http://www.pupia.tv - Mugnano di Napoli - “Stai facendo un video? Bravoh!”. Un tormentone che per alcuni mesi era stato fatto girare sul web. La battuta risale a un video amatoriale con protagonista Tiziana Cantone, una trentunenne napoletana ripresa, da un giovane, in atteggiamenti decisamente piccanti.
Si è suicidata, impiccandosi con un foulard nello scantinato della sua nuova casa di Mugnano, comune a nord del capoluogo campano. Il corpo è stato ritrovato dalla zia. Tiziana non ha resistito alla pressione mediatica causata da quello e da tanti video che, a sua insaputa, erano stati fatti circolare prima su Whatsapp tra una cerchia ristretta di persone e poi sui più “globali” Facebook e Twitter.
La Cantone aveva cercato, anche durante questa estate, di agire per vie legali: l’avvocato della ragazza, Roberta Foglia Manzillo, aveva citato in giudizio Facebook Ireland, Yahoo Italia, Google e Youtube e le persone coinvolte nella diffusione dei video (tre giovani che sarebbero dell'agro aversano), ottenendo un provvedimento d’urgenza atto a rimuovere dal web qualsiasi pagina che facesse riferimento a Tiziana e a quelle immagini.
Non solo, Tiziana mirava a un radicale cambio di identità e a un trasferimento definitivo in Toscana. Voleva allontanarsi dal suo territorio, lì dove i concittadini cominciavano ad essere morbosamente curiosi e gli insulti da “virtuali” erano diventati sempre più “reali”.
Per il giudice che si occupa del caso, Monica Marrazzo, quei video sarebbero dovuti sparire subito dopo aver compreso quanto fossero lesivi della sua identità. La Procura del Tribunale di Napoli Nord ha aperto anche un fascicolo per istigazione al suicidio.
Alle prime notizie della sua morte, molti sui social hanno utilizzato una frase che in quest’ultimo mese, per la vicenda della ragazzina violentata in Calabria, è tristemente nota: “Se l’è andata a cercare”. Tiziana, tuttavia, non era affatto una “pornostar” (e anche se lo fosse stata ciò non avrebbe giustificato la pubblicazione dei video) e non è andata sicuramente a “cercarsela”. Era solo una ragazza che si è fidata del suo frequentatore e della discrezione di questi su un momento di intimità sessuale. Probabilmente il peccato che ha realmente commesso non è tanto quello di “lussuria” ma di pura ingenuità.
D’altronde, si tratta di discorsi retorici, nessuno aveva il diritto di giudicare la vita sessuale di Tiziana, soprattutto con l’atteggiamento tipico della Rete che si erige a tribunale impunibile, inquisitorio, annoiato dalla difesa, ma affascinato dall’accusa e che si bea del cyber bullismo ridendoci con una naturalezza spaventosa.
Sul corpo senza vita di Tiziana, i cui bulli sono migliaia di persone dai volti e ruoli sociali vari e dalle vite sicuramente non tutte limpide e sante, riecheggiano le parole, datate due millenni fa, di Colui, che per i credenti di religione cristiana, è il solo a poter giudicare: “Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra”. (14.09.16)
Si è suicidata, impiccandosi con un foulard nello scantinato della sua nuova casa di Mugnano, comune a nord del capoluogo campano. Il corpo è stato ritrovato dalla zia. Tiziana non ha resistito alla pressione mediatica causata da quello e da tanti video che, a sua insaputa, erano stati fatti circolare prima su Whatsapp tra una cerchia ristretta di persone e poi sui più “globali” Facebook e Twitter.
La Cantone aveva cercato, anche durante questa estate, di agire per vie legali: l’avvocato della ragazza, Roberta Foglia Manzillo, aveva citato in giudizio Facebook Ireland, Yahoo Italia, Google e Youtube e le persone coinvolte nella diffusione dei video (tre giovani che sarebbero dell'agro aversano), ottenendo un provvedimento d’urgenza atto a rimuovere dal web qualsiasi pagina che facesse riferimento a Tiziana e a quelle immagini.
Non solo, Tiziana mirava a un radicale cambio di identità e a un trasferimento definitivo in Toscana. Voleva allontanarsi dal suo territorio, lì dove i concittadini cominciavano ad essere morbosamente curiosi e gli insulti da “virtuali” erano diventati sempre più “reali”.
Per il giudice che si occupa del caso, Monica Marrazzo, quei video sarebbero dovuti sparire subito dopo aver compreso quanto fossero lesivi della sua identità. La Procura del Tribunale di Napoli Nord ha aperto anche un fascicolo per istigazione al suicidio.
Alle prime notizie della sua morte, molti sui social hanno utilizzato una frase che in quest’ultimo mese, per la vicenda della ragazzina violentata in Calabria, è tristemente nota: “Se l’è andata a cercare”. Tiziana, tuttavia, non era affatto una “pornostar” (e anche se lo fosse stata ciò non avrebbe giustificato la pubblicazione dei video) e non è andata sicuramente a “cercarsela”. Era solo una ragazza che si è fidata del suo frequentatore e della discrezione di questi su un momento di intimità sessuale. Probabilmente il peccato che ha realmente commesso non è tanto quello di “lussuria” ma di pura ingenuità.
D’altronde, si tratta di discorsi retorici, nessuno aveva il diritto di giudicare la vita sessuale di Tiziana, soprattutto con l’atteggiamento tipico della Rete che si erige a tribunale impunibile, inquisitorio, annoiato dalla difesa, ma affascinato dall’accusa e che si bea del cyber bullismo ridendoci con una naturalezza spaventosa.
Sul corpo senza vita di Tiziana, i cui bulli sono migliaia di persone dai volti e ruoli sociali vari e dalle vite sicuramente non tutte limpide e sante, riecheggiano le parole, datate due millenni fa, di Colui, che per i credenti di religione cristiana, è il solo a poter giudicare: “Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra”. (14.09.16)
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