“Doveva pensarci prima”, “Deve sentire il battito del feto, è fondamentale!”, “Siamo donne, dobbiamo soffrire”. Per la prima volta, in occasione della Giornata dell'Aborto Sicuro, il 28 settembre, Medici del Mondo fa ascoltare cosa realmente accade nelle strutture sanitarie. Le voci delle donne che vogliono interrompere una gravidanza in Italia, e le voci di chi cerca, più o meno esplicitamente, di farle desistere: di chi prova a fare loro cambiare idea. Qui, il link di Spotify per ascoltare le voci. La campagna The Unheard Voice dà voce così alla violenza psicologica cui sono sottoposte molte delle 63.000 donne che ogni anno in Italia vogliono interrompere una gravidanza. E racconta le ripercussioni sulla loro salute mentale.
Protagonista del video, l'ambasciatrice dell'organizzazione medico sanitariaLaura Formenti: un'attrice comica che da anni racconta, con linguaggio ironico e schietto, il tema dell’aborto in Italia: un tema che l'ha riguardata da vicino.
[idarticle id="2199982" title="«Vi spiego perché l'aborto farmacologico è ancora una corsa a ostacoli». Viaggio in Italia a caccia della RU486"]
[idgallery id="1944816" title="Aborto: vietarlo è un pericolo per la salute delle donne"]
"Ascolti il battito" e le altre frasi che si sentono dire le donne che chiedono l'aborto
Oltre alle testimonianze audio, oggi a Roma è stato presentato anche il nuovo report di Medici del Mondo Aborto a ostacoli. Come le politiche di deterrenza minacciano l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza. Rapporto che rileva come l'Ivg in Italia sia un diritto non garantito per innumerevoli ragioni pratiche (dai medici obiettori al clima di sospetto che circonda la pillola abortiva (RU486), usata in Europa oltre 30 anni). Ma anche per la normalizzazione di pratiche che criminalizzano la donna che abortisce. Vedi le proposte di legge per l’ascolto forzato del “battito fetale” o per il riconoscimento della capacità giuridica del feto. Vedi lo stanziamento di fondi pubblici a favore di gruppi che lottano contro il diritto all’aborto che la legge dovrebbe tutelare. O l'esistenza stessa di cimiteri dei feti. Si tratta, rileva Medici del Mondo, di politiche di deterrenza.
[caption id="attachment_2402343" align="aligncenter" width="1024"] Una manifestazione di 'Non una di meno' in Italia. (Photo by Andrea Ronchini/NurPhoto via Getty Images)[/caption]
[idarticle id="2012099,2402216" title="Cimitero dei feti, basta nomi di donne sulle croci. Ma tante questioni restano aperte"]
Che cosa sono i Cav, Centri di aiuto alla vita del Movimento per la Vita
Lo scorso 23 aprile, con l'emendamento all’articolo 44 del ddl per l’attuazione del PNRR, approvato al Senato, le Regioni hanno ottenuto il potere di avvalersi, nei consultori, “di soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”. Ma questi soggetti troppo spesso coincidono con gruppi contro l’aborto.
Lo sono i CAV – Centri di aiuto alla vita del Movimento per la Vita (MpV). È il primo movimento antiabortista nato dopo la legge 194: in Italia ce ne sono oltre 400, di cui almeno una trentina all’interno di ospedali pubblici.
[idgallery id="846241" title="Quarant'anni della legge 194 sull'aborto: fotostoria delle lotte femministe"]
I casi di Piemonte e Lombardia
Emblematico il caso del Piemonte dove, all’ospedale Sant’Anna, i volontari MpV gestiscono uno sportello per le donne che vogliono interrompere una gravidanza, offrendo un sostegno economico una tantum a chi sceglie di non abortire. Le risorse provengono dal "Fondo Vita Nascente" della Regione, nato nel 2022 con lo stanziamento di 400 mila euro, salito quest’anno a 1 milione.
[idarticle id="2402216" title="Apre infine a Torino la contestatissima ''Stanza dell'ascolto'', gestita da anti-abortisti"]
Ma la Regione Lombardia, per prima, nel 2010, ha istituito un fondo gestito dal MpV. Non a caso, qui, la rete dei CAV è capillare, spesso all’interno degli ospedali, ma anche nella rete consultoriale. Più di un terzo dei consultori considerati pubblici perché accreditati e pagati dalla Regione sono cattolici e quindi non si interessano delle IVG. Il tasso di obiezione di coscienza tra il personale sanitario è in media del 53%, con punte oltre il 70% in provincia di Bergamo.
L'Italia richiamata dal Parlamento europeo per le sue politiche sull'aborto
Già da questi pochi esempi è facile capire perché l’Italia sia stata spesso richiamata a livello internazionale sulla garanzia di accesso all’IVG. La risoluzione non vincolante del Parlamento Europeo sull’inclusione del diritto di aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue, approvata lo scorso aprile, chiede agli Stati membri di rimuovere gli ostacoli al servizio come raccomandato dalle linee guida...
Protagonista del video, l'ambasciatrice dell'organizzazione medico sanitariaLaura Formenti: un'attrice comica che da anni racconta, con linguaggio ironico e schietto, il tema dell’aborto in Italia: un tema che l'ha riguardata da vicino.
[idarticle id="2199982" title="«Vi spiego perché l'aborto farmacologico è ancora una corsa a ostacoli». Viaggio in Italia a caccia della RU486"]
[idgallery id="1944816" title="Aborto: vietarlo è un pericolo per la salute delle donne"]
"Ascolti il battito" e le altre frasi che si sentono dire le donne che chiedono l'aborto
Oltre alle testimonianze audio, oggi a Roma è stato presentato anche il nuovo report di Medici del Mondo Aborto a ostacoli. Come le politiche di deterrenza minacciano l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza. Rapporto che rileva come l'Ivg in Italia sia un diritto non garantito per innumerevoli ragioni pratiche (dai medici obiettori al clima di sospetto che circonda la pillola abortiva (RU486), usata in Europa oltre 30 anni). Ma anche per la normalizzazione di pratiche che criminalizzano la donna che abortisce. Vedi le proposte di legge per l’ascolto forzato del “battito fetale” o per il riconoscimento della capacità giuridica del feto. Vedi lo stanziamento di fondi pubblici a favore di gruppi che lottano contro il diritto all’aborto che la legge dovrebbe tutelare. O l'esistenza stessa di cimiteri dei feti. Si tratta, rileva Medici del Mondo, di politiche di deterrenza.
[caption id="attachment_2402343" align="aligncenter" width="1024"] Una manifestazione di 'Non una di meno' in Italia. (Photo by Andrea Ronchini/NurPhoto via Getty Images)[/caption]
[idarticle id="2012099,2402216" title="Cimitero dei feti, basta nomi di donne sulle croci. Ma tante questioni restano aperte"]
Che cosa sono i Cav, Centri di aiuto alla vita del Movimento per la Vita
Lo scorso 23 aprile, con l'emendamento all’articolo 44 del ddl per l’attuazione del PNRR, approvato al Senato, le Regioni hanno ottenuto il potere di avvalersi, nei consultori, “di soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”. Ma questi soggetti troppo spesso coincidono con gruppi contro l’aborto.
Lo sono i CAV – Centri di aiuto alla vita del Movimento per la Vita (MpV). È il primo movimento antiabortista nato dopo la legge 194: in Italia ce ne sono oltre 400, di cui almeno una trentina all’interno di ospedali pubblici.
[idgallery id="846241" title="Quarant'anni della legge 194 sull'aborto: fotostoria delle lotte femministe"]
I casi di Piemonte e Lombardia
Emblematico il caso del Piemonte dove, all’ospedale Sant’Anna, i volontari MpV gestiscono uno sportello per le donne che vogliono interrompere una gravidanza, offrendo un sostegno economico una tantum a chi sceglie di non abortire. Le risorse provengono dal "Fondo Vita Nascente" della Regione, nato nel 2022 con lo stanziamento di 400 mila euro, salito quest’anno a 1 milione.
[idarticle id="2402216" title="Apre infine a Torino la contestatissima ''Stanza dell'ascolto'', gestita da anti-abortisti"]
Ma la Regione Lombardia, per prima, nel 2010, ha istituito un fondo gestito dal MpV. Non a caso, qui, la rete dei CAV è capillare, spesso all’interno degli ospedali, ma anche nella rete consultoriale. Più di un terzo dei consultori considerati pubblici perché accreditati e pagati dalla Regione sono cattolici e quindi non si interessano delle IVG. Il tasso di obiezione di coscienza tra il personale sanitario è in media del 53%, con punte oltre il 70% in provincia di Bergamo.
L'Italia richiamata dal Parlamento europeo per le sue politiche sull'aborto
Già da questi pochi esempi è facile capire perché l’Italia sia stata spesso richiamata a livello internazionale sulla garanzia di accesso all’IVG. La risoluzione non vincolante del Parlamento Europeo sull’inclusione del diritto di aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue, approvata lo scorso aprile, chiede agli Stati membri di rimuovere gli ostacoli al servizio come raccomandato dalle linee guida...
Category
🗞
NovitàTrascrizione
00:00Signorina, deve sentire il battito del feto, è fondamentale.
00:03La pillola abortiva non era assolutamente contemplata.
00:06Siamo donne, dobbiamo soffrire.
00:09Potevi pensarci prima.
00:11Queste ragazzine, sempre con le gambe aperte.
00:16Mi dispiace, ma come immaginavo, purtroppo è grave.
00:19La diagnosi è chiara, sindrome da ignoranza acuta.
00:24Troppe persone, anche fra gli operatori sanitari,
00:26si rivolgono in modo violento nei confronti delle donne che scelgono l'aborto.
00:30Posso dirlo? Questa è una grandissima c***o.
00:33Io penso che sia una c***o.
00:35Perché è una violenza.
00:36Noi non abbiamo v***o in capelli.
00:37Ma che c***o, non si può proprio più dire niente qui.