La piccola frazione di Illica, ad Accumoli, è l’epicentro del terremoto che ha colpito il Centro Italia. È quasi interamente distrutta e cinque persone hanno perso la vita.
L’inviata di euronews, Raquel Alvarez, ha incontrato Sandra Piccioni, titolare, insieme al marito, di un’azienda agricola. Dormono in macchina perché la loro attività non può fermarsi.
“Questa è l’auto dove dormiamo da due notti – spiega Sandra – L’abbiamo attrezzata in questo modo e abbiamo cercato di passare la notte alla meno peggio”.
“Noi da questa azienda non possiamo assolutamente allontanarci perché abbiamo mucche da mungere, maiali da accudire e i vitellini – aggiunge – Noi viviamo qui e qui dobbiamo rimanere”.
“La casa è il posto più disastrato dell’azienda e quello che ha subito con maggiore forza l’effetto disastroso della prima scossa – ricorda Sandra – La casa per fortuna, dal punto di vista strutturale ha retto, non è crollata”.
“Quella su è la finestra delle camere dove dormivo io – indica la signora Piccioni – Nel boato finale è esplosa e la soglia della finestra è arrivata qua per terra. Pensa che forza che ha avuto. Qui eravamo in sei, siamo usciti tutti di corsa, urlando, mio marito cercava il figlio, lo chiamava. Invece, per fortuna, i ragazzi del paese erano ancora tutti fuori, radunati qui. il posto di ritrovo dei ragazzi che noi chiamiamo le Scuole – dice Sandra Piccioni – Erano ancora tutti li. Si salutavano per l’ultimo giorno d’estate. Mio figlio con altri dieci ragazzi dovevano partire per Roma, per andare a Fiumicino per prendere l’aereo per Lisbona per passare una settimana di vacanza. È stata proprio una fortuna”.
“Quella lì era una casa. La chiamavamo la Casa Verde – continua Sandra indicando l’area dove vivevano i suoi vicini – Era piena di persone, perché vivevano quattro fratelli. Tanta gente urlava e ci sono stati due morti”.
“Guarda quest’armadio di quanto si è spostato? Il muro praticamente è andato tutto indietro – dice la donna entrando in quel che resta della camera da letto – Qui ha provocato un effetto bomba, abbiamo sentito i calcinacci che si tritavano e il botto finale fortissimo”.
“Qui c‘è mio marito che sta mungendo le mucche e questo è un lavoro che non può essere sospeso. Bisogna farlo mattina e sera nonostante le disgrazie che possono capitare – conclude Sandra cercando di farsi forza – Ti faccio vedere una cosa bellissima: ieri è nato anche un vitellino, lo chiameremo terremoto per ricordarci che, comunque, al di là della morte e della rovina c‘è sempre la vita che va avanti inesorabile. In una cosa brutta c‘è sempre qualcosa di bello, forse, è una banalità ma bisogna prendere quello che viene”.
L’inviata di euronews, Raquel Alvarez, ha incontrato Sandra Piccioni, titolare, insieme al marito, di un’azienda agricola. Dormono in macchina perché la loro attività non può fermarsi.
“Questa è l’auto dove dormiamo da due notti – spiega Sandra – L’abbiamo attrezzata in questo modo e abbiamo cercato di passare la notte alla meno peggio”.
“Noi da questa azienda non possiamo assolutamente allontanarci perché abbiamo mucche da mungere, maiali da accudire e i vitellini – aggiunge – Noi viviamo qui e qui dobbiamo rimanere”.
“La casa è il posto più disastrato dell’azienda e quello che ha subito con maggiore forza l’effetto disastroso della prima scossa – ricorda Sandra – La casa per fortuna, dal punto di vista strutturale ha retto, non è crollata”.
“Quella su è la finestra delle camere dove dormivo io – indica la signora Piccioni – Nel boato finale è esplosa e la soglia della finestra è arrivata qua per terra. Pensa che forza che ha avuto. Qui eravamo in sei, siamo usciti tutti di corsa, urlando, mio marito cercava il figlio, lo chiamava. Invece, per fortuna, i ragazzi del paese erano ancora tutti fuori, radunati qui. il posto di ritrovo dei ragazzi che noi chiamiamo le Scuole – dice Sandra Piccioni – Erano ancora tutti li. Si salutavano per l’ultimo giorno d’estate. Mio figlio con altri dieci ragazzi dovevano partire per Roma, per andare a Fiumicino per prendere l’aereo per Lisbona per passare una settimana di vacanza. È stata proprio una fortuna”.
“Quella lì era una casa. La chiamavamo la Casa Verde – continua Sandra indicando l’area dove vivevano i suoi vicini – Era piena di persone, perché vivevano quattro fratelli. Tanta gente urlava e ci sono stati due morti”.
“Guarda quest’armadio di quanto si è spostato? Il muro praticamente è andato tutto indietro – dice la donna entrando in quel che resta della camera da letto – Qui ha provocato un effetto bomba, abbiamo sentito i calcinacci che si tritavano e il botto finale fortissimo”.
“Qui c‘è mio marito che sta mungendo le mucche e questo è un lavoro che non può essere sospeso. Bisogna farlo mattina e sera nonostante le disgrazie che possono capitare – conclude Sandra cercando di farsi forza – Ti faccio vedere una cosa bellissima: ieri è nato anche un vitellino, lo chiameremo terremoto per ricordarci che, comunque, al di là della morte e della rovina c‘è sempre la vita che va avanti inesorabile. In una cosa brutta c‘è sempre qualcosa di bello, forse, è una banalità ma bisogna prendere quello che viene”.
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