Milano, 14 apr. (askanews) - Oltre 400 opere per raccontare il talento multiforme di Alessandro Mendini, architetto, designer, artista e teorico, che ha attraversato il Novecento con le sue visioni. "Io sono un drago - La vera storia di Alessandro Mendini" è la mostra che Triennale Milano ha realizzato in partenariato con la Fondation Cartier pour l'art contemporain e che ora è aperta negli spazi del Palazzo dell'arte."C'è un modo per avvicinarsi e capire l'unicità di Alessandro - ha detto ad askanews Stefano Boeri, presidente della Triennale Milano - ed è proprio guardare questa moltitudine di oggetti. Del resto lui nel 2010 ha curato una mostra dal titolo 'Quali cose siamo', in cui con 800 oggetti raccontava il design italiano. Ecco, questo è il miracolo di Alessandro, che ci lascia attraverso questa collezione pazzesca di oggetti che sprigionano intelligenza, bellezza genio, malinconia, potenza, rabbia, tutto insieme. Fantastico".Il titolo della mostra riprende uno dei più emblematici autoritratti di Mendini e vuole sottolineare la complessità della sua figura all'interno della scena del design, dell'architettura e dell'arte internazionale. Una complessità che lo rende sempre attuale e che lo ha portato per oltre vent'anni a collaborare con la Fondation Cartier. "Nella mostra - ci ha detto il direttore artistico generale internazionale della fondazione parigina, Hervé Chandes - si vede che il passato diventa futuro e che l'opera di Alessandro Mendini unisce il passato, il presente e il futuro; il conosciuto e lo sconosciuto. Per me l'opera di Mendini è una manifestazione di apertura totale, di libertà totale".Il progetto espositivo interpreta il concetto del drago come spunto per affrontare i nuclei tematici del "metodo Mendini", caratterizzato da uno spazio culturale multiforme, ma con elementi comuni che ritornano nell'apparente eterogeneità della sua ricerca, comunque sempre basata sulla sua stessa esperienza umana. Ma, come ha sottolineato il curatore Fulvio Irace, oltre al drago c'è anche un altro aspetto che la mostra vuole raccontare. "Quando uno evoca il nome di Mendini - ha spiegato Irace - si pensa a un giocoliere delle forme, una personalità estrosa, l'inventore visionario legato a temi come la gioia e l'euforia. Ho invece voluto cercare di mostrare ai nostri visitatori che in realtà la sua personalità era molto più complessa, e che dietro questa maschera del giocoliere c'è un clown triste, c'è quella che abbiamo chiamato una malinconia radicale".La mostra in Triennale è aperta al pubblico fino al 13 ottobre.
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