Gli erbari sono piccoli mondi, luoghi affascinanti in cui milioni di piantine essiccate raccontano di scienze, ma anche di persone, molte donne spesso sconosciute, che le hanno raccolte in viaggi condotti attraverso i secoli, in luoghi vicini e lontani. Storie che sono racchiuse nell’Erbario Centrale Italiano del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze dove da oggi si incontrano la storia della botanica italiana e il futuro della ricerca sulla biodiversità. All’archivio sono già al lavoro, e con la tecnologia a nastro trasportatore ogni giorno si stanno digitalizzando circa 10.000/12.000 campioni. Un’attività complessa e molto delicata, che con l’utilizzo di tecniche altamente avanzate permette di acquisire l’immagine dei campioni presenti sui fogli conservati nell’erbario, senza comprometterne lo stato di conservazione. Sul nastro, uno dopo l’altro passano esemplari di piante che nel corso della storia hanno avuto gli usi più diversi: alimentari, medicinali, artistici. Passa il Ginkgo Biloba, che ispirò a Goethe alcune delle sue poesie; passano piante raccolte nei secoli scorsi, ma anche esemplari più recenti come la cannuccia di palude (Phragmites australis), raccolta nel settembre 2022; piante quasi estinte come il mirtillo di palude (Vaccinium oxycoccos); l’Iindigofera tinctoria, dalla quale si estraeva il famoso «indaco dei tintori», che nell’800 fu utilizzato per tingere i pantaloni da lavoro per operai e minatori, i nostri jeans. Tra i tesori qui conservati, come ha ricordato Stefano Canicci, responsabile scientifico del progetto per l’ateneo fiorentino durante la presentazione nella Biblioteca di Botanica in via La Pira, la collezione privata di Philip Barker Webb raccolta tra la fine del Settecento e la metà dell’Ottocento. Con i 250 mila campioni da ogni area del mondo resta uno degli erbari ad oggi più consultati. «Il piano di digitalizzazione massiva si inserisce tra le azioni concrete che il National Biodiversity Future Center è chiamato a operare per la ricerca e la valorizzazione della biodiversità in Italia — afferma il presidente Luigi Fiorentino — Con la sua rete nazionale estesa di università, centri di ricerca, associazioni e altri soggetti privati e sociali, il Centro si propone di promuovere la conoscenza della biodiversità italiana grazie a piattaforme digitali che insieme a tecnologie avanzate e intelligenza artificiale consentirà ai ricercatori di tutto il mondo di accedere al nostro immenso patrimonio naturale».
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