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00:00Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org
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02:01Questa è la storia di una strage infinita,
02:04di tutti quelli che l'hanno combattuta e raccontata,
02:07di quelli che l'hanno provocata e ignorata,
02:10ma soprattutto di tutti quelli che per quel killer,
02:13quell'assassino silenzioso e nascosto, sono morti,
02:16continuano a morire e moriranno ancora.
02:19Questa è una storia che fa paura e che fa arrabbiare,
02:22però per raccontarla bene dobbiamo partire da qualcosa
02:25di completamente diverso, da una storia bella,
02:28una storia di quelle di una volta, di lavoro, di fatica,
02:31di piccole soddisfazioni e anche di grandi gioie,
02:34soprattutto una storia d'amore.
02:49Lui si chiama Mario Pavesi, ma la gente di Casale Monferrato,
02:52una cittadina di 40.000 abitanti in provincia di Alessandria,
02:55lo chiama Il Pavesi. Mario Pavesi ha fatto la vita dura
02:58della generazione che ha conosciuto la guerra,
03:01a lavorare a 16 anni, poi la Seconda Guerra Mondiale,
03:04il fronte sui Balcani, la prigionia in Jugoslavia
03:07e poi il ritorno a casa e di nuovo a lavorare
03:10in una fabbrica di cementi di coniolo.
03:15Poi un giorno Mario Pavesi incontra una bella ragazza
03:18dai capelli rossi che viene da un paesino vicino a Gorizia
03:21e che si chiama Romana.
03:27Il marito l'ho conosciuta andando dal lavoro a casa,
03:31mio marito abitava da quelle parti, mi aveva notato,
03:34gli ero piaciuta e mi aveva afferrata.
03:37Viveva oramai da solo, aveva perso mamma, papà, sorelle e fratello
03:42e quindi mi aveva fatto una bellissima impressione
03:47anche se ero giovanissima, avevo appena fatto 19 anni
03:51ed ero abbastanza stupidina, diciamo in un certo qual modo.
03:57Però comunque lui mi aveva colpito perché era molto serio,
04:01non era bello mio marito, era bello quando dormiva
04:06perché si lasciava andare forse.
04:09Comunque mi era piaciuta la sua serietà,
04:12la sua maniera di porgersi, era una cosa che a me aveva colpito
04:16e quindi avevo detto proviamo, non è detto che...
04:20e lui mi ha risposto, io sono sicura che andrà bene.
04:30Il Pavese si presenta, Pavese Mario,
04:33si presenta ai genitori naturalmente,
04:35poi la invita al cinema, poi ci si fidanza e poi se la sposa.
04:41Arrivano anche i figli, due, Ottavio come il nonno materno e Maria Rosa.
04:47Una storia di quelle d'una volta, una bella storia d'amore,
04:50di gente semplice, con pochi soldi ma che si dà da fare.
04:55Abbiamo fatto una vita diciamo con alte e basse
05:00nel senso che ognuno dei due aveva il suo carattere
05:03e lo esprimevamo abbastanza liberamente.
05:06Ci scontravamo ma ci apprezzavamo e ci comprendevamo.
05:13Difatti la cosa più bella che io ricordo di mio marito
05:16è il grande senso di rispetto che abbiamo avuto reciprocamente.
05:23Io ho molto apprezzato il suo carattere, la sua voglia di lottare,
05:28la sua grande voglia di lavorare, perché era un gran lavoratore,
05:33onesto, sensibilissimo, ma nascondeva la sua sensibilità
05:38nella rudezza da sembrare un orso nel vero senso della parola.
05:43Però conoscendolo era una cosa bellissima.
05:47Io ancora oggi dovessi tornare indietro rifarei assolutamente
05:52immediatamente quello che allora a 19 anni ho fatto.
05:56Perché la raccontiamo questa storia?
05:59Se è una storia così tranquilla, così semplice, così bella,
06:02perché la raccontiamo proprio noi?
06:04Cosa c'entra una storia d'amore e di lavoro come quelle di una volta
06:07con il nostro serial killer, con l'assassino che striscia nell'ombra?
06:11C'entra e adesso lo vediamo.
06:15Quando è tornato dalla guerra, il signor Pavesi
06:17si è dato subito da fare per trovare lavoro
06:20e lo ha trovato a Cognolo, vicino a Casale.
06:27È un lavoro duro e questo è un lavoro che non è facile.
06:32È un lavoro duro e questo al Pavesi non lo spaventa.
06:36Però la paga non è un granché e non è un lavoro sicuro
06:39e i soldi non bastano mai anche se la signora Romana lavora come domestica.
06:51Ma c'è la casa, i figli, la vita, il futuro.
06:54Ci vorrebbe un lavoro migliore e più sicuro.
07:02A Casale qualcosa di più concreto e di più sicuro c'è.
07:06È una grande fabbrica, un grande stabilimento che si chiama Eternit.
07:14Lo stabilimento Eternit apre a Casale e Monferrato nel 1906
07:18e trasforma presto un piccolo borgo agricolo in una ricca cittadina industriale.
07:22Ad aprirlo è un'industriale tagliata in due parti.
07:25La prima parte è la cittadina industriale,
07:29Ad aprirlo è un'industriale italiano che si chiama Adolfo Marza
07:32che ottiene dalla società svizzera che detiene il brevetto
07:35la licenza di produrre un composto di amianto e cemento e acqua
07:39con cui fabbricare tubi e mattonelle per fare coperture e tettoie.
07:45È un buon affare quello della lavorazione dell'amianto.
07:48Si fanno un sacco di soldi e così lo stabilimento si ingrandisce e si consolida.
07:52Diventa per tutta la comunità una garanzia di lavoro e di sviluppo.
07:59Certo che è una fabbrica strana quella dell'Eternit
08:03come lo sono tutte quelle che lavorano l'amianto
08:06perché l'amianto stesso ad essere un minerale strano.
08:09Lo conoscevano già i Greci e i Persiani nell'antichità.
08:12Si trova in natura, tra le rocce, nelle miniere, in grandi cave
08:16come quella di Balangero in provincia di Torino che è la più grande d'Europa.
08:21È un minerale l'amianto, è come una pietra.
08:24È resistente, è isolante, è resistente alle alte temperature.
08:28La lana della salamandra lo chiamavano gli antichi
08:31che credevano che la salamandra fosse una lucertola
08:34che poteva passare indenne in mezzo al fuoco.
08:37Però è anche fibroso e può essere filato e lavorato molto facilmente.
08:51Ma proprio perché è fibroso e sottilissimo,
08:541300 volte più sottile di un capello,
08:56quando viene lavorato l'amianto lascia andare una polverina bianca,
09:00sottilissima anche lei, come cipria,
09:02che va dappertutto, vola dappertutto come una nebbia
09:05e copre tutto come un velo.
09:13Ma non importa, perché per gli operai di Casale
09:16che riescono a farsi assumere,
09:18per quelli che varcano i cancelli al numero 63 di Via Oggero
09:21o i magazzini di piazza d'armi, fino a 2000 negli anni 70,
09:25lavorare all'Eternit è come lavorare alle poste o in banca.
09:29Nel senso che nell'Italia di allora,
09:31l'Italia che esce dalla povertà e che vuole lavorare
09:34e che cerca una cosa sola, il posto fisso,
09:36lavorare all'Eternit è la certezza di un lavoro duro,
09:39faticoso, ma sicuro.
09:41Lo dice anche quella parola, Eternit,
09:43un materiale indistruttibile, un lavoro indistruttibile,
09:46la base per poter cominciare a sognare il futuro,
09:49la famiglia da mantenere, la casa da comprare,
09:52i figli da mandare a scuola perché possano trovare un lavoro migliore,
09:56insomma, il futuro.
09:59Deve essere stato molto contento, molto felice il signor Pavesi
10:03quando nel 1957 gli hanno detto che lo prendevano all'Eternit.
10:07Felice.
10:17Ferrari Spiero, nato a Casale,
10:21sono entrato all'Eternit
10:26con l'età di meno di 15 anni
10:30allo spazio aziendale dell'Eternit
10:34e compiuto i 15 anni sono entrato in stabilimento
10:38nel reparto chimica.
10:42Si impastava cemento e miento, si mescolava insieme
10:47e si facevano i provini.
10:52Chiedo scusa per gli occhiali, è una questione di cataratta.
10:55Cos'è almeno...
10:57Sì, io sono entrato all'Eternit nel 1954
11:02alle macchine lastre,
11:04le macchine che facevano le coperture per i tetti,
11:08insomma, quelle cose lì,
11:10le ho lavorato tutti i miei anni lì.
11:14Sono stato assunto all'Eternit nel 1958
11:19con l'incarico di seguire la manutenzione nella parte elettrica.
11:24Alle mie dipendenze avevo circa 120 operai.
11:31Quando sono entrato all'Eternit avevo 25 anni,
11:35poi mi hanno assunto come facchino e me dei primi.
11:39Tagliamo l'amianto con il cotello
11:42e quella lì faceva il polvere e le mandava su nel reparto.
11:47Sono stato assunto il 12 gennaio del 1975
11:50nel reparto lastro e insaccavo la polvere d'amianto,
11:54centri di amianto e cemento, 120 sacchi al giorno.
11:58Il lavoro, per chi di lavoro vive, è la vita.
12:01Lo stabilimento Eternit è la vita per le famiglie dei 2.000 operai che ci lavorano,
12:05più tutto l'indotto che ci gira attorno.
12:07La vita di Mario Pavesi è scandita dai turni di fabbrica,
12:11quello dalle 4 del mattino a mezzogiorno,
12:13quello da mezzogiorno alle 8 di sera,
12:15quello dalle 8 di sera alle 4 del mattino.
12:178 ore al giorno, 6 giorni alla settimana, 12 mesi all'anno,
12:20meno le ferie, in agosto, e i permessi, pochi,
12:23perché la famiglia non ha i permessi.
12:25Gli anni sono passati, i miei due figli si sono sposati
12:28e quindi noi eravamo sempre più sereni, più tranquilli,
12:32apprezzavamo dell'uno e dell'altro senza tante parole
12:37o moine o come lo vede il generale.
12:41Abbiamo imparato a lavorare, a guidare i figli,
12:45a dare le domande, a fare le cose,
12:49uno e dell'altro senza tante parole o moine o cose del genere, ma sapevamo che potevamo
12:57contare assolutamente l'uno sull'altro.
13:00Nel gennaio del 1977, dopo quasi 40 anni di lavoro, finalmente il signor Pavesi va in
13:06pensione. Gli hanno riscontrato l'asbestosi, l'asbesto è un altro dei nomi dell'amianto,
13:11che è una malattia professionale per chi lavora in quel settore, come la silicosi per
13:15i minatori o l'asma per i fornai. Si misura in percentuale e quando arriva a 100 si muore,
13:20ma quando è ancora bassa si manifesta con una tosse fastidiosa e con un forte affaticamento,
13:25per esempio a fare le scale. Il signor Pavesi non ne ha molta, per cui pensione e un po'
13:30di invalidità dall'INAIL, lente pensionistico.
13:35Per il resto le bocce, gli amici, la famiglia, Romana, il nipotino, insomma le cose che fa
13:40la gente semplice in un paese come Casale, quando va in pensione, dopo aver lavorato
13:44duramente per tutta una vita.
13:49Ecco, se fosse soltanto una bella storia, la nostra storia andrebbe avanti così, ma
13:53non lo è. Questa è una storia di serial killer, questa è una brutta storia che fa
13:57paura e che fa rabbia. Una mattina di febbraio del 1982 il signor Pavesi si sveglia con un
14:03fastidioso dolore alla schiena, a destra, all'altezza del rene.
14:08Ha incominciato ad avere un dolore alla schiena, al fianco destro. Naturalmente erano le prime
14:17visaglie, tra i suoi compagni di lavoro c'era già qualche compagno di lavoro che purtroppo
14:24veniva ricoverato a Alessandria, al Borsalino. Comunque mio marito le ha fatto le biopsie
14:32e hanno trovato che assolutamente aveva il mesotelioma.
14:37Non è soltanto un semplice mal di schiena, è qualcos'altro, qualcosa di brutto. Si
14:42chiama mesotelioma pleurico ed è un tumore, un brutto tumore. È inguaribile e con la
14:48chemioterapia si può soltanto alleviare il dolore per un po' e tirare avanti il più
14:52possibile.
14:53La sua tragedia è stata che lui aveva il tumore asciutto e quindi aveva tanto male,
15:00veramente tanto male. Le chemioterapie erano, non diciamo positive nel senso della guarigione,
15:07ma positive per il suo stato di salute perché per un mese lui non aveva male.
15:12Prima all'ospedale di Casale, poi a quello di Vercelli, poi all'ospedale Borsalino di
15:17Alessandria. Una lotta contro la malattia che molti purtroppo conoscono bene.
15:21Il male è andato avanti, diciamo che lui forse completamente non si era scoraggiato, però
15:28una sera mi ha detto, l'ho aiutato a mettersi a letto e mi ha detto, ma ho l'impressione
15:35che non vada. Certamente mi ha preso un po' l'altra vista e allora ho detto, ma sì, è
15:41vero, io vedo che fai fatica a riprendere, ma tu sei sempre stato molto forte, vedrai
15:46che anche questa volta ce la farai.
15:49Il signor Pavesi è un uomo forte, abituato a lottare e a soffrire, a combattere da sempre
15:55contro una vita molto dura. Non si lamenta. È sempre stato molto silenzioso il Pavesi,
16:00un po' chiuso, un po' riservato, un po' orso. Di quello che gli succede e del perché
16:04gli succede non parla.
16:11Cerca di tenere duro e di andare avanti il più possibile. È in pensione, dovrebbe avere
16:16ancora una vita davanti. Il nipotino, i figli, la famiglia, la moglie, gli amici, le bocce.
16:21Non è per questo che si lavora tutta una vita così. 40 anni di lavoro, duro, faticoso,
16:26non è anche per questo che si fanno. Per potersi fermare ad un certo punto e godersi
16:31il tempo, serenamente, assieme a chi si ama.
16:34L'ultima notte continuava a dirmi dammi l'ossigeno e poi lo buttava via nervoso e ridammi l'ossigeno
16:41e lo buttava via. Io ho detto io non riesco più ad andare avanti. Domani mattino il primo
16:48che si presenta alla porta della camera dico datemi il cambio perché non ce la faccio più.
16:53Invece lui verso le sette del mattino mi ha detto Romana chiama qualcuno perché sto proprio male.
16:59Sono entrati immediatamente, non c'era quell'ora i dottori, le infermiere, che era un'equipe
17:04magnifica, veramente magnifica e già preparata ad altre situazioni come quella di mio marito.
17:12Hanno spostato il letto, hanno fatto l'elettrocardiogramma, le iniezioni,
17:19tutto quello che secondo loro potevano fare. Io mi sono messa dietro al suo letto,
17:25lui in un certo momento ha alzato la mano, l'ha data, ci ha lasciato stretta e è entrato in coma.
17:30Mi è mancato poi alla sera, era martedì 17 maggio del 1983.
17:37Quando muore il signor Pavesi ha soltanto 61 anni, 61.
17:42Da quando gli hanno diagnosticato il mesiotelioma all'ospedale di Alessandria,
17:46dopo quella fitta alla schiena, sono passati soltanto 15 mesi, poco più di un anno.
17:51Il signor Pavesi, il Pavese, se n'è andato in poco più di un anno.
18:00Ma perché il signor Pavesi non vuole parlare con nessuno del suo male,
18:04non vuole parlare con sua moglie romana, perché è un po' orso, lo abbiamo visto,
18:07ma forse non è soltanto per questo.
18:12Il Pavesi ha paura, perché lui lo sa cos'è il mesiotelioma,
18:15lo sanno tutti lì a Casale, anche se non ne vogliono parlare apertamente.
18:26Perché di gente come lui, come Mario Pavesi, che si sveglia una mattina
18:30con quella fitta alla schiena che uccide, ce ne sono tanti a Casale,
18:33quasi in ogni famiglia.
18:35Sono entrato in Etna nel 1974, era l'antitesi della fabbrica che io avevo sognato.
18:42Andai a vedere questo fammiserato reparto Molazze,
18:47questo reparto dove di fatto si scaricava negli anni 60,
18:54sino alla fine degli anni 60, si scaricava l'amianto con il forcone.
19:00Ed ebbi modo di incontrare un vecchio lavoratore che faceva Marengo di cognome.
19:06Un vecchio lavoratore, dico un vecchio lavoratore,
19:08sto parlando di un uomo di 50-55 anni che dimostrava almeno 20 anni di più.
19:15Questo Marengo quando mi vide così, sbarbatello, avevo 24 anni,
19:20mi sorrise e mi disse, ma cosa sei venuto a fare qua dentro?
19:23Sei venuto a morire anche tu?
19:25Gli operai che lavorano all'Eternit letteralmente si consumano,
19:28invecchiano prima, si ammalano di più, si imprendono lasbestosi e tossiscono,
19:33devono fermarsi ad ogni rampa quando fanno le scale
19:36e se la percentuale di polveri dentro i polmoni sale troppo, muoiono.
19:50E sono quelli a cui va bene, perché gli altri,
19:53quelli che si svegliano una mattina con quella fitta alla schiena,
19:56quelli che vedono le macchie bianche nei polmoni nelle lastre all'ospedale di Alessandria,
20:00quelli che si sono presi il mesotelioma, muoiono in fretta e di sicuro.
20:05Ce ne sono tanti di funerali come quello che ha accompagnato il signor Pavesi al cimitero.
20:12Quanti ce ne sono morti casalesi col mesotelioma?
20:17Sono deceduti tutti.
20:20Attualmente sono deceduti anche i piegati, l'ufficio personale.
20:26Deceduti per la polvere, per l'amianto, ci sono stati 700 morti.
20:35Io attualmente ho il 45% di invalidità per lasbestosi.
20:42Mi è stata riconosciuta nel 1984,
20:47eppure avendo cessato di lavorare all'Eterni c'è un continuo peggioramento.
20:55Per cui inizialmente ero al 20%, adesso sono al 45%.
21:02Attualmente oggi ho il 76% di asbestosi.
21:07Comporta dormire con due così dietro la schiena, o anche tre,
21:12e ogni tanto doversi alzare di notte per poter avere il respiro.
21:18Comporta avere sempre due bombolette SPAI,
21:21una di cortisone e un'altra per la dilatazione dei bronchi, polmoni, chiamali come vuoi,
21:28e comporta un vivere di questo genere.
21:32Certo, sempre meglio che morire, ma comunque è così.
21:38Come sento del fatto dell'Eterni, mi viene proprio la febbre.
21:42C'è gente adesso nel mio reparto dove eravamo noi, 30 operai,
21:46sono rimaste due persone che sono ancora vivi.
21:50La cosa strana è che non si ammalano e muoiono soltanto quelli che all'Eterni fanno i lavori più duri.
21:55Si ammalano anche quelli che allo stabilimento fanno un lavoro meno usurante,
21:59come i camionisti, gli addetti alla mensa o ad altri servizi, gli impiegati, i dirigenti.
22:04E la cosa ancora più strana è che si ammalano anche quelli che all'Eterni non ci lavorano proprio per niente.
22:09Anche quelli che i cancelli al numero 63 di Via Oggero
22:13o quelli del magazzino di piazza d'armi non li hanno mai oltrepassati.
22:17Mio fratello quando è mancato aveva 39 anni, era geometra,
22:20si stava diplomando in architettura, gli mancava la tesi di laurea,
22:24lo portavo io spesso a Torino e nelle poche ore libere che aveva la domenica
22:29lo portavo in montagna, aveva la passione della pesca alle torotte.
22:33Le pescava anche nel Penedigo del Po di Casale Monferrato.
22:39In ospedale per attraversare la sua stanza dovevo prendere un abbraccetto,
22:45cioè per fare quattro metri perché non riusciva a respirare più.
22:50Gente che fa altri lavori, diversi, lontani.
22:52Una panettiera che lavorava in un forno, l'ex segretario della Camera del Lavoro che non lavorava all'Eterni,
22:58un impiegato di banca che lavorava appunto in banca,
23:01un agente di assicurazione, un vigile urbano.
23:03Sette persone in una via che è distante due chilometri dallo stabilimento.
23:12Si ammala anche la direttrice delle scuole elementari di Casale.
23:16Quando ti fanno una diagnosi di mesotelioma il colpo è durissimo,
23:20per cui ci è voluto molto tempo, prima di tutto per rendermi conto di essere ammalata,
23:29perché a parte il dolore delle fitte che avevo nella schiena
23:39e che sono state l'avvisaglia di questa malattia, perché è una malattia molto subdola.
23:45Molto spesso si riesce a diagnosticare in una fase molto avanzata,
23:52quando ormai non è più possibile curarla.
23:55Il primo momento è stato durissimo, anche il rendermi conto che comunque ero malata,
24:01pensare che fosse una malattia mortale, quindi le speranze non ce n'erano moltissime.
24:11Però la fiducia nei medici che mi curavano era molto forte
24:18e ho reagito subito anche in modo deciso,
24:23perché secondo me la reazione psicologica è importante in questo tipo di malattie
24:30e quindi ho cercato di farmi più forza possibile.
24:34Poco per volta ho elaborato tutta la mia storia,
24:40è un po' come quando ti succede per un lutto.
24:47In tutte le storie di serial killer si comincia a pensare che sta succedendo qualcosa
24:51quando le vittime cominciano a presentare caratteristiche comuni.
24:54In questa storia le vittime, sia i morti che gli ammalati, hanno caratteristiche comuni.
24:59Hanno contratto tutti malattie pormolari, come la sbestosi o il mesotelioma.
25:04Sono tutti di Casale Monferrato e hanno tutti a che fare con l'amianto.
25:16Ci sono gli operai che lavorano all'Eternit,
25:18che trasportano l'amianto con i camion, che aprono i sacchi,
25:21che lo spalano con i forconi, che lo lavorano per ricavare tavole e manufatti.
25:25E poi ci sono le famiglie degli operai che si riempiono la casa di quella sottilissima polverina bianca.
25:35Hai mai visto pestare le olive?
25:37Hanno quelle mole che girano.
25:40Per sfibrare l'amianto hanno le stesse mole che girano.
25:44L'amianto viene messo dentro, lo pesta, lo sfibra.
25:48Vicino c'erano dei tubetti di gomma che avevano un nipples in fondo,
25:59che bastava aprire e c'era dell'aria.
26:03L'aria veniva dal compressore generale sopra.
26:08E noi, nella nostra beata ignoranza e imbecillità,
26:13per pulirsi, in prima sintesi,
26:15perché poi prendevamo queste cose e ci pulivamo con l'aria,
26:21ma proprio messemo.
26:23Ci pulivamo all'ora sulle...
26:29E poi a casa facevamo anche quello criminale.
26:34Dirlo adesso è criminale.
26:37Davamo i vestiti alle mogli e così morivano quelli che lavoravano.
26:42Sono morti anche le mogli, perché alla fine sono morti delle mogli,
26:46sono morti dei figli, perché alla fine, vuoi o non vuoi,
26:49sto tuta con l'amianto dentro, non è che venisse a casa pulita.
26:54E lì c'erano dei ventilatori che tiravano via un po' d'aria dentro,
26:59perché se no non ci si vedeva in faccia l'uno con l'altro,
27:02e la spingevano fuori.
27:04Ma lei si immagina.
27:06Ma dei ventilatori.
27:08Non lo so se ci saranno dei riscontri,
27:11ci sono ancora gli alvei di questi ventilatori.
27:15E spinge fuori, giorno e notte erano attaccati,
27:19spinge fuori una quantità d'aria rilevante
27:23e la spinge in città.
27:25Ma dove vuole che vada?
27:28Così ne ammazziamo dieci dentro, ne ammazziamo quindici fuori, non lo so, ecco.
27:34La polverina bianca, la nebbiolina sottile,
27:37copre tutto lo stabilimento ed esce fuori attraverso i condotti di areazione.
27:44Si sparge per il paese attraverso le correnti d'aria,
27:47segue il vento che si infila tra le case,
27:49entra nei negozi sulle tute degli operai che vanno a farsi un panino dal fornaio,
27:54esce dai camion che attraversano la città
27:57per trasportare l'amianto agli stabilimenti,
27:59segue le correnti d'aria e non solo quelle.
28:02Degli studi sui venti avevano dimostrato
28:05che c'era una concentrazione dei venti
28:08che si creava un imbuto all'interno di via Roma,
28:11una via molto centrale, a Casale,
28:13quindi le polveri che provenivano dall'area dell'Eternit
28:16convergevano verso questa via Roma.
28:19Uno studio successivo ha dimostrato una concentrazione più alta
28:23dei mesoteliomi presso chi resideva in via Roma.
28:27E non solo, l'amianto entra nelle case, nei polmoni della gente,
28:31anche attraverso i manufatti che l'azienda produce
28:34e anche attraverso gli scarti che l'Eternit regala agli operai
28:37che li usano o li frantumano per farne materiale da costruzione.
28:41Mio padre lavorava all'Eternit e quindi raccontava della fabbrica,
28:47sapevo qual era il materiale, qual era l'Eternit,
28:51lo distinguevo dagli altri.
28:53Addirittura gli scarti della lavorazione di questo materiale
28:59venivano portati nei vari cortili a Casale
29:05perché potevano sostituire l'asfalto.
29:10Quindi mi ricordo quando ero piccola che anche nel mio cortile
29:14è arrivato il camion, si chiamava Polverino,
29:19l'abbiamo sempre chiamato Polverino,
29:21con questo polverino che è stato poi sparso nel cortile
29:25e ha asfaltato il nostro cortile.
29:28E mi ricordo che c'erano questi mucchi di amianto
29:32che per noi bambini erano come se fossero mucchi di sabbia,
29:37per cui ricordo bene di aver anche giocato qualche giorno tra l'amianto.
29:43C'è una storia particolare che serve a far capire ancora meglio
29:46se ce ne fosse bisogno quello che è successo a Casale.
29:49È ancora la storia della famiglia della signora romana
29:52che è diventata come il simbolo vivente di questa strage.
29:59Nel 1983, lo abbiamo visto, era morto suo marito Mario, 61 anni,
30:0515 mesi da quando si era svegliato quella mattina con una fitta alla schiena.
30:09Nel 1989 è una delle sorelle della signora romana,
30:13che si chiama Libera e che semplicemente viveva a Casale,
30:16a svegliarsi una mattina con una fitta alla schiena,
30:1916 mesi, uno in più di Mario, quando muore a 59 anni.
30:23Il giorno prima l'ha detto, io ho combattuto molto,
30:26so che a domani a quest'ora non ci sarò più.
30:30Ho combattuto molto, non ho paura, però speravo di farcela di più.
30:37Nel 2003 si ammala sua cugina Anna, che non sta neanche a Casale,
30:41vive a Salona di Sonzo, ma c'è uno stabilimento Ethernet anche là,
30:45la Salonit, nel quale non è mai entrata.
30:48La signora Anna muore a 76 anni.
30:50Sono tre i lutti che hanno colpito la famiglia della signora romana,
30:54ma non sono ancora finiti, ce ne sono altri.
31:01Nel 2003 si ammala suo nipote Giorgio, il figlio di Libera,
31:05che lavora per una ditta che fa gomme e che fa uso di amianto.
31:08Muore dopo un anno di lotta, a 50 anni.
31:12E poi c'è Maria Rosa.
31:14Il signor Mario e la signora romana la portavano sempre a passeggiare
31:17nei dintorni dello stabilimento, quasi in campagna,
31:20dove c'era dappertutto quella sottilissima polverina bianca
31:23che ancora nessuno sapeva bene che cosa fosse.
31:26Maria Rosa è la figlia della signora romana.
31:30Lei, quando ha visto le lastre che erano uguali a quelle del suo papà,
31:34piantate nel muro, ha capito di essere condannata anche lei.
31:41Papà da parte destra, lei dalla parte sinistra.
31:44Quando ha avuto veramente la sensazione di essere condannata,
31:48è stato un po' difficile.
31:50E' stato un po' difficile per lei.
31:52E' stato un po' difficile per lei.
31:55Quando ha avuto veramente la definitiva, la sua condanna,
31:59allora è venuta con suo fratello e suo figlio in casa
32:04e mi ha detto, mamma, sediti, devo dirti una cosa.
32:07Quella era l'ultima delle cose che io dovevo sapere.
32:10Mi ha detto, mamma, io ho il mesoteriome.
32:13Quando me l'ha detto, io penso che se mi avesse detto
32:16guarda che quella sedia è rotta, guarda che quella sedia è brutta,
32:20era la stessa cosa.
32:22Non lo so perché.
32:24Io forse non l'ho accettata, forse non ho creduto,
32:27forse, non so, sono rimasta incretinita nel vero senso della parola.
32:32Quando sono andati via io non ho pianto.
32:35Mi sono solo domandato, ma è possibile?
32:37Ma non può essere.
32:38Ma è possibile?
32:39Non può essere.
32:40Prima che lei uscisse l'ho abbracciata e l'ho detto,
32:43Maria Rosa, io non ti lascerò andare.
32:46Io dormivo con lei nella casa.
32:50Io dormivo con lei nella camera di mio nipote.
32:56Facevo fatica a dormentarmi,
32:58magari arrivava alle tre, alle quattro del mattino e non dormivo.
33:01Ma non mi passava dalla mente l'idea che lei poteva mancare.
33:06Non l'accettavo.
33:08Non so, ero stupida, non lo so.
33:11E pian pianino, questo era verso l'una del 24 agosto,
33:18è entrata in coma.
33:21Io le ho tenuto la mano fino alla fine,
33:24con quel rantolo che ce l'ho ancora nelle orecchie
33:28ed è mancata verso le otto della sera.
33:31Maria Rosa muore il 25 agosto del 2003, a 50 anni.
33:36Cinque.
33:37Sono cinque i lutti che hanno colpito la famiglia della signora Romana.
33:40Certo, succede.
33:42Succede che certe famiglie vengano colpite da tanti lutti in breve tempo.
33:45Però di solito succede in momenti molto particolari,
33:48per esempio quando c'è la guerra.
33:50Qui però non c'è la guerra, questo è lavoro
33:52e non si dovrebbe morire così per il lavoro.
34:00È una sofferenza continua in Casale.
34:03È una arrabbiatura perché è incredibile.
34:08Non si può andare a lavorare e morire.
34:10Non si può passeggiare per la città e morire.
34:16Non si può andare a lavorare e morire.
34:20Non si può passeggiare per la città e morire.
34:25Non si può andare a lavorare e morire.
34:30Ma non è soltanto a Casale Monferrato che ci si ammala e si muore così tanto.
34:34Succede negli altri stabilimenti dell'Eternit
34:36a Cavagnolo, in provincia di Torino,
34:38a Rubiera, vicino a Reggio Emilia,
34:40a Bagnoli, in provincia di Napoli
34:42e alla miniera di Balangero, naturalmente.
34:46Succede alla società italiana Amianto di Grugliasco, in provincia di Torino
34:50e succede anche alla Fibronit di Broni, in provincia di Pavia e di Bari,
34:54che produce un composto di amianto e cemento simile all'Eternit.
35:06Ma soprattutto succede a Monfalcone.
35:08Io mi chiamo Nevia Pacco e ho sposato nel 1970 il signor Lino Buzzi.
35:15Lui ha iniziato a lavorare alla fincantiera di Monfalcone nel 1965 come tracciatore.
35:23Mi chiamo Nadalino Ritta, sono la moglie di Nardi Gualtiero.
35:27Nardi Gualtiero è andato a lavorare in fincantieri a 18 anni.
35:33Faceva il tubista e la sua vita lavorativa è sempre stata in fincantieri.
35:41Mio marito si chiamava Vincenzo e è andato a lavorare quando aveva 19 anni.
35:47E per lui è stata una grande fortuna perché era il maggiore di cinque figli,
35:52aveva bisogno di quel lavoro, non sapendo che aveva firmato la sua condanna a morte.
35:58Come primo sintomo ha avuto un forte dolore sotto la scapola sinistra una notte,
36:04un dolore lancinante che l'ha svegliato.
36:08Dopo i primi accertamenti gli hanno diagnosticato una pleura, una pleurite.
36:15Dopo con altri accertamenti il risultato è un mesotelioma pleurico, ovviamente.
36:21Da quel punto lì ci siamo resi conto che era di questo che si trattava.
36:28Hanno fatto un'altra biopsia.
36:31Io andavo su e giù da Monfalcone ad Aviano.
36:35Un giorno sono arrivata là e mi dice ho due notizie da darti, una buona e una cattiva.
36:41La buona è che mi hanno tolto il drenaggio, posso camminare adesso.
36:45E la cattiva è che ho il mesotelioma.
36:49Dico supereremo anche questo, vedrai, non preoccuparti.
36:54Abbiamo lottato per costruire il nostro rapporto.
36:58Non è stato facile, non era una persona facile.
37:02Ci siamo riusciti, ci siamo voluti bene.
37:05Era una persona matura, più grande di me.
37:08Io cercavo questo in lui.
37:11In un anno è morto dopo tre operazioni.
37:15Ed è stato devastante, devastante.
37:18Abbiamo passati tre anni che non glieli auguro al mio peggior nemico.
37:24Perché oltre il dolore di vedere una persona di 54 anni che non aveva scampo,
37:33perché col mesotelioma non si ha scampo, non ti puoi neanche curare perché non esistono cure.
37:40Era crollato tutto il nostro mondo perché ero andata anch'io in pensione con lui.
37:46E da operai si doveva fare le piccole cose, anche lo stare assieme.
37:55Il pranzare assieme per noi poteva essere una cosa importante.
38:02E invece dopo brutali sofferenze, la vigilia del Natale del 1998, mio marito è morto.
38:12Monfalcone, in provincia di Gorizia, è una cittadina di 30.000 abitanti sulla costa adriatica,
38:17a una trentina di chilometri da Trieste.
38:20Come Casale Monferrato è una cosiddetta company town,
38:24una di quelle città in cui la presenza di una certa industria è così importante
38:28da determinare in maniera decisiva la vita stessa della comunità.
38:34A Monfalcone, l'industria che dà da vivere alla gente che ci lavora e all'indotto che ci gira attorno
38:39e che fa nascere nuovi quartieri per accogliere gli operai che vengono da fuori,
38:43che poi diventano più grandi del centro storico, è quella dei cantieri navali.
38:51A Monfalcone si fanno le navi, anche le grandi navi oceaniche.
38:55Si fanno prima con il cantiere navale triestino della famiglia Kosulic,
38:58poi, quando l'industria la rileva lo Stato, con l'Iri e con la Fincantieri.
39:04Si fanno da tanto tempo le navi a Monfalcone, almeno da cento anni.
39:10Il cantiere di Monfalcone, le navi, ne ha costruite moltissime in cento anni, no?
39:16Sono, a me pare, 930 grossomodo.
39:20L'Oceani, la Costa, la Galileo, la Marconi.
39:27Qualcuno del cantiere dice che ci hanno dato da mangiare.
39:33Ma, vede, io qua ho un dubbio.
39:37Perché la ricchezza l'abbiamo creata noi, i lavoratori, non loro.
39:43Siamo noi che abbiamo dato da mangiare a tutti gli altri.
39:48C'è un materiale che una volta si usava molto sulle navi,
39:51perché costa poco, perché è facile lavorarlo, perché è isolante
39:55e perché è resistente alle grandi temperature che sempre sulle navi ci sono.
39:59Serve a rivestire le tubature, i condotti di aerazione e le porte,
40:03che devono essere, appunto, ignifughe.
40:10È l'amianto.
40:14Sono entrato in cantiere negli anni cinquanta.
40:22Il mio lavoro consisteva nel vuotare i sacchi d'amianto in polvere
40:28e poi un sacco anche di cemento,
40:33mescolandolo o manipolandolo a mano con la cazzuola,
40:40aggiungendo l'acqua, impastarlo
40:43e portarlo con i secchi ai lavoratori, agli operai isolatori.
40:49Lavorando in quelle condizioni, in quella confusione,
40:53in quel fumo e polvere di tutte le qualità,
41:00certamente io ho pensato questo.
41:03Dante è passato a bordo, è stato tra noi,
41:08perché per scrivere la Divina Commedia,
41:12cioè l'inferno, l'ha trovato lì sopra, a bordo di una nave.
41:17Perché altrimenti non poteva scrivere la Divina Commedia,
41:21dato che adesso non mi viene la parola esatta per dire,
41:24ma l'inferno Dante l'ha trovato a bordo di questa nave.
41:28A Monfalcone però ci si ammala e tante volte si muore.
41:32Si ammalano e muoiono gli operai
41:34che sulle navi impiantano le tubature di amianto.
41:37Si ammalano e muoiono quelli che lo spruzzano
41:39contro le paratie per renderle ignifughe.
41:41Si ammalano e muoiono elettricisti, carpentieri, idraulici.
41:45Ci sono tante persone che lavorano su una nave,
41:48tanti operai, e molti di questi si ammalano e troppi muoiono.
41:52Sono Duglio Castelli, ho lavorato a Fincantieri nel 1953.
42:02Là era una cosa strana, era come andare a un mercato,
42:12dove si prende gli animali.
42:15Era circa, quella volta, sulle 8.000 persone, si lavorava nel 1953.
42:23Venivano fuori dei direttori delle ditte
42:32e ti prendevano uno, tu, tu, tu, vieni a lavorare dentro.
42:39Io ero piccolino, come sono adesso piccolino,
42:43solo che pesavo 56 chili e nessuno mi prendeva.
42:47Poi un giorno finalmente uno mi prende
42:51e era una ditta di isolazioni termiche.
42:54Ho cominciato a lavorare nel 1953, alla fine del 1953.
43:00Io non sapevo neanche cosa era questo amianto.
43:05Ho cominciato a lavorare.
43:08Si doveva svolgere dei tubi con dell'amianto fliabile.
43:17Era tanta polvere, io non sapevo neanche cosa era l'amianto,
43:23per me era polvere e basta.
43:26Era tanta quella polvere che alzavo un braccio e non mi vedevo la mano.
43:32Io non so se sono, diciamo, un fortunato,
43:38perché eravamo in 125 persone, sono morte 123, 121 scusi.
43:47Come a Casale si ammalano le mogli e le madri degli operai,
43:51quelli che gli lavano e gli spazzolano le tute,
43:54quelli che si respirano tutto l'amianto che i figli e i mariti si portano a casa.
43:58E come a Casale si ammalano anche quelle persone
44:01che non lavorano a diretto contatto con l'amianto,
44:04come per esempio gli addetti alle pulizie o la mensa dei cantieri.
44:07Io ho lavorato per 30 anni presso la mensa della Fincantieri.
44:12Era una detta a questo tipo di lavoro,
44:16assieme a colleghi e a colleghe che in quegli anni erano circa 120 unità.
44:23Ma le 4.000 persone che giornalmente entravano e consumavano i pasti
44:29lo facevano due volte durante l'arco della giornata.
44:33Ovviamente avevano sulla propria tuta le particelle di questo minerale,
44:40particelle che poi si deponevano anche sui tavoli, sulle sedie e sui pavimenti.
44:45Ricordiamo che le lavoratrici della mensa
44:50avevano la mansione di preparare i cibi ma anche poi di svolgere le pulizie,
44:57per cui la polvere certamente veniva inalata anche dalle colleghe
45:06che comunque rimanevano per ore all'interno degli ambienti dedicati alla mensa.
45:14A Monfalcone non è come a Casale.
45:17L'amianto non si lavora, si usa soltanto.
45:20La polverina bianca non si sparge per la città come una nebbia assassina,
45:24non copre le cose seguendo le correnti d'aria,
45:26non si accumula nei cortili in cui giocano i bambini, non la portano le api.
45:30Se ne sta dentro i cantieri e dentro le navi.
45:33Però a Monfalcone ci si ammala e si muore lo stesso.
45:37Ho cominciato a lavorare fino al 1971, sempre con l'amianto,
45:43poi mi sono ammalato.
45:46Chi mi ha trovato? Un cardiologo.
45:49Un cardiologo mi ha trovato la malattia.
45:53Sono andato da questo cardiologo perché mio padre è morto del cuore
46:00e io andando su per lo scalone dovevo fermarmi.
46:06Io ero come una simietta, andavo su, correvo.
46:10Poi tutto un colpo non camminavo più.
46:14Vado da questo cardiologo, mi dice che lavoro facevo.
46:19Poi sono stato assunto a quel cantiere e facevo il fabbro nave.
46:26E dico il fabbro nave, ma sempre hai lavorato con il fabbro nave?
46:30No, no, ho lavorato con l'amianto.
46:33Vieni qua con me, mi porta a fare i raggi,
46:37ritorna domani che ti do una risposta.
46:40Mi dà una risposta e mi dice prendi questa carta e vai a farti la domanda per la pensione.
46:46Tu sei pieno d'amianto.
46:49E sono andato dalle commissioni interne e dico guarda cosa mi è successo.
47:01Quelli mi guardano, danno una letta sulla carta e dicono un altro.
47:11Quando mi soffiavo venivano fuori miliardi e miliardi di fibre.
47:17Non so se sapete come siano le fibre d'amianto.
47:20Se io metto in un centimetro una fibra una vicino l'altra, un centimetro lineare,
47:27poi se vado a contarli queste fibre sono 35 mila.
47:36E là dico pure che non ci si vedeva uno con l'altro.
47:41Lavoravo e uccidevo anche gli altri senza sapere.
47:51Quanti sono i morti di Monfalcone? Tanti.
47:54Tra quelli che hanno lavorato ai cantieri per tutta la vita o anche soltanto una parte,
47:58quelli che sono morti per mesotelioma sono 800.
48:02E poi ce ne sono altri 200 studiati all'ospedale di Monfalcone.
48:15C'è uno studio su più di 3000 persone decedute all'ospedale di Monfalcone
48:19tra il 1979 e il 1998 che rileva come in oltre mille casi ci siano tracce di amianto nei polmoni.
48:32Poi ci sono quelli che lavoravano ai cantieri di Monfalcone ma venivano da tutte le parti d'Italia
48:37e quelli sono tornati a casa e non se ne sa più niente.
48:41A livello di monfalconese il cantiere navale ha significato molto.
48:47Ha significato molto ed era considerato la grande madre che provvedeva ai suoi figli
48:53costruendo ad esempio anche il quartiere operaio a Panzano molto noto anche a livello urbanistico.
49:02Quello che rimane e che si è rivelato in seguito è che il cantiere è stato anche una matrigna
49:08e che ha partorito anche conseguenze molto nefaste, ad esempio quella più macroscopica
49:15è appunto quella sulla tragedia Amianto.
49:20Quanti sono i morti per l'Amianto di Monfalcone? Difficile dirlo.
49:24Una stima approssimativa parla di 2000 morti soltanto a partire dagli anni 80.
49:292000 morti, una strage.
49:35L'assassino, il serial killer di questa storia a Monfalcone, a Casale Monferrato,
49:39nel resto d'Italia e nel resto del mondo è sempre lui, l'Amianto.
49:43L'Amianto è un solido, quindi in qualche modo è contenibile, però che cosa capita?
49:48Queste fibre lunghe e sottili, se sparpagliate nell'aria,
49:52sono così leggeri che restano nell'aria tantissimo tempo.
49:55Quando queste fibre arrivano ai polmoni il sistema immunitario vorrebbe farle fuori,
50:03come fa fuori qualunque tipo di batterio, ma spesso è il sistema immunitario
50:08che viene invece sopraffatto dalla presenza dell'Amianto.
50:11Questo capita in due zone del polmone.
50:14Da un lato, proprio sull'epiteglio del polmone, abbiamo il cancro polmonare.
50:18Dall'altro, la fibra essendo così sottile riesce ad arrivare al pleura,
50:23penetra tutto il polmone e nella pleura provoca il mesotelioma pleurico.
50:28Quest'ultimo è un tumore causato solo, per quello che si sa finora,
50:33dalle fibre di Amianto o di pochi altri minerali che si presentano anche questi in fibre.
50:39Respirare l'Amianto fa venire il mesotelioma.
50:42I primi studi importanti in questa direzione sono di un ricercatore dell'Istituto Mancine di New York,
50:48che si chiama Irvin Selikov, un signore dai capelli bianchi e dai modi molto cortesi,
50:52che già dal 1964 dimostra che di Amianto si può morire.
50:56Gli studi vanno avanti e che l'Amianto faccia male diventa così evidente
51:00che in Italia, per esempio, lo si proibisce per legge.
51:03La legge 275 del 1992 che mette al bando l'Amianto su tutto il territorio nazionale
51:10e impone lo smantellamento e la bonifica, controllata,
51:14di tutto quello che contiene il minerale assassino.
51:20Va bene, ma questo nel 1992.
51:23Che cosa succede dopo e soprattutto cosa succede prima?
51:26Torniamo a Casale Monferrato.
51:34Gli operai erano consapevoli dei rischi che correvano,
51:37da un certo momento in avanti terrorizzati.
51:41Uno di questi che viene raccontato, io non l'ho conosciuto,
51:46mi è stato raccontato dai sindacalisti che lo hanno seguito, assistito,
51:50era uno anche molto impegnato, Bernardi si chiamava, faceva il manutentore.
51:55Lui era drammaticamente a contatto proprio con i filtri
51:58che tra un reparto e l'altro bloccavano un po' di questa polvere, tanta polvere.
52:04Quindi lui inevitabilmente ne veniva a contatto proprio con il polviscolo più piccolo
52:08e le protezioni che aveva non erano assolutamente efficaci.
52:13Aveva la sbestosi, già diversi punti di invalidità.
52:16A un certo punto andò dal direttore del personale e disse
52:20senta io ho una cinquantina d'anni ma ho ancora due bambini abbastanza piccoli
52:25mi piacerebbe stare un po' con loro.
52:27Cosa dice se comincio a addestrare un giovane?
52:30E così, non dico subito, ma di qui a qualche mese, un anno,
52:34magari gli cedo il testimone e io passo ad un altro incarico
52:37così mi salvo qualche anno.
52:40Questo era quasi il baratto che lui proponeva,
52:42ma la risposta che ottene è Bernardi,
52:44se lei è così preoccupato della sua salute, sa dove la porta.
52:48Il signor Bernardi morirà nel 1986, di meso telionico.
52:54Che quello all'eternity di Casale sia un lavoro usurante lo si sapeva da tempo.
52:58La prima volta che la sbestosi viene riconosciuta come malattia professionale
53:02è il 1947, ma è una malattia professionale come quella dei fornai e dei minatori,
53:07qualcosa che può essere controllata, combattuta, con le giuste precauzioni.
53:13E infatti, per tutti gli anni 50 e 60 ci sono le richieste da parte degli operai
53:18di migliorare le misure di prevenzione per tenere quella polvere maledetta lontana dai polmoni.
53:23Ci sono i miglioramenti che la direzione dello stabilimento concede
53:26e ci sono quelli che la direzione non ritiene mai.
53:29La direzione dello stabilimento non richiede mai
53:32e ci sono i miglioramenti che la direzione dello stabilimento concede
53:35e ci sono i miglioramenti che la direzione dello stabilimento concede
53:38Ci sono i miglioramenti che la direzione dello stabilimento concede
53:40e ci sono quelli che la direzione non ritiene di dover adottare.
53:43C'è uno scontro molto duro, sia dal punto di vista sindacale che da quello aziendale.
53:48La lobbianca era l'ufficio personale, dove ti destinavano,
53:52perché poi andrei di passare di lì se pensavano che avessi fatto qualche,
53:57neanche qualche mancanza, ma magari qualche azione, magari di dire
54:01ah ma c'è la polvere, ah ma qui non si può vivere, no?
54:04Allora ti mandavano chiamare e direi ma avendo il modo va bene lei.
54:08Il cremleno era uno scantinato, per chiamarla,
54:16dove c'erano delle grande vasche grosse, delle grosse vasche di contenimento
54:21che mettevano giù tubi, più tubi che lastre, a far stagionare.
54:26Adesso erano 40 giorni dentro l'acqua, il cemento veniva più compatto,
54:31i tubi da pressione, e lì c'era un'umidità bestiale, lì c'era il 120,
54:37e c'erano i soffitti bassi, per cui se uno aveva la mia statura già,
54:45aveva delle difficoltà, perché se si osservava il colpo andava a battere la terra,
54:51ed era tutto bagnato, l'acqua colava sui muri,
54:55perché insomma delle vasche di contenimento, di contenimento di quei tubi,
55:00delle vasche grosse, due o tre volte la staccava, ero di più,
55:05e di profondità erano tre metri, quattro, e mettevano tutte ste cataste lì a stagionare.
55:11Stavano a stare circa 40 giorni, 30 giorni, adesso non mi ricordo,
55:15e toglievano una e riempivano l'altra,
55:18ed era certo, era un posto che nessuno era felice di andare, no?
55:24E purtroppo quando secondo loro si faceva qualcosa, insomma in pratica,
55:32quando ero iscritto in qualche sindaco, insomma, per esempio,
55:39io ho visto alcuni che avevano la tessera del partito,
55:44allora del partito comunista, la tessera del sindacato della CGL,
55:49andavano a Cremlino, perché lì non potevano fare nessuna propaganda.
55:56Ma è dalla metà degli anni 70 che si comincia a pensare che a Casale la situazione non sia normale,
56:02che tutti quei morti che continuano ad occupare con manifesti gli stati a lutto
56:06le mura esterne dello stabilimento non siano soltanto una normale fatalità.
56:20A darsi da fare per prime sono tre persone, due sindacalisti ed una giovane dottoressa.
56:25Il primo si chiama Bruno Pesce e dal 1979 è segretario della Camera del Lavoro di Casale Monforti.

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