Milano, 31 ott. (askanews) - In Italia, 37mila donne vivono con il carcinoma mammario metastatico. Nel 2023 sono state registrate 55.900 nuove diagnosi di tumore al seno, di cui circa il 7% già in fase di metastasi, una condizione sempre più cronicizzabile. Oggi, per rispondere ai bisogni insoddisfatti di queste pazienti e supportarle nella comprensione del percorso di cura, a partire da un'informazione esaustiva e da una comunicazione corretta, ha preso il via la campagna di sensibilizzazione "In Seno al Futuro", promossa da Daiichi Sankyo e AstraZeneca, con la collaborazione delle associazioni delle pazienti Andos Onlus Nazionale e Europa Donna Italia, oltre che della Società italiana di psico-oncologia, e con il patrocinio di Fondazione IncontraDonna e Salute Donna. Mauro Vitali, Head of Oncology Business Division di Daiichi Sankyo Italia, multinazionale farmaceutica che ha sviluppato l'innovativa tecnologia "deruxtecan" alla base di diverse novità terapeutiche nella lotta contro i tumori. "'In seno al futuro' è una campagna veramente importante per noi perché rafforza, innanzitutto, un'alleanza con un'altra azienda, AstraZeneca, ma il concetto che ci sta dietro è proprio che insieme siamo più forti, insieme possiamo fare la differenza" spiega Vitali, aggiungendo che "è una campagna che ha tre obiettivi principali: il primo ascoltare, ascoltare attivamente, quindi due 'A' maiuscole, quindi ascoltare e capire quali sono i bisogni e le necessità dei pazienti, tradurle attraverso un percorso di cura specifico che risponda appunto a queste esigenze e a questi bisogni, ed infine narrare, narrare coinvolgendo: noi dobbiamo essere sicuri che ci sia una chiara comprensione della patologia, in questo caso il tumore al seno, essere sicuri che si sappia quali sono le innovazioni terapeutiche per questa patologia e, perché no, possa tutto insieme questo migliorare la qualità di vita di queste pazienti".La campagna, presentata a Milano, si sviluppa attraverso cinque video che raccontano il difficile cammino di queste donne, dal momento della diagnosi all'incontro con i diversi specialisti, fino alle tante opzioni terapeutiche a disposizione, ma anche il lavoro per ritrovarsi come persona e non solo come paziente e, infine il sostegno per un ritorno ad una socialità più consapevole. "Noi curiamo molto bene la malattia o cerchiamo di curare molto bene la malattia, quando siamo fortunati abbiamo anche il supporto dello psicologo che è indispensabile, ma ci sono poi la sfera lavorativa, sociale, familiare della donna, ha tante, tante necessità. Voi pensate cos'è una comunicazione di diagnosi come questa che è la fine della speranza della vita. Quindi l'orizzonte è molto, molto, vicino: è come se si costruisce un muro davanti a una persona che non può guardare oltre" racconta Flori Degrassi, presidentessa di Andos Onlus, l'Associazione nazionale donne operate al seno, aggiungendo che "se nessuno si occupa degli effetti collaterali della terapia è un problema veramente serio perché sono terapie a volte molto invasive, quindi il rapporto con lo psico-oncologo deve essere chiaramente molto stretto e ci deve essere una grande sinergia". "Perchè solo la corretta comunicazione è decidere insieme cosa fare del futuro della persona - precisa - già questo migliora anche la quantità della vita della persona oltre che la qualità"."Poi c'è il grande problema del lavoro, dei rapporti precari di lavoro e delle persone che a volte scelgono di non curarsi più per continuare a lavorare, perché o lavorano e mangiano oppure si curano ma non possono poi pensare alla loro sussistenza. E questo è un problema serissimo oggi" continua la presidentessa di Andos Onlus, ricordando che "le donne sono spesso sole, magari sono sole con figli, e quindi viene messa in discussione questa fragilità sociale che noi abbiamo e a cui bisogna dare delle risposte: l'associazione dà e si sta occupando di fare un'analisi di quali sono i bisogni in ambito di tossicità finanziaria, dopodiché cercherà di dare anche risposte su questo. In questo momento - conclude Flori Degrassi - è sussidiaria al sistema sanitario, quindi fa tutto quello che il sistema non fa: fa la riabilitazione dove non c'è riabilitazione, da psico-oncologia dove non c'è la psico-oncologia, ma è soprattutto un luogo di presa in carico di tutte le problematiche, un luogo in cui se si ha voglia di parlare si parla, se si ha voglia di piangere si piange, e se si voglia di ascoltare gli altri si ascoltano, ma si viene sempre ascoltati".La voce narrante dei cinque episodi di questo viaggio, è quella de La Pina, storica conduttrice di Radio Deejay, che invita a riflettere sul significato più profondo delle immagini, e oggi lancia un appello importantissimo. "Bisogna parlarne, non bisogna lasciare le donne sole" dice, concludendo che "se c'è bisogno di far casino, io ci sono". Per qualsiasi informazione, il sito della campagna è www.insenoalfuturo.it.
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