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Il 1977 è un anno terribile per l’Italia, sono gli anni di piombo, segnati dalla violenza diffusa negli ambienti di lavoro, nelle scuole e in molti luoghi della vita sociale. Le Università italiane sono in fermento. Partita dall’ateneo di Palermo, la prima occupazione si allargherà in breve tempo a tutte le maggiori Università del paese. Il progetto di riforma universitaria del governo Andreotti è letta dagli studenti come un passo all’indietro, un pretesto che porterà ad una contestazione ampia e radicale. L’effetto più singolare fu espresso da un episodio violento avvenuto il 17 febbraio 1977, durante una manifestazione sindacale della CGIL a Roma, denominato in seguito come cacciata di Lama.
Il movimento studentesco universitario, in agitazione contro la circolare del ministro Malfatti, che vietava di dare più di un esame nella stessa materia, vedeva il decreto come una controriforma rispetto alla liberalizzazione dei piani di studio sancita nel 1968. All’inizio di febbraio, un gruppo di fascisti irrompe alla Sapienza, sparano colpi di arma da fuoco e feriscono uno studente di lettere, mentre l’Università è presto occupata.

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