incendiare un negozio di 400-500 metri quadrati
17:57dove ci sono vernici, ci sono cose molto infiammabili,
18:02e vedere un palazzo intero di sette piani
18:04completamente invaso dalle fiamme,
18:06è chiaro che si è rivoltato un intero quartiere.
18:10Cioè a quel punto la gente si è rivoltata
18:12A quel punto loro non stavano punendo solo me e mio marito,
18:15stavano punendo un quartiere.
18:25Ma la signora Silvana non ci sta.
18:27Va alla polizia assieme a suo marito,
18:29denuncia i suoi estruttori e manda in galera 15 persone.
18:33Quando ho visto la catastrofe,
18:35la vera catastrofe che si stava compiendo,
18:38io sono andata in questura con mio marito.
18:41Io ho denunciato tutti quegli anni di soprusi,
18:44di umiliazioni, di paure,
18:46perché poi bisogna vivere certe cose
18:50per capire poi la rabbia che c'era dentro di me e di mio marito,
18:54perché in quel negozio ci avevamo passato una vita.
18:58Dopo l'incendio succede qualcosa,
19:00ma anche di questo parleremo dopo.
19:02Per adesso restiamo a questa guerra,
19:04che vede opposti da una parte gli estruttori,
19:06i camorristi, i mafiosi
19:08e dall'altra i piccoli eroi silenziosi
19:10che si battono contro il sistema assassino del racket,
19:13contro il pizzo, contro la messa a posto.
19:15Se a Napoli la situazione è quella che abbiamo visto,
19:18anarchica e violenta,
19:20in provincia è un po' diversa,
19:22non è migliore, è diversa.
19:35Perché le organizzazioni che controllano le attività criminali
19:38sono un po' diverse da quelle del sistema di Napoli.
19:41In provincia, a Casal di Principe, vicino a Caserta,
19:44c'è il clan dei casalesi.
19:49I casalesi sono diversi,
19:51sono organizzati in una federazione di famiglie
19:53con una cupola simile a quella di Cosa Nostra.
19:55Hanno rapporti con le principali organizzazioni criminali internazionali
19:59e dal punto di vista economico sono una vera potenza.
20:04Controllano direttamente tutto il territorio di Giuliano,
20:07a nord di Napoli, e tutto il casertano fino al basso Lazio,
20:10ma hanno affari in tutta Italia e in tutta Europa.
20:15I casalesi fanno politica.
20:17Negli ultimi dieci anni sono più di 70
20:19le amministrazioni comunali sciolte per mafia.
20:22Sono sicuramente una delle organizzazioni criminali
20:25più pericolose del momento.
20:27Si occupano di traffico di droga, di rifiuti, di appalti
20:30e naturalmente anche di estorsioni.
20:33Io in quel momento pensavo che erano due ragazzini
20:35che venivano per scherzare, che non erano persone
20:37che potesse essere una cosa da vedere.
20:39Poi dopo 4-5 giorni loro ritornarono e mi dissero
20:42guarda noi non stiamo scherzando, tu devi venire
20:44e dimetterti a posto con il clan a Casale di Principe.
20:48Io pigliai un appuntamento con loro,
20:50mi legai insieme con loro a Casale di Principe,
20:52mi portarono in un casolare dove trovai lì una decina di persone.
20:56Mi dissero guarda noi abbiamo problemi
20:58perché le persone che stanno in galera
21:00devono fare i processi, bisogna pagare gli avvocati
21:02e quindi tu ci dovresti dare per iniziare 50.000 euro
21:05e poi pagarci tre volte l'anno 15.000 euro
21:08che devono cadere questi 15.000 euro
21:11a Natale, Pasqua e a Ferragosto.
21:14Per il pizzo i casalesi uccidono.
21:17Nel luglio del 2008 uccidono il signor Raffaele Granata
21:20che ha uno stabilimento balneare a Marina di Varcaturo.
21:25Il signor Raffaele è alla cassa del bar
21:27quando arrivano due ragazzi con una moto.
21:29Tengono i casti integrali anche quando scendono
21:32e questo è un brutto segno.
21:35Puntano dritti fino al bar
21:37e gli sparano addosso 10 colpi calibro 9.
21:49Per il pizzo i casalesi uccidono anche molto tempo dopo.
21:53Il signor Domenico Noviello è un signore
21:55che un giorno si vede arrivare
21:57all'autoscuola che gestisce a Castelvolturno
21:59gli uomini del boss Francesco Bidognetti
22:01detto Cicciotto e Mezzanotte.
22:03Gli chiedono di mettersi a posto
22:05ma lui è una persona per bene che non si sottomette a nessuno.
22:08Gli denuncia i carabinieri e li fa arrestare.
22:15Il 16 maggio del 2007, sei anni dopo,
22:17il signor Noviello sta andando al bar
22:19a prendere un caffè prima di andare a lavorare
22:21come tutte le mattine
22:23quando vede alcune persone che si stanno avvicinando.
22:27Immagina subito che cosa sta per succedere
22:29e cerca di uscire dall'auto
22:31ma non ce la fa.
22:3720 colpi di pistola calibro 9 e calibro 38
22:40e l'ultimo, il colpo di grazia, alla testa.
22:43Veniva ucciso
22:45una persona limpida
22:49un commerciante che sette anni prima
22:51aveva detto che aveva ucciso
22:53una persona limpida
22:55un commerciante che sette anni prima
22:57aveva denunciato che viene ucciso
22:59perché attraverso lui
23:01attraverso lui si compie un omicidio simbolico
23:03per parlare agli altri
23:05che nel frattempo
23:07avevano iniziato a collaborare
23:09con le forze dell'ordine
23:11e ai funerali non c'era neanche la truppe
23:13del TGI era regionale.
23:17Cioè il ritorno sugli ordini di informazione
23:20è stato un ritorno
23:22insignificante
23:25ma più in generale
23:27la sensibilità anche istituzionale
23:29perché è inquietante
23:31la qualità di questa reazione?
23:33Perché se la Camora capisce
23:37che può uccidere una persona
23:39e non pagare un prezzo
23:43la Camora continua a uccidere
23:47se capisce che
23:49quell'omicidio per essa
23:51ha avuto effetti
23:53controproducenti
23:55si ferma domani
23:57non procede nel delitto
23:59e che molto spesso
24:01prevale una spettacolarizzazione
24:05della dimensione dell'antimafia
24:07rispetto alla dimensione
24:09concreta, pratica
24:11di un commerciante
24:13che in solitudine aveva denunciato
24:15che in solitudine era rimasto
24:17e che in solitudine era rimasto
24:19anche dopo morto
24:21una pagina negativa
24:23per la società civile
24:25della Campania
24:27in primo luogo
24:29negativa per il mondo
24:31dell'informazione
24:33in secondo luogo
24:35negativa per le istituzioni
24:37in terzo luogo
24:39c'è un signore distinto
24:41elegante dai modi gentili
24:43di solito un avvocato
24:45un commercialista
24:47o un ragioniere
24:49non per il mercato, per le banche
24:51per il prezzo del petrolio
24:53o per la concorrenza cinese
24:55quando un'attività economica
24:57non ha i soldi per pagare il pizzo
24:59lui arriva
25:03spesso è uno che già si conosce
25:05uno di cui ci si può fidare
25:07all'apparenza
25:09offre aiuto, soldi, però non gratis
25:11ad un interesse alto
25:13anche il 120% all'anno
25:15anche il 240% all'anno
25:17ha un nome tutto questo, si chiama usura
25:19però non è soltanto quello
25:21perché quel signore è d'accordo con il mafioso
25:23e così l'attività economica
25:25stretta tra il pizzo del mafioso
25:27e l'interesse dell'usuraio
25:29dopo un po' passa di mano
25:33ecco, questo è quello che succede
25:35soprattutto in Calabria
25:37perché anche lì naturalmente
25:39bisogna mettersi a posto
25:47sono sindaco della Mezziaterna
25:49dal 2005
25:51d'aprile del 2005
25:53e da subito
25:55mi sono dovuto confrontare
25:57con questa
25:59terribile dimensione
26:01della criminalità organizzata
26:03che è il racket, il pizzo, l'estorsione
26:05da noi si presentarono
26:07in quattro armati
26:09trascinarono mio padre
26:11in un luogo isolato
26:13e lì
26:15minacciarono
26:17ovviamente lui
26:19tutti noi della famiglia
26:21e così la stessa cosa
26:23fecero con tutti gli altri
26:25commercianti e imprenditori
26:27che questi hanno avvicinato
26:29nel loro giro
26:31minacce
26:33tentate estorsioni
26:35che si sono appunto
26:37verificate attraverso
26:39il ritrovamento di proiettili
26:41all'ingresso
26:43della propria attività
26:45o minacce
26:47che sono state dirette
26:49a operatori commerciali
26:51attraverso
26:53la via indiretta
26:55di emissario
26:57attraverso il telefono
26:59i vigili del fuoco
27:01della mia città
27:03mi hanno detto che
27:05il loro intervento
27:07per spegnere
27:09gli attentati
27:11di natura estorsiva
27:13è la principale attività
27:15c'è una storia che può aiutarci
27:17a raccontare tutto questo
27:19però questa volta non è la storia di una persona
27:21ma di una strada, anzi di un'autostrada
27:23la Salerno-Reggio Calabria
27:35l'autostrada che congiunge
27:37la Salerno-Reggio Calabria
27:39è uno dei simboli
27:41del boom economico degli anni 60
27:43che con l'ultimo tratto
27:45dell'autostrada del sole
27:47sembra aver raggiunto finalmente
27:49e definitivamente
27:51anche il Sud
27:55in meno di 10 anni
27:57dalla metà degli anni 60
27:59alla metà degli anni 70
28:01l'autostrada viene realizzata
28:03solo che poi non viene mai finita
28:05l'autostrada è un infinito cantiere
28:21secondo gli atti
28:23della commissione parlamentare antimafia
28:25e secondo le indagini
28:27e inchieste come l'operazione Arca o l'operazione Tamburo
28:29sulla Salerno-Reggio Calabria
28:31graverebbe il pizzo
28:33che si sono spartite
28:35tratto per tratto tutti i 229 km
28:37dell'autostrada
28:39imponendo di mettersi a posto
28:41a molte delle ditte che ci devono lavorare
28:43l'anzangheta in Calabria
28:45compie il salto di qualità
28:47nel momento in cui
28:49si realizza l'autostrada
28:51Salerno-Reggio Calabria
28:53ma perché?
28:55immaginate voi il grande imprenditore
28:57di Milano e di Torino
28:59il grande industriale
29:01che evoca
29:03potenza economica
29:05e immaginate voi
29:07contemporaneamente il Don Mommo
29:09della situazione
29:11che si fa vedere nel bar del paese
29:13a prendere il caffè
29:15con questo grande industriale
29:17capite che
29:19Don Mommo allarga i suoi orizzonti
29:21geografici e politici
29:23esce fuori dal suo ambito
29:25di paese
29:27e diviene legittimato
29:29non più dal salumiere
29:31o dal calzolaio
29:33ma viene legittimato da uno dei soggetti
29:35economici più importanti
29:37la responsabilità storica
29:39delle grandi imprese
29:41del nord è che
29:43quasi tutte
29:45quando hanno realizzato
29:47opere pubbliche del mezzogiorno
29:49quasi tutte
29:51le hanno realizzate
29:53in una prospettiva di accordi
29:55con l'organizzazione mafiosa
29:57la tangente fissa del 3%
29:59sull'importo dei lavori
30:01più i subappalti alle ditte amiche
30:03o alle ditte controllate direttamente dai mafiosi
30:05il risultato è che i costi li evitano
30:07e che la Salerno-Reggio Calabria
30:09è quella che è
30:11il risultato è che ancora una volta
30:13il pizzo dei mafiosi viene preso direttamente
30:15dalle tasche dei cittadini
30:17c'è una mappa disegnata da SOS Impresa
30:19e che è un'associazione
30:21legata alla Confesercenti
30:23che da 10 anni ogni anno
30:25realizza un rapporto sull'impatto
30:27che la criminalità organizzata ha
30:29sull'economia italiana
30:33le zone del pizzo
30:35hanno colori diversi a seconda
30:37dell'intensità del fenomeno
30:39per esempio rosso o arancione
30:41nelle regioni del sud
30:43come ci aspetteremmo
30:45il giallo invece
30:47è il colore di quelle zone
30:49in cui il sistema assassino del racket
30:51non sia ancora così radicato
30:53ci sono molte zone del Piemonte
30:55della Lombardia, dell'Emilia Romagna
30:57della Toscana, del Lazio
30:59ma questa della mafia Nord è una storia
31:01che abbiamo già raccontato
31:03questo forte condizionamento
31:05nelle aree a rischio
31:07Campania, Sicilia, Calabria
31:09impedisce alle imprese di crescere
31:11quindi impedisce al mezzogiorno
31:13di non essere più mezzogiorno
31:15e la conseguenza alla fine di questo fatto
31:17non la paga solo
31:19l'imprenditore medionale
31:21ma l'intero sistema economico nazionale
31:23immaginate
31:25quale pille potrebbe
31:27essere diverso
31:29in un mezzogiorno capace
31:31di crescere come negli anni scorsi
31:33è cresciuta l'Irlanda
31:35o alcune aree della Spagna
31:37che erano in condizione di partenza
31:39peggio di come è il mezzogiorno
31:41il nostro mezzogiorno
31:43cioè dobbiamo dircela tutta
31:45il fatto che in un quarto del paese
31:47non vi sia
31:49libertà di impresa
31:51non riguarda solo la libertà
31:53degli imprenditori del mezzogiorno
31:55riguarda l'intero
31:57assetto economico dell'intero paese
31:59è arrivato il momento di aprire
32:01la terza lettera della nostra storia
32:03che è una lettera molto importante
32:05è una raccomandata con ricevuta di ritorno
32:07indirizzata a ciascuno
32:09dei 57 imprenditori e commercianti
32:11che stanno sul libro
32:13Mastro di San Lorenzo del boss Salvatorello Piccolo
32:15e che a questo proposito
32:17possono essere interrogati dalla magistratura
32:19caro commerciante
32:21c'è scritto nella lettera
32:23che offre solidarietà, assistenza legale
32:25e invita a denunciare
32:31gli interrogatori si tengono
32:33nel luglio del 2008
32:35e quel giorno succede qualcosa
32:37che non era successa con la lettera di P.V. Tucker
32:39che non aveva denunciato nessuno
32:41e neppure con quella di Libero Grassi
32:43che aveva denunciato ma era stato ucciso
32:45gli imprenditori e i commercianti del libro Mastro
32:47convocati dalla magistratura sono 20
32:49tutti tranne uno
32:51confermano le accuse e denunciano
32:53i loro estortori senza tentennamenti
32:55e con decisioni
33:15a scrivere le lettere sono stati gli aderenti
33:17ad un'associazione che si chiama
33:19Libero Futuro, libero come Libero Grassi
33:21che riunisce esercenti e cittadini
33:23e che aderisce
33:25ad un'altra associazione che si chiama
33:27Addio Pizzo
33:29La mattina del 29 giugno del 2004
33:31sui muri di Palermo Centro
33:33sui pali dei cartelli
33:35e sulle superfici disponibili
33:37compaiono centinaia di adesivi
33:39su cui è scritta una frase
33:41un intero popolo che paga il pizzo
33:43è un popolo senza dignità
33:45è una frase molto semplice
33:47e non è una frase
33:49che si può usare
33:51e non è una frase
33:53che si può usare
33:55ma è una frase
33:57senza dignità
33:59è una frase molto semplice
34:01e molto vera
34:03che però in quel momento
34:05così sembra una rivoluzione
34:07ci raccontarono che nei giorni successivi
34:09a quell'attacchinaggio fu convocato
34:11d'urgenza il comitato dell'ordine
34:13della sicurezza per capire
34:15quale azione rivoluzionaria e sovversiva
34:17stava dietro
34:19in realtà quell'azione ha appunto
34:21scosso la città e ha permesso
34:23che diverse persone
34:25possano iniziare un percorso
34:27che ha dato la formazione
34:29di questo comitato spontaneo
34:31definito appunto comitato a dio pizzo
34:33in cui
34:35inizialmente si è continuata a fare
34:37quest'azione, cioè un'azione
34:39intanto segreta, nel senso che
34:41cercavamo il più possibile di rimanere tali
34:43proprio perché non conoscevamo
34:45quali rischi andavamo incontro
34:47ma cercando di
34:49continuare quest'operazione e di scuotere
34:51la città e quindi gli adesivi
34:53con la frase poi diventarono
34:55lenzuoli
34:57diventarono sempre più
34:59numerosi sia i lenzuoli
35:01sia i adesivi sia i ragazzi e le persone che
35:03ne facevano parte
35:05all'inizio gli attacchini, così si chiamano
35:07di addio pizzo, sono soltanto sette
35:09sette giovani tra i venti e i trent'anni
35:11poi però il movimento cresce
35:13crescono le adesioni e crescono
35:15le iniziative
35:23un giorno c'è un ragazzo che scrive all'associazione
35:25ha aperto un pub
35:27gli hanno chiesto di mettersi a posto
35:29ma lui ha rifiutato
35:31non gli hanno sparato, non gli hanno dato fuoco al locale
35:33però i mafiosi hanno passato la voce
35:35e nel suo pub non c'è andato più nessuno
35:37e così lui è stato costretto a chiudere
35:39e come lui, è stato chiuso
35:41e come lui, è stato chiuso
35:43e come lui, è stato chiuso
35:45e come lui, è stato chiuso
35:47e come lui, è stato chiuso
35:49e come lui, è stato chiuso
35:51e come lui è stato costretto a chiudere
35:53e come lui, molti altri
35:55Questa storia ci
35:57inizialmente inconsapevolmente
35:59ci portò ad una scelta
36:01che poi fu quella
36:03della nuova strategia del comitato
36:05quella di riempire questo locale
36:07noi venerdì
36:09partivamo da Palermo
36:11in tanti e riempivamo questo locale
36:13e dopo diverse volte
36:15che siamo andati li abbiamo capito
36:17che potevamo allargare questo sistema
36:19verso tutti i commercianti.
36:21Attenzione, perché questa cosa è importante.
36:24Loro, i ragazzi di Addio Pizzo, i cittadini, i consumatori che li hanno seguiti,
36:28non sono le forze dell'ordine e i magistrati che combattono questa battaglia per conto dello Stato
36:33e non sono neanche gli imprenditori e i commercianti che si rendono conto direttamente degli effetti del Pizzo.
36:39Loro, quei ragazzi là e i cittadini, sono la società civile, la gente,
36:43che entra direttamente in questa battaglia, assieme ai magistrati, alle forze dell'ordine,
36:48ai commercianti e agli esercenti.
36:50Abbiamo creato questo progetto del consumo critico,
36:55contro il Pizzo cambia i consumi.
36:57La prima lista che abbiamo compilato, la raccolta di firme che abbiamo fatto,
37:02non è stata verso i commercianti, non abbiamo chiesto di fare un primo passo a loro,
37:06l'abbiamo chiesto di farlo alla cittadinanza.
37:10E quindi abbiamo portato avanti una campagna, un progetto di campagna di consumo critico,
37:15perché in realtà i commercianti ancora non li avevamo,
37:18in cui chiedevamo ai cittadini di impegnarsi a firmare un documento
37:22che li responsabilizzava nel comprare presso esercizi commerciali
37:28che in un futuro, un giorno, avrebbero compilato la lista dei commercianti.
37:34Abbiamo compilato una lista di 4000 nomi
37:37che sono stati pubblicati interamente dal giornale di Sicilia,
37:40il giornale più diffuso in città.
37:43Questa è una guerra, dove da una parte c'è chi chiede il Pizzo
37:46e dall'altra parte c'è chi si rifiuta, chi accetta,
37:49la sua battaglia l'ha già persa in partenza.
37:52Una volta compilata questa lista di cittadini consumatori,
37:55siamo andati dai commercianti a dire, vedete, non siete soli,
37:59non vi chiediamo di fare un passo nel vuoto, un passo in avanti,
38:02capiamo che voi vi esponete,
38:05però adesso i cittadini hanno fatto la loro parte
38:08e vi chiediamo a voi di poter far parte di una lista di commercianti
38:12che mettono nome e cognome, che dichiarano di non pagare il Pizzo
38:16e che si impegnano, qualora gli fossero chiesti i racket, di denunciarli.
38:23Con mille difficoltà, ma siamo riusciti con grande sforzo,
38:28ma ritengo una operazione assolutamente nuova e rivoluzionaria
38:33di riuscire nel giro di un anno ad avere quasi 100 commercianti.
38:38C'è un uomo che si chiama Tanno Grasso.
38:40Tanno Grasso è un commerciante di scarpe di Capodorlando,
38:43una cittadina in provincia di Messina.
38:45A Capodorlando la mafia non c'è, non si chiede il Pizzo,
38:48i commercianti e gli imprenditori lavorano tranquilli.
38:51Poi, agli inizi degli anni 90, la mafia arriva, bisogna mettersi a posto.
38:56Ci sono colpi di pistola contro le sere cinesche, di notte,
38:59ci sono bombe, attentati incendiari.
39:13I commercianti e gli imprenditori della zona di Capodorlando
39:16sono sconvolti, non era mai successo.
39:18Prima lasciavano aperta la porta di casa, la notte.
39:21Tanno Grasso però è una persona molto decisa, con le idee molto chiare.
39:24Bisogna fare una cosa molto semplice, bisogna fare come libero Grassi.
39:29La prima riunione, in sette, nella parrocchia cristorica di Capodorlando,
39:34con un prete, Parle Lottino Licata, ci interrogammo cosa fare.
39:39Era successo l'ennesimo attentato a un nostro collega
39:43e decidemmo di denunziare.
39:46E poi attorno a questi che denunziarono
39:49si costruì la solidarietà degli altri commercianti.
39:52Mettendoci insieme abbiamo vinto la paura
39:57che è la condizione che appartiene in maniera patologica
40:02a chi si trova a confrontarsi da solo col mafioso.
40:05Da allora sono passati quasi vent'anni,
40:10nessuno di quelli che ha denunciato ha ricevuto alcuna rappresaglia
40:15e sostanzialmente quel territorio
40:19è un territorio che non ha più conosciuto attività estorsive.
40:24A Capodorlando gli imprenditori e i commercianti hanno vinto
40:28e i mafiosi hanno perso.
40:30A Capodorlando è nata la prima associazione italiana antiracket
40:33e su quel modello poi ne sono nate tante altre.
40:36A Capodorlando non si sono fermati lì
40:38perché hanno capito che non è soltanto una questione di soldi.
40:41Una volta per tutte, chiusa la parentesi,
40:46con l'estorsione, qual è il problema?
40:52Cercare di educare la gente ad una cultura antimafiosa
40:58e allora nasce la fondazione che sin dal primo momento
41:03crea un progetto forte e sensibile a scuola di legalità.
41:08Non è una battaglia facile.
41:10Quando Libero Grassi viene ucciso
41:12c'è chi si lamenta perché ha fatto una tammuriata,
41:14troppo chiasso, c'è chi assolve perché il pizzo c'è
41:17e cosa ci vuoi fare?
41:31Quando al signor Pietro Russo, nel 2004,
41:34i casalesi incendiano il negozio di materassi di cui è titolare,
41:37a Santa Maria Capo Avetere,
41:39il maresciallo dei carabinieri a cui si rivolge per denunciare
41:42gli consiglia di lasciar perdere e di pagare,
41:44visto che le rate del pizzo non sono poi così alte.
41:54Però il signor Russo non ci sta e insiste con la sua denuncia.
41:58Dopo gli arresti il magistrato mi fece conoscere Tano Crasso.
42:02Perché Tano Crasso?
42:03Perché Tano Crasso è un'istituzione per quanto riguarda l'associazione antirache.
42:06È stato il primo a farla in Sicilia
42:08e di conseguenza io andai a parlare con Tano.
42:11Parlando con Tano mi fece capire una cosa,
42:13mi disse non puoi restare come stai,
42:15cioè stare da solo.
42:17Devi raggrupparti con più persone
42:19perché più persone siete che portate questa battaglia avanti,
42:23più sei protetto, più sei sicuro.
42:25Devo dire la verità, che lui in questa cosa aveva ragione.
42:28Di conseguenza noi abbiamo fatto questo.
42:30In Santa Maria Capo Avetere abbiamo fatto l'associazione antirache
42:34di Santa Maria Capo Avetere per la legalità
42:37dove io sono il presidente dell'associazione.
42:39Dopo l'incendio che distrugge il negozio della signora Silvana e di suo marito,
42:43a San Giovanni Teduccio nasce l'associazione antirachet
42:46che la signora Silvana presiede.
42:48E a Gela, dopo la morte del signor Giordano,
42:50nasce un'associazione antirachet
42:52e imprenditori e commercianti cominciano a denunciare.
42:55Oggi l'associazione antirachet di Gela
42:59è costituita da circa 150 imprenditori
43:06e sono 80 gli imprenditori che hanno trovato il coraggio
43:12in questa città di venire a sintaco,
43:16di andare all'associazione antirachet,
43:19di andare dalla polizia, dai carabinieri,
43:21dalla guardia di finanza, alla procura
43:24a denunciare centinaia di ostruttori.
43:28Questo significa che quanto la lotta alla mafia
43:31diventa lotta di massa
43:33e si fa in modo diffuso e generalizzato,
43:36allora la mafia diventa più debola
43:38e noi siamo più forti.
43:40Adesso sono 58 le associazioni antirachet in Italia,
43:44SOS Impresa, Addio Pizzo, Libero Futuro,
43:47le associazioni che aderiscono alla FAI,
43:49Federazione Antirachet Italiana
43:51e anche le altre associazioni.
43:53Tutte le persone che abbiamo sentito parlare in questa storia
43:55e che sentiremo parlare ancora
43:57non si sono messe a posto, hanno denunciato
43:59e nella maggior parte dei casi sono attive
44:01nelle associazioni antirachet.
44:03Mi chiamo Renzo Caponetti,
44:05sono il presidente dell'associazione antirachet di Gela,
44:09costituitasi nel 19 maggio del 2005,
44:13quando le cose per la prima volta cambiarono.
44:17La mia associazione è la prima associazione
44:20in provincia di Napoli, è il Colano.
44:23Siamo riusciti a infondare quella fiducia
44:25che prima era manchevole nella nostra città.
44:33L'associazione ha voluto scegliere come nome
44:38quello di Mimmo Noviello,
44:42un imprenditore di Castelvolturno
44:47che è stato ucciso dalla Camorra
44:49dopo sette anni dalla denuncia che aveva fatto.
44:54Adesso di associazioni in Italia ce ne sono 58
44:58e ce ne sono in provincia di Messina 7,
45:02altre tante in provincia di Siracusa,
45:06altre a Catania,
45:08finalmente abbiamo sfondato anche a Palermo,
45:12cosa che sembrava impossibile.
45:14Attenzione, perché stiamo parlando di una guerra
45:17e di una battaglia che è ancora in corso,
45:19non di una vittoria.
45:20I numeri che stanno dall'altra parte
45:22sono grandi, molto più grandi di quello che vorremmo.
45:28Soltanto in Sicilia, per esempio,
45:30secondo uno studio della fondazione Chinici
45:32pubblicato da Sole 24 Ore,
45:34il pizzo sottrae l'1,3% del PIR regionale.
45:42Vuol dire che Cosa Nostra si mette in tasca
45:44più di un miliardo di euro all'anno.
45:46Vuol dire che sono in tanti a pagare
45:48e che pagano tanto,
45:49una media di 600 euro al mese,
45:51tra chi paga di meno e chi paga molto, ma molto di più.
46:04Insomma, i numeri non sono quelli di una vittoria,
46:07però sono quelli di una crepa.
46:09Come dice Tano Grasso,
46:10prima c'è un muro,
46:11poi c'è una crepa su quel muro,
46:12e allora lo sai che prima o poi quel muro crolla.
46:28L'associazione è intitolata a Libero Grasso,
46:32Libero Futuro, una bella parola.
46:36Io devo in questa sede,
46:39che credo sia la sede migliore,
46:42chiedere scusa alla signora Grassi,
46:46alla città di Palermo,
46:48alla Sicilia per quello che è successo nel 91.
46:51Segnali forti di grande responsabilità,
46:53come quando il presidente della Confindustria siciliana,
46:56Ivan Lobello, impone all'associazione
46:58di espellere chi paga agli estortori.
47:00Sarà impossibile stare in Confindustria
47:02e pagare il pizzo.
47:03Sarà impossibile stare in Confindustria
47:04e avere rapporti con le forze criminali.
47:06Non è che noi abbiamo sconfitto il problema.
47:09Per ogni persona che denuncia,
47:11forse ce ne saranno 10, 20, 100 che non parlano.
47:16Però se noi ci rapportiamo al 2002,
47:19quando il mio negozio era ancora in vita,
47:23quando non c'era ancora l'associazione antiracchete,
47:26che le denunce si contavano sulla punta delle dita,
47:31potevano essere 10, 20,
47:33nell'arco di un anno,
47:35siamo passati a 800, 900 denunci nel 2006,
47:40nel 2007 si sono raddoppiate.
47:42Vuol dire che qualcosa è successo.
47:44Lo Stato c'è e spesso lo dimostra
47:47con le operazioni delle forze dell'ordine
47:49e con le inchieste della magistratura.
47:51A volte però no o commette degli errori.
47:53E siccome questa non è soltanto una battaglia militare,
47:56fatta di processi e di arresti,
47:58ma è anche una battaglia culturale
48:00per cambiare la mentalità di chi ha paura di denunciare,
48:03allora questi sono errori che si pagano molto cari.
48:06Se chi denuncia si sente abbandonato
48:08o, peggio ancora, si ritrova davanti
48:10le stesse persone che sono state arrestate poco prima,
48:13allora la cosa non funziona.
48:15I miei sorsoli sono fuori.
48:18Continuo, per quello che so io,
48:21a fare la stessa attività che hanno fatto con me.
48:25Purtroppo ancora molti imprenditori
48:27non sono convinti di denunciare
48:29perché ci sono delle zone qui in Campania
48:32anche se lo Stato è totalmente assente.
48:35Come Barra, San Giovanni, Secondigliano, Casale di Principe.
48:39Lo Stato non c'è.
48:41La nostra storia sta per finire.
48:43La storia di questa guerra combattuta contro il sistema
48:46del racket assassino da persone normali
48:48che hanno capito quanto sia importante
48:50una battaglia per l'onore, la dignità e la libertà.
48:59Mio padre fece la scelta di fare la denunzia
49:01per non consegnare a noi un'eredità pesante.
49:05Un'eredità pesante nel senso
49:07di un'eredità di un rapporto con la malavita.
49:11Il papà mi manca molto lui
49:13perché ero molto abituata a parlare con lui.
49:16Anche al punto di non parlare, non confidenze.
49:19Non era il padre con cui potrei avere
49:21questo rapporto tenero, affettuoso e tranquillo,
49:24di fargli le confidenze.
49:26Avevo proprio bisogno del contraddittorio con lui.
49:29Mi manca il loro rincontro nei sogni
49:32e la cosa mi fa molto piacere.
49:34Nei primi tempi non mi faceva piacere
49:36perché c'era il momento di presa di coscienza
49:40in cui mi rendevo conto che era morto
49:42e quindi si trasformavano in incubi.
49:44Mi svegliavo con l'angoscia e stavo male.
49:49Ora no, che sto meglio all'idea.
49:51Cioè, sto sempre male.
49:53Ovviamente il tempo passa
49:56e uno è obbligato ad abituarsi.
50:01E quindi nei sogni, quando lo sogno,
50:05è come se avessi tentativi di prolungare questo sogno.
50:10Mi piace, mi piace perché è proprio l'occasione
50:13per parlare con lui.
50:15E tra l'altro io me lo ricordo vivo.
50:17Sicuramente sono meno spensierato
50:21di quello che ero prima.
50:23Forse prima lo ero troppo.
50:25Sono meno spensierato di quello che ero prima.
50:30Rido meno frequentemente
50:33e sorrido meno frequentemente.
50:36Attenzione però, perché forse c'è un'altra lettera
50:39che dobbiamo aprire.
50:40È una lettera molto importante per due motivi.
50:43Il primo è che partecipa ad un concorso
50:45indetto dal premio Libero Grassi
50:47che si chiama Lettere al caro estortore.
50:52Ragazzi delle scuole di tutta la Sicilia
50:54e anche qualche adulto
50:55che riscrivono a modo loro la lettera di Libero Grassi.
51:05Il secondo motivo per cui questa lettera è importante
51:08è perché fa capire un sacco di cose.
51:10Caro estortore, scrive la lettera,
51:13ho deciso che pagherò.
51:15Pagherò le tasse, tutte, anche quelle che non pagavo prima.
51:18Pagherò i miei dipendenti, tutti.
51:20Pagherò in regola anche gli extracomunitari.
51:22Pagherò le mie scelte di persona
51:24e infatti il mio voto non lo venderò più.
51:27Sarà più difficile, sarà meno facile
51:29che fare quello che fanno tutti quando vogliono fare i furbi.
51:32Ma lo farò.
51:33Perché?
51:34Perché, scrive l'autore della lettera,
51:36è come quando ti diagnosticano un male incurabile
51:39e ti scopri innamorato della vita.
51:42Ecco, il male incurabile, il cancro,
51:44scrive l'autore della lettera,
51:46caro estortore, sei tu
51:48e io non voglio morire di questo cancro.
51:50Per questo pagherò tutti, ma non pagherò te.
51:53E se verrai a farmi del male, resisterò.
51:55Perché oggi sono un uomo libero.
52:18Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org

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