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Napoli. Filumena, una donna matura con un passato da prostituta, è stata per venticinque anni la mantenuta di don Domenico (Mimì) Soriano, ricco pasticciere napoletano e suo cliente di vecchia data. Di fatto Filumena amministra i beni e la casa di lui come una vera e propria moglie.

Per costringere don Mimì al matrimonio e ad abbandonare la sua condotta dissoluta, Filumena si finge morente, coinvolgendo nell'inganno un medico e il prete che celebrerà il matrimonio in articulo mortis con Domenico che, credendola in fin di vita, la sposa con la prospettiva di un breve legame. La scoperta dell'inganno sconvolge l'uomo che intanto aveva intessuto una relazione con una giovane donna di ventidue anni, Diana, addirittura affidando a questa le cure di Filumena – falsamente agonizzante e incosciente – che così assiste, durante la finzione, alle effusioni scambiate tra i due. Alla reazione di Mimì, Filumena mette le carte in tavola: gli racconta di avere tre figli, frutto di un giuramento fatto alla Madonna delle Rose di non abortire, di aver rinunciato a cambiare vita con un altro uomo che l'avrebbe sposata, sperando nella fine del precedente matrimonio di Soriano, che intanto aveva comunque provveduto per gelosia ad allontanare Filumena dalla casa di tolleranza.

L'atto si conclude con lo sfogo di Filumena che allontana Diana in malo modo e che chiede a Mimì il riconoscimento della paternità dei tre figli, che aveva cresciuto sino allora sottraendo a Domenico piccole somme, per dare ad essi un futuro sereno. Mimì infuriato si allontana con il proposito di voler fare di tutto per ottenere l'annullamento del matrimonio.

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