Venezia, 13 apr. (askanews) - Una mostra inattesa, che racconta di fotografia e incisioni preistoriche, ma lo fa con una sensibilità e uno sguardo diversi, che parlano del senso del tempo, ma anche della sua circolarità, che dalla profondità delle grotte spagnole riporta alla luce immagini che arrivano a noi come opere d'arte contemporanea. La Fondazione Ligabue ha presentato a Palazzo Erizzo a Venezia la mostra di immagini di Domingo Milella, intitolata "Futuro Remoto". E il fotografo ci ha accompagnato in questo vortice del tempo."Questo salto spazio temporale, perché alla fine è un salto spazio temporale - ha detto Milella ad askanews - nasce proprio dal fatto che viviamo in un'epoca digitale e il mondo degli schermi, il mondo della consunzione dell'immagine fredda, dell'immagine elettrica, che mi ha spinto a cercare immagine organica. Diciamo che se potessi fare un assioma di semplificazione, come esiste l'intelligenza artificiale oggi, Io ho cercato nelle caverne del passato remoto un'intelligenza invece organica, l'opposto del calcolo. Anche perché quello che noi sappiamo della preistoria è pochissimo, è l'ampiezza degli spazi temporali di cui parla è un immenso, un immenso incalcolabile". Questa dimensione profonda questa ricerca sulle origini dell'umano, sono alla base del lavoro della Fondazione Ligabue, che da sempre racconta culture lontane in relazione a noi. Inti Ligabue, presidente della Fondazione: "Futuro Remoto - ci ha spiegato - è una mostra che tratta delle immagini, del segno, tratta una ricerca che la Fondazione Ligabue ha percorso per tanti anni, quella del segno e dell'immagine della natura, del cosmo, del ciclo della natura, della vita, delle paure che questi nostri antenanti avevano. E Domingo Milella con questa mostra che tratta di immagini preistoriche, ci riporta nella contemporaneità con questo medium, la fotografia, è assolutamente qualcosa che affine al nostro percorso. È una prima assoluta, qui a Palazzo Erizzo, la sede della nostra Fondazione, dove appunto apriremo le porte dal 18 al 27 aprile solo in visita e serali, perché è la prima volta che non trattiamo questa, una mostra, un percorso di ricerca attraverso la didattica o la divulgazione e la pubblicazione, ma attraverso l'arte e i sensi".Realizzate con un grande banco ottico analogico, le fotografie di Milella sono finestre su un'altra era, che dialoga con noi, con la nostra comune radice umana e, quasi come un messaggio alieno, ci parla anche del futuro.
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