• mese scorso
Quando ha visto l’omicidio di Maati Moubakir a Campi Bisenzio, Luigi Ciatti ha rivisto la morte di suo figlio Niccolò, ucciso in discoteca in Spagna con un calcio alla tempia sferrato da Rassoul Bissoultanov. E nelle coltellate di quei ragazzi italiani, ha visto la stessa violenza delle botte di quei tre ceceni che circondarono il suo Niccolò prima di ammazzarlo. «Vedo in questi ragazzi una semplicità della violenza, è veramente allucinante compiere atti così crudeli e cattivi con questa semplicità, come se niente fosse». La gratuità della violenza, diventata routine per tanti giovani. «Queste azioni dei ragazzi sono atti di guerra – ha detto Ciatti – E’ incredibile e orribile l’aggressione avvenuta ai danni di Maati, è impensabile che certi giovani arrivino a fare cose di questo genere, a procurarsi coltelli in casa, a tirare un loro coetaneo giù dal pullman per ucciderlo, cosa gli è passato in quegli istanti per la testa? Possibile che non abbiano pensato alle conseguenze? Non soltanto hanno rovinato la vita di un ragazzo e dei suoi familiari, ma si sono rovinati anche la loro vita». Luigi, a distanza di sette anni e cinque mesi dall’omicidio del figlio, vive ancora aggrappato ai ricordi. Non ha molti consigli da dare ai genitori di Maati: «Sono passato in quello che adesso stanno passando loro, capisco cosa significhi perdere un figlio, e posso dire che non ci sono parole di conforto, non c’è elaborazione del lutto, c’è soltanto qualcosa che ti è stato tolto dai tuoi occhi, immagini quella che finora è stata la vita con tuo figlio accanto, ma dentro di te non c’è più niente, devi soltanto ripensare la vita con lui». Luigi ogni giorno va al cimitero a trovare Niccolò, tutti i giorni si affaccia in quella che era la camera di Niccolò e che adesso è una stanza vuota. «Dentro di me non c’è pace, vado avanti perché la vita è questa. E vado avanti perché Niccolò vorrebbe vedermi andare avanti». 

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00:00Quando ho visto l'omicidio di Mati ho rivisto le immagini di Nicolò, di mio figlio.
00:30Sono passato in tutto questo, purtroppo sono una persona che capisce cosa vuol dire perdere
00:45un figlio, ci sono poche parole che possono aiutarti, non c'è elaborazione del dolore,
00:54c'è un qualcosa che ti è stato tolto dai tuoi occhi, che immagini tutto quello che
01:03fino ad adesso è stata la vita con il tuo figlio accanto e dentro di te non c'è più
01:10niente, non ci sono parole che ti possono confortare, c'è solo un qualcosa che rimane
01:19dentro di te, nei tuoi occhi, nel tuo figlio, ti devi immaginare il tuo figlio davanti ai
01:26tuoi occhi, ripassare quello che è stata la tua vita con il proprio figlio in quella
01:31maniera. Vedo in queste aggressioni una semplicità che ho visto in quella di Nicolò, Nicolò
01:56è stato ucciso con un calcio alla Tempia, dato da un ragazzo di tre anni più grande
02:02di lui che è esperto di arti marziali, quindi con una volontà di uccidere incredibile,
02:11l'ha voluto fare proprio per farlo e i gesti di questi ragazzi vedono la stessa semplicità,
02:18un atto così crudele, così cattivo è stato fatto con una semplicità allucinante, leggendo
02:25l'età di questi ragazzi, ragazzi di 18, 20, 21 anni, 17 è veramente allucinante pensare
02:33che arrivano a fare gesti del genere, ho letto che un ragazzo è andato a procurarsi dei
02:40coltelli in casa, quindi ha avuto il tempo di andare a prenderli, quindi avrà pensato
02:48in quei momenti a cosa potevano servire, che senso aveva? Veramente vorrei chiedergli
02:53cosa è stato e che cosa gli è passato per la testa in quei minuti, in quei secondi,
03:00arrivare a prendere questo ragazzo, tirarlo giù dal pullman dopo averlo già coltellato
03:06altre due volte alla schiena, finirlo con un fendente al cuore, è impensabile, sono
03:13atti di guerra.

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