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prof. Alessandro Benigni
Trascrizione
00:00Ecco, allora vediamo di concentrarci un attimo sulla quadruplice radice del principio di
00:12ragione sufficiente che poi è la dissertazione, la tesi di Schopenhauer del 1813.
00:19Qui Schopenhauer cosa ci dice?
00:23Ci dice, diciamo riprende un principio che era già stato enunciato da Leibniz, nulla, aspettate
00:30che cerchiamo di evidenziare, eccolo qua, nulla è senza una ragione del fatto che è piuttosto che
00:39non essere. Potremmo vedere, le cose sono, questa matita che ho in mano è, il tablet che ho qui di
00:48fronte a me con cui sto registrando è, la diapositiva è, il mondo è, ma ci vuole una
00:54ragione, ci vuole almeno una ragione. La matita sarà stata portata qui, ieri pomeriggio quando
01:02sono andato a fare la spesa ho comprato un nuovo pacchetto di matite, il tablet viene dalla fabbrica,
01:09chi ne so, il mondo è stato creato, diceva Leibniz, è una delle dimostrazioni, secondo Leibniz non si
01:16può porre da sé il mondo e quindi è necessario postulare l'esistenza di un Dio che lo porti dal
01:22nulla all'essere. Allora, questo principio esprime, diciamo così, il concetto che rende ragione di
01:33qualcosa, tutto ciò che rende ragione di qualcosa, è questo il principio di ragione sufficiente. Ora,
01:40ecco la novità, secondo Leibniz, adesso poi andiamo a vedere i punti di novità, secondo
01:46Leibniz il principio di ragione sufficiente ha, come dire, dei punti che devono essere cariti,
01:53perché, certo, ogni cosa ha una causa del suo essere, ha una causa del suo divenire nel mondo,
02:03e però, dice Leibniz, questo principio di ragione sufficiente non esaurisce da solo
02:09l'intero ambito del conoscibile, ci sono più tipi di ragione sufficiente, non c'è solo la causalità,
02:22il principio di ragione sufficiente, ecco il punto, non si presenta solo come principio di
02:29ragione sufficiente nudo e crudo, diciamo, cioè come principio di causalità, ma abbiamo diversi
02:35livelli, diversi tipi, forme diverse. Eccolo qua, il razio fiendi è il primo, no? Il principio di
02:44ragione sufficiente in questo caso è da intendersi come appunto la ragione del darsi, la ragione
02:51dell'accadere delle cose, poi il secondo punto, la razio conoscendi, le ragioni del conoscere,
03:01cioè come conosciamo, poi la ragione dell'essere delle cose, razio essendi, come mai le cose sono
03:09così e non cos'ha, e infine, ecco questo mi preme, ma preme anche Leibniz, soprattutto la
03:16razio agendi, la ragione dell'agire, non c'è solo il rapporto di causa ed effetto, non c'è solo,
03:23il principio di ragione sufficiente qui non può essere ridotto solamente al principio di causa.
03:32E allora, per capire bene questa idea di Leibniz, occorre vedere, qua lo facciamo in breve,
03:40sintetizzando, quelli che sono i punti di novità del pensiero di Leibniz. Prima di tutto,
03:47la questione della coscienza empirica, delle rappresentazioni empiriche. Bisogna ripartire
03:53da Kant, Kant aveva affermato, quando aveva parlato della causalità, aveva detto che la
03:59causalità è qualcosa che non si trova nella natura in quanto tale, è un concetto dell'intelletto,
04:06vi ricordate, è una mega categoria che l'intelletto applica, sussumendo le intuizioni pure e pure di
04:14spazio e tempo, arriva a questo materiale sensibile all'intelletto, zacca dall'intelletto, applica
04:19attraverso gli schematismi trascendentali, vi ricordate, applica le categorie a questa materia
04:24informe e formula, in questo modo, da vita la rappresentazione. Ma allora, dice Schopenhauer,
04:30dobbiamo andare a capire il modo con cui il lavoro funziona questa coscienza empirica,
04:35queste rappresentazioni empiriche, come si fanno? Cioè, il modo in cui, in generale,
04:42un soggetto costituisce, chiamiamola l'oggettità, l'insieme degli oggetti, oggettità, cioè le
04:52rappresentazioni, e qui c'è il grande richiamo a Berkeley, naturalmente, essers percipi, quello che
04:58io conosco e quello che viene da me percepito, cioè quello che viene da me rappresentato,
05:02quello che conosco sono le mie rappresentazioni, non le cose in sé. Allora, Schopenhauer fa
05:07corrispondere a queste prime tre classi, eccole qua, le ho evidenziate, ho lasciato fuori apposta
05:15la razioagendi. Schopenhauer dice, se una corrispondenza di queste tre forme del principio,
05:22con tre differenti classi di oggetti, la quarta classe, la ragione dell'agire, la razioagendi,
05:30è un discorso a parte, qui riguarda non oggetti, ma il soggetto del volere. L'unico punto un po'
05:42incasinato è di Schopenhauer, quindi cerchiamo di sintetizzarlo, di vederlo bene insieme.
05:49Cominciamo dal primo punto, le rappresentazioni empiriche, complete, di tipo completo. Cosa
05:55vuol dire? Vuol dire che questa prima classe che corrisponde a queste prime tre che abbiamo visto,
06:03queste prime tre forme del principio di ragione sufficiente, dice che ogni mutamento è sempre
06:09dovuto a una causa. Va bene, fin qua ci siamo. Questa causa è la ragione efficiente del divenire
06:15degli enti, è la ragione efficiente del divenire delle mutazioni, è la ragione efficiente del
06:21divenire del soggetto nel suo complesso. Questo principio si applica anche alle modificazioni
06:28che vengono subite dagli organi di senso. L'intelletto considera le modificazioni dei miei
06:36organi di senso come prodotte da una causa esterna. C'è freddo? Perché fuori c'è freddo. C'è caldo?
06:43Perché c'è il sole che picchia, fuori c'è caldo. Quindi l'oggetto dentro fuori viene
06:52collocato in uno spazio che è la dimensione fondamentale di questo tipo di conoscenza,
06:58oltre che il tempo naturalmente. In questo caso lo spazio è al di fuori del soggetto. Qual è
07:04allora il ruolo dell'intelletto che possiamo vedere? L'intelletto rispetto all'impostazione
07:11di Kant ha un ruolo completamente diverso. Adesso tolgo questo un attimo così lo rifaccio in un modo
07:17magari un po' più pulito. Allora questo mi serve. Eccolo qua. Il ruolo dell'intelletto è completamente
07:26diverso da quello di Kant, dicevamo. Perché? Perché Kant dice che l'intelletto lavora con
07:31il materiale che viene offerto dalle intuizioni pure a priori di spazio e tempo. Benissimo. No,
07:36Schopenhauer dice che l'intelletto ha un ruolo costitutivo già nei confronti del mondo
07:43dell'esperienza. Come dire? In Schopenhauer è tutto nell'intelletto. L'intelletto è la condizione
07:49suprima del nostro conoscere, non la sensibilità. E quindi per Schopenhauer l'intelletto non si
07:54esercita più sulla base di intuizioni empiriche, cioè come dire dopo le intuizioni empiriche,
07:59ma a partire, addirittura forse prima delle intuizioni empiriche, o comunque diciamo a
08:04partire dalle intuizioni empiriche, cioè dalla sensibilità. Cioè in altri termini,
08:09detti in un altro modo, forse ancora più semplice, Schopenhauer ritiene che tutta la
08:13conoscenza dipenda, diciamo, fin dall'inizio dall'intelletto. Quelle che per Kant erano
08:22la sensibilità, le intuizioni empiriche, per Schopenhauer diventano intuizioni intellettuali.
08:26Spazio e tempo, cioè le forme delle rappresentazioni, sono per Schopenhauer già strutture
08:31intellettuali, in qualche modo diciamo dipendenti dall'intelletto. È all'intelletto che appartiene
08:37il ruolo di unificare queste forme. Questa riunificazione è ciò che costituisce non
08:44solo gli oggetti, ma il mondo della nostra esperienza, che non è altro se non una rappresentazione
08:51generale che include in sé tutte le altre, particolari. E quindi abbiamo, ecco, il passo
08:58successivo, rappresentazione di rappresentazione. Questo è il grande problema, il velo di Maya.
09:04Questa è la seconda classe di oggetti, ragazze conoscenti. Com'è che conosciamo noi? Facciamo
09:11casino, facciamo questa roba qui. Abbiamo rappresentazioni di rappresentazione, cioè dei
09:16concetti astratti, prodotti della ragione, si possono collegare i giudizi e facciamo dei giudizi
09:21veri, ma veri in che senso? Veri vuol dire che corrispondono a quello che è dentro la mia
09:25rappresentazione, ma la mia rappresentazione è una rappresentazione che è mia, è solo mia. La
09:33terza classe infatti riprende il discorso dello spazio e del tempo, e qui abbiamo
09:44corrispondenza con intuizioni pure. Le intuizioni pure di spazio e tempo definiscono le condizioni
09:52di esistenza, le razioni essendi. Le condizioni di esistenza, in particolare le vediamo con le
09:59figure geometriche, con le entità matematiche. Questi oggetti dipendono proprio da questo tipo
10:08di intuizioni pure e proprio di spazio e tempo, è per questo che possiamo parlare di principium,
10:12di senso penabrae principium, razioni, sufficientis essendi, per dirla tutta.
10:19Allora, l'ultimo punto naturalmente è quello della volontà, eccolo qua, la volontà, la quarta
10:26classe, la volontà è il problema dei problemi, è il più grande dei problemi, perché riguarda
10:33l'agire umano, riguarda il soggetto del volere, ok? Abbiamo un discorso che finalmente porta
10:48al cuore della filosofia di Schopenhauer, questo cuore è dato dal discorso della volontà che
11:02riguarda il soggetto, ok? Cioè, in questa quarta classe, la ragione dell'agire, il principio di
11:12ragione sufficiente, assuma questa forma di principio di ragione sufficiente dell'agire,
11:17principium, razioni, sufficientis, agendi, è proprio l'esigenza di isolare il soggetto del
11:24volere come una classe a sé che stiamo guardando, questo dipende dal fatto che noi stessi di
11:31Schopenhauer, noi, io da solo, subito, adesso, posso constatare che le mie decisioni non
11:36conseguono necessariamente le determinazioni precedenti, cioè se io ho la fame, non
11:43necessariamente mi alzo e vado a mangiare, e quindi non c'è un vincolo, non c'è il vincolo
11:49della causalità che regola le altre classi, che regola queste prime tre, questo vincolo stretto
11:55qui viene a cadere. Leggo un pezzo di Schopenhauer che ho qui sotto il naso, il paragrafo 45,
12:05proprio tratto dal testo, dalla quadruplice radice del principio di ragione sufficiente,
12:12dice Schopenhauer, in tutte le nostre azioni abbiamo la coscienza vivissima e spesso perfino
12:19gravosa che una decisione presa non debba essere risultata necessariamente da nessuno degli stati
12:26delle rappresentazioni delle tre classi suddette, ma queste prime tre classi che adesso ho
12:31evidenziato sarebbero queste. Eccolo qua, ma dipende soltanto dal solo soggetto del volere,
12:42e constatiamo dunque che per la volontà non vale la legge di causalità a scrivere, cioè
12:51l'agire rimane un principio di ragione sufficiente che si discosta dalla causalità in senso stretto,
12:56allora c'è naturalmente una tensione tra il mondo delle rappresentazioni, l'oggettità,
13:02l'abbiamo chiamata prima, che è costituita dall'intelletto, e la soggettività che permette
13:08invece di accedere direttamente alla volontà, infatti abbiamo detto con il corpo, con la mia
13:14soggettività io accedo direttamente alla volontà. Come? Facendo esperienza del corpo, andando a
13:22vedere quelle che sono le mie sensazioni, adesso qua sto pasticciando, andando a vedere che il corpo
13:27non è solo un oggetto, cioè non è solo una mia rappresentazione, infatti la volontà è quella che
13:33sta sotto le rappresentazioni, e poi naturalmente il mondo come volontà e rappresentazione andrà a
13:39spiegare in larga parte proprio questo discorso. E allora chiudiamo questo punto con questo discorso,
13:47con la dissertazione sulla quadruplice radice del principio di ragione sufficiente,
13:52eccolo qua, Schopenhauer cosa fa? Mostra come il mondo è solo una rappresentazione,
14:00una mia rappresentazione, dirà nel suo capolavoro che il mondo come volontà e rappresentazione,
14:07cioè in altre parole il mondo corrisponde al mio flusso fenomenico, ma il mondo deve
14:12avere un'essenza al di là del mio flusso fenomenico, al di là delle mie più o meno
14:17confuse rappresentazioni, e l'essenza del mondo è precisamente questa che io sento nel mio corpo,
14:23è la volontà. La volontà diventa quindi, come dire, la chiave per decifrare l'enigma del mondo,
14:30il modo con cui possiamo svelare il significato del mondo, e questo è il discorso che Schopenhauer
14:37sviluppa nel mondo come volontà e rappresentazione, un'opera pazzesca, sviluppata a più riprese in
14:44diverse edizioni, pubblicata tra il 1819 e il 1859, un'opera tra l'altro sfortunatissima,
14:53perché anche l'ultima edizione non ha avuto successo e il successo è arrivato poi dopo,
15:00i pareri hanno avuto successo, ma questa ultima edizione, nonostante tutto, bisognerà attendere
15:09qualche anno, o mai Schopenhauer non ci sarà più, per vedere il grandissimo successo dell'opera di
15:15Schopenhauer.

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