Vero, importante, complesso: 'Shoshana' di Winterbottom è la guerra che ti entra dentro, non solo in Israele

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La guerra che ti entra dentro. Che cerchi di tenere fuori da te, anche se la Storia e la Geografia combattono contro di te. Shoshana (nei cinema dal 27 giugno) è un "film cronenberghiano" girato da Michael Winterbottom, grande narratore di storie ogni volta diverse per ambientazione/genere, ma con al centro sempre la Persona. Che qui è appunto Shoshana (straordinaria la russa Irina Starshenbaum, già vista in Summer), figlia di uno degli architetti che negli Anni 20 disegnarono e costruirono nel nulla Tel Aviv. La città ideale, culla di un Israele "moderno", occidentale, pacifico e lontano dall'Antico Testamento e dalle sue bibliche guerre tribali. Nel decennio successivo, Shoshana è una ventenne indipendente che lavora, va a ballare, incontra un militare inglese (la Palestina è protettorato britannico), se ne innamora e ci fa sesso (lui è Douglas Booth, insieme a Irina nel video in esclusiva). Caparbia, fa di tutto per vivere senza guerre. Mentre il suo mondo (famiglia compresa) si riempie di ebrei sionisti ultra nazionalisti che fanno saltare in aria palestinesi e inglesi. Che la minacciano anche fisicamente. Che la "assediano", la isolano, la ricattano, la feriscono e alla fine... La fine di questa storia vera ce la raccontano gli occhi, la voce e le mani di lei, su una duna nel 1948: mirino puntato... Se volete capire qualcosa di più di quello che sta succedendo in Israele oggi (che succede da sempre...) guardate Shoshana. Che ci racconta la Storia (con date, nomi, etc etc) magari come facevano certi sceneggiati tv (e non è un "male", per chi scrive), attraverso una sua vittima. Specchio di tutte le Persone vinte dalle guerre e dall'odio: ieri, oggi e sempre.

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