D-Day, il ricordo del GI francese tornato per liberare il suo Paese

  • 10 anni fa
Il suo D-Day, Bernard Dargols, oggi 94enne, lo racconta con emozione intatta, ma anche con la sicurezza di qualcuno che ha messo in fila queste stesse parole infinite volte: a beneficio di figli e nipoti, prima che delle videocamere.

Settant’anni fa, si arruolò nell’esercito degli Stati Uniti, dove era andato a vivere, per contribuire alla liberazione del suo Paese, la Francia. Lo “zio Sam” lo aveva assegnato all’intelligence militare.

Bernard Dargols: “Avevo lasciato la Francia a 18 anni, non ero che un adolescente. Ci sono tornato sei anni dopo, con un’uniforme americana e il grado di sergente in capo. Rivedere la mia famiglia, gli amici, sono emozioni che è difficile descrivere”.

La traversata da Cardiff, in Gran Bretagna, a Omaha Beach, dura tre giorni, a causa del mare agitato che mette fuori combattimento molti suoi compagni.

Dargols: “Al momento di sbarcare, a cento metri dalla costa, mi sono detto che non avevo mai visto una spiaggia più bella di questa. Gli ultimi cento metri li ho percorsi sotto un bombardamento che mi risuonava nella pancia, non avevo mai sentito niente di simile… e non era un bombardamento tedesco, eravamo noi alleati: l’obiettivo era di coprire la nostra avanzata sul suolo francese, ma quelle stesse bombe hanno ucciso molti civili francesi, abbattuto case, abitazioni”.

Le vittime civili furono 20mila. E 4.400 quelle tra le forze alleate nel D-Day. L’inviata di euronews, Laurence Alexandrowicz: “In questo cimitero di Colleville sur mer, riposano esclusivamente i soldati americani caduti nel corso della Seconda guerra mondiale. Quelli morti durante lo sbarco sono solo il 10%. Questo luogo suscita forti emozioni ed è il più visitato tra tutti i monumenti dedicati allo sbarco in Normandia”.

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