Roma - Juventus 3-0 (1985-86)

  • 9 anni fa
ROMA – JUVENTUS 3-0

ROMA: Tancredi, Oddi, Gerolin, Boniek, Nela, Righetti, Graziani, Cerezo, Pruzzo, Ancelotti, Di Carlo All.: Eriksson A disposizione: Gregori, Lucci, Desideri, Giannini, Tovalieri

JUVENTUS: Tacconi, Favero, Cabrini, Bonini (46′ Pin), Brio, Scirea (58′ Caricola), Mauro, Manfredonia, Pacione, Platini, Laudrup
All.: Trapattoni

Arbitro: Agnolin

Marcatori: 3′ Graziani, 29′ Pruzzo, 84′ Cerezo

Il 16 marzo 1986 è la data da ricordare per una delle partite entrate nella storia della società giallorossa. L’eterna sfida contro la “vecchia signora” è pregna di emozioni ma quel pomeriggio di marzo con l’Olimpico infiocchettato con i colori giallorossi rimarrà per sempre im maniera indelebile nei cuori dei tifosi della Roma. Sulla panchina giallorossa siede lo svedese di ghiaccio Eriksson che, dopo una lunga rincorsa iniziata nel girone di ritorno, arrivò a quella sfida a cinque punti dai bianconeri. Nonostante le cinque lunghezze di svantaggio l’aggancio ai bianconeri non sembrava più un miraggio ed il popolo giallorosso spinse la squadra a compiere l’impresa. Meravigliosa la coreografia preparata dai ragazzi della curva sudcapaci di ricoprire lo stadio Olimpico con migliaia di strisce giallorosse sdrotolate in perfetta sincronia seguendo uno sbandieratore posizionato nel centro del campo da gioco con una bandiera svedese a dare il via alla coreografia.

È la Roma di Sven Gòran Eriksson, l'uomo venuto dal fred­do e pescato da Viola nel caldo del Portogallo. Campione d'in­verno con 6 punti sul Napoli e 8 su Inter e Roma, la Juve ha subi­to lo shock dell'anticipato annun­cio dell'addio del Trap (in rotta Inter) e si è assopita nel torpore di un torneo insipido. La Roma in­vece ha innestato la presa diret­ta, rosicchiando cinque punti in sei partite. Il 9 marzo la sconfitta giallorossa a Verona ha riportato la distanza tra le due protagoniste a cinque punti. La Roma tutta­via è più viva che mai e ha un im­pianto di gioco che sprizza fre­schezza da tutti i pori.

Il 16 mar­zo 1986 lo stadio Olimpico è ri­colmo, le squadre sono quasi al completo. Eriksson non ha lo stopper Bonetti, sostituito dal dut­tile Gerolin, che lascia spazio a Di Carlo come laterale di sinistra. E in avanti in luogo del furetto Bruno Conti schiera a fianco di Pruzzo l'anziano ma sempre graffiante Graziani. La Juve soffre un'unica, ancorché impor­tante, defezione, quella del centravanti Serena, sostituito dal giovane Pacione. Dunque, giallorossi a zona (4-4-2), con Oddi, Gerolin, Righetti e Nela in difesa, Boniek, Cerezo, Ancelotti e Di Carlo a centrocampo, Graziani e Pruzzo in avanti. Juve con Tacco­ni in porta, Favero e Brio marca­tori sulle due punte avversarie, Cabrini terzino d'attacco a sini­stra su Boniek, Scirea libero; Bo-nini e Manfredonia mediani da­vanti alla difesa, con Platini sulla trequarti a inventare per il centra­vanti Pacione e le ali Mauro a de­stra e Michael Laudrup a sinistra.

La Roma parte a testa bassa e dopo tre minuti è già in gol. Ma­novra mozzafiato sulla destra, Di Carlo dal fondo crossa al centro, scavalcando Pruzzo e raggiun­gendo Graziani, che in tuffo infila in rete. Splendido. La Roma, ispirata da un Boniek tambureg­giante, è padrona del campo e lo scatenato Pruzzo, capocanno­niere del torneo, raddoppia con un colpo dall'alto al basso su su­perba azione di Ancelotti. La Ju­ve è tramortita, mentre il centra­vanti, reo di spogliarello festoso, viene ammonito da Agnolin. Il che gli costerà nella ripresa, dopo un fallacelo su Laudrup, l'espul­sione. La Roma vince nettamente il confronto a centro­campo, dove Platini ogni tanto ti­ra fuori la testa: un gran lancio libera Pacione, il cui pronto tiro viene spento da un gran volo di Tancredi. A sette dalla fine, con­tropiede di Nela che arriva sul fondo a sinistra e saetta al centro un cross basso, su cui irrompe in spaccata Cerezo insaccando di esterno destro.

L'Olimpico è un vulcano, la Roma è a tre punti dalla Juve e in tre giornate la raggiungerà. Ma proprio quando si andrà profilando lo spareggio, la Roma inciamperà in casa sul Lecce ormai retrocesso, lasciando alla Juve l'ennesimo scudetto.

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