Il feretro del maestro Roberto De Simone è arrivato in anticipo al Duomo di Napoli affollato da amici e melomani. Il primo ad accoglierlo sul sagrato è uno dei suoi artisti preferiti, Peppe Barra: «È stato un grande amico. Nessuno lo ha aiutato, ha fatto tutto da solo. Ed è stato direttore del San Carlo e del Conservatorio di San Pietro a Majella, tutte nomine meritate. Lascia un intenso patrimonio per tutti noi». In chiesa, tra i primi ad arrivare, Patrizio Trampetti, Ida Di Benedetto e, in prima fila, coi parenti del maestro, l'affezionatissimo regista Mariano Bauduin accanto a Marisa Laurito e poi Rosanna Romano, Ferdinando Tozzi ed Enrico Cardillo e, anche oggi in anticipo, il governatore Vincenzo De Luca. Anche Franco Iacono è in prima fila e con lui Luciano Schifone che aveva aspettato la bara sul sagrato. Accanto al presidente della Regione, il sindaco Gaetano Manfredi e il prefetto Michele Di Bari con l'assessore Edoardo Cosenza. Poi, E Lina Sastri, arrivata con un bel mazzo di rose, Enzo Avitabile, Davide Iodice, anche oggi tra i primi nell’omaggio al maestro, assieme ad Antonella Morea, Mario Martone, Nino D'Angelo, Gennaro Vallifuoco (suo illustratore di sempre), Enzo Gragnaniello, Annamaria Morelli, Odette Nicoletti, Tonino Taiuti, Fausta Vetere, Gianni Lamagna, Marina Confalone, Franco Iavarone, Peppe Sollazzo, Tommaso Bianco, Giusi Giustino, don Antonio Loffredo, Cristina Muti e gli ex sindaci Luigi de Magistris e Antonio Bassolino.«Oggi non siamo qui per dire addio. Siamo qui per dire grazie. Grazie a un uomo d'arte, di cultura e di fede. Siamo qui per dire il nostro grazie al maestro Roberto De Simone. Non stiamo assistendo alla chiusura di un sipario, attenzione. Ma, piuttosto, all'apertura di un nuovo paesaggio, di un nuovo palcoscenico, alla scrittura di nuovi versi e pagine, scritte con l'inchiostro della fede e il colore della speranza. Siamo qui per dirgli grazie perché ci ha insegnato che la vita è un canto, che la fede è una danza, che l’arte è il respiro di Dio che è possibile ascoltare tra le pieghe della storia, della storia feriale, quotidiana», così è cominciata l’omelia dell'arcivescovo don Mimmo Battaglia, che ha officiato la messa funebre.Omelia conclusa con una esortazione: «Caro maestro, oggi ti salutiamo, è vero, ma non ti lasceremo andare nell'oblio del passato perché abbiamo ancora bisogno della tua arte, del tuo sguardo, così acuto, così capace di scardinare le apparenze, facendoci sorridere e piangere insieme, trasformando una risata in preghiera e una preghiera in amore concreto verso i piccoli e i semplici. Dal cielo, nella comunione dei Santi, continua a spronarci, a ispirarci con la tua arte e il tuo genio, aiutaci a sognare una Napoli libera, viva, che non si piega agli stereotipi comodi, ma li sfida con fierezza e intelligenza. Ogni figlio di questa nostra terra partenopea sappia imparare dalla tua eredità, impegnandosi per trasformarla - qualsiasi sia il suo ruolo e il talento che il Signore gli ha dato - in una città che abbracci la sua storia senza esserne prigioniera, che conosce la forza del ricordo ma anche il coraggio del cambiamento e della rinascita». Applausi in tutto il Duomo riempito in ogni ordine di fila.Durante la Comunione, la bara del maestro viene salutata con una carezza da un altro degli artisti preferiti da De Simone, Eugenio Bennato. Un gesto affettuoso che alla fine della Messa viene seguito da tantissimi fra gli artisti presenti, come Isa Danieli, che s'inchina e saluta anche lei il maestro. Poi applausi, commozione e una bella tammurriata di addio in chiesa, sia in chiesa che sul sagrato. Di nuovo applausi, scroscianti.
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