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Un invito a guardare oltre il pregiudizio. E a scoprire la forza e la bellezza di chi convive quotidianamente con l'HIV. Il PAC Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano, insieme all'associazione di volontariato Ri-scatti ODV, presentano fino al 27 ottobre 2024 la decima edizione della mostra fotografica RI-SCATTI. Quest'anno il titolo è Somebody to love, e si concentra sulle storie di otto persone con HIV che hanno scelto di raccontarsi attraverso la fotografia.
L'iniziativa, promossa dal Comune di Milano con il sostegno di Tod's, è realizzata in collaborazione con ASA - Associazione Solidarieta AIDS ODV, CIG Arcigay Milano ODV, Fondazione LILA Milano ETS e Milano Check Point ETS, e grazie a LCA Studio Legale, sostenitore della programmazione annuale del PAC.
Daniele Calzavara, coordinatore Milano Check Point ETS evidenzia il valore del progetto e della mostra: «Dare visibilita all'HIV è un'operazione estremamente importante. Rimettere al centro le persone che vivono con l'HIV, che sono persone che vivono un'infezione silenziosa. Oggi in Italia sono quasi 140.000 le persone che vivono con l'HIV. Non hanno una faccia, non hanno una storia, ma non perché non esistono, semplicemente perché lo stigma è ancora forte. Qui al PAC, attraverso RI-SCATTI, è stato possibile raccontare delle storie e raccontare quello che le persone con l'HIV vivono quotidianamente.
Un'operazione come questa e importante come punto di partenza per dare delle facce, dei volti e quindi uscire da quest'idea che l'HIV è qualcosa che non ci riguarda. Perché l'HIV é un virus, è un'infezione assolutamente comune, normale».
La collettiva, curata da Diego Sileo, mira non solo a indagare oggi la percezione sociale dell'HIV, ma anche a fornire un'opportunità per ripensare il modo in cui la società affronta la malattia. I progressi scientifici, infatti, hanno trasformato il virus in una condizione cronica e gestibile, come evidenziato dal principio U=U (Undetectable equals Untransmittable), secondo cui una persona in terapia stabile da almeno sei mesi con carica virale non rilevabile non può trasmettere il virus.
Fra le otto persone che espongono al PAC anche Daphne Bohemien: «Sono abituata a posare per le foto. Mi è capitato di fare da modella, mi è capitato anche di fare delle campagne, ma non mi era mai capitato di stare dall'altra parte. E allora mi sono detta, perché no? Mi piacciono tutte le tipologie di arte e quindi mi sono detta, prestiamoci, prestiamoci a fare questa cosa e cerchiamo di dare il mio punto di vista, che è un punto di vista pop, irriverente, anche un po' che fa l'occhiolino a quella che è una situazione un po' sexy, ma che voleva parlare di paure e lo voleva fare attraverso la cosa di cui io ho paura di più da quando vivo la mia vita socializzata come donna trans: gli uomini. Ho voluto parlare di paure che non sono solo le paure delle persone che vivono con l'HIV, ma anche che non lo vivono. E ho voluto scattare persone, uomini appunto, che avessero l'HIV, che non avessero l'HIV o che fossero in prep. Perche il discorso è che noi a primo occhio non possiamo sapere chi ha l'HIV».
La mostra e gratuita. Con un'offerta per gli scatti in mostra si potrà contribuire a sostenere l'operato di ASA - Associazione Solidarieta AIDS ODV, CIG Arcigay Milano ODV, Fondazione LILA Milano ETS e Milano Check Point ETS.

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00:00Dare visibilità all'HIV è un'operazione estremamente importante, rimettere al centro
00:04le persone che vivono con HIV che sono persone che vivono con un'infezione silenziosa.
00:09Oggi in Italia sono quasi 140 mila le persone che vivono con HIV e sono persone che non
00:14hanno una faccia, non hanno una storia, ma non perché non esistono, semplicemente perché
00:19lo stigma è ancora forte.
00:20Qui al PAC, attraverso gli scatti, è stato possibile raccontare delle storie e raccontare
00:27quello che le persone con HIV vivono quotidianamente.
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00:47sono positive al virus.
00:48Sono abituata a posare per le foto, mi è capitato di fare da modella, mi è capitato
00:53anche di fare delle campagne, ma non mi è mai capitato di stare dall'altra parte e
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01:03detta prestiamoci, prestiamoci a fare questa cosa e cerchiamo di dare il mio punto di vista
01:08che è un punto di vista pop, irriverente, anche un po' che fa l'occhiolino a quello
01:13che è una situazione un po' sexy, ma che voleva parlare di paure e lo voleva fare attraverso
01:20la cosa di cui io ho paura di più da quando vivo la mia vita socializzata come donna trans,
01:27quindi gli uomini.
01:28Ho voluto parlare di paure che non sono solo le paure delle persone che vivono con l'HIV,
01:34ma anche che non lo vivono e ho voluto scattare persone, uomini appunto, che avessero l'HIV,
01:41che non avessero l'HIV o che fossero in PrEP, perché il discorso è che noi a primo occhio
01:46non possiamo sapere chi ha l'HIV.

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