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Dal 21 al 23 ottobre, dopo il passaggio alla Festa del Cinema di Roma, è nei cinema il bellissimo documentario La valanga azzurra di Giovanni Veronesi. Il regista toscano, lo racconta così: «Non avevo mai saputo paragonare lo sci a qualcos’altro. Poi, un giorno, mio fratello Sandro scrisse un romanzo, XY, e lì ho imparato a farlo. Sciare è come scrivere senza punteggiatura, senza virgole né punti, senza vincoli né cancelli. Sciare è libertà assoluta e, curva dopo curva con le cosce che ti bruciano, essere felici. Io sono uno sciatore mancato, dicono i miei amici. Io invece dico “fallito”. Non ho fatto altro che sciare fino a 14 anni, gara dopo gara, per diventare un campione e non ce l’ho fatta. Questa è la spinta più forte che mi ha convinto a raccontare la storia della Valanga Azzurra. Quelli sono davvero i miei miti, sono quello che io avrei voluto essere nella vita, sono Me dentro.
Facendo questo documentario ho chiuso per sempre il cerchio. Ho messo la parola fine alla mia esperienza sugli sci e non andrò mai più a sciare. Ho deciso, che è giusto così, che raccontare una storia del genere deve avere uno scopo privato, deve anche essere un’esperienza personale e io la farò essere la mia ultima volta. Raccontiamo le imprese di atleti come Gros e Thoeni, che portarono lo sci a essere in quegli anni il secondo sport nazionale dopo il calcio. E mi sono dato da fare per tirar fuori dalle bocche di gente zitta, tutte le emozioni, le invidie e i sentimenti che regnarono nei cuori coraggiosi di quei campioni senza tempo. Sono andato a sciare con loro e ho cercato, nelle chiacchierate sulle piste e in seggiovia, di estrarre la vera natura del campione. Quella del virtuoso, quella del sacrificio di un’infanzia diversa, quella che si esprime e viene fuori solo curva dopo curva senza virgole né punti, senza scrupoli né ostacoli. Sciando accanto alla tua ombra al ritmo di un “click” che ti fa curvare solo in quel punto, né un attimo prima né uno dopo. Così come accade nella musica dove chi va fuori tempo “inforca”. C’è la neve nei miei ricordi, c’è sempre la neve e mi diventa bianco il cervello se non la smetto di ricordare».

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Trascrizione
00:00C'è la neve nei miei ricordi, c'è sempre la neve, e mi diventa bianco il cervello se
00:16non la smetto di ricordare.
00:18Una volta mio padre mi disse, Joe, la neve di suo non sarebbe bianca, ma trasparente,
00:27pensa quanto sarebbe bello sceare sul vetro.
00:29Da piccolo non ho mai fatto un sabato di scuola, partivo sempre con lo cicletta di prato, l'agonistica,
00:37e andavo a fare le gare ovunque.
00:39Avevo credo 7-8 anni e su per quei tornanti che portavano in cima alle montagne vomitavo
00:45sempre, tutti i venerdì.
00:46Ho vinto un po' di tutto, ero uno dei più forti della mia età, poi un giorno ai campionati
00:56italiani di discesa libera mi sono sfracellato davanti agli occhi di Mario Cotelli, il commissario
01:01tecnico della nazionale giovanile, e lì la mia cardiera si è spenta miseramente.
01:07Mia madre si è messa davanti agli sci e ha detto un basta così potente che ha smesso
01:13di sciare anche mio fratello Sandro.
01:15Però lo sci per me è sempre stato un momento di espressione, di liberazione, come l'arte
01:21del resto, il cinema, ma forse ancora di più perché non c'era nome di azione.
01:26Ecco perché oggi sono emozionato e felice, perché inizio la mia ultima avventura sugli
01:41sci.
01:42Sto aspettando l'uomo che mi farà daccaronte in questo viaggio, uno dei massimi esperti
01:47nel settore, Lorenzo Fabiani.
01:49Con lui cercherò di raccontarvi l'epopea leggendaria della valanga azzurra.

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