Fino al primo marzo, è in mostra a Roma l'arte visionaria di Jan Fabre, l'artista di Anversa tra i più grandi innovatori della scena contemporanea. Alla Mucciaccia Gallery si potranno ammirare, per la prima volta in Italia, due recenti capitoli della sua produzione: Songs of the Canaries (A Tribute to Emiel Fabre and Robert Stroud) e Songs of the Gypsies (A Tribute to Django Reinhardt and Django Gennaro Fabre). Le opere esposte, in un gioco di materiali, tra marmo di Carrara, colori a matita e tempera e lo scurissimo Vantablack, vogliono esplorare temi esistenziali, spirituali e scientifici sempre in bilico tra contemporaneità e intimismo. Il primo capitolo Songs of the Canaries è un tributo alla fragilità della vita e all'inseguimento dei sogni, con canarini appollaiati in cima a cervelli umani, apparentemente a studiare i meccanismi della mente.
La scultura monumentale The Man Who Measures His Own Planet è su una scala, con le braccia tese come a voler misurare l'immensità del cielo. Il suo volto, ha spiegato l'artista, è quello di suo fratello morto. Così come nel secondo capitolo della mostra Songs of the Gypsies si mescolano il jazz e l'arte con la sua vita personale, in un omaggio al figlio chiamato Django Gennaro, come il nome del grande chitarrista jazz. «Django è stato ispirato dalla musica di Django Reinhardt. È stato chiamato così perché mio padre era un grande fan di Django Reinhardt, il chitarrista belga. Spesso dipingo con Django e lui riesce a creare dipinti che io non potrei mai realizzare».
Un'arte, quella dell'artista belga piena di rimandi e connessioni: «Credo che la mia arte sia anti-cinismo. Ce n'è tanto nel mondo culturale e politico. La mia arte rifiuta il cinismo. Si tratta di trascendere e di credere alla forza della bellezza, alla forza della vulnerabilità. La bellezza ha un potere incredibile. E anche l'arte. Se togliete l'arte e la bellezza da una società, questa si ucciderà da sola. Una società sana ha bisogno di molti artisti, di molta bellezza».
La mostra è a cura di Dimitri Ozerkov, con contributi di Giacinto Di Pietrantonio, Melania Rossi e Floriana Conte. Chiude il primo marzo.
La scultura monumentale The Man Who Measures His Own Planet è su una scala, con le braccia tese come a voler misurare l'immensità del cielo. Il suo volto, ha spiegato l'artista, è quello di suo fratello morto. Così come nel secondo capitolo della mostra Songs of the Gypsies si mescolano il jazz e l'arte con la sua vita personale, in un omaggio al figlio chiamato Django Gennaro, come il nome del grande chitarrista jazz. «Django è stato ispirato dalla musica di Django Reinhardt. È stato chiamato così perché mio padre era un grande fan di Django Reinhardt, il chitarrista belga. Spesso dipingo con Django e lui riesce a creare dipinti che io non potrei mai realizzare».
Un'arte, quella dell'artista belga piena di rimandi e connessioni: «Credo che la mia arte sia anti-cinismo. Ce n'è tanto nel mondo culturale e politico. La mia arte rifiuta il cinismo. Si tratta di trascendere e di credere alla forza della bellezza, alla forza della vulnerabilità. La bellezza ha un potere incredibile. E anche l'arte. Se togliete l'arte e la bellezza da una società, questa si ucciderà da sola. Una società sana ha bisogno di molti artisti, di molta bellezza».
La mostra è a cura di Dimitri Ozerkov, con contributi di Giacinto Di Pietrantonio, Melania Rossi e Floriana Conte. Chiude il primo marzo.
Categoria
🗞
NovitàTrascrizione
00:00Fino al primo marzo, in mostra a Roma, l'arte visionaria di Jan Faber, l'artista di Anversa
00:05tra i più grandi innovatori della scena contemporanea.
00:08Alla Galleria Muciaccia si potranno ammirare, per la prima volta in Italia, due recenti
00:12capitoli della sua produzione, Songs of the Canaries e Songs of the Gypsies.
00:17Le opere esposte in un gioco di materiali, tra marmo di Carrara, colori a matita e tempera
00:22e l'oscurissimo Vantablack, vogliono esplorare temi esistenziali, spirituali e scientifici
00:28sempre in bilico tra contemporaneità e intimismo.
00:31Il primo capitolo, Songs of the Canaries, è un tributo alla fragilità della vita e
00:35all'inseguimento dei sogni, con canarini appolaiati in cima a cervelli umani apparentemente a
00:40studiare i meccanismi della mente.
00:42La scultura monumentale, The Man Who Measures His Own Planet, è su una scala, con le braccia
00:48tese come a voler misurare l'immensità del cielo.
00:51Il suo volto, ha spiegato l'artista, è quello di suo fratello morto.
00:56Così come nel secondo capitolo della mostra, Songs of the Gypsies, si mescolano il jazz
01:01e l'arte con la sua vita personale, in un omaggio al figlio, chiamato Django Gennaro,
01:06come il nome del grande chitarrista jazz.
01:08Django è stato ispirato alla musica di Django Reinhardt, è stato chiamato così perché
01:15mio padre era un grande fan di Django Reinhardt, il chitarrista belga.
01:19Spesso dipingo con Django e lui riesce a creare dipinti che io non potrei mai realizzare.
01:25Un'arte, quella del belga Fabre, piena di rimandi e connessioni.
01:29Credo che la mia arte sia anticinismo, dice.
01:36C'è tanto cinismo nel mondo culturale e politico, la mia arte lo rifiuta.
01:40Si tratta di trascendere, credere alla forza della bellezza, alla forza della vulnerabilità.
01:45La bellezza ha un potere incredibile e anche l'arte.
01:48Se togliete l'arte e la bellezza da una società, questa si ucciderà da sola.
01:52Una società sana ha bisogno di molti artisti, di molta bellezza.