La classe operaia va in paradiso

  • anno scorso
Ludovico Massa, detto Lulù, è un operaio di 31 anni con due famiglie da mantenere (una composta dalla ex moglie e il loro figlio, l'altra dalla sua nuova compagna e il figlio di lei) e con alle spalle già 15 anni di lavoro presso la fabbrica B.A.N., due intossicazioni da vernice e un'ulcera. Milanista[3], stakanovista e sostenitore del lavoro a cottimo, grazie al quale, lavorando a ritmi infernali, riesce a guadagnare abbastanza da potersi permettere l'automobile e altri beni di consumo.

Lulù è amato dai padroni, che lo utilizzano come modello per stabilire i ritmi ottimali di produzione, e odiato dai colleghi operai, i quali scambiano la sua diligenza per servilismo.

Il protagonista, tuttavia, non riesce ad essere contento della sua situazione, in quanto i ritmi di lavoro sono talmente sfiancanti che, tornato a casa, riesce a malapena a mangiare e ad annichilirsi davanti alla televisione, non ha nessuna vita sociale e nessun dialogo con i propri cari e non riesce neppure più ad avere rapporti con la compagna. La sua vita continua in questa totale alienazione, che lo porta a ignorare gli slogan di protesta urlati e scritti dagli studenti fuori dai cancelli, finché un giorno ha un incidente sul lavoro e perde un dito dopo aver cercato di estrarre manualmente un pezzo dal macchinario mentre questo è ancora in movimento, per abbreviare i tempi di lavorazione.

A seguito di ciò, Lulù inizia improvvisamente a prendere coscienza della propria alienazione ed a considerare misera la sua vita, quindi si schiera contro quello che ritiene sia il ricatto del lavoro a cottimo e aderisce alle istanze radicali degli studenti e di alcuni operai della fabbrica, in contrapposizione alle posizioni più moderate dei sindacati. In breve tempo il fermento nella fabbrica aumenta e, dopo uno sciopero generale, si arriva all'inevitabile scontro con la polizia.

Il risultato di questo cambiamento è drammatico: Lulù viene abbandonato dalla compagna, licenziato in tronco dal lavoro e contemporaneamente abbandonato sia dagli studenti, che sostengono che il suo è un caso individuale e non di 'classe', sia dagli operai, che inizialmente non prendono nessun provvedimento per il suo licenziamento. Durante queste vicende il protagonista cerca inutilmente conforto facendo visita all'anziano Militina, un ex collega di fabbrica costretto a finire i suoi giorni in manicomio; l'unico risultato che Lulù ottiene da queste visite è comprendere che anche per lui l'alienazione si sta trasformando in pazzia.

Quando ormai tutto sembra perduto, i suoi compagni, grazie al sindacato, riescono a farlo riassumere in fabbrica, alla catena di montaggio, dove Lulù, urlando per farsi sentire al di sopra del rumore assordante dei macchinari, di nuovo in balia dei ritmi frenetici della produzione, racconta ai colleghi di aver sognato di essere morto e sepolto e di ritrovarsi nell'aldilà accanto a un muro.

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