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Roma, 5 set. (askanews) - Alessandro Roia ha debuttato alla regia con "La grazia di un Dio" con Tommaso Ragno, Sergio Romano e Maya Sansa, presentato alla Mostra di Venezia alle Giornate degli autori in Notti Veneziane. Da tempo, ha detto il Dandi di "Romanzo Criminale", sentiva il bisogno di fare un suo film:"Probabilmente per necessità; ho ponderato per anni questa opzione che forse era un mio obiettivo principale". "Quando ho deciso ho stoppato la mia carriera di attore, ho preso due anni per lavorare al film mettendomi in dinamiche difficili, ma volevo mettermi alla prova, anche nella scelta della pellicola; mi sono reso conto che solo apparire nel processo filmico era gratificante e divertente ma da appassionato, da spettatore, da fruitore di cinema, era un po' limitante, quindi dopo tanti anni ho deciso di fare questo passaggio e da quando ho deciso sono stato una furia e non mi sono fermato fino ad arrivare qui".Il film racconta di uomo che torna a Genova dopo 25 anni per il funerale del migliore amico di quando era ragazzo. Tutti attribuiscono la sua morte a una vita di eccessi ma lui sente il bisogno di indagare, andare a fondo, nella città, cambiata profondamente come lui, scoprendo verità nascoste e scavando a fondo dentro se stesso.Roia ha spiegato che l'idea è nata da un suo incubo ricorrente. "Poi (con Ivano Fachin) l'abbiamo trasformato, abbiamo cercato di attraversare il genere noir per sabotarlo da dentro ed entrare in profondità su argomenti che ci stimolavano di più".

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