L’India avrà un governo di destra, nemmeno obbligato a cercare alleati: a conteggio ancora in corso, il vantaggio
della coalizione guidata dal partito di Narendra Modi è tale da garantire largamente la maggioranza assoluta, con almeno trenta seggi di margine.
“Stanno per arrivare giorni belli”, è stato il primo commento del leader del BJP, che si è per prima cosa recato in visita dalla madre.
Dimenticato il suo passato da leader nazionalista indù, Modi sembra piacere anche in Borsa: governatore dello Stato di Gujarat, è apprezzato dagli imprenditori per le notevoli aperture concesse e per gli ottimi risultati economici della sua gestione.
Dal canto suo il Partito del Congresso ha già ammesso la sconfitta, di dimensioni storiche: una sconfitta “collettiva”, secondo il leader Satyavrat Chaturvedi, da non far ricadere solo su Rahul Gandhi, il numero due del partito che ha guidato la campagna elettorale. Rahul è il figlio dell’italo-indiana Sonia Gandhi.
Il partito si è fermato a poco più di 60 seggi, dagli oltre 200 che ottenne cinque anni fa.
Quando restavano da assegnare ancora una ventina di seggi, la Borsa di Mumbai guadagnava oltre il 5%, spinta dalle prospettive di stabilità e di apertura in campo economico. Mentre le minoranze religiose temono un rafforzamento dell’influenza induista sulle istituzioni.
della coalizione guidata dal partito di Narendra Modi è tale da garantire largamente la maggioranza assoluta, con almeno trenta seggi di margine.
“Stanno per arrivare giorni belli”, è stato il primo commento del leader del BJP, che si è per prima cosa recato in visita dalla madre.
Dimenticato il suo passato da leader nazionalista indù, Modi sembra piacere anche in Borsa: governatore dello Stato di Gujarat, è apprezzato dagli imprenditori per le notevoli aperture concesse e per gli ottimi risultati economici della sua gestione.
Dal canto suo il Partito del Congresso ha già ammesso la sconfitta, di dimensioni storiche: una sconfitta “collettiva”, secondo il leader Satyavrat Chaturvedi, da non far ricadere solo su Rahul Gandhi, il numero due del partito che ha guidato la campagna elettorale. Rahul è il figlio dell’italo-indiana Sonia Gandhi.
Il partito si è fermato a poco più di 60 seggi, dagli oltre 200 che ottenne cinque anni fa.
Quando restavano da assegnare ancora una ventina di seggi, la Borsa di Mumbai guadagnava oltre il 5%, spinta dalle prospettive di stabilità e di apertura in campo economico. Mentre le minoranze religiose temono un rafforzamento dell’influenza induista sulle istituzioni.
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