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CortometraggiTrascrizione
00:00Quando da ragazzo io ho deciso di dedicarmi al cinema, al teatro, perché io ogni tanto
00:17faccio pure delle cose di teatro, soprattutto nelle fondazioni liriche, lavoro con delle
00:21messicene di opere liriche, quando mi sono reso conto che tutto quello che avevo imparato
00:27da mio padre, senza che lui me lo insegnasse direttamente, ho voluto ringraziarlo, ho voluto
00:32essere grato alla figura di mio padre per tutto quello che mi aveva dato anche indirettamente
00:37nel corso della sua vita, ho voluto dedicargli oramai, lui è scomparso nel 2009, sono circa
00:4914 anni che non c'è più, a distanza di 14 anni ho voluto dedicargli un ritratto, un
00:57ritratto della sua vita e dei rapporti che lui aveva con i miei familiari, con Carlo,
01:01mia sorella Silvia, con suo marito Cristian, quindi un atto di gratitudine nei suoi confronti,
01:08perché? Perché non lo sapeva ma ci aveva insegnato tanto, a me personalmente aveva
01:13dato tanto, soprattutto sul piano della interdisciplinarietà delle arti, lui si batteva tanto su questo
01:21argomento, perché vedeva nel cinema la logica conclusione di tutte le arti, come dicevano
01:27gli avanguardisti degli anni 20, per essere grato e riconoscente ho voluto dedicargli
01:34questo mio documentario, l'ho voluto descrivere nella sua semplicità, nella sua concretezza,
01:41nella sua anche poesia, perché era un uomo che aveva dei tratti poetici enormi, molto
01:47interessanti, lui stesso scrittore di poesie, quindi come si evince pure dal documentario.
01:55Sono in viaggio per la campagna della Sabina, ho un appuntamento con i miei fratelli nella
02:00villa di Carlo a Cantalupo.
02:07Quando papà fece il famoso latte di biciclette, papà vostro organizzò una proiezione a
02:12Parigi, alla Sal Pleyel, da quel momento l'America ha visto il film grazie a quella
02:17proiezione organizzata da vostro padre e finse l'Oscar.
02:20Nel documentario non c'è nulla che non conoscessi o che non sapessi, ho studiato
02:26a lungo e attentamente nel suo archivio è venuto fuori quasi tutto insomma, è quasi
02:33tutto documentato nel documentario.
02:36Questo pannello sono rappresentati i personaggi di responsabilità della Contrada della Seba,
02:42tra queste Mario Verdone.
02:45Noi siamo un gruppo di familiare molto coeso, molto unito, ci vogliamo tutti molto bene,
02:51ci siamo aiutati sempre molto nella vita e questo emerge pure nel documentario.
02:57Siamo tutti consapevoli di quello che ci ha dato nostro padre allo stesso livello, non
03:03che uno di più, uno di meno, sappiamo tutti e tre perfettamente cosa è stato per noi
03:08nostro padre.
03:09Il suo ricordo ci rinsalda, ci fortifica, ci fa guardare avanti con fiducia, ecco questo
03:18è il bello.
03:19A un certo punto papà va così, c'era Maria Volontè dietro e mi disse scusi ma lei è
03:27il padre di Carlo Verdone l'attore.
03:31Papà prontamente disse no, lui che è mio figlio.
03:35Mio padre Mario Verdone è stato collaboratore della rivista del cinematografo per molti
03:40anni insieme a Gianluigi Rondi e facevano delle recensioni molto accurate dei film che
03:47uscivano negli anni 70, negli anni 60, negli anni 80.
03:52Questo sempre con gratitudine verso la rivista del cinematografo.
03:58C'è stato un precedente per il quale però un giornale non si comportò bene con mio
04:05padre ed era il quotidiano, era una rivista cattolica un po' conservatrice degli anni
04:1350 che quando mio padre fece un'esaltazione della dolce vita di Fellini fu licenziato
04:20dal quotidiano perché non gradivano l'esaltazione di questo film che era secondo loro un po'
04:27da un punto di vista morale molto discutibile.
04:31In realtà mio padre aveva perfettamente ragione, aveva visto la grandezza di quel film e Fellini
04:38quando seppe che era stato licenziato gli disse guarda Mario vieni a lavorare con me
04:42alla Cineritz, anzi alla Federitz perché aveva appena fondato una società con Angelo Rizzoli
04:52che poi si è sciolta subito.
04:54L'attenzione e la passione che lui metteva nel raccontare il futurismo, il dadaismo sono
04:59stati per noi un'illuminazione.
05:01Una testimonianza che regali anche alle nuove generazioni lasciando che segni, che segnali
05:09di fumo o che messaggio dentro la bottiglia.
05:12È che bisogna studiare bene tutte le arti per capire il cinema, che la settorialità
05:18non paga e anche l'ideologia politica non paga, bisogna avere una visione a 360 gradi
05:26per capire bene il cinema, per capire i valori del cinema, dei film, per poterli criticare
05:31bene non bisogna essere asserviti a nessuna ideologia politica né di destra né di sinistra
05:37e guardare al cinema con occhio obiettivo, con gli strumenti della cultura del nostro
05:45tempo, quindi la filosofia, quindi l'estetica, la storia dell'arte, la poesia, la letteratura.
05:55Non era uno settoriale, sapeva sempre guardare al film e contemporaneamente guardare alla
06:00società che l'aveva prodotto.
06:02Il cinema è un concentrato di tutte queste arti, come molto bene dice anche Pontiggia,
06:06Federico Pontiggia, nella sua intervista, dove appunto parlando di mio padre lo inquadra
06:13proprio nel nucleo essenziale del suo lavoro, cioè l'interdisciplinarità.
06:20Segni verdi è fatto di tre righe e basta.
06:24Siamo tanti fili verdi, piccoli segni di un gioco.
06:29Il giocatore però non si vede.