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Ospite in esclusiva, domenica 20 ottobre, a Che tempo che fa, il Premio Oscar Al Pacino (New York, 1940) ha condiviso aneddoti e ricordi, privati e professionali. Con la sua capacità affabulatoria, ha svelato incontri inediti e leggendari. Come questo: l'incontro con Marlon Brando, prima al ristorante, e poi sul set di Il padrino di Francis Ford Coppola (1972). Al Pacino è in libreria con il suo libro di memorie Sonny Boy. Un'autobiografia (La Nave di Teseo, 2024).
«Stavamo lavorando insieme e ci siamo trovati ad Harlem in un ristorante italiano, precisamente a East Harlem. Tutti gli attori erano insieme per incontrare Marlon, eravamo tutti seduti, chiacchieravamo, a un certo punto ciascuno degli attori, compreso me, ha iniziato ad andare a guardare il copione, che non avevamo ancora studiato. È stata una cosa divertente perché pian piano che il tempo passava e leggevamo il copione ci impersonavamo dentro i personaggi da fare. Certo io poi dopo ci ho lavorato tutti i giorni insieme ed è stato bellissimo, ma in quel periodo c’era un po’ di maretta: non erano tutti decisi a farmi fare quel ruolo. Avevo come la sensazione che mi licenziassero. Marlon era decisamente una persona sempre sensibilissima, era un artista meraviglioso e capiva sempre immediatamente le sensazioni degli altri e allora veniva, mi dava una pacca, mi coccolava un po’ e io capivo che era come se mi stesse dicendo ‘non ti preoccupare, vedrai che starai qui e non ti licenziano’. Io ero un po’ confuso, non sapevo se mi avrebbero licenziato oppure no, e in quella situazione non ti senti proprio al meglio di te stesso. Ho detto ‘preferirei andarmene che stare in un posto dove non mi vogliono.’, iniziavo a chiedermi ‘quando mi diranno qualcosa?’. Marlon è stato davvero bravo. Anche Francis Ford Coppola che era il regista di quel film, non voleva assolutamente che me ne andassi, i miei colleghi attori sono stati tutti meravigliosi. In quel periodo ero il più giovane degli attori, tutti mi hanno aiutato e anche Marlon. Gli sono molto grato». 

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Trascrizione
00:00Ah, sì, quando ho fatto un pranzo con Marlon Brando in ospedale, stavamo lavorando insieme
00:09e ci siamo trovati a Darlem in un ristorante italiano, decisamente a East Harlem in particolare.
00:16Insomma, tutti gli attori erano insieme per incontrare Marlon Brando, siamo seduti tutti
00:22insieme e dopo un po' quello che accade fu questo, eravamo tutti seduti insieme, chiacchieravamo,
00:29ciascuno degli altri attori, Yvie compreso me, abbiamo iniziato ad andare a guardare il copione
00:40che non avevamo ancora studiato, però è stata davvero una cosa divertente perché praticamente
00:46pian piano, man mano che il tempo passava e leggevamo il copione, ci impersonavamo dentro
00:51i personaggi da fare. Poi certo, io poi dopo ci ho lavorato tutti i giorni insieme ed è stata
00:59una cosa bellissima, però in quel periodo c'era un po' di maretta, nel senso che non erano tutti
01:06decisi a farmi fare quel ruolo e allora avevo come la sensazione che mi licenziassero e Marlon
01:16era decisamente sempre una persona sensibilissima, era un artista meraviglioso, quindi capiva
01:22immediatamente le sensazioni degli altri. Allora veniva e mi dava una pacca, mi coccolava un po',
01:30io ho capito che era come se lui mi stesse dicendo guarda non ti preoccupare vedrai che starai qui,
01:37non ti licenziano. Io ero un po' confuso però perché non sapevo se mi avrebbero licenziato
01:43oppure no e gli sai non è che ti senti proprio al meglio di te stesso. Allora che cosa è successo?
01:50Ho detto io preferirei andarmene che stare in un posto dove non mi vogliono e cominciavo a chiedermi
01:57quando è che mi diranno qualcosa, ma Marlon è stato davvero molto bravo, anche Francis Coppola
02:03che era il regista di quel film assolutamente non voleva che io me ne andassi, anche i miei colleghi
02:11attori sono stati tutti meravigliosi perché io in quel periodo ero il più giovane degli attori,
02:16quindi tutti mi hanno aiutato e anche lui, io sono molto grato.

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