Perché l'astronauta Suni Williams sembra invecchiata di 10 anni dopo 9 mesi nello spazio

Immaginate di partire per un viaggio di pochi giorni e ritrovarvi bloccati per nove mesi. Ora aggiungete una condizioni di microgravità, radiazioni costanti e una dieta ridotta al minimo. Quando gli astronauti della NASA Suni Williams e Barry Wilmore sono tornati sulla Terra dopo 288 giorni sulla Stazione Spaziale Internazionale, il loro aspetto e la loro condizione fisica erano radicalmente cambiati. In particolare, l'astronauta Suni Williams è apparsa con capelli completamente bianchi, un viso scavato e una fragilità fisica evidente. Un invecchiamento accelerato che non è questione di mera estetica, ma di un cambiamento biologicamente tangibile.

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Il peso della microgravità sul corpo degli astronauti
La vita in assenza di peso ha effetti potentissimi sui muscoli e sulle ossa. Gli astronauti perdono circa l’1% della densità ossea al mese e, nonostante due ore e mezza di esercizio fisico quotidiano, la perdita di massa muscolare è inevitabile. Senza il supporto della gravità, il corpo umano si indebolisce rapidamente, tanto che la 59enne Suni Williams, al rientro, è stata aiutata a uscire dalla capsula SpaceX Dragon e fatica a camminare. Anche Barry Wilmore ha sperimentato difficoltà motorie simili, un chiaro segno degli effetti della lunga permanenza in microgravità.

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I capelli bianchi di Suni Williams
[caption id="attachment_2528192" align="aligncenter" width="1024"] Suni Williams al rientro sulla Terra (Photo by Keegan Barber/UPI/Shutterstock)[/caption]

Uno dei cambiamenti più evidenti è stata la trasformazione dei capelli di Suni Williams, passati dal castano scuro al bianco. Questo fenomeno potrebbe essere attribuito allo stress estremo della missione, con alti livelli di cortisolo e adrenalina che accelerano l’esaurimento della melanina nei follicoli piliferi. L’isolamento, la routine ripetitiva e la necessità di mantenere sempre alta l’attenzione sono fattori che contribuiscono a un forte stress psicologico. Non si tratta dunque di soli effetti estetici: la tensione psicofisica di una lunga permanenza nello spazio è un fattore che la NASA sta studiando attentamente.

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La pelle si assottiglia, la vista peggiora
L’ambiente spaziale influisce anche sulla pelle, che si assottiglia del 20%, rendendola più fragile e soggetta a irritazioni. Gli astronauti, inoltre, soffrono spesso di problemi alla vista: la microgravità altera la circolazione del liquido cerebrospinale, aumentando la pressione intracranica e provocando cambiamenti nella forma dell’occhio. Suni Williams e Barry Wilmore non fanno eccezione, e i medici della NASA stanno monitorando attentamente i loro parametri per comprendere meglio come mitigare questi effetti nelle future missioni spaziali di lunga durata.

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Suni Williams, disavventura spaziale da studiare attentamente
[caption id="attachment_2528195" align="aligncenter" width="1024"] (Photo by NASA via ABACAPRESS.COM)[/caption]

L’esperienza di Suni Williams e Barry Wilmore è una testimonianza straordinaria delle sfide estreme che gli esseri umani affrontano nello spazio. Con l’avvicinarsi delle missioni su Marte, la NASA sta cercando soluzioni per ridurre l’impatto della microgravità e delle radiazioni sul corpo umano, garantendo che i futuri esploratori possano affrontare questi viaggi senza subire danni irreversibili.