Roma, 06 Feb. - I dati dicono che l'artrosi all'anca ha un'incidenza, in Italia, di circa 470 casi ogni 100mila persone all'anno, con numeri leggermente più alti (495) in riferimento alle donne di età compresa tra i 70 e i 79 anni: "Si tratta -spiega il professor Salvatore D'Auria, primario di Ortopedia all'ospedale Fatebenefratelli di Benevento- di una condizione a carattere degenerativo. I sintomi, inizialmente lievi, tendono con il tempo all'ingravescenza fino anche a limitare seriamente la deambulazione. Una condizione simile a quella che si verifica in caso di problemi al ginocchio, l'altra articolazione a forte rischio. Le protesi, quando il problema si amplifica, sono la soluzione finora più adottata ma ora una forte risposta arriva dalla cosiddetta medicina rigenerativa".Una terapia innovativa che si basa sull'utilizzo delle cellule staminali mesenchimali prodotte dal midollo osseo e presenti nel sangue periferico: "Il loro innesto -sottolinea il professor D'Auria- va a riparare eventuali alterazioni tendinee, cartilaginee e muscolari o patologie legate alla necrosi della testa del femore o omerale. Nel nostro ospedale, uno dei pochi che esegue pubblicamente questo tipo di intervento, abbiamo trattato, in quattro anni, oltre mille persone. Si tratta di una soluzione che, dall'esperienza fin qui acquisita, allontana l'uso di protesi per diversi anni. Un aspetto questo da non sottovalutare perché garantisce una qualità di vita decisamente migliore. Senza dimenticare che si può, con la medicina rigenerativa, raggiungere persone che erano escluse da qualsiasi trattamento, come, ad esempio, gli obesi gli over 70".La terapia cellulare fa insomma parte di quella nuova branca della medicina che si pone l'obiettivo di sostituire organi e tessuti danneggiati. La conoscenza sempre più approfondita della biologia delle staminali ha permesso, in questi ultimi venti anni, lo sviluppo di tecniche sempre più innovative e mirate per curare o prevenire tutta una serie di malattie: "I benefici -chiosa il professor D'Auria- sono evidenti e sono orgoglioso che il mio ospedale abbia deciso di fare questa scelta che non appartiene a molte strutture pubbliche Un investimento importante e, nello stesso tempo, oculato per mettere al centro l'uomo e la sua sofferenza. Non si mette mai una protesi a cuor leggero perché comunque limita i movimenti e la vita delle persone. Sapere che esiste una possibilità migliorativa è dunque rassicurante per medici e pazienti".
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00:00I dati dicono che l'artrosellanca ha un'incidenza in Italia di circa 470 casi ogni 100.000 persone l'anno,
00:06con numeri leggermente più alti, 495, in riferimento alle donne di età compresa fra i 70 e 79 anni.
00:13Si tratta di una condizione a carattere degenerativo contro la quale arriva ora una terapia innovativa
00:19che si basa sull'utilizzo delle cellule staminali mesenchimali, prodotte dal midollo osseo e presenti nel sangue periferico.
00:26Le cellule staminali sono delle cellule particolari, non hanno un'identità vera e propria.
00:32Una volta inserite nell'ambiente articolare, queste cellule, grazie all'aiuto di mediatori chimici,
00:38di segnali che arrivano dall'interno dell'articolazione, si trasformano nella cellula che in quel momento è carente.
00:44Quindi assumono un'identità.
00:46Possiamo avere quindi un ripristino della cartilagine, un ripristino di tutte quelle situazioni
00:51che sono venute a mancare per l'usura dovuta al tempo o per esempio a traumi che sono intercorsi durante la vita del paziente.
01:00È chiaro che la cellula staminale ha un momento particolare per poter essere inserita.
01:06Non può essere inserita in persone anziane o in persone che hanno un'articolazione completamente distrutta.
01:14Per i pazienti di un'età media, quindi pazienti relativamente giovani, pazienti che vanno dai 30 ai 50-60 anni,
01:21dare la cellula staminale all'articolazione significa rallentare il processo artrosico e quindi allontanare il problema protesico.
01:32Il Fatebene Fratelli è uno dei pochi ospedali che esegue pubblicamente questo tipo di intervento,
01:37avendo trattato in quattro anni oltre mille persone.
01:40La nostra struttura ci ha sempre consentito di poter fare scelte che vadano al di là del problema economico.
01:47Lo spirito dei Fatebene Fratelli e lo spirito di San Giovanni di Dio è quello di mettere il malato al centro di qualsiasi situazione.
01:54La nostra organizzazione, la nostra struttura, nel momento in cui è pronta a dare benessere a un paziente,
02:00diciamo che il problema economico passa in secondo piano.
02:04Si tratta del resto di una soluzione che dall'esperienza fin qui acquisita allontana l'uso di protesi per diversi anni.
02:10Una protesi è comunque un'amputazione articolare ed è comunque un oggetto estraneo che mettiamo all'interno dell'organismo.
02:17Prima la mettiamo, prima questa protesi si consuma perché la richiesta funzionale del paziente,
02:24diminuendo l'età, aumenta. Quindi una protesi messa a 40 anni non avrà la stessa durata di una protesi messa a 60-65.
02:32Il problema è che la richiesta diventa maggiore perché il messaggio che ormai è passato negli ultimi anni
02:39è di avere tutto perfettamente in ordine, tutto perfettamente funzionante,
02:44senza considerare che il tempo è comunque un nemico per le articolazioni e un nemico per il nostro organismo.