(askanews) - Dalle avventure, le bevute, le scorribande con gli amici Fabrizio De André e "Polio", soprannome di Piero, professore di greco in sedia a rotelle, all'incontro con la futura moglie Maura; dal primo lavoro come impiegato a cui lo costringe il padre, al primo approccio con il teatro, fino al successo, in una Genova anni '60 in cui pian pian conquista il pubblico con il suo umorismo spontaneo e dissacrante. Racconta un Paolo Villaggio privato, prima della fama, il film Com'è umano lui di Luca Manfredi, in prima visione su Rai 1 il 30 maggio. Da quando era uno studente fuori corso, al '75, con il primo film sul ragionier Fantozzi.
[amica-gallery id="1018191" title="Ricordando Fabrizio De André: le foto"]
Enzo Paci è Paolo Villaggio
A interpretarlo è Enzo Paci, genovese come Villaggio: «È stato un onore, mi ha portato qualche timore perché quando uno si avvicina a personaggi del genere che rasentano la mitologia non è facile».
«Condivido con lui un certo spirito cinico tipico dello humour genovese, quel distacco dalla realtà che ti fa essere un po' anche spietato ma spero sempre divertente».
"È stato rivoluzionario"
Alla sceneggiatura ha collaborato anche la famiglia Villaggio: «Per costruire il personaggio mi sono affidato molto alle parole di Luca Manfredi e di Elisabetta Villaggio, la figlia, per esempio una delle cose che mi ha detto Elisabetta e che mi ha aiutato molto è stata che lui non era come Fantozzi, ma era l'esatto opposto, anche nel vestire, era di una modernità stupefacente, sia umanamente che nel comportamento, pensiamo alla proposta rivoluzionaria che fece in Rai quando tutti erano precisi e educati arrivò lui che trattava male il pubblico, lo scuoteva, anche insultandolo, è stato un uomo di rottura, più che contemporaneo, rivoluzionario, era un ribelle».
Nel film lo si racconta anche come un uomo fragile, nelle paure e nei contrasti con la famiglia borghese che voleva per lui una strada diversa, e ci sono molti omaggi. «Al di là del suo amico Fabrizio De André ci saranno altre sorprese, ne cito una: un Maurizio Costanzo strepitoso».
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«Condivido con lui un certo spirito cinico tipico dello humour genovese, quel distacco dalla realtà che ti fa essere un po' anche spietato ma spero sempre divertente».
"È stato rivoluzionario"
Alla sceneggiatura ha collaborato anche la famiglia Villaggio: «Per costruire il personaggio mi sono affidato molto alle parole di Luca Manfredi e di Elisabetta Villaggio, la figlia, per esempio una delle cose che mi ha detto Elisabetta e che mi ha aiutato molto è stata che lui non era come Fantozzi, ma era l'esatto opposto, anche nel vestire, era di una modernità stupefacente, sia umanamente che nel comportamento, pensiamo alla proposta rivoluzionaria che fece in Rai quando tutti erano precisi e educati arrivò lui che trattava male il pubblico, lo scuoteva, anche insultandolo, è stato un uomo di rottura, più che contemporaneo, rivoluzionario, era un ribelle».
Nel film lo si racconta anche come un uomo fragile, nelle paure e nei contrasti con la famiglia borghese che voleva per lui una strada diversa, e ci sono molti omaggi. «Al di là del suo amico Fabrizio De André ci saranno altre sorprese, ne cito una: un Maurizio Costanzo strepitoso».
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