• 3 mesi fa
«Un gommone in mezzo al mare è veramente una piccola imbarcazione in mezzo al niente. E un conto è astrarre questo pensiero, un conto è vederlo lì, in quella solitudine, in quel deserto assoluto». In questa videointervista lo scrittore Paolo Giordano (Torino, 1982) racconta come nasce In viaggio non pregare, una serie podcast di Chora Media per Emergency, da lui scritta e narrata.Le 4 puntate del podcast (la cura editoriale è di Sabrina Tinelli) saranno disponibili da domenica 8 settembre su tutte le piattaforme audio streaming e ripercorrono l’esperienza che Giordano ha vissuto sulla Live Support di Emergency, una delle navi che dal 2022 si occupa di salvataggio dei migranti nel Mediterraneo. Dopo l’imbarco nel porto di Augusta (Siracusa), l’autore ha passato dieci giorni in missione di salvataggio e soccorso. Da quell’esperienza ne è nato anche un reportage pubblicato su «la Lettura» #664 del 18 agosto.Il podcast sarà presentato in anteprima domenica 8 al Festival di Emergency, a Reggio Emilia (ore 10, piazza Prampolini) con Giordano e Luca Radaelli, infermiere e responsabile risorse umane SAR Emergency. Modera Marianna Aprile. La quarta edizione della rassegna, dal 6 all’8 settembre, è dedicata a Le persone, e animerà i luoghi simbolo della città con artisti, scrittori, musicisti, registi e operatori di Emergency (incontri gratuiti; info: emergency.it). Tra gli eventi, la mostra Humanity Lovers, che ripercorre il trentennale della Ong, curata dall’associazione e da Stefania Vasques (Palazzo dei Musei, fino al 20 ottobre). E l’esperimento sociale Accorciamo le distanze: un’installazione esperenziale che permette a due estranei di guardarsi negli occhi per quattro minuti per provare a conoscere, riconoscersi, percepirsi parte di un’umanità comune.Foto e video Archivio Emergency

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Trascrizione
00:00In viaggio a non pregare è un podcast realizzato da Corea Media per Emergency, sull'attività
00:20di soccorso in mare di Emergency. Sono un paio d'anni che Emergency ha una nave, la
00:25nave support, con cui fa operazioni di soccorso surcean rescue nel Mediterraneo centrale.
00:32Io sono stato insieme a loro per una missione intera a fine giugno e nel podcast abbiamo
00:37cercato un modo diverso di raccontare quello che a tutti noi sembra di sapere, i soccorsi
00:43in mare, i naufraghi, i barconi, come li chiamiamo. Eppure io anche pensavo di sapere molto, ma
00:51l'esperienza diretta e questo tipo di immersione, senza immagini, ma solo con il racconto e
00:57le voci, i rumori di quello che succede, credo offra un tipo di attraversamento diverso anche
01:04per noi, di questa esperienza che resta un'esperienza estrema, che capita ogni giorno verso le nostre
01:10coste.
01:1119, 19, 20, 20, 30, 30!
01:22Non avevo mai affrontato l'argomento migranti, perché è uno di quegli argomenti saturi
01:32di retorica e contro retorica, nei quali è molto difficile individuare uno spazio di
01:38libertà di racconto. Anche l'immaginario che abbiamo mi è sempre sembrato molto saturo,
01:45le stesse immagini, gli stessi modi di parlarne, lo stesso tipo di ricatto emotivo da una parte
01:51o di fidenza e congetture anche molto ciniche dall'altra. Il mio era soprattutto, credo,
02:00un problema di spazio emotivo e di forma all'interno di questo racconto. Infatti, devo dire, ho
02:06accettato una chiamata, ho sentito che c'era una chiamata e non mi sono sottratto, ma quello
02:12che credo mi abbia offerto la via è proprio la forma del podcast, che è diversa dall'immaginario
02:19visivo, che spesso ormai ci lascia purtroppo indifferenti, ed è diversa dall'immaginario
02:26solo scritto, che spesso ci porta a essere molto giudicamentosi su questo tipo di argomento.
02:32Questo invece è solo la possibilità di un viaggio anche nostro dall'interno. Devo dire
02:40che contrariamente a altri viaggi, reportage che mi è capitato di fare spesso per il Corriere,
02:49sono partito emotivamente forse un po' sguarnito, ho preso un po' sotto gamba quello che avrei visto,
02:58immaginavo che tutto quello che sapevo mi avesse più che preparato all'esperienza. In effetti,
03:05devo dire, quello che succede è quello che sappiamo. Ci sono queste barche lanciate in
03:12questo mare, spesso in condizioni non proprio giuste per navigare, piene di persone, sono quelle
03:20persone come le immaginiamo, senza niente, e tuttavia il momento in cui mi sono trovato ad
03:27avvicinare con il gommone di salvataggio, questo gommone bianco, con quasi 50 naufraghi a bordo,
03:33mi ha investito completamente dal punto di vista dell'emotività. Ho provato un senso anche di
03:40assurdità, perché un gommone in mezzo al mare è veramente una piccola imbarcazione in mezzo al
03:49niente, e un conto è astrarlo questo pensiero, un conto è vederlo lì in quella solitudine,
03:56in quel deserto assoluto. Ci sono due tempi in una missione di search and rescue, il primo tempo che
04:03è di avvicinamento alla zona e di ricerca delle imbarcazioni, e un secondo tempo altrettanto
04:08lungo di soccorso e poi di ritorno verso il porto assegnato, che spesso è un porto lontano purtroppo,
04:15come ultimamente è diventato a Prassi. In questa seconda parte del viaggio i naufraghi sono a
04:21bordo e quindi si crea anche una quotidianità con la loro presenza a bordo, tanto che diventano
04:28presenze familiari, nel nostro caso erano quasi 50, ma chiaramente come sempre accade in queste
04:35situazioni qualcuno ti colpisce di più, nel mio caso c'era un ragazzo di 14 anni, uno dei minori
04:40non accompagnati, nigeriano, che viaggiava da solo e una notte io ero nel turno di sorveglianza,
04:48lui non riusciva a dormire, è seduto vicino a me, tutti gli altri stavano dormendo sotto coperta,
04:55e ci siamo messi un po' a parlare con quel poco di inglese che ce lo permetteva e mi ha raccontato
05:02di sua sorella che aveva tentato l'attraversata anni prima e che era morta durante l'attraversamento.
05:07Devo dire ho provato una cosa che non mi sarei aspettato con tutte le mie difese,
05:17cioè ho avuto un istinto assolutamente spontaneo di occuparmi di questo ragazzo,
05:25di pensare che avrei dovuto aiutarlo, tenerlo con me una volta arrivato in Italia, guidarlo,
05:32fare qualcosa, ovviamente sono cose che sono solo in parte possibili e molto difficili,
05:39anche eticamente molto dubbie, però ancora oggi a mesi di distanza il pensiero di quel ragazzo da
05:49qualche parte così da solo in questo mondo di cui non sapeva niente non mi lascia del tutto tranquillo.

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