Trento, 18 dic. (askanews) - Tre musei trentini organizzano un'unica grande mostra tra antropologia, psicologia, archeologia e arte contemporanea: "Sciamani", un viaggio per riflettere sul rapporto, mai così attuale, tra gli esseri umani e ciò che non è umano. Si tratta di un affascinante progetto nato dalla collaborazione di tre musei trentini: MUSE - il Museo delle Scienze di Trento; Mart, il Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, e METS - il Museo etnografico trentino San Michele. Ogni istituzione ha curato una sezione di mostra, realizzata in partnership con la Fondazione Sergio Poggianella, da cui provengono oltre cento reperti e manufatti originari della Cina, della Siberia e della Mongolia. "Il tema sciamanico - ha detto Gabriele Lorenzoni, curatore del Mart - si presenta a male interpretazioni e a complessità, che in questa mostra cerchiamo di chiarire e di evitare, facendo sì che gli artisti presenti esposti diano un contributo originale, utile, sia al discorso di attualizzazione dello sciamanismo, che ha origini antichissime nella storia umana, sia che possano dare un contributo originale ai dibattiti i più attuali all'interno della società contemporanea".Dibattiti, come quello sull'ambiente, che in qualche modo sono partiti dalla figura di un artista-sciamano come Joseph Beuys. Ma le suggestioni del progetto, realizzato nelle sedi espositive di Palazzo delle Albere a Trento e del METS, vanno anche oltre l'arte. "Questo piano della mostra - ha aggiunto Luca Scoz, curatore del MUSE - racconta il fenomeno dello sciamanismo in diverse accezioni. Ovviamente si parte dall'antropologia con gli oggetti della collezione della fondazione Sergio Poggianella, che ci portano a esplorare questo fenomeno nelle regioni della Siberia, della Mongolia. Ma poi proviamo a esplodere il tema anche, ad esempio, nella preistoria. Esistevano sciamanismo preistorico? Questa è la domanda a cui cerchiamo di rispondere. E poi anche le scienze cognitive, perché la pratica della trans, che è centrale nello sciamanismo, cerchiamo di capire come funzioni, vedendo come il nostro cervello elabora gli stati alterati di coscienza".La mostra si muove tra il livello delle idee e della conoscenza sciamanica e quello del dialogo con l'invisibile, ma vuole anche essere un modo per offrire una lettura diversa a quello che pensiamo già di conoscere. "La mostra - ha concluso Vittorio Sgarbi, presidente del Mart - è più pertinente perché indica una connessione forte fra la dimensione sciamanica e l'artista dopo la fine della età della storia dell'arte cristiana e dopo la fine di un'arte tradizionale. Quindi il Novecento è una serie di avventure in cui ognuno da Salvador Dali a Picasso a de Chirico esce a mano e produce immagini che non corrispondono alla tradizione come dal mondo bizantino fino alla fine dell'800".Dalle tecnologie popolari trentine alle opere di Marina Abramovic, tutto si tiene in un discorso che sonda le possibilità del mistero, anche in una società come la nostra, che vive di ipercontemporaneità digitale. Ma gli sciamani hanno ancora qualcosa da dirci.
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