Viareggio, la protesta dei 500 per lo storico mercato: «Riprendiamoci il Piazzone»

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“Riprendiamoci il Piazzone”: lo recita lo striscione e lo ripetono a gran voce, più volte, i partecipanti al corteo. Un migliaio secondo gli organizzatori, 500 secondo la Questura: tanti, in ogni caso. Fra di loro commercianti e residenti di tutte le età, rappresentanti delle associazioni di categoria e molti cittadini che da queste parti magari non vivono né lavorano, ma desiderosi di portare la propria vicinanza. Il crepuscolo di mercoledì, a Viareggio, è nel segno della “riscossa” di chi ha deciso di riappropriarsi idealmente del mercato di piazza Cavour, per tutti il “Piazzone”. Un tempo fiore all’occhiello del mercato cittadino, oggi distesa desolante di saracinesche abbassate e, in orario notturno, terra di spaccio e bivacchi di senzatetto. Erano circa 220 le attività aperte, da queste parti, negli anni ’90: oggi ne resistono una quarantina. Ma le chiusure o i cambi di sede continuano senza sosta. Nel 2021 l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Giorgio Del Ghingaro ha siglato una concessione quarantennale (in origine erano 35 anni, poi passati a 39, ndr) a un soggetto privato, affidandogli la riqualificazione dell’intera area di cui poi gestirà fondi e chioschi, riscuotendone gli affitti. Operazione che i commercianti del Piazzone hanno provato a bloccare rivolgendosi – senza esito – a Tar e Consiglio di Stato.

L’avvio dei lavori è stato promesso entro l’estate, ma per adesso niente. «Non è la strada giusta – dicono Stefano Lazzarini, Antonio Batistini e Davide Petrucci, operatori che qua lavorano dagli anni ‘80 -. Il Comune deve rescindere il contratto col privato e varare un intervento di rilancio pubblico, recuperando poi l’investimento con gli affitti dei fondi oggi vuoti». Di recente due bande di sbandati si sono affrontate di notte in una sassaiola; un’altra volta una trentina di auto in sosta sono state vandalizzate. I cittadini sono scesi in strada a fine maggio, per dire no a spaccio e degrado. Erano un centinaio, quella volta. Mercoledì pomeriggio, molti di più: «Vogliamo un Consiglio comunale aperto – dicono i manifestanti -, ci venga spiegato cosa accadrà».