https://www.pupia.tv - Roma - Audizione Censis
Alle ore 12.30, presso l'Aula del VI piano di Palazzo San Macuto, la Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto ha svolto l'audizione di rappresentanti del Centro studi investimenti sociali (Censis). (08.04.25)
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Alle ore 12.30, presso l'Aula del VI piano di Palazzo San Macuto, la Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto ha svolto l'audizione di rappresentanti del Centro studi investimenti sociali (Censis). (08.04.25)
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NovitàTrascrizione
00:00L'ordine del giorno richiede l'audizione dei rappresentanti del Centro Studi Investimenti
00:10Sociali, CENSIS, che ringrazio davvero per la disponibilità a partecipare ai lavori
00:15della nostra Commissione. Ricordo che la Commissione ha ritenuto di avviare i propri lavori con
00:19un ciclo iniziale di audizioni dei soggetti istituzionali più qualificati a fornire all'amidesimo
00:25i principali elementi informativi necessari per lo svolgimento delle sue funzioni e sensi
00:29della delibera istitutiva. Nelle due precedenti settimane si sono svolte le audizioni dei
00:34Presidenti del CNEL e dell'Istat, mentre per il prossimo giovedì è prevista l'audizione
00:40dei rappresentanti dell'Inps. Per il CENSIS sono oggi presenti e responsabili
00:44dell'Area Economia, Lavoro e Territorio Andrea Tome e la ricercatrice Fulvia Santini che
00:50ringrazio nuovamente. Il Centro Studi Investimenti Sociali ha inoltre
00:54presentato alla Commissione una memoria relativa ai contenuti della presente audizione che
00:59è già stata trasmessa ai Commissari e che sarà pubblicata se il Dottor Tome concordi
01:04in allegato a resoconto scenografico della seduta.
01:07Bene, do quindi la parola al Dottor Tome per lo svolgimento della sua relazione.
01:12Grazie Presidente, grazie a noi e anche al nostro Presidente Giuseppe De Rita per questo
01:20invito. Faccio un po' un'introduzione per vedere
01:25quelli che saranno gli argomenti che verranno trattati e che sono stati inseriti nella relazione
01:31che è stata consegnata. Si tratta di approfondimenti che noi abbiamo
01:35fatto con il CENSIS nel corso degli ultimi mesi e hanno naturalmente come tema di fondo
01:42anche il tema della transizione demografica con tutta una serie di fenomeni, di analisi
01:46di fenomeni che sono stati e che si collegano alla transizione demografica, dopo naturalmente
01:52aver visto quelli che sono in tutti gli scenari demografici che sono stati pubblicati dall'Istat
01:57di recente e che quindi hanno proiettato la situazione nei prossimi decenni con tutta
02:04una serie di indicazioni molto preziose anche per capire bene alcuni fenomeni, come si stanno
02:12calando nel presente e come si potranno sviluppare nel futuro.
02:16Pongo l'attenzione intorno a 4 punti che noi abbiamo sviluppato di recente, in particolare
02:24diciamo un po' le conseguenze che si stanno verificando sulle famiglie, dal lato dell'assistenza
02:31familiare e quindi come in sostanza si stanno strutturando anche le famiglie, stanno cambiando
02:37le famiglie nella loro composizione e come effettivamente quello dell'assistenza per
02:42esempio per le persone più anziane, per le persone non adosufficienti rappresenta
02:49sicuramente uno degli elementi in prospettiva molto critici dal punto di vista sociale.
02:55Il secondo punto riguarda invece l'evoluzione delle classi più giovani della nostra popolazione
03:04in relazione anche alla ricchezza netta, al patrimonio che hanno le famiglie e a quello
03:09che noi abbiamo chiamato l'imbuto dei patrimoni, una sorta di concentrazione che in prospettiva
03:14si potrà generare con qualche conseguenza di non poco conto.
03:19Terzo punto, abbiamo messo in evidenza quelli che sono un po' gli effetti della transizione
03:24demografica anche dal punto di vista della direzione delle imprese, dalla presenza di
03:30imprenditori in Italia, di cui l'Italia è naturalmente uno dei paesi più ricchi come
03:34capitale imprenditoriale ma che la transizione demografica sta mettendo anche in questo
03:39caso in qualche modo a rischio.
03:42Quarto punto, passiamo dalle persone ai territori e stiamo portando avanti tutta un'analisi
03:52e approfondimenti sulle aree interne del paese perché questo è l'altro evidente effetto
04:00della transizione demografica cioè quello dello spopolamento di alcuni territori e
04:03dei territori anche più fragili per certi versi, vedremo poi in sostanza come queste
04:09aree interne siano distribuite all'interno del paese e come questa dinamica non riguarda
04:17soltanto le aree urbane del sud e quindi le aree non urbane ma è un fenomeno che si sta
04:24diffondendo in modo molto esteso anche nelle aree più ricche del paese e quindi del centro
04:30nord.
04:31Quindi ritorno al primo tema, a quello appunto delle dinamiche demografiche viste dalla prospettiva
04:37dell'assistenza familiare perché è un tema che noi abbiamo portato avanti anche all'interno
04:42di un nostro filone di ricerca con il Family Network dove all'interno ci sono anche altri
04:47soggetti che si occupano in sostanza del lavoro domestico e quello che è emerso dalle nostre
04:57analisi è la messa in relazione fra la disponibilità del lavoro domestico in Italia dove naturalmente
05:05ci sono diverse figure, quello delle badanti è una delle figure più importanti proprio
05:10perché sono il supporto diretto alle famiglie nell'assistenza delle persone anziane e non
05:17sono sufficienti, oggi per dare qualche numero in Italia abbiamo circa 833 mila lavoratori
05:27domestici regolari naturalmente, questi sono dati portati naturalmente dall'Inps, di questi
05:34833 mila, 413 mila, 414 mila sono definiti come badanti, il resto, gli altri 420 mila
05:43sono collaboratori domestici e quindi Colf, Babysitter e altre figure più marginali.
05:50Quello che in qualche modo colpisce nell'analisi anche non soltanto nazionale ma a livello
05:55regionale che abbiamo fatto è che in totale i lavoratori domestici si stanno riducendo,
06:00si sono ridotti del 9,5% negli ultimi anni, cioè dal 2014 al 2023, sono aumentate le
06:11badanti del 10,1%, si sono ridotte le altre figure, quelle con i lavoratori domestici
06:16come abbiamo detto del 23,1%, c'è una dinamica abbastanza diversificata a livello regionale
06:23dove in questo modo c'è una concentrazione naturalmente di queste figure nelle regioni
06:29più popolate, soprattutto Lombardia e Lazio, ma naturalmente anche in queste regioni ci
06:35sono delle dinamiche negative per quanto riguarda in genere i lavoratori domestici
06:42mentre per le badanti questo dato è quasi uniformemente in crescita, ma che cosa succede?
06:49Il dato di fondo è che noi oggettivamente attualmente nel 2023 abbiamo 14,1 lavoratori
06:58domestici per mille abitanti, residenti in Italia, diventano 7 le badanti invece per
07:05mille abitanti e 7,1 le colfe per mille abitanti, questo è il dato del 2023 e quindi comincia
07:14a dare un senso a quel rapporto fra domande e offerte che poi noi abbiamo analizzato successivamente
07:20e che abbiamo messo in correlazione con un altro fenomeno molto importante collegato
07:24con l'invecchiamento della popolazione, cioè la presenza di persone sole, che è un dato
07:29anche questo molto tossocritico se ci pensiamo, oggi in Italia contiamo in totale 8.847.000
07:41persone sole, persone che sono fuori di un nucleo familiare composto da più componenti,
07:47di queste il 55,2%, quindi più della metà ha più di 60 anni, quindi le persone sole
07:57per ogni 100 famiglie sono il 34,4%, questo è un po' un indicatore di solitudine, l'abbiamo
08:04chiamato a Censis, che se lo mettiamo in relazione anche all'offerta di assistenza familiare
08:13che proviene dalle badanti, vediamo che ci sono 8,5 badanti per 100 persone sole con
08:21più di 60 anni, quindi questo dà una prospettiva nei prossimi decenni di un fattore di critica,
08:28naturalmente quello delle badanti e degli assistenti familiari è stata un po' come
08:32dire una soluzione che le famiglie hanno trovato per cercare di far fronte ai bisogni naturalmente
08:39di assistenza di una famiglia, all'interno di una famiglia dove le persone anziane e
08:44appunto invecchie hanno bisogno di un sostegno e di un supporto continuo, quindi tutto sommato
08:51è una soluzione, ma una soluzione che ancora non trova un'altra soluzione di sistema,
08:58perché comunque il dato di domanda e offerta che abbiamo indicato è oggettivamente molto
09:03squilibrato. Interviene un altro fattore, se ci pensiamo, è il fatto che anche i lavoratori
09:10domestici stanno invecchiando e questo è un tema che può essere anche questo in prospettiva
09:17molto critico, il 48,3% delle badanti attualmente in Italia ha più di 55 anni e quindi quasi
09:27la metà delle badanti sono sulla soglia della pensione se vogliamo dare un termine di riferimento.
09:32Questo per quanto riguarda l'assistenza familiare e quell'ambito dell'assistenza familiare,
09:40l'altro e il secondo punto di attenzione che abbiamo sviluppato è appunto quello della
09:45concentrazione dei patrimoni nel passaggio delle generazioni. Attualmente se prendiamo
09:52la ricchezza netta detenuta dalle famiglie italiane, praticamente la generazione silenziosa,
09:59quella che viene chiamata la solid generation, cioè i nati fra il 1928 e il 1945, possiede
10:06il 15% della ricchezza netta di tutte le famiglie, seguono naturalmente in progressione temporale
10:15i baby boomers, cioè i nati fra il 1946 e il 1964 che detengono appunto il 43% della
10:22ricchezza netta, a seguire la generazione X, cioè i nati fra il 1965 e il 1980, coprono
10:30il 33% della ricchezza netta e alla fine i millenials e la generazione Z, cioè dal 1981
10:38in poi, hanno soltanto il 9% della ricchezza netta. Se vogliamo dare un termine, anche
10:47in termini assoluti, della ricchezza netta, il valore medio della generazione silenziosa,
10:55naturalmente è una ricchezza che per buona parte è fatta da abitazioni, subordine da
11:02strumenti finanziari, sono 279 mila il valore medio della ricchezza netta detenute dalla
11:10generazione più anziana, per i baby boomers sale a 361 mila 480 euro, scende a 309 mila
11:21per arrotondamento per quanto riguarda la generazione X e arriva a 151 mila per quanto
11:28riguarda le ultime generazioni. Dicevo che il 51,3% della ricchezza è rappresentato
11:35dalle abitazioni, il 47% si tratta di beni mobili come i depositi al 12,4% e i titoli
11:43finanziari al 34,8%. Perché ci siamo soffermati su questo tema? Perché abbiamo visto e naturalmente
11:53abbiamo collegato la disponibilità di ricchezza con la distribuzione per classi d'età e come
12:01si vede fra il 1985 e il 2045 abbiamo fatto un'analisi ad oggi, al 2025 e proiettata
12:10poi al 2045. Allora innanzitutto se prendiamo poi anche un punto di riferimento come la
12:18crisi del 2008 dove in qualche modo molte cose sono cambiate anche nella distribuzione
12:23della ricchezza, allora noi abbiamo che fra il 1985 e il 2005 il numero dei 20-29 anni
12:34si è ridotto del 16,4%, fra il 2005 e il 2025 e quindi oggi si è ridotto del 14,6%,
12:44in prospettiva le stime danno una riduzione del 18,1% al 2045, quindi la classe più
12:52giovane ormai da tempo, dal 2005 in poi, dà una tendenza negativa molto sostenuta e crescente
13:03per certi aspetti se guardiamo il 2045. La classe dei 30-39 anni dopo aver conosciuto
13:09un periodo di crescita appunto in aumento del 21,6% tenderà a ridursi, anzi si è ridotta
13:17del 30% nel 2025 e resterà più o meno stabile al 2045, questo perché per effetti proprio
13:23della denatalità che abbiamo visto prima. Crescono anche i 40-49 anni nel periodo fino
13:33al 2005 ma si riducono nei periodi successivi, mentre i 50-59 anni sono in crescita almeno
13:41fino al 2025, almeno fino ad oggi e in prospettiva proprio una riduzione complessiva della popolazione,
13:49si conosceranno praticamente una riduzione del 28,2%, naturalmente mancano le classi
13:56fino a 20 anni e quelle successive e il dato finale al 2045 ci consegna un'Italia con 56
14:03milioni di abitanti, con 4,9% in meno rispetto ad oggi e questo che significa che comunque
14:12c'è questo fenomeno appunto che dicevamo prima dell'imbuto dei patrimoni, comunque
14:16saranno di meno gli eredi a cui verrà trasferita questa ricchezza e questo è un dato che per
14:25certi aspetti può essere positivo di fronte a fenomeni di frammentazione dell'eredità,
14:31dei patrimoni che abbiamo conosciuto e conosciamo, ma questa concentrazione può portare naturalmente
14:37ad aspetti anche piuttosto controversi, uno di questi potrebbe essere appunto quello di
14:41una concentrazione di ricchezza e quindi una maggiore disuguaglianza e distanza e differenza
14:49tra chi invece non rientra nella trasmissione dell'eredità e dall'altro naturalmente può
14:55generare quel fenomeno di rentier, sono ricchezze che non vengono messe a valore, a produzione
15:07che quindi potrebbero condizionare anche il futuro produttivo del Paese e questo ultimo
15:16dato si collega al terzo punto e quello che noi abbiamo chiamato il voto generazionale
15:22nella guida delle imprese italiane, dove praticamente guardando gli ultimi dati prima del Covid,
15:28il quarto trimestre 2019 e il quarto trimestre 2024, quindi agli ultimi dati disponibili
15:38e diffusi da infocamere, la distribuzione degli imprenditori per classe d'età in Italia
15:46su un totale attuale di 2 milioni 843 mila imprenditori, abbiamo conosciuto praticamente
15:55nel giro di 5 anni una riduzione di 185 mila imprenditori, il 6,1% in meno, quindi abbiamo
16:03questo voto che però è particolarmente concentrato nella classe d'età fra 30 e 49 anni, sono
16:10quasi 200 mila imprenditori in meno nella classe fra i 30 e i 49 anni che è la classe
16:17centrale, la classe che acquisisce un po' il ruolo consolidato all'interno dell'impresa
16:25e quindi ha una capacità anche di visione, di innovazione, di inserimento anche di processi
16:32di diversificazione e di crescita dell'impresa che le altre generazioni in parte non hanno,
16:41il dato anche importante e interessante è che attualmente abbiamo 285 mila imprenditori
16:46con un'età superiore ai 70 anni, ridotti anche questi dal 3,5%, però in sostanza continuano
16:55ad essere praticamente il 10% degli imprenditori italiani, quindi hanno un'età molto avanzata.
17:02L'ultimo punto che abbiamo affrontato nella relazione è quello delle aree interne, quali
17:15sono i fenomeni collegati allo spopolamento, alle aree interne, si parla appunto di rarefazione
17:21del capitale umano, nel senso anche di persone con livelli di istruzione elevati, una rarefazione
17:30che dipende sia dal punto di vista demografico ma anche dal punto di vista del trasferimento
17:36in altri luoghi, in altre zone del Paese, soprattutto dai giovani, a questo si collega
17:42anche una sorta di desertificazione dei servizi, quindi una rarefazione anche dei punti di
17:47contatto per l'erogazione di servizi essenziali, servizi importanti per la vita quotidiana
17:55e le varie elaborazioni che abbiamo sostenuto negli ultimi mesi ci dicono appunto per esempio
18:02che nel 2024, anno appena trascorso, il 13,5% delle famiglie italiane ha incontrato difficoltà
18:09in raggiungere una farmacia, questo dato, il 13,5% sale al 50,4% nel caso di un pronto
18:17soccorso e intorno al 30% sia per quanto riguarda la polizia e carabinieri, quindi servizi di
18:25sicurezza e sia per gli uffici comunali dove si svolgono le varie pratiche che riguardano
18:30appunto l'attività dei cittadini. Per gli uffici postali abbiamo comunque un quinto
18:37della popolazione, delle famiglie italiane che trova difficoltà a raggiungere un ufficio
18:42postale, un altro quinto praticamente lo riscontra e sale fino a un quarto, chi cerca di regarsi
18:51a negozi di alimentari o a mercati o addirittura a supermercati. Naturalmente questa analisi
18:58è a livello generale, se la disaggreghiamo, la consideriamo, la approfondiamo a livello
19:05dei comuni fino a 2.000 abitanti che sappiamo comunque sono una realtà molto estesa per
19:10il nostro Paese, i dati salgono in maniera molto evidente, per il pronto soccorso si
19:17passa dal 50,4% al 69,3%, per la polizia e carabinieri si arriva al 45,7% e per esempio
19:27per i supermercati siamo oltre alla metà con un 56,6%. Ecco perché in sostanza il
19:35tema delle aree interne è stato anche preso in esame, in considerazione non soltanto a
19:40livello nazionale ma anche a livello europeo, non è un fenomeno che riguarda soltanto l'Italia,
19:45ci sono anche altri Paesi che sono esposti a processi di spopolamento dei territori.
19:51Che cosa si intende per aree interne? Abbiamo due modi per analizzare questo fenomeno, questi
20:01territori, da un lato prendiamo la definizione data da Istat e dall'altra quella che attualmente
20:09è in capo alla strategia nazionale delle aree interne, cioè una strategia che con
20:15fondi comunitari cerca di contrastare il fenomeno dello spopolamento e invece al contrario
20:22cercare di mantenere attive quei luoghi di produzione, di distribuzione, di servizi
20:30che possono tenere agganciata la popolazione al territorio. Istat da questa distribuzione
20:41considera i comuni polo dove sono presenti queste tre condizioni, quindi un'offerta scolastica
20:49secondaria superiore completa, un ospedale con il dipartimento di emergenze e accettazione,
20:56una stazione ferroviaria dove c'è una frequentazione media di un certo numero, una domanda media
21:03di mobilità da parte della popolazione. Su questi tre criteri si individuano 241 comuni
21:13classificati come polo, di cui 182 centrali e altri poli intercomunali pari a 59, si potrebbe
21:23dire le 100 città italiane, quelle che noi conosciamo sia come capoluoghi di provincia
21:28ma anche tante realtà urbane che non sono capoluoghi ma che comunque hanno una concentrazione
21:34sia di popolazione che di servizi. A questi si aggiunge 3.800 comuni, definiti comuni cintura
21:42che sono vicini, in prossimità dei poli, comuni intermedi per 1.928 che rappresentano
21:50il primo cluster delle aree interne, a cui si aggiungono 1.524 comuni classificati come
21:58periferici e altri 382 comuni come ultraperiferici. In sostanza se la prima parte, quella dei
22:09comuni e dei poli e dei comuni di cintura arrivano al 51,5% del totale dei comuni italiani
22:16il resto è praticamente definito secondo questa definizione di ISTAT come aree interne.
22:23Oggi se vediamo anche i dati sulla popolazione, al primo gennaio 2025, quindi la popolazione
22:31attuale, nelle aree interne abitano 13.300.000 persone con una variazione in 10 anni del
22:414,8%, in totale più di un quinto o quasi un quarto della popolazione italiana vive
22:50nelle aree interne. La popolazione italiana come vedete è diminuita del 2,3% in 10 anni,
22:58ma nelle aree interne è diminuita del 4,8%. Com'è la distribuzione all'interno del
23:04Paese per aree geografiche? Naturalmente come si può vedere dai dati l'11,1% della
23:14popolazione del nord ovest abita in aree interne, sale al 18% per quanto riguarda il nord est,
23:22arriva al 19,8% per quanto riguarda le regioni centrali, ma nel mezzogiorno raggiunge e supera
23:29un terzo, siamo al 36,1%, quindi quel 22,6% medio di popolazione che vive nelle aree
23:36interne diventa molto più elevato per quanto riguarda il mezzogiorno che come sappiamo
23:41è anche l'area dove le condizioni sono più complicate dal punto di vista infrastrutturale
23:49e dal punto di vista anche della prossimità nei confronti dei poli che noi abbiamo indicato
23:56prima. Dicevo prima della strategia nazionale delle aree interne su cui noi stiamo lavorando
24:01con la Presidenza del Consiglio e abbiamo naturalmente nell'ultima versione perché
24:08si è partito dalla programmazione 2014-2020, la scorsa programmazione dei fondi strutturali
24:15dei fondi di investimento europei, siamo oggi nella 2021-2027 quindi nel periodo attuale
24:24comunque con cadenza A27, attualmente abbiamo 124 aree classificate dalla strategia nazionale,
24:36dalle strategie territoriali del dipartimento di politica e coesione, 124 aree interne
24:41con 1.904 comuni e una popolazione di 4,6 milioni di abitanti. Nelle aree interne sono
24:48anche inserite alcune 35 comuni di isole minori che coinvolgono 200 mila abitanti
24:58dove naturalmente lì c'è un problema di continuità territoriale, di accesso, di infrastrutture
25:04che in qualche modo riescano a tenere vicino questa popolazione ai territori all'entroterra.
25:12Un altro tema che è stato anche al centro del PNRR, naturalmente su questo ci attendiamo
25:24alcuni risultati, naturalmente anche il PNRR si è concentrato con la misura M2C3, comunque
25:34ha dedicato risorse specificamente a questa strategia. L'altro dato di riferimento è
25:41naturalmente quello che dicevo, c'è la capacità di accesso e la dotazione infrastrutturale.
25:46Attualmente per quanto riguarda la rete ferroviaria circa il 20% della popolazione ha un accesso
25:58basso o medio basso alla rete ferroviaria, questo dato sale al 32,7% nel caso della rete
26:05autostradale e invece praticamente al 21 o 18%, quindi intorno al 20% per quanto riguarda
26:13i porti e gli interporti. Un ultimo dato che volevo segnalarvi proviene da un'infografica
26:22che abbiamo costruito con una prospettiva, uno scenario al 2075 ma anche di confronto
26:28con gli altri paesi, questo per cercare di capire come la transizione demografica non
26:34riguarda soltanto l'Italia, non riguarda soltanto l'Europa, ma anzi con tendenze opposte
26:40e il dato di fondo che sta caratterizzando anche i processi di crescita in altre aree
26:46del mondo, soprattutto in Africa, in Asia. La relazione che proponiamo fra il tasso di
26:54fecondità e la crescita economica, considerando naturalmente una dimensione espressa in pil
27:06in termini monetari, vediamo che chi ha un tasso di fecondità maggiore, come la Nigeria,
27:18al 2075 avrà anche una crescita economica con un dato medio che si orienta intorno all'8%,
27:28quindi la Nigeria è quella che ha una maggiore spinta dal punto di vista della transizione
27:33demografica, ma questa transizione demografica si porta con sé anche una crescita economica.
27:39Del pari, comunque con dati molto simili, sempre la direttrice del confronto, della
27:48correlazione tra fecondità e crescita economica, si collocano l'Etiopia, poi il Pakistan, l'Egitto,
27:55le Filippine, l'India, il Bangladesh, Arabia Saudita e l'Indonesia. Come si potrà vedere
28:02nell'infografica, nella parte bassa dove c'è una relazione debole tra le due dinamiche,
28:13si collocano tutta una buona parte dei paesi europei, Germania, Francia, naturalmente l'Italia,
28:18ma anche Corea del Sud e Giappone, quindi con tassi di crescita medi al 2075 che con
28:26una fecondità molto bassa non potranno raggiungere invece le performance dei paesi che abbiamo
28:34indicato precedentemente, particolarmente paesi africani e paesi dell'Asia.
28:41Questo vuol dire in sostanza come la transizione demografica non sta cambiando soltanto le
28:48dinamiche all'interno di un singolo paese, naturalmente questa è forse la leva più
28:54importante, come l'è stata sempre storicamente, almeno dal 1800 in poi, dalla rivoluzione
29:01industriale in poi, la dinamica demografica ha segnato un po' il percorso della crescita
29:08anche economica delle varie componenti del nostro pianeta e che naturalmente anche al
29:152075 avrà il suo ruolo importante e questo naturalmente come scenario di riferimento
29:23ci deve dare il senso dell'urgenza di poter cercare di fare qualcosa in sostanza, difficilmente
29:32per invertire questa tendenza naturalmente, ma comunque di aver contezza di un problema
29:38che avrà conseguenze continue anche nel lungo periodo.
29:43Grazie.
29:45Grazie davvero, grazie mille, do ora la parola ai colleghi commissari che possono formulare
29:52quesiti e osservazioni e richieste di chiarimenti, se c'è qualcuno iscritto online, vado io
30:02allora se posso, nel frattempo magari, allora intanto grazie dell'ampio intervento, tra
30:11l'altro mi permetto di osservare come abbiate toccato anche punti inediti rispetto anche
30:18a alcune riflessioni che già avevamo iniziato a fare, ma che sono estremamente puntuali
30:22e congruenti con alcuni focus specifici di cui la Commissione è interessata ad occuparsi
30:29proprio per delibera costitutiva.
30:31Avevo alcuni, impressionante devo dire l'ultimo grafico che dà conto anche di potenziali
30:38cambiamenti di scenari geopolitici mondiali evidenti.
30:43Vado in ordine diciamo cronologico della trattazione, la parte del lavoro sia lavoro col servizio
30:55domessico che è quello badanti ovviamente ha un impatto effettivamente significativo
31:03sull'invecchiamento non solo appunto della popolazione, ma sulla composizione dei nuclei
31:07mondiali, ma sulla stessa diciamo offerta di lavoro che di fatto invecchia.
31:11Volevo capire quanto questi dati avessero o non avessero tenuto conto anche di un fenomeno
31:18che ahimè sappiamo che c'è presente nel nostro Paese che è quello del lavoro sommerso,
31:22del lavoro in nero e se abbiate fatto invece una valutazione rispetto all'integrazione
31:29di eventuali politiche immigratorie che sono in atto, che possono essere messe in atto
31:37sia rispetto a questo tema specifico che alla parte in qualche modo diciamo poi sulla
31:43dinamica della popolazione.
31:45Sulla questione dell'imprenditorialità mi chiedevo se in particolare ovviamente, questo
31:58è diremente rispetto al fatto anche che l'Italia ha una presenza di imprese familiari molto
32:05ampia e quindi anche questo diciamo in qualche modo decorso, se avevate invece fatto un focus
32:12specifico sull'autoimprenditorialità giovanile al di là del passaggio generazionale in questo
32:23senso.
32:24L'altro tema sulla questione ovviamente delle aree interne, avete richiamato sicuramente
32:36il tema dell'offerta scolastica secondaria, mi chiedevo rispetto alle presenze se avete
32:44iniziato a valutare anche quel fenomeno che comunque si sta diffondendo che è quello
32:50della presenza di poliscolastici servizi per l'infanzia e poliscolastici primari,
32:57quindi la scuola primaria che ovviamente nella politica di ridimensionamento dei plessi scolastici
33:03apre un tema che si sta caratterizzando a seconda delle regioni in modo diverso.
33:12Non so se ci sono altri, no niente, allora a questo punto le lascio per la risposta,
33:18grazie.
33:19Sì, grazie Presidente, sì naturalmente noi cominciamo dal lavoro irregolare per quanto
33:27riguarda il lavoro domestico, sappiamo benissimo che il lavoro domestico ha un livello più
33:32elevato di irregolarità per quanto riguarda tutti gli altri settori, siamo attorno al
33:3850%, quindi vuol dire che ai dati pubblicati, quelli messi in nota, potremmo avere, naturalmente
33:47c'è un'offerta potenziale importante, praticamente il doppio di quello che viene messo, c'è
33:54un dato però da prendere in considerazione perché il lavoro irregolare all'interno
33:58del lavoro domestico è distribuito in maniera non uniforme, quindi le balanti non hanno
34:06lo stesso tasso di irregolarità delle golf, le modalità con cui si diventa irregolare
34:13sono molto diversificate, sono molto articolate, diciamo che principalmente le balanti, il
34:26ruolo di una balanta all'interno di una famiglia è tendenzialmente più irregolare, proprio
34:30perché è presente quotidianamente, ha tutta una serie di impegni anche nei confronti delle
34:37famiglie, sono soprattutto persone anziane o persone con non autosufficienza, quindi
34:44c'è anche un elemento di professionalità che deve essere salvaguardato, che è domandato
34:50dalle famiglie, che naturalmente anche le balanti sono in grado di fare, quindi c'è
34:58un lavoro irregolare ma con un livello di esposizione un po' inferiore rispetto a quello
35:03che succede con i golf, sappiamo benissimo la realtà del lavoro domestico, questo continuo
35:10flusso in entrate e uscite dalla Naspi, perché comunque quello è un elemento che in qualche
35:18modo gioca, dopo un contratto regolare, finito il contratto si entra in disoccupazione, si
35:26ottiene la Naspi per X mesi, ma durante quei mesi si sa benissimo che il lavoro viene integrato
35:33con prestazioni non regolari, questo è un fenomeno molto importante che noi abbiamo
35:39analizzato all'interno di questo network, il family network, dove all'interno c'è l'associazione
35:47di datori e di attrici di lavoro domestico, c'è la fondazione studi consulenti del lavoro,
35:54c'è il centro ricerche IDOS che si occupa di immigrazione e c'è anche EFE che è un
36:01consorzio europeo di francese che ha una visione europea sul fenomeno del lavoro domestico,
36:11quindi all'interno di questo family network noi stiamo ormai da diversi anni producendo
36:17questi focus e abbiamo affrontato anche questo tema cercando di capire naturalmente cosa
36:26può contrastare questa situazione, perché il 50% dello suo modo di lavoro regolare è
36:31qualcosa che non ci possiamo permettere, soprattutto per quanto riguarda l'Italia, soprattutto
36:37per quanto riguarda la delicatezza del tipo di supporto che viene dato, perché è anche
36:44quello il tema. Naturalmente le famiglie si trovano in una condizione di dover affrontare
36:50delle difficoltà nella gestione di una malattia, di una persona anziana eccetera e naturalmente
36:58si deve confrontare con le risorse economiche a disposizione, quindi attualmente la situazione
37:03di vantaggio a favore del contratto regolare a base di detrazioni e cose del genere non
37:09è ancora così evidente. A Stendart Corp per esempio ha proposto da diversi anni, noi
37:15avevamo fatto una stima insieme a loro nel 2015 quanto poteva essere messo in campo uno
37:22strumento di totale detruzione o detrazione e quindi quanto poteva andare a costare allo
37:27Stato una cosa di questo genere e naturalmente questo si sta ragionando, si ragiona, è un
37:34tema naturalmente che ha una certa importanza soprattutto in prospettiva, soprattutto per
37:40la tranquillità delle famiglie perché quando succede una cosa di questo genere, un anziano
37:46cade e si trova in condizioni di dover avere una persona in casa, spesso se è persona
37:53anziana, se è persona sola abbiamo visto che le persone con 60 anni o più anziane
37:59sole hanno anche problemi di reddito, anche di disponibilità economica e non si possono
38:06permettere una cosa di questo genere perché comunque per quanto sia un abbadante a tempo
38:11pieno naturalmente va oltre la pensione media di un pensionato italiano, questo è il primo
38:20tema. Abbiamo ragionato sulle imprese familiari, naturalmente questa è l'altra cosa che noi
38:27abbiamo visto anche facendo un po' un'analisi anche a livello regionale, abbiamo fatto un'analisi
38:33nel Piemonte, abbiamo individuato questo vuoto generazionale che per esempio all'interno
38:41di una regione come il Piemonte è piuttosto articolato, ci sono delle province dove questo
38:45fenomeno è molto più accentuato, altre province come per esempio Torino che è una realtà
38:50urbana dove tutto esiste ma è meno accentuato. E poi naturalmente l'azienda familiare che
38:57è uno dei fondamenti dell'economia italiana per quanto riguarda, si scontra anche con
39:08il passaggio generazionale, un altro fenomeno che accompagna questa cosa, questo della concentrazione
39:14dei patrimoni. Quindi da una parte ci sono delle derive di attendismo per certi aspetti,
39:23noi più anziani non trasferiscono, ma quando trasferiscono oppure per eredità molto spesso
39:29chi prende in mano l'azienda familiare pensa anche ad altro che non a quello di portare
39:36avanti l'azienda. Poi naturalmente abbiamo storie di aziende familiari italiane che durano
39:41da più di un secolo e che sono molto consolidate, però è un fenomeno questo che con il cambiamento
39:48anche del contesto economico, tutte le difficoltà che spesso si trovano nel fare impresa, noi
39:56abbiamo parlato in questa ricerca della fatica di fare impresa e quindi tutti gli condizionamenti
40:02a punto di vista amministrativo, a punto di vista fiscale eccetera eccetera, certo non
40:06facilitano la trasmissione sia del patrimonio ma anche della conduzione aziendale. Lei diceva
40:18giustamente sull'auto di imprenditorialità e sui giovani, in un'altra ricerca che abbiamo
40:24fatto con Conf Cooperative, l'abbiamo fatto a distanza anche di anni, abbiamo contraposto
40:32un po' i NIT, le persone che non sono in percorsi formativi o di lavoro, con gli IT
40:40che sono gli imprenditori giovani che in qualche modo prendono in mano la situazione. E' un
40:47panorama che in Italia è più esteso del titolare di impresa che abbiamo visto prima, quindi
40:54ci sono anche commercianti, artigiani eccetera, abbiamo un bacino che grossomodo è intorno
41:02a 150 mila persone, giovani imprenditori. In calo rispetto nell'ultima edizione di questa
41:11analisi che abbiamo presentato in autunno, rispetto a qualche anno fa abbiamo trovato
41:18anche una certa riduzione, naturalmente pesa la transizione demografica anche lì, però
41:27quello che abbiamo visto è che comunque nel passaggio tra questi tre anni di distanza
41:32con cui abbiamo fatto le due analisi, abbiamo confrontato, c'è questo naturale orientamento
41:40dei giovani sulle attività più, non dico che vanno di moda, ma comunque naturalmente
41:47lungo la filiera dell'innovazione, lungo la filiera del digitale, lungo la filiera anche
41:53di tutti i media che si stanno producendo in questi anni, quindi hanno colto il salto
42:01d'epoca e si stanno impegnando da questo punto di vista. Naturalmente con questo c'è anche
42:08il fenomeno delle start up che viene preso in considerazione, su cui però sembra in
42:14qualche modo, anche lì, continuano a pesare un po' di condizionamenti dal punto di vista
42:19amministrativo, nella creazione di imprese, nella ricerca di finanziamenti e cose di questo
42:25genere, è un fenomeno un po' più da approfondire quello delle start up, perché dopo l'onda
42:31dei primi anni 2000, sull'onda invece degli Stati Uniti, di quello che era successo nel
42:38mondo anglosassone, anche in Italia si è cominciato a parlare di start up, di finanziamenti,
42:43di agevolazioni, però a me pare che in questo momento ci sia un po' una sorta di, siamo
42:50in una fase della parabola un po' discendente di questa cosa e quindi sarebbe il caso di
42:55riavvivarla o trovare qualche meccanismo, qualche strumento che sia in grado di portare
42:59avanti questa cosa che è fondamentale, perché l'innovazione portata avanti dai giovani
43:05ha un valore raggiunto non indifferente. L'ultimo tema è quello dell'area interna,
43:12mi diceva dei poliscolastici primari, allora su questo una delle misure del PNRR era molto
43:20concentrato, sugli asili nido, sulla disponibile diffusione e l'apertura di questa struttura
43:25che andrebbe incontro alle esigenze di tante famiglie e ci aspettiamo di capire come nelle
43:35varie riprogettazioni e cose del genere si stanno orientando, abbiamo ancora qualche
43:40anno davanti, per il PNRR non tantissimo, però il tempo comunque è a scadenza per
43:47certe cose, però su questo forse una certa accelerazione bisognerebbe dare. Il tema dell'area
43:56interna è molto complesso, noi abbiamo visto anche da un punto di vista quali progetti
44:05le aree interne stanno proponendo per uscire fuori da questo impasso, da questo rischio
44:11spopolamento, molto viene centrato sull'offerta turistica, che in qualche caso funziona, altrettanto
44:23sull'offerta culturale più estesa, però non c'è ancora quella massa critica di interventi
44:37che ci consenta di dire che questa è la soluzione, noi abbiamo parlato di soluzioni
44:42per le aree interne, la strategia nazionale delle aree interne sta cercando questo e nelle
44:50analisi dei progetti, delle strategie singole delle aree interne molto spesso viene concentrato
44:59sulla leva culturale, la leva turistica, che forse è anche la cosa più facile per un
45:04Paese come il nostro, che ha una grande dotazione dal punto di vista ambientale, dal punto di
45:09vista culturale molto forte, ma che sia in grado veramente di contrastare gli effetti
45:16dello spopolamento, dobbiamo ancora attendere per avere degli esiti concreti.
45:22Grazie, ci sono altre richieste di intervento? No, allora devo ringraziare davvero di cuore
45:30nuovamente i rappresentanti del Centro studio di investimenti sociali, dichiaro conclusa l'audizione.