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Alla fine è stato tutto tranne che sgradevole. Che in inglese si dice nasty. E Nasty è il titolo del documentario a 6 mani (Tudor Giurgiu, Cristian Pascariu, Tudor D Popescu: tutti rumeni come lui) nei cinema il 18, 19 e 20 novembre dopo i trionfali passaggi al Festival di Cannes e alla Festa del Cinema di Roma. Nasty come Ilie Nastase (Bucarest, 1946), campione di tennis. Mister Nastase (guardate la clip in esclusiva qui sopra). Arrogante e simpaticissimo, irascibile e dal cuore d'oro. Ribelle e amicone. Il bad boy del tennis? Non solo... Una leggenda, celebrato anche dagli ATP Finals di Torino. Oddio, niente di più lontano da Jannik Sinner. Non fosse per il talento: infinito, in entrambi.
Nasty è il ritratto di Nastase, il rumeno che sconvolse il tennis negli anni 70, trasformandolo da sport d'ultra élite in show ultra pop, globale (veniva da oltre Cortina di ferro) e miliardario (fu il primo a firmare un contratto con la Nike). Il primo al top della classifica ATP, nel 1973. Quando vinceva tutto, ovunque. Imbattibile sulla terra rossa («Ci scivoli sopra, sull'erba saltelli»), incubo degli arbitri e dei giudici di campo. L'unico, come dice il suo collega Yannik Noah nel film, «a giocare a tennis. Per lui era un gioco, per tutti gli altri lavoro». Tecnicamente talentuosissimo, fisicamente bellissimo, caratterialmente istrione. Uno che si comportava da rockstar e come tale era idolatrato (dal pubblico, dai colleghi, dal sistema, dall'economia e dalla politica). Il primo a scendere in campo vestito colorato. Che vinceva (anche) perché faceva impazzire gli avversari interrompendo il gioco, fingendo di battere, cambiando racchette in continuazione. Facendo il clown che era (la partita a tennis con lo scimpanzé...).
Il film dei tre registi rumeni (5 anni di lavoro per mettere insieme filmati d'archivio e interviste) inanella aneddoti ed episodi di un tennis che non esiste più su un pianeta che non c'è più. Giocatori senza allenatori che si allenavano tra loro prima degli incontri e dopo si dividevano la pizza. In cui lui, che dava nomignoli a tutti, chiamava Negroni l'afro-americano Arthur Ash e nessuno, tantomeno Ash, protestava. Lo ricorda, sorridendo,  il franco-camerunense Noah. Che c'è nel film, come ci sono Borg, McEnroe, Connors, Boris Baker, Rafael Nadal. Ci sono anche Nastase e Ion Tiriac, rumeno pure lui. Compagno di partite e avventure del giovane Nasty. Ascoltate cosa racconta della loro prima volta a Wimbledon: irresistibile... Oggi impossibile...

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