• 7 anni fa
Per alcuni un feroce assassino, per moltissimi altri l’icona di una rivoluzione. Pochi personaggi hanno diviso come Ernesto “Che” Guevara. Quest’anno cade il cinquantesimo anniversario della sua morte, un anniversario in tono minore rispetto a quello di dieci anni fa, perché i miti si appannano e quello del Che non fa eccezione.

A Cuba la propaganda castrista lo celebra in ogni angolo e su ogni muro, ma l’anziano Fidel fu ben felice quando il medico argentino che voleva cambiare il mondo a colpi di fucille, decise di continuare la sua lotta altrove, trovando poi la morte in uno sperduto paesino boliviano per mano di quell’esercito che gli dava la caccia.

Chi lo ricorda oggi lo fa soprattutto per contratto, ideologia o vincolo familiare, come il fratello: “Le diseguaglianze contro cui lottava ogni si sono ingigantite e sono peggiorate. Abbiamo bisogno oggi di un nuovo Che, uomo o una donna che sia, per riprendere la lotta e continuare verso un futuro migliore”.

Ideologia e marketing, il Che ancora oggi vende milioni di gadget, soprattutto nel cosiddetto primo mondo. Un mondo contro cui lo stesso rivoluzionario aveva combattuto. Magliette, spille, poster e tutta la parafernalia delle rockstar, il Che oggi è soprattutto questo, un prodotto che ognuno interpreta a modo suo. Troppo spesso senza averne mai davvero studiato il pensiero.

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