Totò Esposito, reduce da diverse piccole esperienze come attore comico, si reca a Cinecittà con lo scopo di ottenere un ruolo da comparsa per un film su Napoleone, ma termina invece sul set di una pellicola dedicata a Nerone. Il responsabile comparse, tale Meniconi, viene richiamato ed incolpato di non aver fatto attenzione alla presenza di Totò, ma cerca comunque di rimediare inserendolo nel film sull'imperatore francese. Vestito da milite napoleonico, Totò finisce erroneamente e nuovamente sul set del film su Nerone. Dinanzi alle minacce di Meniconi di farlo arrestare, Totò sfila il fioretto dal fodero minacciando di uccidere chiunque gli capiti a tiro. Viene bloccato e portato in una clinica psichiatrica in quanto considerato pazzo. Lo psichiatra che lo visita capisce fin dall'inizio che Totò non è malato, e se ne convince pienamente dopo che il paziente gli espone la sua personale visione del mondo, diviso a suo dire tra la maggioranza degli "uomini", costretta da sempre a subire e patire, e la minoranza dei "caporali", perennemente concentrata sul vessare con prepotenza e cattiveria gli "uomini". Incuriosito da quella particolare filosofia di vita, il medico desidera sapere da Totò quali eventi l'abbiano maturata.
Totò allora racconta allo psichiatra le fasi salienti di quella che lui stesso chiama "odissea". Tutto comincia durante la guerra, quando, per sbarcare il lunario, si mette al servizio di quanti non vogliono o non possono attendere nelle lunghe file per il cibo davanti ai negozi. Per superare i clienti che lo precedono, ricorre a piccoli trucchi: prima li distrae verso un inesistente "puntino nero", suscitando in loro il dubbio che si tratti di un aeroplano, poi si traveste da gerarca fascista e da ufficiale nazista. Alla fine viene scoperto da un milite fascista che lo fa arrestare dai tedeschi.
Imprigionato in un campo di concentramento, Totò con un altro stratagemma compie un furto al magazzino dei viveri degli ufficiali e addestra un cane da pastore tedesco affinché lo porti in un sacco al settore femminile, ove tra le prigioniere recluse c'è Sonia, una ragazza slava della quale si è innamorato. Le ruberie di cibo scatenano l'ira del colonnello nazista Hammler, il quale durante un'adunata minaccia di severe conseguenze tutti i prigionieri. Una severa pernacchia interrompe il suo discorso, Totò se ne assume la responsabilità e viene condannato a morte. Dinanzi al plotone d'esecuzione, tuttavia, viene richiesto da un ufficiale scienziato che vorrebbe usarlo come cavia per un esperimento atomico-nucleare: suo scopo è quello di realizzare una macchina in grado di caricare di energia i soldati tedeschi e renderli così velocissimi. Pieno di carica nucleare, Totò contamina due fanti i quali a loro volta contagiano tutta la base germanica del campo: la confusione che ne deriva consente a Totò e Sonia di scappare e tornare a Roma nel giorno in cui la città viene liberata dagli Alleati.
Totò allora racconta allo psichiatra le fasi salienti di quella che lui stesso chiama "odissea". Tutto comincia durante la guerra, quando, per sbarcare il lunario, si mette al servizio di quanti non vogliono o non possono attendere nelle lunghe file per il cibo davanti ai negozi. Per superare i clienti che lo precedono, ricorre a piccoli trucchi: prima li distrae verso un inesistente "puntino nero", suscitando in loro il dubbio che si tratti di un aeroplano, poi si traveste da gerarca fascista e da ufficiale nazista. Alla fine viene scoperto da un milite fascista che lo fa arrestare dai tedeschi.
Imprigionato in un campo di concentramento, Totò con un altro stratagemma compie un furto al magazzino dei viveri degli ufficiali e addestra un cane da pastore tedesco affinché lo porti in un sacco al settore femminile, ove tra le prigioniere recluse c'è Sonia, una ragazza slava della quale si è innamorato. Le ruberie di cibo scatenano l'ira del colonnello nazista Hammler, il quale durante un'adunata minaccia di severe conseguenze tutti i prigionieri. Una severa pernacchia interrompe il suo discorso, Totò se ne assume la responsabilità e viene condannato a morte. Dinanzi al plotone d'esecuzione, tuttavia, viene richiesto da un ufficiale scienziato che vorrebbe usarlo come cavia per un esperimento atomico-nucleare: suo scopo è quello di realizzare una macchina in grado di caricare di energia i soldati tedeschi e renderli così velocissimi. Pieno di carica nucleare, Totò contamina due fanti i quali a loro volta contagiano tutta la base germanica del campo: la confusione che ne deriva consente a Totò e Sonia di scappare e tornare a Roma nel giorno in cui la città viene liberata dagli Alleati.
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