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CortometraggiTrascrizione
00:00 "Io sono Lala, io sono Lala, Lala"
00:07 "Ma perché vi tratti così? I servizi sociali si sono portati via mio figlio, sono venuta qua per aiuto"
00:14 "A cinque anni in casa anche io leggevo Cinderella, in strada tutti mi chiamavano la zingarella"
00:20 Il viaggio di Lala nasce da un incontro, come spesso accade nel documentario, dall'incontro con una persona
00:28 e la persona in questione è Zaga, una ragazza che all'epoca aveva 17 anni, parliamo ormai di più di 10 anni fa
00:36 e che si trovava davanti a questo passaggio fondamentale che era il passaggio alla maggiore età
00:42 questo che di solito è un momento di grande gioia e di liberazione, per lei in realtà si è rivelato un momento di grandissimo disagio
00:49 perché si è resa conto che non avrebbe mai ottenuto i documenti a causa della storia dei suoi genitori
00:53 che erano arrivati dalla ex Yugoslavia e aveva lei quindi ereditato lo stesso problema dei genitori di non avere documenti
01:00 "Dove possono essere questi maledetti documenti? Forse c'è ancora qualche parente in Bosnia?"
01:05 "Diglielo tu quello che succedeva nei tempi di guerra, quali parenti quali documenti?
01:14 Tutti correvano, scappavano, ma chi ci pensava i documenti?
01:20 I parenti, non è rimasto più nessuno, tutti sono morti"
01:27 Perché abbiamo deciso di fare la finzione e mescolarla al documentario?
01:33 Prima di tutto per una questione legata al processo del film, il film appunto è nato da un incontro reale
01:40 e poi questa persona si è allontanata alla ricerca del suo passaporto, ha iniziato un viaggio
01:45 e io mi sono trovata con la necessità morale, etica, politica di raccontare la sua storia
01:50 e quindi di ingaggiare in un dialogo con una serie di attori non professionisti
01:55 che potessero con le loro storie elaborare tutta la storia di questo personaggio
02:00 che era simile a Zaga ma era anche di più di Zaga, raccoglieva le storie di una moltitudine di persone
02:06 e poi l'altra esigenza è stata quella di un punto di vista in un qualche modo attivo nei confronti dello spettatore
02:14 concedesse allo spettatore e alle spettatrici la possibilità di riflettere sul senso di quello che guardavano
02:20 quindi porsi un problema rispetto alla verità di ciò che si guarda e quindi svelare il processo
02:26 per poter lasciare agli spettatori la possibilità di porsi con spirito critico alla domanda sul senso e la natura di ciò che si vede
02:35 Quanto ci vuole per un passaporto fatto?
02:41 Crescevo in una terra libera, figlia del vento, in una terra cancellata da ogni documento
02:47 Sui bordi delle fogne, gli alberi di prugne e fiore, scappando da mia nonna non do limite al mio cuore
02:53 Il mondo cambia, 18 anni, un figlio nella pancia, non mi aspettavo di sposare mica il re di Francia
02:59 Lavoro è un'illusione breve
03:01 Dico "guarda se ho ancora tempo"
03:05 Il manifesto pone una domanda provocatoria, in qualche modo chiede allo spettatore, alle spettatrici di riflettere sulla questione dello scomparire
03:15 cioè il paradosso dell'invisibilità è tale per cui è lo Stato a produrre questa invisibilità
03:22 e poi nell'invisibilità si producono una serie di paradossi proprio legati alla formazione di un soggetto politico
03:31 che non trova la possibilità di essere rappresentato, non trova la sua voce
03:35 quindi il paradosso di questa frase è "davvero bisogna scomparire per poter apparire, davvero essere invisibili"
03:42 è un modo per in qualche modo porre in maniera provocatoria la propria condizione
03:50 Ci siamo messi a riflettere sulla questione dell'invisibilità attraverso molte improvvisazioni con i ragazzi
03:56 e dentro a questa invisibilità non c'è solo una questione politica, etica, c'è anche una questione proprio di sentimenti
04:03 perché essere invisibili vuol dire non avere voce, non avere spazio, non avere rappresentazione
04:09 e vuol dire anche per loro non avere la possibilità di raccontare le proprie storie, di condividere le proprie memorie
04:15 quindi questa era l'idea che si celava addirittura a questa frase
04:18 "Se ti portano via un figlio, qual è la tua reazione?"
04:21 "Che lotti fino alla fine"
04:23 "Sto a tenta e muta, mio figlio è nato da una bandita nella sala, un parto naturale ma sono illegale e il mio nome è Lala"
04:31 Gli Assalti Frontali sono un gruppo amatissimo da me, sono cresciuta con gli Assalti Frontali ed è stato uno degli incontri più belli della mia vita
04:40 e tutti i protagonisti del film, tutte le persone con cui abbiamo condiviso un lungo percorso di laboratori
04:46 sono diventati parte della comunità del film
04:49 questo mettere in comune i nostri sentimenti, le memorie, anche i traumi
04:54 e tutto ciò che forse non avevamo mai veramente detto a proposito di ciò che significa essere invisibili
05:01 è stato quello che secondo me Lala avrebbe voluto
05:06 cioè la protagonista del film di finzione avrebbe voluto un posto in questa comunità
05:12 ma nel film non ce l'ha, però noi questa comunità l'abbiamo creata
05:16 lo stiamo corraspettando
05:19 [Musica]