Pensiamo alla plastica come a un problema ambientale, ma cosa succede quando la troviamo nel nostro cervello? Un nuovo studio pubblicato su Nature Medicine ha rivelato che minuscoli frammenti di questo materiale, dalle nano alle microplastiche, sono presenti nei tessuti cerebrali umani in quantità significative. I ricercatori dell’Università di Scienze della Salute del New Mexico hanno scoperto che il cervello potrebbe contenere fino a un cucchiaio intero di plastica standard. E, dettaglio ancora più allarmante, il numero di queste particelle è in netto aumento rispetto a dieci anni fa.
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La ricerca su micro e nanoplastiche nel cervello
Lo studio ha analizzato campioni di tessuto cerebrale, epatico e renale prelevati da autopsie eseguite tra il 1997 e il 2024. L’area del cervello esaminata è stata la corteccia prefrontale, associata a funzioni cognitive come il pensiero e il ragionamento. I risultati hanno mostrato che le particelle di plastica presenti nel cervello erano dalle 7 alle 30 volte più piccole rispetto a quelle trovate in reni e fegato. Inoltre, la concentrazione di nanoplastiche nei campioni più recenti era aumentata del 50% rispetto a quelli del 2016, segno che l’inquinamento plastico sta crescendo non solo nell’ambiente, ma anche dentro di noi.
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Il nemico invisibile
Il materiale plastico più abbondante trovato nel cervello è il polietilene, la plastica comunemente utilizzata per sacchetti della spesa, bottiglie e imballaggi. Questo significa che la plastica che tocchiamo ogni giorno può, in qualche modo, infiltrarsi nei nostri tessuti più sensibili.
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Un possibile legame con la demenza
Un dato che ha sorpreso i ricercatori riguarda la correlazione tra nanoplastiche e malattie neurodegenerative. Nei cervelli di 12 persone affette da demenza, i livelli di microplastiche erano dalle 3 alle 5 volte più alti rispetto a quelli di individui senza questa patologia. Tuttavia, gli scienziati precisano che al momento non è possibile dire se l’accumulo di plastica sia una causa della demenza o una sua conseguenza. «È molto probabile che le microplastiche siano elevate a causa della malattia (demenza) e al momento non suggeriamo che le microplastiche possano causare la patologia», ha dichiarato Matthew Campen, autore principale dello studio e professore ordinario di Scienze Farmaceutiche presso l’Università del New Mexico.
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Come arrivano le microplastiche nel cervello?
Le microplastiche sono presenti nell’acqua, nel cibo e persino nell’aria che respiriamo. Ma come fanno a superare le barriere protettive del nostro corpo e raggiungere il cervello? Una possibilità è che attraversino la barriera emato-encefalica, una struttura che normalmente protegge il cervello da sostanze tossiche. Tuttavia, non è ancora chiaro se queste particelle rimangano nei tessuti per sempre o se possano essere eliminate dal nostro organismo. «Se ciò possa accadere nel cervello non è noto», ha affermato Campen.
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Un problema destinato a crescere
La produzione globale di plastica ha superato i 460 milioni di tonnellate l’anno e continua ad aumentare. Secondo gli esperti, la situazione è destinata a peggiorare: «Più della metà di tutta la plastica mai prodotta è stata realizzata dal 2002 e la produzione è destinata a raddoppiare entro il 2040», ha affermato Philip Landrigan, autore principale di un rapporto della Minderoo – Monaco Commission on Plastics and Human Health. Con questi ritmi, la quantità di plastica che finisce nel nostro corpo potrebbe continuare a crescere.
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Microplastiche, le possibili conseguenze sulla salute
Le ricerche sugli effetti delle microplastiche nell’organismo sono ancora in corso, ma alcuni studi suggeriscono che possano interferire con il sistema endocrino e il metabolismo. Inoltre, frammenti di plastica sono stati trovati nelle placche delle arterie, raddoppiando il ...
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La ricerca su micro e nanoplastiche nel cervello
Lo studio ha analizzato campioni di tessuto cerebrale, epatico e renale prelevati da autopsie eseguite tra il 1997 e il 2024. L’area del cervello esaminata è stata la corteccia prefrontale, associata a funzioni cognitive come il pensiero e il ragionamento. I risultati hanno mostrato che le particelle di plastica presenti nel cervello erano dalle 7 alle 30 volte più piccole rispetto a quelle trovate in reni e fegato. Inoltre, la concentrazione di nanoplastiche nei campioni più recenti era aumentata del 50% rispetto a quelli del 2016, segno che l’inquinamento plastico sta crescendo non solo nell’ambiente, ma anche dentro di noi.
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Il nemico invisibile
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Un possibile legame con la demenza
Un dato che ha sorpreso i ricercatori riguarda la correlazione tra nanoplastiche e malattie neurodegenerative. Nei cervelli di 12 persone affette da demenza, i livelli di microplastiche erano dalle 3 alle 5 volte più alti rispetto a quelli di individui senza questa patologia. Tuttavia, gli scienziati precisano che al momento non è possibile dire se l’accumulo di plastica sia una causa della demenza o una sua conseguenza. «È molto probabile che le microplastiche siano elevate a causa della malattia (demenza) e al momento non suggeriamo che le microplastiche possano causare la patologia», ha dichiarato Matthew Campen, autore principale dello studio e professore ordinario di Scienze Farmaceutiche presso l’Università del New Mexico.
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Come arrivano le microplastiche nel cervello?
Le microplastiche sono presenti nell’acqua, nel cibo e persino nell’aria che respiriamo. Ma come fanno a superare le barriere protettive del nostro corpo e raggiungere il cervello? Una possibilità è che attraversino la barriera emato-encefalica, una struttura che normalmente protegge il cervello da sostanze tossiche. Tuttavia, non è ancora chiaro se queste particelle rimangano nei tessuti per sempre o se possano essere eliminate dal nostro organismo. «Se ciò possa accadere nel cervello non è noto», ha affermato Campen.
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Un problema destinato a crescere
La produzione globale di plastica ha superato i 460 milioni di tonnellate l’anno e continua ad aumentare. Secondo gli esperti, la situazione è destinata a peggiorare: «Più della metà di tutta la plastica mai prodotta è stata realizzata dal 2002 e la produzione è destinata a raddoppiare entro il 2040», ha affermato Philip Landrigan, autore principale di un rapporto della Minderoo – Monaco Commission on Plastics and Human Health. Con questi ritmi, la quantità di plastica che finisce nel nostro corpo potrebbe continuare a crescere.
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