3 Episodio "Faccia a Faccia"
Il confronto tra Calò e Buscetta è il momento più caldo dell'intero dibattimento. E' il 10 aprile 1986, quando i due boss si trovano faccia a faccia, ad accusarsi reciprocamente dei delitti più efferati. Calò accusa l'ex amico di essere inaffidabile, puntando sulle sue infedeltà coniugali, Buscetta reagisce sottolineando le contraddizioni di Calò e imputandogli la sparizione dei suoi due figli. Finché, il pentito non parla di un delitto rimasto dell'ombra e di cui sostiene che Calò sia il responsabile. E' un duello teatrale, un incontro tra due uomini d'onore che sono cresciuti insieme, e che sono stati divisi dalla ferocia dei Corleonesi. Calò è passato dalla loro parte, Buscetta è stato costretto a scappare. Tutta l'aula coglie l'importanza del momento, e il processo vive una delle giornate decisive. Franco racconta nei telegiornali il confronto, anche se la sua vita è avvolta da turbamento e preoccupazione. La stessa che avvolge l'aula nei giorni successivi, quando sul pretorio arriva un altro pentito, Salvatore Contorno. In dialetto stretto, con un linguaggio colorito e tanta rabbia in corpo, anche lui svela i retroscena di delitti efferati e racconta del fallito attentato ai suoi danni. Gli avvocati provano a difendersi sostenendo l'inattendibilità del pentito, cercano in tutti i modi di mettere in difficoltà l'accusa e sono pronti a sfruttare ogni occasione per interrompere il dibattimento.
4 Episodio "Saluti da Corleone"
Sono passati molti mesi da quando il maxiprocesso di Palermo è cominciato. Accusa e difesa si fronteggiano ogni giorno, e sul tappeto verde dell'aula bunker sfilano personaggi che hanno fatto la storia criminale della città e della Sicilia. L'atmosfera è sempre molto tesa, il processo è condizionato dalla morte di un avvocato di Messina, Nino D'Uva, ucciso da un imputato, in un altro processo, nella città dello Stretto. Un episodio che aumenta il livello di preoccupazione dei legali, che vedono assottigliarsi le speranze di mandare a monte il processo. Il fronte dell'accusa è compatto e i racconti degli imputati eccellenti, come Michele Greco e Luciano Liggio non riescono a cambiare il corso delle cose. Franco continua a svolgere il suo lavoro, con passione e professionalità, nonostante la sua vita attraversi un periodo difficile e tormentato. Gianni fa i conti per la prima volta con l'orrore di cui la mafia è capace, rimanendo sconvolto dai racconti del pentito Vincenzo Sinagra, che descrive le camere della morte. Teresa prende coraggio per affrontare una delicata situazione, spinta anche lei dalle emozioni suscitate dal processo, che si fa sempre più simbolo delle ferite e della voglia di riscatto di tutta Palermo. A riprova di questo, la deposizione di Ignazio Salvo, esattore delle tasse e per anni cerniera tra la mafia e la politica, che arriva sul pretorio pronto a difendersi dalle accuse, ma che simboleggia plasticamente come gli intoccabili, a Palermo, non esistano più.
Il confronto tra Calò e Buscetta è il momento più caldo dell'intero dibattimento. E' il 10 aprile 1986, quando i due boss si trovano faccia a faccia, ad accusarsi reciprocamente dei delitti più efferati. Calò accusa l'ex amico di essere inaffidabile, puntando sulle sue infedeltà coniugali, Buscetta reagisce sottolineando le contraddizioni di Calò e imputandogli la sparizione dei suoi due figli. Finché, il pentito non parla di un delitto rimasto dell'ombra e di cui sostiene che Calò sia il responsabile. E' un duello teatrale, un incontro tra due uomini d'onore che sono cresciuti insieme, e che sono stati divisi dalla ferocia dei Corleonesi. Calò è passato dalla loro parte, Buscetta è stato costretto a scappare. Tutta l'aula coglie l'importanza del momento, e il processo vive una delle giornate decisive. Franco racconta nei telegiornali il confronto, anche se la sua vita è avvolta da turbamento e preoccupazione. La stessa che avvolge l'aula nei giorni successivi, quando sul pretorio arriva un altro pentito, Salvatore Contorno. In dialetto stretto, con un linguaggio colorito e tanta rabbia in corpo, anche lui svela i retroscena di delitti efferati e racconta del fallito attentato ai suoi danni. Gli avvocati provano a difendersi sostenendo l'inattendibilità del pentito, cercano in tutti i modi di mettere in difficoltà l'accusa e sono pronti a sfruttare ogni occasione per interrompere il dibattimento.
4 Episodio "Saluti da Corleone"
Sono passati molti mesi da quando il maxiprocesso di Palermo è cominciato. Accusa e difesa si fronteggiano ogni giorno, e sul tappeto verde dell'aula bunker sfilano personaggi che hanno fatto la storia criminale della città e della Sicilia. L'atmosfera è sempre molto tesa, il processo è condizionato dalla morte di un avvocato di Messina, Nino D'Uva, ucciso da un imputato, in un altro processo, nella città dello Stretto. Un episodio che aumenta il livello di preoccupazione dei legali, che vedono assottigliarsi le speranze di mandare a monte il processo. Il fronte dell'accusa è compatto e i racconti degli imputati eccellenti, come Michele Greco e Luciano Liggio non riescono a cambiare il corso delle cose. Franco continua a svolgere il suo lavoro, con passione e professionalità, nonostante la sua vita attraversi un periodo difficile e tormentato. Gianni fa i conti per la prima volta con l'orrore di cui la mafia è capace, rimanendo sconvolto dai racconti del pentito Vincenzo Sinagra, che descrive le camere della morte. Teresa prende coraggio per affrontare una delicata situazione, spinta anche lei dalle emozioni suscitate dal processo, che si fa sempre più simbolo delle ferite e della voglia di riscatto di tutta Palermo. A riprova di questo, la deposizione di Ignazio Salvo, esattore delle tasse e per anni cerniera tra la mafia e la politica, che arriva sul pretorio pronto a difendersi dalle accuse, ma che simboleggia plasticamente come gli intoccabili, a Palermo, non esistano più.
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