Ultima Maserati progettata sotto la supervisione dell'ingegner Giulio Alfieri la Khamsin, designata internamente come Tipo AM120, è una coupé 2+2 lussuosamente rifinita. Disegnata da Marcello Gandini per Bertone, debuttò come prototipo (col marchio Bertone) nell'autunno del 1972 al Salone dell'Automobile di Torino. Nel marzo dell'anno successivo, al Salone dell'Automobile di Ginevra, furono tolti i veli al modello di serie. Il nome deriva da quello dell'omonimo vento caldo del deserto egiziano. Nonostante l'interasse di dimensioni simili all'antenata Ghibli, la Khamsin fu progettata attorno a un telaio completamente rinnovato: la scocca portante d'acciaio sostituiva il telaio tubolare, mentre al posteriore il ponte rigido con balestre della Ghibli lasciava posto a raffinate sospensioni indipendenti (a quadrilateri deformabili con barra antirollio, come all'anteriore), con la particolarità dei doppi gruppi molle-ammortizzatori.
La Khamsin era spinta dal V8 bialbero di 4,9 litri a carter secco da 320 CV che aveva debuttato sulla Ghibli SS anche se era stato arretrato dietro l'assale anteriore per garantire un'ottimale distribuzione dei pesi.
Come nella migliore tradizione delle granturismo modenesi la Khamsin aveva di serie un cambio manuale ZF a 5 marce. Stavolta però venne adottato lo schema transaxle con il gruppo cambio-differenziale montato su un telaio ausiliario dotato di supporti elastici; in tal modo si isolava l'abitacolo dalle vibrazioni. A richiesta si potevano avere il differenziale autobloccante e anche un cambio automatico Borg-Warner a 3 rapporti.
Tra le caratteristiche più innovative di questa coupé c'è da annoverare il sistema idraulico, progettato da Paul Magès. Il servosterzo DIRAVI ad assistenza variabile, la frizione servocomandata, il sistema di frenata, i fari a scomparsa e la regolazione del sedile lato guida erano tutti azionati attraverso lo stesso circuito idraulico ad alta pressione[2] derivato da quello della Citroën SM, dato che allora la casa francese era proprietaria della Maserati.
La Khamsin era spinta dal V8 bialbero di 4,9 litri a carter secco da 320 CV che aveva debuttato sulla Ghibli SS anche se era stato arretrato dietro l'assale anteriore per garantire un'ottimale distribuzione dei pesi.
Come nella migliore tradizione delle granturismo modenesi la Khamsin aveva di serie un cambio manuale ZF a 5 marce. Stavolta però venne adottato lo schema transaxle con il gruppo cambio-differenziale montato su un telaio ausiliario dotato di supporti elastici; in tal modo si isolava l'abitacolo dalle vibrazioni. A richiesta si potevano avere il differenziale autobloccante e anche un cambio automatico Borg-Warner a 3 rapporti.
Tra le caratteristiche più innovative di questa coupé c'è da annoverare il sistema idraulico, progettato da Paul Magès. Il servosterzo DIRAVI ad assistenza variabile, la frizione servocomandata, il sistema di frenata, i fari a scomparsa e la regolazione del sedile lato guida erano tutti azionati attraverso lo stesso circuito idraulico ad alta pressione[2] derivato da quello della Citroën SM, dato che allora la casa francese era proprietaria della Maserati.
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