Dopo aver arrestato gli autori di due rapine, il commissario Betti si trasferisce da Torino a Milano, sulle tracce di una banda, composta dal pregiudicato Salvatore Mancuso e da altri tre delinquenti, che nel capoluogo piemontese ha sequestrato un pulmino scolastico con su una mezza dozzina di bambini. Con l'aiuto del suo amico commissario Arpino, Betti scopre il rifugio dei quattro criminali e dei loro ostaggi, ma è costretto, ottenuta la liberazione dei bambini, a lasciar fuggire Mancuso e i suoi complici. Qualche tempo dopo, Mancuso - grazie a un'imprudenza del quale la polizia era potuta risalire fino a lui - è rinvenuto carbonizzato nella propria macchina; dei suoi complici, due vengono catturati da Betti; il terzo, per sfuggire alla cattura, si schianta con l'auto contro un albero. Convinto, pur non avendone le prove, che ad organizzare il sequestro dei bambini sia stato il "boss" della mala Jean Albertelli, Betti gli si mette alle costole, finché - dopo qualche insuccesso e un breve soggiorno in carcere con l'accusa di omicidio (il commissario è caduto in un tranello tesogli dal "boss") - egli avrà la soddisfazione di vedere la sua preda morta, sia pure per mano di un altro criminale.
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