Andrea Candelaresi è volato alla volta di questo Paese che aspira a fare parte dell’Unione Europea, ma che presenta ancora delle cicatrici troppo evidenti nel suo tessuto sociale e culturale.
Continua a leggere su:
https://www.radioroma.tv/2024/12/18/the-passenger-bosnia-17-dicembre-2024/
Continua a leggere su:
https://www.radioroma.tv/2024/12/18/the-passenger-bosnia-17-dicembre-2024/
Category
📺
TVTrascrizione
00:00:00La Bosnia. Un paese, tre popoli, tre lingue, tre religioni, due alfabeti.
00:00:08Un paese diviso che aspira ad entrare a far parte dell'Unione Europea,
00:00:12ma in cui le ferite troppo profonde di un passato sanguinoso non si sono mai rimarginate.
00:00:18Dal massacro di Srebrenica all'assedio di Sarajevo, fino agli accordi di Dayton,
00:00:23con un reportage dal campo e con interviste ai reduci di guerra,
00:00:27racconteremo la Bosnia martedì 17 dicembre dalle 21.30 sul canale 14 a The Passenger.
00:00:43Tutte le strade si sa portano a Roma e noi quelle strade le percorriamo senza paura.
00:00:47Benvenuti ad una nuova puntata di The Passenger.
00:00:49Oggi uno speciale, un reportage dal campo.
00:00:52Ci siamo recati con le nostre telecamere in Bosnia,
00:00:55un paese ancora oggi diviso e che presenta delle ferite profondissime,
00:01:00ferite che arrivano da quelle guerre balcaniche degli anni 90
00:01:05che hanno visto l'epicentro proprio in Bosnia.
00:01:09Un paese che oggi sogna l'Unione Europea,
00:01:12ma che proprio a causa di queste cicatrici ancora non può raggiungere.
00:01:18Bene, prima di recarci sul campo facciamo una piccola premessa storica insieme al nostro esperto.
00:01:25Paolo Battaglia, buonasera Paolo.
00:01:27Buonasera Andrea, buonasera a tutti.
00:01:30Dunque Paolo, è bene precisare che prima la Bosnia era una regione,
00:01:37o meglio uno stato federato della Jugoslavia.
00:01:40Jugoslavia che inizia a disgregarsi con un lento processo
00:01:45a partire, direi, dal 1980, dalla morte di Tito,
00:01:49quando la Jugoslavia continua ad essere tale,
00:01:52ma con una forma totalmente differente, no?
00:01:56Sì, perché l'inizio della guerra civile in Jugoslavia
00:02:01comincia proprio nel maggio del 1980,
00:02:03perché muore Yossi Protz, il marsciallo Tito,
00:02:07che era la guida e il simbolo del paese
00:02:09che aveva determinato la liberazione della Jugoslavia dal gioco nazista
00:02:13nella Seconda Guerra Mondiale
00:02:17e si viene a creare poi presupposti per la disgregazione dello Stato federale.
00:02:23La Repubblica di Jugoslavia viene, così come nei progetti di Tito,
00:02:28viene affidata a una presidenza alternata
00:02:32ovviamente tra le Repubbliche Federative,
00:02:36le sei Repubbliche Federative che componevano la Jugoslavia
00:02:40e quando sale al potere Slobodan Milosevic,
00:02:45cioè il capo della Repubblica serba, socialista serba di Jugoslavia,
00:02:49all'improvviso si vengono a creare quella disgregazione etnica
00:02:54di cui fu promotore lo stesso Slobodan Milosevic,
00:02:58perché erede della grande tradizione titoista
00:03:02la contemporanea disgregazione del Partito Comunista
00:03:06e la caduta del Muro di Berlino
00:03:08fanno sì che a un certo punto anche la Serbia rivindichi
00:03:12la sua supremazia sulle altre Repubbliche
00:03:15e crea appunto quei presupposti per poi l'allontanamento
00:03:19delle prime Repubbliche, ricordiamo prima la Slovenia,
00:03:22poi la Croazia e poi via tutte le altre Repubbliche Federative
00:03:25con l'ancida ai proprimi di quella che sarà la guerra civile
00:03:29che infiammerà la Jugoslavia e i Balcani per un decennio.
00:03:33Ecco, hai detto bene, no? Prima la Slovenia, poi la Croazia,
00:03:36i primi due stati a cercare l'indipendenza dalla Jugoslavia,
00:03:40due stati che poi furono invasi dalle truppe,
00:03:45allora ancora iugoslave ma in realtà per la maggior parte serbe.
00:03:51Inizia la guerra in Croazia, la parte più dura dell'inizio della guerra
00:03:56è in Croazia, no Paolo?
00:03:59Assolutamente sì, perché possiamo dire che quella che fu chiamata
00:04:03la guerra dei dieci giorni, cioè la guerra di Slovenia,
00:04:06quando la Slovenia per prima proclamò la sua indipendenza da Belgrado,
00:04:11quella fu una guerra non guerra, perché a parte la durata molto breve,
00:04:16ma poi l'appoggio da parte degli stati occidentali
00:04:21della Repubblica di Slovenia fece sì che la Slovenia si allontanasse
00:04:25ben presto dalla Jugoslavia senza grandi spargimenti di sangue.
00:04:29In realtà c'è una motivazione, in Slovenia vivevano pochissimi serbi,
00:04:33la Slovenia era un cosiddetto stato etnicamente puro, etnicamente omogeneo,
00:04:38dove vivevano solo gli sloveni.
00:04:40In Croazia invece si creano i presupposti della polizia etnica,
00:04:44perché in Croazia vivivano diverse centinaia o migliaia di serbi
00:04:49e lì purtroppo si creò l'inizio di quella guerra sanguinosa
00:04:54tra serbi e croati che durò per tutta la durata della guerra in Croazia
00:04:58e che poi si trasferì nella guerra in Bosnia a partire dal 1992.
00:05:03Considerate che tutta la parte orientale della Croazia,
00:05:07soprattutto la famosa e famigerata Vukovar, era abitata da serbi
00:05:12e soprattutto anche una parte costiera, la famosa Repubblica di Krajna,
00:05:17che fu autoproclamata una Repubblica serba all'interno del territorio croato
00:05:22e che portò a uno scontro sanguinoso tra croati e serbi
00:05:28che durò per circa tre anni.
00:05:31Assolutamente. Serbi e croati, due attori fondamentali per la guerra poi in Bosnia,
00:05:38che inizia un pochino più tardi, inizia più precisamente il 5 aprile del 1992.
00:05:45Inizia a Sarajevo, al centro di Sarajevo,
00:05:48quando centinaia di migliaia di persone stavano manifestando contro la guerra in Croazia
00:05:56e poi i cecchini iniziarono a sparare sulla folla.
00:05:59Lì inizia la guerra in Bosnia.
00:06:02Cosa c'entrano i croati e i serbi con la guerra però in Bosnia,
00:06:06proprio dentro i confini bosniaci?
00:06:09Come ho detto prima, se in Croazia la guerra si radicò e si esplose violentemente,
00:06:16fu proprio per la presenza di serbi all'interno del territorio croato,
00:06:20perché la Croazia non era uno stato etnicamente puro.
00:06:23E questo avvenne soprattutto in Bosnia,
00:06:25forse la Bosnia in assoluto è il territorio più etnicamente variegato della Repubblica Jugoslava
00:06:32e lì convivono addirittura tre etnie,
00:06:35da una parte i serbi, dall'altra parte i croati e dall'altra parte ancora i bosniacchi,
00:06:40ovvero i musulmani di Bosnia.
00:06:42E lì quando il primo aprile del 1992,
00:06:46seguendo l'esempio della Slovenia e della Croazia,
00:06:49la Bosnia proclamò la sua indipendenza,
00:06:51si alzò nel Parlamento bosniaco il rappresentante della Repubblica dei Serbi di Bosnia,
00:06:59Radovan Karadzic,
00:07:01che disse apertamente al presidente della Bosnia
00:07:04attenzione perché gli state infilando verso la strada verso l'inferno.
00:07:09E questo già era indicativo di quelle che erano le volontà dei serbi nei confronti della popolazione bosniacca.
00:07:16In più si aggiunge che, memori di quello che era già accaduto tra croati e serbi,
00:07:21stranamente ci fu un'alleanza tra i croati e i serbi,
00:07:25poi chiaramente conoscendo quelli che erano i leader del passato di croati e serbi,
00:07:30poi magari ci torneremo, non deve stupire più di tanto.
00:07:33Ma in realtà questa alleanza prevedeva,
00:07:36l'alleanza tra ex nemici prevedeva la spartizione del territorio della Bosnia tra croati e serbi.
00:07:42La Croazia avrebbe preso il territorio occidentale della Bosnia
00:07:46e il restante pezzo se lo sarebbe appunto preso a caparratto la Repubblica serba.
00:07:52Questo poi non avvenne perché ovviamente i bosniacchi opposero una resistenza fortissima
00:08:00e la guerra in Bosnia in assoluto fu forse la guerra più sanguinosa tra le guerre balcaniche negli anni 90
00:08:07e si concluse poi dopo circa tre anni con gli accordi di Dayton
00:08:12e con finalmente la spartizione tra i territori, tra bosniacchi e serbo-bosniaci.
00:08:19Ecco, una guerra che però purtroppo non è stata combattuta solo tra eserciti
00:08:25perché stiamo parlando degli anni 90, stiamo parlando dell'Europa
00:08:30però purtroppo in questo conflitto si sono registrate delle vere e proprie pulizie etniche
00:08:37e addirittura in alcune zone dei genocidi.
00:08:40Parlo ad esempio di Srebrenica, sicuramente il più famigerato di tutti i genocidi
00:08:46che ci sono stati poi in realtà in tutta la Bosnia.
00:08:49Ecco, i civili erano un vero e proprio target, è così Paolo?
00:08:55Sì, i civili purtroppo non furono un target nella guerra in Bosnia
00:08:59perché se si pensa solo che l'assedio di Sarajevo fu l'assedio in assoluto che durò di più
00:09:05addirittura superiore a quello di Leningrado da parte dei nazisti nella Seconda Guerra Mondiale
00:09:11si ha un'idea di quello che subì la popolazione in Bosnia in questo conflitto.
00:09:18La verità è che lo scontro etnico in Bosnia assunse dei caratteri violentissimi
00:09:25ma gli avvisagli li avevamo avuti già nella guerra di Croazia.
00:09:30L'eccidio di Srebrenica, che poi è stato uno dei tantissimi esempi di pulizia etnica
00:09:37da parte dei serbi bosniaci in Bosnia, rappresenta proprio quello che era l'obiettivo dei serbi
00:09:44cioè fare pulizia all'interno della Bosnia, eliminare la popolazione bosniacca
00:09:49e fare della Bosnia semplicemente un appendice della Serbia
00:09:53che in realtà poi era nei progetti di Slobodan Milosevic fin dal 1989
00:09:58e che poi si ripeterono anni dopo con la famosa questione del Kosovo
00:10:05perché anche in Kosovo non ci dimentichiamo che Milosevic voleva ricreare
00:10:13una sorta di stato serbo puro eliminando la popolazione kosovara albanese
00:10:18dai territori che rivendicava la Serbia.
00:10:21Assolutamente sì. Hai citato prima gli accordi di Dayton che pongono fine alla guerra in Bosnia
00:10:28accordi di Dayton che però in realtà sono ancora mal visti dalla popolazione bosniaca
00:10:34sia quella di etnia serba che quella di etnia bosniaca
00:10:38perché secondo i cittadini in Bosnia quegli accordi hanno creato quelle divisioni
00:10:43che ci sono ancora oggi. Cosa prevedeva Dayton per la Bosnia
00:10:47e perché ha cambiato per sempre questo paese anche fino ai giorni nostri?
00:10:53In realtà gli accordi di Dayton furono degli accordi molto molto complessi
00:10:59perché si trattava di ridisegnare su mappa quelle che erano state le conquiste
00:11:04da parte di ciascun esercito durante una guerra durata più di tre anni
00:11:09e quindi mano a mano che venivano, in questo caso non erano solo due eserciti
00:11:15bosniacchi e serbo-bosniani, c'erano anche i croati
00:11:18e quindi era evidente che per non scontentare nessuno
00:11:22si è cercato di ricreare dei territori, delle mappe che considerassero
00:11:30la concentrazione delle popolazioni dell'una o dell'altra comunità
00:11:34e quindi è evidente che ridisegnare un territorio sulla base etnica,
00:11:40sulla base della presenza delle popolazioni e delle maggioranze etniche
00:11:44è stato veramente un gioco terribile da parte degli americani,
00:11:50però forse è stato l'unico modo in realtà a percorrere fine
00:11:54all'ecidio dell'una o dell'altra comunità.
00:11:58Dayton sicuramente ha scontentato entrambe le fazioni,
00:12:03però di fatto ha ridisegnato una Bosnia che è ancora uno Stato unitario,
00:12:08sebbene federato tra due repubbliche, la Bosnia-Herzegovina,
00:12:12come abbiamo appunto ripetuto, e la Repubblica Srpska,
00:12:16che è la Repubblica a maggioranza serba e che anche negli ultimi tempi,
00:12:21ne abbiamo parlato anche in diverse puntate, rivendica questa sua
00:12:26legame con la Serbia e la volontà di separarsi dalla Bosnia-Herzegovina,
00:12:31anche se per i serbi questo tipo di fratellanza non sempre si è rivelata
00:12:39producente, perché chiaramente i serbi sono sempre stati sotto l'occhio
00:12:46attento degli americani nel rispetto dei parti degli accordi di Dayton.
00:12:50In fondo è stata una sorta di tregua o di pace forzata,
00:12:55ma necessaria per porre fine a dei conflitti che, come vediamo adesso in Kosovo,
00:13:01continuano ad esserci proprio perché non ci sono stati determinati ancora.
00:13:06Assolutamente. Allora, grazie Paolo Battaglia per essere stato con noi,
00:13:09buona serata e buon lavoro.
00:13:11Buona serata anche a voi e a presto.
00:13:14E allora, tutte queste divisioni sono ben evidenti ancora oggi,
00:13:19rimanete con noi perché tra poco voliamo proprio verso la Bosnia.
00:13:25The Passenger. Storie senza barriere. Con Andrea Candelaresi.
00:13:33The Passenger. Storie senza barriere. Con Andrea Candelaresi.
00:13:40La Bosnia ancora oggi è divisa tra varie entità territoriali che rispondono
00:13:44alle varie etnie presenti nel paese e che un tempo si facevano la guerra,
00:13:48ovvero quella bosniacca, quella serba e quella croata.
00:13:53Una divisione questa frutto degli accordi di Dayton che posero fine alla guerra
00:13:57in questo paese, condannandolo però all'eterna divisione.
00:14:01Noi ci siamo recati nella Repubblica Sperska, una regione autogovernata dai serbi
00:14:07ed emblematica di un tessuto sociale e politico frammentato come quello bosniaco.
00:14:13A un certo punto la guerra in Bosnia finisce con gli accordi di Dayton.
00:14:20Tu, come hai reagito agli accordi di Dayton e soprattutto quegli accordi
00:14:25sono stati giusti per la Bosnia, hanno portato veramente qualcosa di utile alla Bosnia
00:14:31oppure non sono stati proprio bilanciati tra Bosnia e Serbi?
00:14:37Guarda, a Dayton non può essere divisata.
00:14:45A Dayton la Bosnia è stata divisa in due parti, quella occupata dalle nostre armate
00:14:51e quella occupata da quella serba.
00:14:54La nostra si chiama Repubblica di Bosnia e Herzegovina ed è il 50% del territorio.
00:15:00L'altro 50% è Repubblica Sperska.
00:15:04Non è giusto questo, perché per entrare a fare parte dell'UE non va bene.
00:15:09Quando loro hanno problemi fanno casini, quando noi abbiamo problemi li facciamo noi.
00:15:14È così che è andata negli ultimi 27 anni.
00:15:17Chiunque voglia crearli può farlo e i politici non sono in grado di prendere decisioni
00:15:23per via di queste divisioni.
00:15:25L'ONU o altre formazioni internazionali non possono fare altro che parlare.
00:15:30A volte risolvono qualcosa, ma sai, 27 anni di divisioni iniziano ad essere tanti.
00:15:3727 anni di divisioni e di conflitti, anche culturali, mai sopiti.
00:15:43Divisioni evidenti anche solo spostandosi di pochi chilometri.
00:15:51Arrivati a Sarajevo abbiamo subito preso la macchina per dirigerci verso Bagnaluca,
00:15:56quindi verso il capoluogo della Repubblica Sperska.
00:16:00Andando per strada abbiamo incontrato già due enclave.
00:16:04Una bosniaca, quella di Sarajevo, e poi subito quella croata.
00:16:09Ce ne siamo accorti nei pressi di Vitez, una città che abbiamo incontrato
00:16:13appunto andando verso Bagnaluca.
00:16:16Ci siamo fermati in un ristorante e ci siamo resi conto del fatto che il menù
00:16:20in realtà offriva delle pietanze per lo più croate.
00:16:24Poi per strada abbiamo visto questa bandiera, non propriamente una bandiera serba
00:16:28né tantomeno bosniaca.
00:16:31Ecco, questa è la riprova del fatto che spostandosi di pochi chilometri,
00:16:35in questo caso di 50 chilometri, tutto può cambiare a livello di tradizioni
00:16:40anche culinarie e soprattutto di lingua, delle divisioni etniche che tuttora
00:16:46nel 2024 permangono e che ovviamente descrivono quella che è la storia
00:16:51più recente di questi luoghi.
00:17:01I segni di una storia fatta di combattimenti e di bombardamenti
00:17:05purtroppo anche su edifici civili sono evidenti ancora oggi, nel 2024.
00:17:10Siamo sempre sulla strada per arrivare a Bagnaluca e ci sono dei palazzi
00:17:16che vedete alle mie spalle che ancora oggi purtroppo mostrano a chi passa
00:17:21su queste strade i segni, i segni di fucilate e ancora, come in questo caso
00:17:27anche di colpi di mortario.
00:17:30Questi palazzi sono stati messi in sicurezza ma questi segni sono stati lasciati
00:17:36e ovviamente queste sono ferite nel cemento ma sono cicatrici sul cuore
00:17:42di tutte quelle persone che hanno vissuto quei giorni fatti di sangue,
00:17:47quei giorni fatti di combattimenti tra le varie etnie che compongono oggi
00:17:52il tessuto sociale di una Bosnia e del Segovia veramente fariegata
00:17:57da questo punto di vista e frammentata, mi verrebbe da dire, anche nelle idee
00:18:03che poi si ripropongono anche in politica con vari partiti che portano in Parlamento
00:18:08le istanze delle varie etnie di tutt'ora e dell'anno progetto.
00:18:13Su questi palazzi in Club Bosniaca c'è addirittura il segno dell'SDP
00:18:19che è il partito bosniaco oggi in Parlamento.
00:18:39Siamo arrivati a Bagnaluca, quello che è la capitale della Repubblica Sperska oggi
00:18:45e che un tempo era invece il centro economico e culturale della comunità serba in Bosnia.
00:18:52Bagnaluca è stata fondata nel 1400 circa, il suo nome, Ban Luca, deriva da Ban Luca
00:19:00che vuol dire la valle del Ban che è appunto la valle che percorre tutta questa zona
00:19:07di Luca, del principe Luca che ha fondato la città.
00:19:10Negli anni è stata poi invasa da vari attori, da vari imperi, tra cui anche l'impero ottomano
00:19:16e questo ovviamente ha formato anche la multiculturalità di Bagnaluca.
00:19:20Multiculturalità però che è stata messa in discussione negli anni 90 nel conflitto per la Bosnia,
00:19:29soprattutto tra il 92 e il 95 dove Bagnaluca si è trasformata nel centro operativo delle forze
00:19:37non solo della Repubblica Sperska ma in generale di tutti i combattenti serbi
00:19:42che volevano contendersi il territorio con i bosniachi e con i croati bosniaci.
00:19:48Da qui partivano ad esempio le spedizioni verso sud, verso Sarajevo e non solo,
00:19:55anche i jet che sono stati poi abbattuti dalla Nato nell'operazione The Night Flight.
00:20:01Oggi è la seconda città più grande e importante della Bosnia, conta circa 200.000 abitanti
00:20:06ed è una città anche molto viva, molto giovane, una città che vuole guardare al futuro
00:20:12nonostante un passato fatto di sangue e di distruzione.
00:20:16Distruzione che è ancora evidente in alcune aree della città,
00:20:20soprattutto per via del fatto che questa multiculturalità storica ad oggi non c'è più.
00:20:26Sono pochissime le moschee, sono tante le chiese ortodosse,
00:20:29la maggior parte della popolazione è di etnia serba
00:20:32e questo ovviamente è il risultato di una vera e propria pulizia etnica negli anni 90.
00:20:49Bagnaluca, così come in tutta la Bosnia, il conflitto è stato etnico ma anche religioso.
00:20:55Infatti a scontrarsi c'erano i bosniaci di etnia serba di fede ortodossa
00:21:02e i bosniacchi che erano slavi convertiti nel tempo all'islam
00:21:08che si sono scontrati per lo più nelle enclave bosniacche,
00:21:13quindi parliamo soprattutto di Sarajevo e dintorni.
00:21:16Ma il conflitto c'è stato anche qui a Bagnaluca,
00:21:19prima del 1992 infatti erano 16 le moschee qui,
00:21:24a dimostrazione del fatto che comunque prima convivevano musulmani, ortodossi
00:21:31e anche cristiano-cattolici di etnia croata.
00:21:35Dal 1992 tutto è cambiato, sono state distrutte 16 moschee e ne sono state ricostruite pochissime.
00:21:43Questa è una di quelle che oggi è stata ricostruita nel tempo
00:21:47e che ospita ovviamente i pochissimi rimasti di religione, di fede musulmana e di etnia bosniacca.
00:21:56Ancora oggi il tessuto sociale di Bagnaluca infatti è per lo più di etnia serba
00:22:01e lo si può vedere camminando nelle strade e nei mercati,
00:22:05anche quanto effettivamente la popolazione si avvicina ad un ideale serbo,
00:22:11ad un'idea di Serbia e a volte di grande Serbia,
00:22:14con una vicinanza culturale anche alla Russia di Vladimir Putin.
00:22:19Camminando nei mercati abbiamo visto infatti dei souvenir inneggianti
00:22:24sia a Tito ovviamente ma anche a Putin e addirittura alla Wagner.
00:22:29Venendo invece a Bagnaluca, percorrendo la strada,
00:22:32giusto per fare un esempio eclatante di quello che è un mix culturale e religioso,
00:22:37abbiamo visto nell'arco di pochissimi chilometri cimiteri ortodossi, cattolici e anche musulmani.
00:22:44Veramente nell'arco di pochissimo spazio queste culture oggi si fondono,
00:22:49un tempo purtroppo si facevano una guerra dal sentore di genocidio.
00:23:08La fede ortodossa per i serbi e per i bosniaci di etnia serba è un motivo di nazionalità e di nazionalismo,
00:23:16lo è stato durante i conflitti in tutta l'ex Jugoslavia, in tutti i Balcani e lo continua ad essere tuttora,
00:23:23tant'è che questa chiesa alle mie spalle, la chiesa di Cristo Salvatore al centro di Bagnaluca,
00:23:30oggi è un vero e proprio simbolo per tutti i bosniaci di etnia serba.
00:23:34È una delle chiese ortodosse più antiche di tutti i Balcani e anche più cara a tutti gli ortodossi balcanici.
00:23:41Si trova in un'area comunque importante di Bagnaluca,
00:23:45in centro accanto al Palazzo Presidenziale e a Palazzo Bansco,
00:23:49che è uno dei palazzi più antichi e anche più eleganti di tutta la città,
00:23:54infatti ospita tantissimi eventi culturali, anche internazionali,
00:23:59curioso notare però che accanto a questi palazzi e di fronte appunto a questa chiesa importantissima
00:24:05si trovano anche dei palazzi di ricostruzione e questa è un po' la doppia anima,
00:24:12se vogliamo, non solo di Bagnaluca ma di tutta la Bosnia,
00:24:15un paese che ha avuto un passato difficile ma che comunque vuole continuare a sognare, a sognare in grande.
00:24:22Queste divisioni si ripropongono in tutta la Bosnia, anche a Sarajevo.
00:24:27Ti voglio chiedere oggi come vivi la nuova Bosnia, quella dopo la guerra,
00:24:33quella dove comunque vivono anche i bosniaci di etnia serba.
00:24:38Ecco, è tornata la Bosnia ad essere una città,
00:24:41è tornata una città che ha avuto un passato difficile ma che comunque vuole continuare a sognare, a sognare in grande.
00:24:49Noi viviamo meno uniti di come era prima della guerra, perché i serbi hanno lasciato Sarajevo.
00:24:56Siamo stati una città multietnica per 450 anni.
00:25:01Ora no, non mi interessa di che religione sei.
00:25:06Se sei un uomo buono, sei un uomo nel bene.
00:25:10Se tutti comunque, andando in chiesa, in moschea o in sinagoga,
00:25:16ascoltassimo veramente Dio, capiremmo che la prima regola è non uccidere la gente.
00:25:23Durante i secoli le persone si sposavano tra etnie e religioni diverse.
00:25:29La gente non interessava molto di ciò.
00:25:33Ora comunque Sarajevo è multietnica, ma non come prima,
00:25:38e ci sono dei problemi con alcune famiglie che hanno avuto un ruolo attivo nella guerra.
00:25:44Hanno ucciso bambini o i genitori di chi ora è giovane,
00:25:49quindi è un po' differente rispetto a prima della guerra.
00:25:53Ma comunque Sarajevo rimane una città che ha avuto un passato difficile,
00:25:58è un po' differente rispetto a prima della guerra,
00:26:01ma comunque Sarajevo rimane una città multietnica.
00:26:05Bagnaluca, come tutta la Repubblica Sperska, mostra con vanto i suoi simboli filoserbi,
00:26:11per differenziarsi nettamente da bosniacchi e dai croati.
00:26:16Alcuni di essi hanno radicato la loro tradizione,
00:26:20altri hanno tradizionato la loro tradizione,
00:26:23altri hanno tradizionato la loro tradizione,
00:26:27altri hanno tradizionato la loro tradizione,
00:26:31Bagnaluca ha una storia antichissima, risale addirittura al Medioevo
00:26:36e nei secoli, un po' come Belgrado, è stata invasa da vari popoli,
00:26:41dagli ottomani, dal Regno di Serbia, che poi l'ha annessa,
00:26:45che ha avuto un'influenza importante sulla cultura storica di questi luoghi,
00:26:50e poi anche dall'impero austro-ungarico.
00:26:52Questa è la fortezza di Castel, la parte più antica,
00:26:56che è il fiume che alimenta di acqua questa città.
00:27:00Queste influenze, come abbiamo visto, quelle dei vari popoli invasori,
00:27:05hanno poi influenzato anche la cultura architettonica,
00:27:09linguistica e tradizionale di Bagnaluca,
00:27:13che oggi appare come una città che ha avuto un'influenza importante
00:27:20Simboli gloriosi e motivo di vanto per il popolo di etnia serba,
00:27:24ma che in passato sono stati strumentalizzati
00:27:27per far spazio alla politica dell'odio.
00:27:30E qui, sempre al centro di Bagnaluca, tra la fortezza di Castel
00:27:34e la mosca di Bagnaluca, c'è la città di Bagnaluca,
00:27:37la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:27:40la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:27:43la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:27:46la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:27:49la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:27:52la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:27:55la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:27:58la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:28:01la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:28:04la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:28:07la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:28:10la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:28:13la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:28:16la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:28:19la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:28:22la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:28:25la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:28:28la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:28:31la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:28:34la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:28:37la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:28:40la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:28:43la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:28:46la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:28:49la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:28:52la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:28:55la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:28:58la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:29:01la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:29:04la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:29:07la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:29:10la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:29:13la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:29:16la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:29:19la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:29:22la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:29:25la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:29:28la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:29:31la città di Bagnaluca, la città di Bagnaluca,
00:29:34l'attualismo questo che portò agli orrori
00:29:37senza fine della pulizia etnica e del genocidio
00:29:40come accadde a Srebrenica, nel nord-ovest
00:29:43dell'attuale Bosnia, dove più di 8000 persone
00:29:46furono massacrate solo poiché musulmane
00:29:49dalle forze filoserbe e altre furono costrette
00:29:52a migrare, una violenza disumana in Europa
00:29:55e che colpì anche i civili di Sarajevo.
00:29:58Quanto riguarda il centro di Sarajevo,
00:30:01la storia ci racconta che sotto assedio
00:30:04non solo veniva bombardato, ma la paura
00:30:07più grande era quella per i cecchini.
00:30:10Immagino che per voi che difendevate il popolo,
00:30:13difendevate Sarajevo, questo era un pericolo
00:30:16ancora più grande, la paura del cecchino.
00:30:19Ti voglio chiedere come si vive con la paura
00:30:22di poter morire da un momento all'altro
00:30:25anche stando dentro le proprie case.
00:30:28Ti rimane solo una cosa, morire.
00:30:31Non è possibile tornare indietro, devi difendere
00:30:34la prima linea per non fare arrivare il nemico
00:30:37giù in città. Ci hanno sparato ogni giorno
00:30:40per più di 1200 giorni.
00:30:43I primi otto mesi di assedio sparavano
00:30:46su Sarajevo ogni giorno solo per distruggere
00:30:49le case e le costruzioni e per uccidere
00:30:52le persone. C'erano due tipologie di bombardamenti
00:30:55poi, il primo era chiamato distruzione
00:30:58totale della città, dove bombardavano
00:31:01a tappeto ovunque, bruciando tutto
00:31:04incondizionatamente e lo hanno fatto
00:31:07almeno due volte e l'altro più mirato
00:31:10dove colpivano aree più precise e divise
00:31:13della città dalla mattina fino a
00:31:16tardasera senza sosta.
00:31:19L'unico obiettivo era uccidere più persone
00:31:22possibile e lo hanno fatto. Hanno ucciso
00:31:25circa 11.625 persone
00:31:28durante l'assedio di Sarajevo.
00:31:31Centinaia di queste erano solo bambini.
00:31:34Stiamo parlando di persone di varia
00:31:37nazionalità e con vari credi religiosi.
00:31:40Io per esempio sono nato cattolico e ho
00:31:43combattuto per l'esercito bosniaco. Prima
00:31:46che la guerra iniziasse io ero in un gruppo
00:31:49di persone che si erano riunite per
00:31:52difendere la città. Alcuni di noi hanno
00:31:55combattuto in Croazia quando iniziò la
00:31:58guerra lì, un anno prima che arrivasse
00:32:01anche in Bosnia. Qui è iniziata il 6
00:32:04aprile del 1992 ed è durata fino al 18
00:32:07novembre del 1995, ma l'assedio è
00:32:10continuato fino alla fine del 1996.
00:32:20I massacri furono compiuti però anche
00:32:23contro i cittadini di etnia serba e
00:32:26croata, a volte anche dagli stessi
00:32:29bosniacchi. Un esempio mai raccontato in
00:32:32Italia è quello di Susania, un piccolo
00:32:35villaggio nella campagna più remota della
00:32:38Bosnia centrale, dove i cittadini erano
00:32:41massacrati.
00:32:44I massacri furono compiuti anche contro
00:32:47i cittadini di etnia serba e croata, a
00:32:50volte anche dagli stessi bosniacchi.
00:32:53Un esempio mai raccontato in Italia è
00:32:56quello di Susania, un piccolo villaggio
00:32:59nella campagna più remota della Bosnia
00:33:02centrale, dove i cittadini erano
00:33:05massacrati. Un esempio mai raccontato in
00:33:08Italia è quello di Susania, un piccolo
00:33:11villaggio nella campagna più remota della
00:33:14Bosnia centrale, dove i cittadini erano
00:33:17massacrati. Un esempio mai raccontato in
00:33:20Italia è quello di Susania, un piccolo
00:33:23villaggio nella campagna più remota della
00:33:26Bosnia centrale, dove i cittadini erano
00:33:29massacrati. Un esempio mai raccontato in
00:33:32Italia è quello di Susania, un piccolo
00:33:35villaggio nella campagna più remota della
00:33:38Bosnia centrale, dove i cittadini erano
00:33:41massacrati. Un esempio mai raccontato in
00:33:44Italia è quello di Susania, un piccolo
00:33:47villaggio nella campagna più remota della
00:33:50Bosnia centrale, dove i cittadini erano
00:33:53massacrati. Un esempio mai raccontato in
00:33:56Italia è quello di Susania, un piccolo
00:33:59villaggio nella campagna più remota della
00:34:02Bosnia centrale, dove i cittadini erano
00:34:05massacrati. Un esempio mai raccontato in
00:34:08Italia è quello di Susania, un piccolo
00:34:11villaggio nella campagna più remota della
00:34:14Bosnia centrale, dove i cittadini erano
00:34:17massacrati. Un esempio mai raccontato in
00:34:20Italia è quello di Susania, un piccolo
00:34:23villaggio nella campagna più remota della
00:34:26Bosnia centrale, dove i cittadini erano
00:34:29massacrati. Un esempio mai raccontato in
00:34:32Italia è quello di Susania, un piccolo
00:34:35villaggio.
00:35:05poteva. Perché, guarda, Mitterrand è venuto dopo uno dei primi massacri. È venuto per
00:35:1348 ore e in quel momento i serbi non bombardavano perché sapevano che lui era lì. Lui dunque
00:35:20è ripartito da Sarajevo ed è atterrato all'aeroporto di Parigi, Charles de Gaulle, e ha detto che
00:35:27Sarajevo era una città sicura in cui vivere. Dopo quella frase hanno ucciso undicimila
00:35:33persone a Sarajevo, quindi non lo era. Lo diceva solo per promuovere la sua figura.
00:35:39Poi c'era l'ONU, che però non era un'organizzazione forte come lo era negli anni 50, 60 o 70. Ora
00:35:52lavorano più per loro stessi. Qui loro fecero un sacco di soldi. I loro soldati vendevano
00:36:02sigarette, alcol e altro ai criminali di qui che lo rivendevano al mercato nero a prezzi
00:36:09maggiorati. Un chilo di zucchero era arrivato a costare tra i 50 e i 70 marchi, quando due
00:36:17anni prima costava meno della metà. Noi eravamo poveri poi, ma siamo sopravvissuti. Io sono un
00:36:25egoista, sono egocentrico. Io ho la mia eredità genetica nella mia spina dorsale, nel mio DNA
00:36:33dai miei antenati da 4 milioni e 500 mila anni. Sono un cacciatore, sono un guerriero, sono un
00:36:41poeta, sono un assassino. Sono tutto ciò sotto pressione, ma devi essere sotto pressione per
00:36:48capire chi sei. Continuando sul ruolo della comunità internazionale, abbiamo parlato della
00:36:57Francia, di Mitterrand, dell'ONU, però oggi la Bosnia, dopo quella guerra, vuole entrare
00:37:03nell'Unione Europea. Tu che hai vissuto gli anni della guerra, che hai vissuto tutti questi
00:37:08cambiamenti in Bosnia, vuoi una Bosnia dentro l'Unione Europea? Per te è il futuro che la
00:37:15Bosnia merita, oppure non credi che sia poi così bello entrare nell'Unione Europea?
00:37:29Noi siamo stati Europa per 2000 anni. Il nostro re è stato grande. Le nostre principesse sono state
00:37:40regine in Polonia, Austria e altri paesi. Noi non possiamo entrare nell'Unione Europea,
00:37:50perché voi fate i problemi, non voi italiani, ma altri, come gli ungheresi.
00:37:56Tutti dicono di voler aiutare la Bosnia, ma non è così. Tu così fai il contrario.
00:38:13I nostri giovani vanno in altri paesi per fare soldi, per fare altri lavori, così,
00:38:19e poi tutti a un certo punto tornano. Noi siamo bosniaci. Io sono un uomo vecchio oggi e ho
00:38:28viaggiato in tutta Europa conoscendola. Parlo altre lingue, come il tedesco,
00:38:33il cinese, l'inglese, un po' l'italiano.
00:38:49Il populismo di Milosevic, l'ultranazionalismo dilagante in una Jugoslavia che si stava
00:38:58disgregando, le velleità di indipendenza della Slovenia, della Croazia e della Bosnia combattute
00:39:05dal centralismo serbo e l'odio interreligioso portarono a massacri su massacri in tutta la
00:39:12Bosnia. Oggi ovunque si vada in questo paese le storie terribili da raccontare sono tantissime
00:39:19e, purtroppo, forse anche a causa degli accordi di Dayton che divisero il paese in due tra Bosnia
00:39:25e Herzegovina e Repubblica Sperka senza prevedere un futuro di conciliazione, c'è da dire che siamo
00:39:31ben lontani dal poter affermare che si stiano facendo i conti con il passato.
00:39:36Sulla strada da Bagnaluca verso Sarajevo ci siamo fermati in una cittadina che si chiama Doboj.
00:39:42Questa cittadina purtroppo è stato l'ennesimo teatro di una pulizia etnica ai danni dei bosniacchi
00:39:51e dei bosniaci di etnia croata, soprattutto per quanto riguarda i bosniacchi nel 1992 sui
00:39:593.500 che vivevano in questa città ne sono stati uccisi più di 2.500, ne sono rimasti soltanto
00:40:061.000, sono stati trucidati dalle forze armate jugoslave insieme ai gruppi paramilitari serbi,
00:40:13è incredibile pensare che veramente sulla strada ci si può fermare in qualsiasi cittadina e ogni
00:40:18cittadina ha una bruttissima storia da raccontare. Qui ancora oggi ci sono soltanto simboli serbi
00:40:24come quello alle mie spalle, un patriarcha ortodosso e poi il ricordo delle vittime,
00:40:30sì, ma delle vittime serbe non si trovano memoriali per quei bosniacchi che purtroppo
00:40:36hanno perso la vita per un'insensata follia di odio, di odio etnico, religioso e oserei dire
00:40:44anche razziale. Rimane da chiedersi perché nella parte serba si ricordino solo le vittime serbe e
00:40:51non quelle bosniacche o croate e viceversa. Ancora oggi nel 2024 in un paese candidato a
00:40:58far parte dell'Unione Europea manchia ancora troppi conflitti interni da risolvere, conflitti
00:41:04questi che portano spesso a proteste anche violente nei confronti delle istituzioni che
00:41:10si ritrovano immerse in questa galassia di etnie divise dall'odio reciproco di un passato fatto
00:41:17di sangue. Ci lasciamo però la Repubblica Sperska alle spalle e andiamo nella capitale bosniaca,
00:41:27Sarajevo, una città simbolo non solo della storia recente della Bosnia ma di tutta l'Europa,
00:41:33una città oggi prevalentemente bosniacca e dunque musulmana con evidenti cicatrici
00:41:40di un passato riassumibile in una sola parola assedio.
00:41:57Un assedio durato 1425 giorni dal 5 aprile del 1992 al 29 febbraio del 1996,
00:42:10l'assedio più lungo della storia moderna. Le truppe filoserbe e iugoslave hanno occupato
00:42:17tutti i monti intorno a Sarajevo che si trova in una vera e propria conca e da lì con mortai,
00:42:24cannoni e con i cecchini hanno bersagliato la città ora dopo ora, giorno dopo giorno con un
00:42:30solo obiettivo, annientare il governo separatista della nuova Bosnia per instaurare una nuova
00:42:37repubblica filoserba alleata di Milosevic. Durante quell'assedio morirono circa 12.000
00:42:44persone e ne furono ferite almeno 50.000, l'85% di esse furono vittime civili. Alla
00:42:52fine dell'assedio morì o scappò quasi il 40% della popolazione di Sarajevo lasciando la città
00:42:59in un cumulo di macerie. La prima vittima a Sarajevo fu una studentessa bosniaco croata
00:43:06di 23 anni Suada Dilberovic, uccisa durante le proteste del 5 aprile. 100.000 persone
00:43:14erano scese in piazza in quel giorno in maniera pacifica per chiedere la fine della guerra che
00:43:19era già scoppiata in Croazia e in Slovenia l'anno prima, quando i cecchini serbi dall'Olidein
00:43:25di Sarajevo, allora sede del Partito Democratico Serbo, aprirono il fuoco sulla folla raggiungendo
00:43:32il corpo di Suada e dando il via ad una delle guerre più cruente degli ultimi decenni in Europa,
00:43:40quella in Bosnia.
00:43:49Prima di raggiungere il centro della capitale bosniaca ci siamo recati proprio su uno dei
00:43:59monti più emblematici di tale assedio, il monte Trebevic. Da qui i cecchini serbi non
00:44:06lasciavano respirare la popolazione di Sarajevo in un contesto dall'altissimo valore simbolico.
00:44:12Ci troviamo su uno dei monti che circondano Sarajevo, più precisamente sul monte Trebevic
00:44:22che ospita una pista da bob, come vedete, una pista da bob che è un simbolo per Sarajevo,
00:44:30un simbolo che però ha cambiato di significati nel tempo, esatto perché questa pista è stata
00:44:36costruita nel 1984 per le Olimpiadi Invernali di Sarajevo e effettivamente fu utilizzata,
00:44:45all'epoca era il simbolo della rinascita della capitale allora Jugoslava e comunque
00:44:50bosniaca, ovviamente parliamo della capitale della Bosnia, uno stato federato della Jugoslavia. Il
00:44:58problema è che poi dopo, negli anni dell'assedio di Sarajevo tra il 92 e il 95, i connotati di
00:45:04questo simbolo sono cambiati totalmente, sì perché durante quegli anni, gli anni dell'assedio
00:45:10per l'appunto, qui si sono posizionate le truppe serbe e jugoslave che hanno circondato Sarajevo
00:45:17passando per tutti i monti intorno e quindi anche sul monte Trebice e qui si posizionavano con i
00:45:23cecchini per sparare sui civili di Sarajevo, dunque da simbolo della rinascita simbolo di morte,
00:45:30morte di civili innocenti ovviamente e poi adesso questa pista da Bob è abbandonata,
00:45:40anche se in molti passeggiano qui intorno, ma è passata anche alla modernità, una modernità
00:45:46underground di quel mondo di sotto che spesso opera per vie illegali pur di riportare colore,
00:45:51stiamo parlando di chi produce murales o graffiti, graffitari e street artist che
00:45:59arrivano da tutta Europa per lasciare un segno indelebile qui, in questo simbolo ancora oggi
00:46:06purtroppo di morte, un simbolo di morte che però vuole un po' riprendere colore, il colore appunto
00:46:14degli artisti, colori magari diversi da quel rosso sangue tipico delle rose di Sarajevo,
00:46:22quel rosso di quel sangue versato da civili innocenti che vengono ricordati tuttora.
00:46:45Noi oggi siamo stati alla pista da Bob, prima mi dicevi che lì hai combattuto per 12 giorni,
00:46:51ci vuoi raccontare com'è stata quella battaglia?
00:46:53È stato nel 1992, abbiamo costruito una nuova posizione sopraelevata sul monte Trebevice,
00:47:05eravamo 200 e abbiamo fatto i bunker non solo per difendere,
00:47:11ma anche per mantenere in lontananza i nemici,
00:47:18siamo andati in questa terra governata da nessuno per costruirli e poi andare via.
00:47:25L'ultimo giorno prima di ritornare i serbi sono arrivati con i carri armati di
00:47:33fabbricazione sovietica e con migliaia di uomini e hanno ucciso sei di noi,
00:47:43gli altri si sono ritirati, hanno preso il possesso di quelle posizioni e le hanno tenute durante la guerra.
00:47:51I rapporti indicano una media di circa 329 esplosioni al giorno durante il corso dell'assedio,
00:48:09con un massimo di 3.777 bombe sganciate il 22 luglio del 1993, gli incendi causati dai
00:48:18proiettili danneggiarono seriamente le strutture della città, inclusi gli edifici civili e culturali.
00:48:24Dal settembre del 1993 i rapporti sottolineano il fatto che tutti gli edifici di Sarajevo
00:48:32erano stati danneggiati e 35.000 completamente distrutti, tra i danneggiamenti più rilevanti ci
00:48:40furono quelli della presidenza della Bosnia e der Zegovina e della Biblioteca Nazionale che
00:48:45bruciò completamente insieme a migliaia di testi non più recuperabili. La più grande delle stragi
00:48:52fu però un attacco al mercato della città passato alla storia come il massacro di Markale avvenuto
00:48:58il 5 febbraio del 1994 in cui morirono 68 civili e 200 furono feriti. In risposta a tale massacro
00:49:08l'ONU impose un ultimatum per le forze serbe affinché ritirassero le armi pesanti oltre
00:49:14un certo punto in un certo periodo di tempo appena l'inizio di attacchi aerei. Quando si
00:49:20avvicinava la scadenza le forze serbe accondiscesero. Il bombardamento della
00:49:25città calò di intensità lasciando intravedere la fine dell'assedio. Nel 1995 dopo un altro
00:49:33attacco al mercato di Markale nel quale persero la vita 37 persone e 90 ne restarono ferite le
00:49:40forze internazionali iniziarono a criticare fermamente gli assedianti. Quando i serbi
00:49:45effettuarono un raid contro un sito di raccolta delle armi dell'ONU i jet della NATO attaccarono
00:49:51depositi di munizioni dei serbi e altri obiettivi militari strategici. Era l'inizio dell'operazione
00:49:57Deliberate Force. Gli scontri sul campo aumentarono d'intensità con l'intervento di forze armato
00:50:03bosniache e croate dopodiché i combattimenti diminuirono e i serbi persero via via sempre
00:50:10più terreno nell'area di Sarajevo. Il riscaldamento, l'elettricità e l'acqua poterono tornare in
00:50:15città. Fu raggiunto l'accordo del cessate il fuoco nell'ottobre del 1995 e l'accordo di Dayton
00:50:23fu siglato sempre nello stesso anno per ristabilire la pace e far tornare la normalità a Sarajevo che
00:50:29però tornò soltanto il 29 febbraio del 1996.
00:50:45The Passenger. Storie senza barriere con Andrea Candelaresi.
00:50:49Scesi dai monti da cui i filoserbi facevano partire le bombe ci siamo spostati nel cuore
00:51:01di Sarajevo lì dove l'assedio si scatenò con tutta la sua violenza. Proprio di fronte alla
00:51:08cattedrale ci sono i segni dei bombardamenti di quegli anni, degli anni dell'assedio di Sarajevo,
00:51:15segni che oggi sono stati evidenziati con il rosso, il rosso del sangue. Camminando in giro
00:51:22per Sarajevo si possono trovare appunto queste opere d'arte chiamate le Rose di Sarajevo. Questo
00:51:29non è altro che il segno di un colpo, di una bomba, di un mortaio che ha colpito proprio qui,
00:51:35in questo punto creando purtroppo delle vittime tra i civili. Li hanno voluti lasciare così per
00:51:41ricordare quei bombardamenti, quelle violenze sui civili e li hanno voluti appunto pitturare con il
00:51:47sangue, con il rosso del sangue dei caduti. Ovviamente i segni di quella guerra rimangono
00:51:54tuttora indelebili e formano la memoria collettiva di quello che è il popolo bosniaco ma soprattutto
00:52:00bosniaco. Un assedio assurdo avvenuto in Europa negli anni 90 letteralmente ad un'ora di volo da
00:52:08Roma e di cui abbiamo testimonianza anche grazie al lavoro dei reporter. Oggi nel 2024 ciò sta
00:52:16accadendo dall'altra parte del Mediterraneo e il filo rosso della storia non può che unire le
00:52:22coscienze dei popoli che hanno imparato a convivere con la sofferenza. Abbiamo visto intorno per la
00:52:29città tanti manifesti di supporto alla Palestina e parlando con varie persone di Sarajevo che hanno
00:52:36vissuto quegli anni ci dicono noi supportiamo la Palestina perché in qualche maniera l'assedio di
00:52:42Gaza ricorda quello che abbiamo vissuto noi a Sarajevo. È così? È così sì perché noi per
00:52:51quattro anni abbiamo vissuto una situazione simile a Gaza oggi più o meno anche perché a Gaza oggi è
00:52:58un'altra cosa. Trent'anni fa i serbi non utilizzavano altre cose all'infuori dei cannoni e dei cecchini.
00:53:04A Gaza usano altre cose. Possiamo sentire gli stessi sentimenti però nel vedere le immagini
00:53:12dei bambini uccisi. I bambini sono il futuro ed è un peccato vedere ogni bambino ucciso. Che sia
00:53:24palestinese, ucraino, non importa ogni bambino è innocente. Non capisco perché debba essere ucciso.
00:53:32Per cosa? Non voglio parlare di politica ma credo che Israele sia dannatamente nel
00:53:43torto oggi. È la mia personale opinione.
00:54:32Situazioni queste che cambiano totalmente il concetto di quotidianità, sospesa costantemente
00:54:45tra la vita e la morte, respiro dopo respiro. Hai visto tante scene brutte come dicevamo
00:54:52sicuramente scene che ti hanno segnato giusto per farci capire a noi che una guerra in casa
00:54:58nostra non l'abbiamo mai vissuta perché siamo giovani, siamo italiani. Puoi raccontarci un
00:55:04esempio di quello che tu hai visto con i tuoi occhi ai danni dei civili di Sarajevo,
00:55:11la scena che forse ti ha segnato di più? Posso raccontarti una storia della mia
00:55:21esperienza personale? Come soldato ho visto tante persone morire ma mi ricordo di questo
00:55:32soldato che ferito doveva essere trasportato a due chilometri dalla città per le cure.
00:55:40L'ho portato io senza medicina o altro per aiutarlo. Per tutto il tempo gli ripetevo
00:55:49che tutto sarebbe andato bene ma non era così, lui stava morendo. Ad un certo punto ha urlato
00:55:58il nome della madre poi il nome di Dio e poi si è accasciato in stato di shock, i suoi occhi si
00:56:06sono spalancati e poi quando è morto si sono rinchiusi velocemente. Quando sono andato con
00:56:15gli ufficiali della madre e della sorella per comunicare loro la morte del ragazzo li abbiamo
00:56:22dovuto dire che è morto con un colpo di un cecchino secco senza sofferenze ma io ricordo
00:56:31i suoi occhi. E ho un'altra storia da raccontare se vuoi. Era l'agosto del 1995 dopo il genocidio
00:56:47di Srebrenica le forze serve avevano promesso di fare lo stesso a Sarajevo. Attaccarono Sarajevo
00:56:59e la bombardarono pesantemente durante l'estate del 1995. Io come oggi allora fumavo e in quel
00:57:12momento potevi comprare le sigarette al mercato nero che era nella Dow Town e loro ci stavano
00:57:23bersagliando. In ogni caso con le granate che cadevano giù dovevo andare. Sai da soldato so
00:57:34come funzionano le bombe. Se sono a 200 metri di altezza puoi camminare a 100 metri fai attenzione
00:57:43a 50 metri aspetta un paio di minuti ascolta l'esplosione e poi cammina. Il mercato nero era
00:57:56vicino alla cattedrale vicino al principale Green Market dove i serbi massacrarono i civili il 7
00:58:02febbraio del 94. Ma tornando al 1995 ero lì e passavo sotto ai tunnel che collegavano l'area
00:58:12bloccata con il mercato. Sotto ai tunnel ho trovato un uomo che vendeva sigarette ma erano
00:58:21troppo costose. Stavo dicendo a quell'uomo che sarei andato altrove a comprarle. Lui mi rispose
00:58:33dicendo che ne avrebbe prese altre di qualità più scarsa per vendermele ad un prezzo migliore.
00:58:38Ma in un secondo è cambiato tutto. Mi sono girato e ho visto prima una luce verde.
00:58:47Poi polvere e fumo e poi una luce rossa che ha preceduto una forte esplosione. In un decimo di
00:59:01secondo tutto era diventato silenzioso. Ho guardato il ragazzo che vendeva le sigarette e gli ho
00:59:14detto grazie. Forse mi hai salvato la vita facendomi aspettare. Sono uscito dal tunnel e
00:59:26sul marciapiede ho visto delle persone. Uno stava urlando fortissimo. Gli ho tenuto la mano e gli ho
00:59:35detto ok ok puoi farcela. Entra nel tunnel. E lo ha fatto. Il secondo era riverso sull'asfalto.
00:59:46Aveva un libro nella mano destra e le gambe erano maciullate. C'era un sacco di sangue per strada.
00:59:56L'ho tirato su dalle braccia e lui era in stato confusionale di shock. Gli ho detto vedi quella
01:00:09roba viscosa rosa e rossa sul marciapiede. Ecco quello è il cervello di uno che non ce l'ha
01:00:17fatta. Ha ripreso un po' di lucidità e così l'ho portato nel tunnel e poi siamo riusciti per strada.
01:00:27Ho cercato una macchina per portarlo a fare soccorrere ma erano poche. Poi ne ha trovata
01:00:39una ed è partito. Vuoi sapere la cosa principale di questa storia qual è? Io non so chi sia. Non
01:00:47so se sia vivo o meno. Non conosco il suo nome ma lui è partito con la macchina e me lo ricorderò
01:00:54per tutta la vita.
01:01:24Una lotta continua per la sopravvivenza dunque dove comprare il pane o le sigarette può essere
01:01:34rischioso tanto in superficie quanto sottoterra. Una vita dove conoscere le bombe può salvarti
01:01:42dalle bombe stesse. Una vita dove il pericolo impone di correre all'impazzata in superficie
01:01:47per raggiungere il buio dei tunnel. Quei tunnel illuminati spesso solo dalle luci delle esplosioni
01:01:54dove dunque si capovolge tutto dove per una volta sono le tenebre a dare sicurezza mentre la luce
01:02:02può portare alla fine di tutto dove la paura del buio diventa la paura della luce. Proprio
01:02:10quei tunnel che collegavano il centro della città con l'unico contatto con il mondo esterno ovvero
01:02:16l'aeroporto per molti significarono vita sopravvivenza e resilienza. Proprio in quei
01:02:23tunnel ci recheremo tra poco per immergerci in uno dei lati più nascosti dell'assedio più
01:02:30lungo della storia moderna. The Passenger storie senza barriere con Andrea Candelaresi
01:03:16Durante l'assedio di Sarajevo la comunità internazionale mantenne come unico contatto
01:03:38con la popolazione civile un ponte aereo messo in sicurezza dalla NATO e dall'ONU e in grado di far
01:03:44fuggire alcuni profughi e di approvvigionare la città di beni essenziali. Per trasportare
01:03:50queste merci vitali dall'aeroporto di Sarajevo al centro città furono costruiti dei tunnel
01:03:56utilizzati anche dagli stessi cittadini di Sarajevo come ci ha spiegato il tenente Zelico Reduce di
01:04:03Guerra che proprio lì andava a rifornirsi di sigarette e di cibo. Ci rechiamo quindi
01:04:09nel tunnel principale quello proprio sotto all'aeroporto. Ci troviamo nel famoso tunnel
01:04:16Spasal tunnel che passa sotto all'aeroporto di Sarajevo e che è stato importantissimo tra il
01:04:231992 e il 1995 le truppe serbe avevano circondato tutta Sarajevo e avevano iniziato a bombardare con
01:04:30i mortai e a sparare ai civili con i cecchini e questo tunnel era l'unico punto sicuro con
01:04:39cui portare gli aiuti umanitari e soprattutto con cui riuscire a far scappare le persone. Nel
01:04:451992 questo tunnel insieme all'aeroporto erano stati occupati dalle forze serbe poi l'ONU è
01:04:52intervenuta e l'ha liberato e ha continuato a portare i viveri attraverso questo tunnel lungo
01:04:58450 metri al centro di Sarajevo e solo grazie a questo tunnel se la popolazione continuava a
01:05:05poter mangiare, a poter sperare in un futuro ed è grazie a questo tunnel sotterraneo se tanti
01:05:13bosniacchi sono riusciti a scappare anche da Sarajevo con il ponte aereo creato dalla NATO,
01:05:20creato dall'ONU e soprattutto poi difeso da uno scudo nato con i jet che attraverso la missione
01:05:33The Night Flight ha protetto i cieli di Sarajevo. Sarajevo è circondata da montagne, è circondata
01:05:40anche da colline e allora le milizie serbe hanno iniziato a usare gli elicotteri che non erano
01:05:46visti dai radar degli aerei e tramite quegli elicotteri riuscivano comunque a mitragliare
01:05:51purtroppo sui civili. E' stato abbattuto un aereo italiano nell'operazione The Night Flight sono
01:05:57morti quattro aviatori italiani ed è da lì che è stata inventata una nuova manovra ancora oggi in
01:06:03alcune zone di guerra si chiama il Sarajevo Drop, gli aerei praticamente per atterrare devono
01:06:10arrivare vicinissimi all'aeroporto e poi in picchiata scendere per poi ricalibrare lentamente
01:06:18per arrivare poi a terra. Questo perché? Perché quell'aereo è stato abbattuto nei pressi
01:06:24dell'aeroporto di Sarajevo, non è chiaro ancora da chi, molti dicono i serbi ma in realtà le
01:06:29indagini dicono da dei bosniachi che volevano dare la colpa ai serbi. Comunque la battaglia
01:06:34per i cieli è legata a doppio filo alla battaglia per quello che c'è sottoterra,
01:06:40tutto questo per garantire alle persone di continuare a vivere.
01:06:59Le cicatrici di quei giorni drammatici hanno cambiato la società bosniaca che oggi appare
01:07:11come un mosaico di culture e di religioni. Camminando per le strade centrali di Sarajevo
01:07:18possiamo renderci conto come l'architettura delle strade proprio sia totalmente differente da quella
01:07:24di Bagnaluca che invece ha un'architettura più serba mentre qui l'influenza ottomana si vede
01:07:29oggi nel 2024. Le strade centrali, infatti, quelle dei negozi, anche di souvenir, somigliano
01:07:36quasi ad un gran bazar, è quasi un bazar che possiamo trovare ad Istambulo o in altre città
01:07:41con una forte influenza ottomana come abbiamo visto ad esempio a Skopje nel nostro viaggio
01:07:46in Macedonia. Cambia l'architettura, cambia la cultura, cambia la religione, tra poco infatti
01:07:53andremo nella mosca principale non solo di Sarajevo ma di tutta la Bosnia, un simbolo non solo delle
01:07:58riminiscenze ottomane ma un simbolo religioso di una guerra che a tratti è stata anche religiosa.
01:08:14Ci troviamo nel cuore di Sarajevo, nel cuore storico, quello ottomano, infatti alle mie
01:08:20spalle c'è la moschea forse più bella di tutti i Balcani ovvero la moschea Zarz che vuol dire
01:08:26la moschea del sultano, infatti questa moschea fu costruita da Solimani I, uno dei sultani ottomani
01:08:34ancora oggi si erge. Anche questa moschea però non è stata risparmiata dai bombardamenti della
01:08:40guerra tra il 92 e il 95, infatti parte è stata ricostruita. Questo è un simbolo non solo per la
01:08:45città di Sarajevo, per l'enorme comunità musulmana che vive nella capitale bosniaca, è un simbolo
01:08:52anche di quegli anni di assedio, di guerra, una guerra che a tratti si era quasi trasformata
01:08:58in una guerra religiosa, tant'è che tanti musulmani da varie parti del mondo sono accorsi qui a
01:09:04Sarajevo per difenderla dall'attacco dei bosniaci serbi che invece erano di fede ortodossa,
01:09:12tra questi anche tanti mujahedin che venivano dall'Afghanistan e non solo. Girando per le
01:09:17strade di Sarajevo si può vedere come la popolazione supporti ad esempio oggi la causa
01:09:23palestinese, ci hanno detto dei bosniaci che vedere oggi quelle immagini di Gaza li ricorda
01:09:30l'assedio di Sarajevo e ovviamente stiamo parlando di persone appartenenti alla stessa comunità,
01:09:38quella musulmana che è internazionale, intercontinentale, che condivide spesso e
01:09:42volentieri le stesse lotte, stesse lotte che si ripropongono a distanza di 30 anni,
01:09:48a distanza di chilometri anche, ma più o meno con gli stessi sentimenti, quelli di
01:09:55rivincere, di voler tornare a sognare. Oggi Sarajevo è tornata a sognare, la speranza
01:10:00è che anche ovviamente la Palestina possa fare lo stesso, magari velocemente come ha fatto la Bosnia.
01:10:05La comunità musulmana, quindi quella bosniaca, è sicuramente quella prevalente a Sarajevo,
01:10:17ma sono tanti anche i cattolici per lo più di etnia croata che ancora oggi abitano in questa
01:10:23capitale e questa qui, la Cattedrale del Cristo Gesù, è la più importante di tutta la Bosnia per
01:10:31la comunità cattolica, è anche una delle più antiche. Di fronte a questa cattedrale c'è una
01:10:38statua, quella di Giovanni Paolo II, che alla fine del conflitto qui in Bosnia si è recato a
01:10:44Sarajevo per dare supporto, quantomeno emotivo, a tutti i civili bosniaci che venivano da anni di
01:10:51assedio. Anche questa cattedrale purtroppo non è stata risparmiata dai bombardamenti e infatti
01:10:59tutta la parte superiore della facciata, quindi parliamo anche delle torri con l'orologio e il
01:11:06campanile, sono state ricostruite, ricostruite con fondi tra l'altro dell'Unione Europea. Alcuni
01:11:11segni di spari, di mitragliate, sono ancora evidenti nel basamento di questa chiesa e
01:11:19probabilmente rimarranno così, rimarranno così anche per ricordare quegli anni turpi,
01:11:25sanguinosi che però hanno formato quella che è la Bosnia moderna.
01:11:46Cicatrici profonde che sembrano solchi in chi da quegli anni ha cambiato idea anche sulla vita
01:11:53e sulla morte. Immagino che nelle tue varie battaglie, in tutti quei giorni in cui tu hai
01:11:59combattuto, diciamo hai eliminato qualche nemico, no? E' una domanda molto personale se posso,
01:12:06ripensi mai alle persone che hai ucciso e se ci pensi come ci ripensi? No, non penso mai a loro,
01:12:17io ho fatto la guerra contro i soldati, non contro i civili, loro volevano ammazzare me e
01:12:27io ho ammazzato loro. Perché sono con te oggi? E' sopravvivenza, è istinto di sopravvivenza.
01:12:39Quando io vado a dormire, dormo come un bambino, non ho problemi con questo,
01:12:50non mi interessa se ho ucciso 5, 6, 8 soldati. E allora un paese, tre popoli, tre religioni,
01:12:59tre etnie, un paese ancora diviso che però sogna l'Unione Europea, quale sarà la soluzione per la
01:13:08Bosnia? Non lo sappiamo certamente noi, però le ferite, le cicatrici di un passato sanguinoso
01:13:17sono ancora evidenti, ancora oggi, nel 2024. Il nostro viaggio per stasera finisce qui,
01:13:25grazie per averci seguiti, appuntamento con The Passenger, come sempre, al prossimo martedì.
01:13:38Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org
01:14:08The Passenger, storie senza barriere, con Andrea Candelaresi