Continua la mobilitazione all'interno dell'università La Sapienza, di Roma, dove da oggi Martina e Letizia di Cambiare Rotta, incatenate davanti al rettorato, proseguono lo sciopero della fame "a staffetta".
Si tratta di uno "stato di agitazione permanente", fanno sapere i ragazzi, "verso e oltre il Senato accademico del 14 maggio".
"L'incontro di venerdì con la rettrice Antonella Polimeni è stato un primo traguardo. Ha dimostrato che con il nostro sciopero della fame abbiamo colpito nel segno: non si può ignorare chi da mesi chiede con forza lo stop a tutti gli accordi con Israele e con la filiera della guerra - scrive su Instagram l'organizzazione studentesca Cambiare Rotta - Rispetto alle nostre rivendicazioni, però, rimane il rifiuto totale opposto da una governance di ateneo troppo legata agli interessi economici e politici rappresentati dalle collaborazioni con la colonia sionista e l'industria militare anche solo per prenderne in considerazione la rottura".
"Per questo crediamo - aggiungono gli studenti - sia necessario continuare a essere la spina nel fianco dei vertici dell'ateneo, in primis della rettrice, finché questi non concederanno un incontro pubblico e un'apertura alla messa in discussione degli accordi".
Cambiare Rotta sottolinea che, a "a partire dal presidio delle tende", continua il lavoro portato avanti "con ricercatori e docenti di tutti i dipartimenti, contro ogni singolo progetto che in ogni corso di studi e settore di ricerca mette il nostro sapere a servizio del genocidio e della guerra".
"La strada del boicottaggio nelle università è quella giusta per gettare sabbia negli ingranaggi del sistema, e i traguardi raggiunti in tante università da Torino giù fino a Bari dimostrano che vincere è possibile", concludono. Gli studenti rinnovano l'appello a "unirsi a questo percorso, sostenendo lo sciopero e unendosi nella battaglia per mettere fine a ogni complicità nel genocidio e fermare l'escalation in corso".
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Cambiare Rotta sottolinea che, a "a partire dal presidio delle tende", continua il lavoro portato avanti "con ricercatori e docenti di tutti i dipartimenti, contro ogni singolo progetto che in ogni corso di studi e settore di ricerca mette il nostro sapere a servizio del genocidio e della guerra".
"La strada del boicottaggio nelle università è quella giusta per gettare sabbia negli ingranaggi del sistema, e i traguardi raggiunti in tante università da Torino giù fino a Bari dimostrano che vincere è possibile", concludono. Gli studenti rinnovano l'appello a "unirsi a questo percorso, sostenendo lo sciopero e unendosi nella battaglia per mettere fine a ogni complicità nel genocidio e fermare l'escalation in corso".
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