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Roma, 30 ott. (askanews) - Una vera e propria "invasione" pacifica da parte di circa 70 studenti, che hanno partecipato alla passeggiata urbana alla scoperta del quartiere Vigne Nuove a Roma "È stato bello vedere l'architettura come un posto che accoglie le persone, non in quanto edificio in sé, e fare sopralluoghi non solo come un compito assegnato dal professore. Inoltre è stato significativo ascoltare le testimonianze di chi vive qui" - sono le parole di Althea e Mariangela, due delle studentesse che hanno partecipato all'attività "Riconnettere comunità e spazi rigenerati. Ristabilire relazioni di vicinato, coinvolgendo la popolazione locale nella co-creazione e gestione di nuove infrastrutture naturali e culturali". Realizzata grazie al progetto Base Camp, cofinanziato da Con i Bambini e Enel Cuore, e alla collaborazione del progetto europeo We-Z, dedicato alla promozione di relazioni inclusive e al ristabilire dei legami comunitari, l'iniziativa ha coinvolto, oltre agli studenti di quattro classi di tre istituti superiori del III Municipio, anche le persone che vivono nel quartiere. Un appello, quindi, per tutti coloro che hanno voluto essere protagonisti nella trasformazione e nella rigenerazione degli spazi che si abitano. Insieme al Dipartimento di Architettura dell'Università degli Studi di Roma Tre, i partecipanti si sono addentrati nelle strade e nei vicoli di Vigne Nuove per scoprire i suoi segreti e le sue potenzialità nascoste. L'obiettivo principale? Aumentare la consapevolezza sull'area e incoraggiare una partecipazione attiva nella vita del quartiere e nella sua futura co-progettazione. Un'occasione unica per i residenti di contribuire alla definizione del futuro del proprio ambiente di vita e per gli studenti di esplorare esponendo il proprio punto di vista.

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Trascrizione
00:00Forse per la prima volta il quartiere ha vissuto un'animazione così vitale da parte dei 70 ragazzi che hanno con noi fatto questo funerario.
00:14E' stato importante comunque fare i sopralluoghi perché c'è stato da capire su una chiave un po' più sociale, diciamo vedere l'architettura come un posto che accoglie le persone non tanto come edificio in sé, quindi è stato bello vederlo da questa dimensione qui e non come un compito che ti danno a scuola da consegnare al professore.
00:42Esatto, anche per le numerose, anche per le testimonianze degli abitanti.
00:48Per me è stata una forte emozione perché sono dieci anni che non facevo più una passeggiata nel quartiere e chiaramente lo vedo estremamente trasformato.
01:03Stiamo al Tufello su Via dei Mie Nuove e abbiamo fatto questa passeggiata molto interessante attraverso queste costruzioni degli ACP che erano nel 1976 un'avanguardia anche da puntista architettonico.
01:20Trovo molto interessante ripescare una memoria urbana collegata anche a una memoria sociale.
01:33Partecipiamo a questo progetto con molto interesse perché in realtà avevamo già iniziato nel corso di quest'anno insieme alla collaborazione con l'insegnante di progettazione un progetto per la realizzazione di un modello dell'area su cui poi insistono le varie tipologie edilizie.
01:57Quindi un progetto tra raccontare architettura e comunità allo stesso tempo.
02:03Comincia a dare i suoi effetti il progetto WITS che è un progetto di apertura del quartiere, di costruzione della memoria e di avvicinamento delle persone che non conoscono il quartiere al quartiere riducendo un po' quelle barriere,
02:32quelle stigmate che si sono costruite nel tempo. Il tentativo di muovere l'elemento affettivo, l'elemento sentimentale rispetto ai luoghi, in particolare dai giovani, mi sembra che questo piano piano sta innescando.
02:50I ragazzi sono molto motivati e soprattutto adesso che naturalmente c'è da lavorare proprio su quest'area tanto più hanno capito che il loro lavoro è importante.

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