Venezia, 22 giu. (askanews) - La Biennale di Venezia è, da anni, un termometro molto sensibile, e spesso in anticipo sui tempi, delle istanze socio-culturali del mondo. Non fa eccezione anche la 60esima Biennale Arte del 2024, che il curatore Adriano Pedrosa ha scelto di intitolare "Stranieri Ovunque - Foreigners Everywhere"."L'espressione Stranieri Ovunque - ha detto Pedrosa in conferenza stampa - ha almeno un duplice significato. Innanzitutto vuole intendere che ovunque si vada e ovunque ci si trovi si incontreranno sempre degli stranieri: sono/siamo dappertutto. In secondo luogo, che a prescindere dalla propria ubicazione, nel profondo si è sempre veramente stranieri a se stessi".Una lettura profonda, complicata, che con due sole parole riesce a evocare molto della nostra contemporaneità lacerata. Una postura che entra direttamente anche nel dibattito politico, oltre che in quello sul senso e sul sistema dell'arte, e restituisce un'idea di impegno intellettuale, per lo meno nella decisa volontà di non nascondersi la vastità delle voci che oggi compongono ciò che definiamo la cultura umana.E il presidente della Biennale, Roberto Cicutto, ha voluto presentare così il curatore brasiliano". "Si è contraddistinto per originalità e innovazione - ha detto - anticipando temi e linee curatoriali poi seguite da altre mostre in tutto il mondo. Cambiare il punto di vista attraverso cui raccontare l'arte contemporanea credo sia ciò che una istituzione di rilevanza internazionale come La Biennale di Venezia debba fare. E qui non si tratta solo di un punto di vista estetico ma anche geografico, come quando al cinema si riprende la stessa scena in controcampo".E anche a livello di partecipanti, la mostra di Pedrosa porterà in scena artisti che sono essi stessi stranieri, immigrati, espatriati, diasporici, émigrés, esiliati e rifugiati, in un crescendo apparentemete tautologico, in realtà pertinente ed evocativo, delle molte dimensioni che l'arte coinvolge.
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