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Non ha il carisma di Barack Obama, non riesce a incantare le folle come Bill Clinton. Eppure, Kamala Harris sarà con tutta probabilità la risposta più ovvia all'addio alla scena politica di Joe Biden. Dopo un lungo tira e molla, l'attuale presidente degli Stati Uniti ha deciso di non ricandidarsi per le elezioni presidenziali del prossimo novembre. E subito si è affrattato a dare il proprio endorsement alla sua vicepresidente, che ha accettato "l'investitura". Non tutti i democratici americani sono entusiasti della scelta, ma a pochi mesi dalla scadenza elettorale sarà difficile trovare un'alternativa valida. In più, può contare sull'appggio proprio dei Clinton, figure ancora rilevantissime nella scena politica a stelle e strisce.

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Le origini di Kamala Harris
La storia di Harris inizia quando sua madre, Shyamala Gopalan, lasciò l'India per gli Stati Uniti nel 1958, sfidando le rigide leggi sull'immigrazione dell'epoca. Gopalan, una delle prime indiane a iscriversi all'Università della California a Berkeley, fu un’attivista contro la guerra in Vietnam e sposò Donald Harris, un dottorando giamaicano attivo nei diritti civili, divenuto poi economista. Kamala Harris, nata da questa unione nel 1964 a Oakland, ha ereditato un forte senso di giustizia sociale. Il suo nome deriva dalla cultura indiana: in sanscrito Kamala significa "loto" ed è un appellativo alternativo della dea Lakshmi.

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La carriera politica
Fin dalla giovane età, Harris ha bilanciato l'attivismo progressista con l'ambizione di fare carriera nel campo della giustizia. Laureata alla Howard University e poi alla facoltà di legge di Hastings, ha lavorato come procuratrice di San Francisco e poi come procuratrice generale della California. Eletta senatrice nel 2016, Kamala è entrata nella storia come la prima donna di colore vicepresidente degli Stati Uniti nel 2021.

La sua carriera è stata segnata da scelte politiche controverse. Come procuratrice, Harris si è guadagnata una reputazione per la sua fermezza, aumentando il tasso di condanne e sostenendo leggi rigorose, come quella che prevedeva l'incarcerazione dei genitori se i figli saltavano la scuola. Ha anche sostenuto i diritti dei lavoratori e l’aumento del salario minimo durante la crisi finanziaria.

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Da senatrice, si è fatta notare per le interrogazioni contro i componenti dell'amministrazione Trump, diventate spesso virali sui social. Una popolarità che le ha permesso di presentarsi alle primarie democratiche del 2020. Harris ha cercato di posizionarsi come una figura centrista, sperando di attrarre elettori da entrambe le fazioni del partito. Una strategia che non ha avuto il successo sperato e che l'ha costretta a ritirarsi precocemente dalla competizione. Nonostante ciò, la sua capacità di navigare le complessità politiche l'ha aiutata a essere scelta da Biden per entrare nel ticket democratico, diventando vicepresidente.

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Kamala Harris, la sfida per definire il suo profilo politico
Ora, Harris deve affrontare la sfida di definire il proprio profilo politico. La sua posizione a favore dei diritti Lgbtq+ e della difesa dell'aborto sono state centrali nel suo mandato di vicepresidente. Dopo che la Corte Suprema ha rovesciato il diritto costituzionale all'interruzione di gravidanza nel 2022, Harris ha guidato i democratici nella condanna della decisione. Sebbene non sia considerata una "rockstar" della politica, Harris ha dimostrato competenza e determinazione nei suoi discorsi. In un comizio in North Carolina, ha collegato le lotte per i diritti civili degli anni Sessanta alla difesa delle libertà moderne, come il diritto all'aborto e all'autodeterminazione sessuale, minacciate da una possibile seconda amministrazione Trump.

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Vita privata
Nel 2014, Kamala Harris ha sposato l'avvocato californiano Douglas Emhoff a Santa Barbara. Con l'elezione di Harris come vicepresidente, Emhoff è diventato il primo Second Gentleman degli Stati Uniti. Harris è matrigna dei due figli di Emhoff dal suo precedente matrimonio. Nel 2019, la coppia aveva un patrimonio netto stimato di 5,8...

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